mercoledì 24 settembre 2008

Voglio vivere in campagna...

Da due giorni bivacco tra divano, sedia dell'ufficio e letto, appena leggermente più attiva di un bradipo catatonico. Penso sia la sindrome autunnale che mi stende del tutto, come se ci fosse bisogno di incrementare la mia proverbiale lentezza.
Meno male che lunedì ho fatto un giro alla maison paterna e materna:consuetudine che i miei accettano con rassegnazione e stoicismo, e con le parole:"Oddio, xe rivà el teremoto!", ormai tristemente consapevoli che i figli, una volta fatti, non si possono più restituire.
Comunque, la giornata di sole ha rallegrato il mio spirito e ho passato un pomeriggio davvero stupendo, facendo anche la conoscenza di due signorine di sette e tre anni, Chiara e Ludovica, due bimbe così belle, gentili ed educate che mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi, giuro. Abbiamo fatto un giro per il giardino, guardando le giuggiole che sono ancora verdi e non si possono ancora mangiare, e le foglie degli alberi che cambiano colore come gli occhi dei gatti. Ho giocato con i cani di mia zia finché i ginocchi non mi hanno fatto scric; poi, a cena, i miei al solito mi hanno dato da mangiare in pratica tutto quello che avevano in frigo, temendo che potessi diventare pericolosa...Hanno questa fissa, in teoria secondo loro mangio sempre troppo poco (in realtà, chi mi conosce, sa che conviene comprarmi un cappottino di Burberry piuttosto che portarmi al ristorante, ecco, non per vantarmi), ma tant'è, i genitori ti vedono piccino e indifeso e affamato e io ci marcio in modo ignobile.
La casa è piuttosto vecchia, era un granaio in origine, poi ristrutturata. Il posto è così silenzioso che si sente solo il vento e il rumore dell'acqua che attraversa le chiuse, frusc frusc, un rumore di fondo così. Poi si sentono anche gli animali, ovvio, una marea di uccelli e di suoni, e ogni mese ha un odore diverso che ti si imprime nella memoria. Insomma, il paradiso dei birdwatchers solinghi. Così quando è ora di andare a letto, le dieci e mezza, ore piccole secondo i miei, tardo pomeriggio secondo il mio trascurabile punto di vista, accetto i loro ritmi campagnoli e soggiogata dal tepore del legno, vado a dormire sul soppalco, sotto il tetto. E sento gli animali che si muovono, una civetta o un barbagianni che ruota la testa con il suo verso tristanzuolo come se riuscisse a vedermi attraverso le tegole, ma la campagna ti vuole bene e non ha motivi per ferirti...così mi addormento subito, nel mio vecchio lettino ormai un po' corto ma sempre comodo, con lo stordente profumo dell'ammorbidente che usa mia madre, ma tutto sembra bello, rassicurante e duraturo. Tutto quello che voglio.
E alle quattro si scatena il temporale, ma la sassaiola della pioggia sul vetro mi fa sentire ancora di più a casa.

3 commenti:

Gillipixel ha detto...

mi autocito :-)

http://andarperpensieri.blogspot.com/2008/08/nelle-province-dellanima.html

Galatea ha detto...

bellissimo, Vale!

Vanessa Valentine ha detto...

Troooppo bucolica ed aulica, però... ;)