mercoledì 2 dicembre 2009

It's the end of the world as we know it (and I feel fine)

Non riesco ancora a capacitarmi di essere andati a vedere ieri sera, spettacolo delle 22, quella schifezzona pazzesca di "2012". Io son saltata su e ho detto, non c'è niente in tv!, e via andare.
Ora, innegabilmente i disaster movies mi piacciono tantissimo, però è anche vero che c'è una bella differenza tra "L'inferno di cristallo" e il Poseidon, tanto per fare due esempi, e questa sbobba con una sceneggiatura con più buchi del Leerdammer. E corri corri con John Cusack che cerca di salvare la famigliola, mentre la California in pratica si siede sul suo soleggiato culone e sprofonda. Si parla vagamente di profezie Maya e Hopi, il pianeta è cotto da neutrini e si scalda come i salti in padella in microonde, quindi le placche tettoniche si spostano, i mari avanzano, il Dalai Lama è l'unico che non fa un plissè e sta lì a suonare il campanone e a bersi la sua ultima tazza di tè con dentro il burro di yak mentre il mondo va allo sprofondo. Al solito si salvano i quattro danarosi che sborsano un miliardo di euro a cranio per salire sulle arche galleggianti costruite alla bisogna, mentre i popoli della terra vengono tenuti allegramente all'oscuro della grama notizia, potendo così continuare in gaiezza a scannarsi in guerre e guerrette, a invidiare, a rompersi le palle con le loro noiose vite invece di ripulirsi l'anima o di darsi ai baccanali. Ma i presidenti dicono, sarebbe l'anarchia, e allora?, cretinetti, saremo tutti morti comunque. Lasciate che la gente si faccia un giro in giostra con Clive Owen o Angelina Jolie, volens nolens, vada a fare colazione da Tiffany col portafoglio vuoto o mangi la cucina stramba e fascinosa del cuoco catalano, gratis. Oppure si ubriachi a morte ascoltando Ella Fitzgerald finché non sanguinino le orecchie. E che diamine. Questo ce lo dovete concedere.
Il film è una pizza di due ore e mezza, gli inseguimenti hanno il pathos di quelli tra Tom e Jerry (ma non così divertenti), i dialoghi sono francamente imbarazzanti. Vedi la faccia degli attori e capisci che portare a casa la pagnotta in tempi di crisi non è facile per nessuno...
Scena divertente: la Queen Betty si imbarca sull'arca con corgies al seguito e cappellino vezzoso. Non Ve la perdono, Vostra Maestà. Il capitano affonda con la nave, e tutti i tuoi sudditi? Mollati come una carogna?? Poveri inglesi.
A letto sogghignavo ancora. Ha avuto il vantaggio, come film, di mettermi di buon umore.
Piuttosto, il weekend è stato tranquillo a casa e risparmioso, e ho avuto modo di vedere un paio di bei film, come una volta usava, in televisione, col canone pagato.
Venerdì ho visto "1408", tratto da Stephen King sempre con quel pregevole esempio di Maschio Delta che è John Cusack, scrittore in crisi che affronta la stanza maledetta in un vecchio albergo (è una camera del male, in grado di uccidere tutti quelli che vi entrano, evocando gli orrori personali di ognuno). Il film è buono e in qualche scena fa paura davvero. Al solito, King ti mostra il vero orrore della vita (qui, la perdita di un figlio). E il coraggio del singolo che non ha paura di sacrificarsi per por fine al Male. Dice più o meno le stesse cose in ogni romanzo ma noi lo stiamo a sentire sempre, poco da fare.
Ma ve li ricordate i lunedì sera di una volta? Io mi mettevo lì in divano o in poltrona, con i miei, e ascoltavamo la sigletta cantata da Lucio Dalla, il film cominciava alle 20.40 dopo il telegiornale e finiva ad un orario ragionevole, tipo le 22.15 o 22.30, ti lavavi i denti e a meno un quarto alle undici ronfavi. Adesso i film cominciano più o meno alle 21.30 e finiscono a mezzanotte, in quella benedetta ora di ritardo c'è tutta la decadenza della società occidentale moderna. Il desiderio perverso di creare un esercito di zombie mattutini con sei ore di sonno sul groppone (ok per registrare, ma uno può volere anche vedersi una cosa subito, una volta ogni tanto), probabilmente è insita la volontà dei governi di comandarci più facilmente (sembro il Woody Harrelson fricchettone pazzo e blogger ispirato di "2012", l'unica cosa decente del film, adoro quell'uomo).
Il lunedì adesso di solito c'è la fiction, e non è la stessa cosa del film, che non avevi visto al cinema perché eri troppo piccola per andarci, che vedevi quindi aggratis, con un certo imbarazzo per le scene di sesso se erano presenti anche i tuoi (mentre adesso scherzate sulle scene spinte con schiamazzi da stadio).
E quindi l'altra sera ho accolto con letizia "Le vite degli altri", che non avevo visto al cinema a suo tempo, non mi ricordo perché. Film davvero molto interessante, commovente, profondo, sincero, triste un sacco e una sporta però mi ha scavato dentro un dolce magone. Spremute innumerevoli lacrimette. Della Stasi, i servizi segreti della Germania Est che microfonavano mezzi tedeschi nemici del socialismo (secondo loro) costringendo la gente a vivere nella paura e nell'inganno sapevo ovviamente pochissimo. Ti vien da pensare che quando si tratta di prevaricare con metodo la gente i tedeschi siano veramente dei campioni (in realtà lo ha fatto tutta l'umanità, appena se ne è presentata l'occasione). Per fortuna lo spione in carriera ha un cedimento di fronte alla bellezza del talento e dell'arte del regista teatrale, davanti al suo amore per la bella attrice, e stravolge le regole del gioco, pagando salato il suo gesto. Finché i muri non vengono giù. E i muri, prima o poi, vengono giù sempre. Se la gente li spinge, chiaramente.
Beh, che bel film. Se ogni lunedì ci fossero più film belli e meno Grandi Fratelli...che bel mondo sarebbe. Maya a parte...
Ma non è giusto prevaricare nemmeno gli amanti del GF.
Già son presi male così.

