lunedì 29 giugno 2009

A me gli occhi!

Se ti piace lo stile di Tim Burton, in questi giorni non ti puoi perdere al cinema "Coraline", anche se la regia è di Selick, lo stesso di "Nightmare Before Christmas", uno dei film più belli mai realizzati, in stop motion e non solo, e Burton credo sia solo nella produzione.
La tecnica della stop motion è quella che filma i pupazzi movimento dopo movimento, uno alla volta, mossi impercettibilmente dagli animatori (una volta li facevano con la plastilina e sembravano sfigati e legnosi, piegati un pezzetto alla volta col fil di ferro dentro).
Adesso, invece, le maraviglie! Perché i movimenti sono resi più fluidi dall'applicazione del digitale, e questo poi è stato girato anche in 3D con una profondità impressionante, mi si dice (io però l'ho preferito normale, vista la mia avversione per gli occhialotti spiegata nel post su "Bolt").
Direi che è stato un bene, piuttosto.
Allora, Neil Gaiman è questo signore moro e col naso pronunciato che mi piace molto, che raccontava fiabe alla figlia (credo abituata allo stile del padre, perché se veniva da me a letto e mi raccontava le stesse robe, minimo dovevano iniettarmi 200 cc di Ativan per farmi prendere sonno). E la storia nella fattispecie racconta di questa bimba dal nome stupendo (se avessi una figlia la chiamerei così, giuro, però pronunciata "Coralin", mi piace di più) che si trasferisce con i genitori in una magione uguale sputata al Bates Motel, popolata da due anziane inquiline, ex attrici del vaudeville ormai imbolsite e circondate dai loro cagnetti, vivi ed impagliati, e da un anziano circense equilibrista originario dell'Est, che sta mettendo su uno spettacolino con i suoi topini equilibristi. Insomma, un fricchettaio che lèvati.
I genitori di Coraline sono quelli che la recente pedagogia classifica come "anaffettivi", ovvero come i genitori erano una volta, quando ti davano da mangiare, ti vestivano e ti spedivano con un calcio fuori dalla porta quando volevano stare soli, e non quindi come i genitori di adesso che devono intercettare ogni minima variazione emotiva del pupo o desiderio ed esaudirlo, sennò gli eredi da grandi probabilmente si rifaranno sui vecchi con gli interessi. I genitori in questione stanno sempre al computer e compilano un catalogo di giardinaggio, pur odiando uscire e soprattutto odiando la terra.
Così Coraline comincia ad esplorare la casa da sola, come farebbe Alice, come farebbe qualsiasi bambino che si forma e cresce nella vita, sbagliando, scoprendo e sperimentando, e diventando così un buon adulto. Fa amicizia con un maschietto della sua età, Wyborn (non so se nella storia originale ci sia, ma qui ci sta bene), un altro dal nome strano (Nato Perché? Percosa? Senza genitori, vive con un'apprensiva nonna che gli ha proibito di entrare in casa). Porta a Coraline una bambola uguale a lei che la bimba si porta dietro dappertutto. E qui già cominciavo a sudare. Io ho la fobia dei burattini, delle bambole pallide con la faccetta di porcellana, delle marionette, dei manichini, delle statue di cera...insomma, l'automatonofobia. Sapevo già, sentivo già che la bambola era pericolosa, e quando lei la appoggia sul tavolo, si gira, e poi la bambola non c'è più, io avevo i capelli dritti. Però la cosa non sembra turbare più di tanto Coraline che la vede vicino al muro, e scopre così una porticina... Ora le porte sono sempre simbolo di tutto e di troppo, e questa non fa eccezione. Attraversandola, Coraline entra nel mondo parallelo della sua stessa casa, però in versione accessoriata deluxe. Incontra copie dei suoi genitori però amorevoli e disponibili all'ascolto, un'Altra Madre che cucina manicaretti, mentre quella vera sforna sbobbe da inappetenza perpetua, un Altro Padre divertente che suona e compone per lei, mentre l'altro è grigio e tristanzuolo. Chi non farebbe a cambio? Se non fosse per un dettaglio, i due genitori "paralleli" hanno due lucidi bottoni cuciti al posto degli occhi che sfavillano malevoli...Coraline è sveglia e sente che qualcosa non quadra, ma è tutto così affascinante, meraviglioso, incentrato su di lei...non è questo che vogliono i bambini, grandi e piccoli? Qualcuno che li ammiri e li ami tutto il tempo, per sempre? Non è questa la meraviglia che la vita regala così parsimoniosamente, l'affetto e l'amore di chi ci sta vicino? E quindi lei fa la spola tra un mondo e l'altro, messa però in guardia da un pulcioso gatto nero che parla solo nell'Altro Mondo. E la trama è intuibile, perché è quella codificata in tante fiabe, l'ordalia che va affrontata per diventare sé stessi, per tornare alla dimensione giusta, ad un normale che non sarà un granché, ma non è nemmeno mostruoso, perverso, vizioso. Coraline accetterà di rinunciare ai suoi occhi, simbolo dell'anima, dell'intelligenza, del vedere dentro le cose e accetterà di perdersi come è già successo agli sventurati bimbi le cui anime lei dovrà riscattare? E forse riuscirà a salvare anche i suoi genitori, intrappolati in un freddo gelo di egoismo, e a riportarli indietro nel mondo reale con sé?
Il film offre molti spunti, e pur essendo un film per i piccoli, non va bene per quelli troppo piccoli (a momenti non va bene manco per la gente di trentott'anni, ma fa lo stesso...). Mi sono piaciute le distorsioni oniriche dell'Altro Mondo, a volte davvero spaventose, e la casa come rifugio per drop out dimenticati dal mondo, tutti hanno questa tremenda solitudine, il bambino, le anziane, un terribile senso di isolamento e fallimento (i vecchi spettacoli, il circo, sono cose che il mondo moderno non vuole più, adesso solo Wii e Ipod...ma in mezzo a questi losers c'è speranza, e nessuno verrà lasciato solo o indietro, anche se il nemico è davvero orribile (giuro, ero davvero spaventata da come l'Altra Madre si trasforma).
Naturalmente non poteva mancare il gatto che è il Conduttore di Anime, come tramandano molte culture, animale divino che passa da un mondo all'altro e guida verso l'uscita, illuminando il cammino.
Il bello di "Coraline" è che è un film pochissimo consolatorio, la vita prosegue senza mostri ma grigetta come prima, con i bimbi che non smettono mai di essere forti e responsabili, il che tornerà decisamente utile in un mondo pieno di ragni come questo, in cui si smette di essere piccoli presto. Cosa sbagliatissima, dal mio punto di vista. E' così bello farsi stupire da tutto, per sempre.
E' un film per i dark cresciuti, per i dark romantici, per i dark che vogliono mettere su famiglia. E che magari prima o poi riusciranno a chiamare la loro bimba "Coraline".
Sempreché non schiattino di spavento prima. Non sono più robusti come da giovani.