10 commenti:

Visir ha detto...

I film catastrofici sono sempre affascinanti, quando sono fatti come Dio comanda.
Ricordo "Occhi bianchi sul pianeta Terra", con Charlton Heston, ma anche "Zombie" di Romero, ultima icona splater.
Proprio in quest'ultimo vi era una sottile critica al consumismo, con i pochi sopravvissuti rinchiusi, guarda un po', in un supermarket.
Bei tempi, si dice ora.
Pensiamo così forse perchè siamo l'ultima generazione "in bianco e nero"? Abbiamo visto gli albori della televisione e quindi le speranze disattese e banalizzate e ci siamo guadagnati il diritto di essere cinici.

Curiosamente si riflette poco su come i film di catastrofi, pandemia, invasione aliena, risuonino su una corda sottile, ma profonda nel nostro sentire.
Ovvero l'ineluttabilità della fine di ogni uomo nato per morire.

Inoltre l'ultima ora per ognuno sarà sempre inaspettata, come in questi film è l’arrivo della minaccia distruttrice, dove una moltitudine inconsapevole si dibatte nell'acquitrino delle proprie meschinità, mentre la fine avanza inesorabile.
Con lei finirà il mondo.
E' un film si dice, ma ne siamo proprio sicuri?
Il nostro mondo, che è l'unico mondo di cui sappiamo e di cui abbiamo reale esperienza, non finisce con noi forse?
Nessuno per quanto ignorante non sa che un giorno morirà, eppure non si considera quasi mai questa ovvietà se non in rari momenti malinconici.

Che senso ha disperarsi se tutta l'umanità sparisce, sparirà comunque, quando si spegneranno le luci per noi.
Ora, non volendo indugiare troppo nel spingere chi mi sta leggendo nel tastare gli organi genitali in un gesto, volgare, ma apotropaico posso solo aggiungere che la cosa va vista (a mia modesta opinione) come nell'ordine naturale delle cose.
Marco Aurelio diceva: “Vedi nel passato come gli imperi nascano, prosperino e finiscono; ecco hai visto anche il futuro”.

Forse il Lama Dalai ha fatto la cosa più sensata: quando hai letto l'ultima pagina, chiudi il libro.
Felicità a tutti. :)

Gillipixel ha detto...

I film catastrofici devono essere maneggiati proprio da veri maestri, altrimenti il rischio vaccata è altissimo :-)
Così su due piedi (anzi, su altro particolare "binato" di me meno nobile, essendo in questo momento ovviamente seduto :-) mi viene in mente solo "Gli uccelli" di Hitchcock o poco più...
Distinguerei due generi di film catastrofico:
1) quello in senso stretto, come questo "2012", o altri tipo "The day after", "Indipendence day", che per definizione non possono non essere classificati nel genere vaccate :-)
Il motivo è che loro componente fondamentale ed imprescindibile è una dose di retorica nauseabonda che gronda a palate come dalle frittelle di mele farcite di melassa di cui Tom Sawyer era ghiotto (mica vero, me lo sono inventato adesso...questa di Tom Sawyer intendo, il resto credo sia vero :-)
2) i film catastrofici impropri sono invece quelli che non introducono necessariamente scenari apocalittici, ma sanno ugualmente evocare un senso di mistero definitivo e terrificante, una cosa che va a toccare in profondità i gradini più arcani della nostra prerogativa di provare angoscia...ad esempio, di questo secondo tipo, mi viene in mente "Duel" di Spielberg...
Aggiungo solo, vale, che il tuo modo di raccontare è sempre più fantastico :-)
Questo passaggio mi ha fatto impazzire:
"...Il film è una pizza di due ore e mezza, gli inseguimenti hanno il pathos di quelli tra Tom e Jerry (ma non così divertenti)..."
:-D
Bella anche la citazione REMsiana del titolo :-)

Anonimo ha detto...

Quanta carne metti al fuoco ogni volta, complimenti.
Anch'io sono andato a vedere, con mio fratello, entrambi patiti del genere apocalittico-catastrofista, il famigerato 2012, ma siccome ci sono andato già con una vaga idea di quello che mi aspettava, soprattutto a livello di trama (con L'alba del giorno dopo, invece, Emmerich era rimasto un po' più sobrio), mi sono semplicemente goduto il Grandioso Spettacolo della Distruzione, girandomi ogni tanto verso mio fratello per scambiare uno sghignazzamento.

(Ma il Maschio Delta, scusa l'ignoranza, cosa sarebbe?)

Hai perfettamente ragione sulla nostalgia da lunedìfilm su raiuno, ma ormai il film sulle reti rai lo vedono solo come un riempitivo quando non hanno altre merdate da far vedere.

(Anch'io ho rivisto con gioia Le vite degli altri, grandissimo film).

Vanessa Valentine ha detto...

Ovvero, Visir, spazzare via il mandala appena lo hai completato.Sacrosanto.:)
Concordo sulla fine del mondo assoluto e personale quando usciamo di scena (l'apotropaico è d'obbligo), cosa triste con la quale l'essere umano sensato fa i conti quasi quotidianamente, stracicciandosene poi allegramente e andando fuori a cena. I disaster e i film horror sospendono per un po' la consapevolezza del nulla, un minimo di tregua ci può fare solo del bene.
L'anima sola è eterna ma vederla a occhio nudo è davvero difficile...ah, essere spensierati animali profondi in spirito, liberi da mediocri convenzioni.Dura.:)

Vanessa Valentine ha detto...