4 commenti:

Unknown ha detto...

ho visto diversi frame di questo movie...è inquietante ma stupendissimo. non vedo l'ora di gustarmelo intero. Baci.

Vanessa Valentine ha detto...

A Mammì, parla come magni! che è sto freim??sto muvi?;)))))
Lunga diatriba qui sul titolo (il suggerimento alternativo era "a me i bottoni!", ma cosi non si capisce una mazza, imho): :))))
Bacci, e passa di qua!

Gillipixel ha detto...

Vale, ogni volta che racconti un film, poi ho l'impressione che non potrà mai valere la pena recarsi nell'apposita sala a vederlo, tanto non sarai mai così divertente come lo hai tratteggiato tu :-)

una curiosa riflessione: da piccoli passiamo il nostro tempo di bimbi a stupirci come mai gli adulti siano così ingenui nel ritenerci tanto ingenui da non essere pronti per certe situazioni filmiche o storie in genere...da grandi passiamo il nostro tempo di adulti considerando ingenui i bimbi :-)

Vanessa Valentine ha detto...

No, Gilli, questo merita davvero! (e io l'ho raccontato davvero da cani, non si capisce un tubo, ma non volevo bruciare il finale...)
Coraline è sì una bimba ingenua ma direi che sa essere anche forte e determinata più di tanti grandi (e ad un certo punto ha proprio pura ma va avanti lo stesso, non è la solita bimbetta scema spaccamontagne che riesce a salvarsi solo perché ci vuole il bel finalino...), qui si pensa proprio che farà una brutta fine... io ho ancora paura! :)))