Ah, ah, Gilli, "binato" rende l'idea...:)))
Su "Gli uccelli" concordo, è davvero un capolavoro, mi ha spaventato molto, specie la scena con lei fuori dalla scuola e gli uccelli che si radunano un po' alla volta, minacciosi, aggressivi...del resto, però, con un regista così...
E anche "Duel" riesce a farti stare sulla poltrona con rosicchiamento di unghie incluso, lo sguardo sbarrato, e la domanda, e adesso? cosa gli farà ancora? e perché??, le classiche domande scatenate da ciò che veramente ci fa paura e non conosciamo...Grandioso.
Sulla produzione svaccante americana (spesso, non sempre) si potrebbero scrivere enciclopedie.:(((
La citazione dai REM era il minimo...grande gruppo, canzoni eterne. E anche di gente così...avercene.:)))
E grazie per i tuoi gentile complimenti!:))))

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, Soglia, i fornelli ringraziano a loro volta:)))
Che "2012" sia una vaccata ben fatta e dispendiosa, è pacifico. In effetti, si ride a bocca aperta, in certe scene. (Ma "L'alba del giorno dopo" era quello con Dennis Quaid che faceva il climatologo e se la faceva a piedi dall'Alaska, tipo, alla California, più o meno? Se sì, almeno era più mosso e c'erano più catastrofi):))))
Con questi film, ad un certo punto, desideri che muoiano tutti, almeno così si va in birreria e si dà un senso alla serata...Essì...
Del Maschio Delta non dico nulla, ci sarà un post ciccioso sull'argomento;))))
Riguardo a "Le vite degli altri":grazie servizio pubblico. Per favore, più spesso, grazie. Almeno due lunedì su quattro, se proprio la gente va in astinenza da medici in famiglia, santi, suore e don mattei.(E includo la Mama, che se sapesse quel che vado scrivendo, mi diserederebbe - questo verbo è difficile un botto, nespà?):)))

Anonimo ha detto...

Sì sì, è quello con Dennis Quaid, mio fratello mi ha anche regalato il dvd e me lo sono rivisto pure col commento del regista... Cheffare, ognuno ha le sue debolezze.

Una doverosa aggiunta ai "tipi" che popolano le ficscion nostrane oltre a santi, suore e don mattei: polizia, guardia di finanza, carabinieri (c'è qualche Arma che ho dimenticato?). Siamo messi bene in quanto a nazional-cattolicesimo...

Visir ha detto...

Quando visitai il Giappone trovai affascinante trovare in questa cultura estremamente conformista delle tracce di una passata corrente Bohèmienne, detta ukiyo-e (ovvero le immagini del mondo fluttuante e della vita che passa).

Questa poesia ne ben sintetizza lo spirito.

Vivere solo nell’attimo presente.
Provare piacere solo a ondeggiare. Senza curarsi neanche un po’ della miseria che ci guarda in faccia.

Essere come una zucca galleggiante sulla corrente di un fiume: questo è ciò che si chiama ukiyo'.

Vanessa Valentine ha detto...

Purtroppo sì, Soglia, la santità si reperisce a pacchi, nelle fincsion ( a quanto pare si raduna solo lì, il paese mi pare piuttosto menefreghista, nella vita reale, in quanto a fare del bene...)
Oddio, le fincsion si potrebbero anche guardare se non fossero lente come la goccia della flebo....noia mortale.
Tornando sui disaster movies,non mi ricordo se ho detto per la milionesima volta che mi piace tantissimo "Twister", quello con i tornadi...è una boiatina, ma carino. :)))

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, affascinante il Giappone, davvero molto.
Una cultura strana e dinamica, non può non piacere.
C'era una mostra in giro per l'italia, qualche tempo fa, proprio sul "Mondo Fluttuante".
Inutile dire che, accidiosamente, me la sono persa.
Purtroppo.:(
I paesaggi giapponesi ti catturano e non ti mollano più.