giovedì 11 marzo 2010

Meteoropatia

Maria benedetta, che giornate abbiamo avuto, qui in Pianura Padana. In quasi quarant'anni che campo non ho mai visto dei giorni così terrificanti, così progettuali del suicidio come i due appena passati. Oggi sembrava primavera, davvero, in confronto.
C'era un vento fischiante da Siberia incazzata, la casa ha raggiunto la temperatura record di 16, 4°, abbiamo cercato di scaldarci con la stufetta Vortice che ha macinato aria calda come un'ossessa per tutto il giorno, sputacchiando sotto sforzo ma uscendone viva ed egregiamente valorosa. Faceva paura, il rumore. Il vento ha spostato i mobiletti di plastica in terrazza (non sono di piombo ma sono pieni di roba, bisogna ammetterlo), ha rovesciato lo stendino che ammiccava come uno scheletro di alluminio tra la neve. E quanta neve. Neve vorticosa, neve cattiva, in un cielo grigio e determinato a distruggere le tue speranze di un domani. Sembrava il giorno dell'apocalisse. Mancavano solo i cavalieri al galoppo nel cielo, cocciuti e distruttori. Uscire per andare al lavoro e tornare a casa (soprattutto) è stata un'impresa titanica, roba da far passare Ulisse per un gitante sprovveduto. Gente gelata e invelenita, liti, spintoni, tamponamenti...gente che usciva in bici rimediando un cornicione tra capo e collo (a Venezia c'è stata anche una vittima, un signore di settant'anni spinto in mare dal vento...), insomma, una giornata da rintanarsi in una buca nel terreno e dormire fino a Pasqua. Ho lasciato dilagare allegramente il mio lato animale, visto che quello umano mi stava deprimendo troppo e mi stava lasciando a terra, e così com'ero, con i vestiti e tutto, mi sono seppellita a letto, sotto uno strato di piumoni e coperte. Era l'unica cosa sensata da fare. Stavo lì sotto, nella mia tana, e sopra di me gemeva il vento gelido, scuoteva i tetti, piegava gli alberi, arrabbiato, oh, se era arrabbiato! Sembrava che gli avessimo tagliato le gomme della macchina, caspita. E io pensavo agli uccellini lì fuori, sperando che avessero trovato un riparo. E alle gemme della magnolia cinese, così carine e pronte a diventare fiori meravigliosi e delicati...tutto frustato e sepolto dal freddo.
I cervicali si sono fatti vivi subito, non potevano mancare al party, ovvio. Le ossa con il freddo danno il meglio di sé, cominciano a farti male tutte insieme, tanto per farti capire che con loro non conviene mai abbassare la guardia.
Era un tempo che ti faceva piangere, ti spingeva a pensare che eri un essere inutile e che mai nessuno al mondo avrebbe più parlato con te, nemmeno per chiederti in prestito un misero uovo o una tazza di zucchero.
Quando ti prende quel mood, c'è solo una cosa da fare: dormire. Fare tanta, ma tanta nanna, risvegliarsi dopo qualche ora col cervello vergine di dolori e angoscia e capire che tanta preoccupazione era immotivata. Mi sono fatta di aulin e sono piombata in un sonno comatoso di due ore, dopo cena. Svegliata di botto a mezzanotte, ho fatto la toeletta serale col pilota automatico, continuando a dormicchiare, e mi sono rinfilata sotto il piumone. Anestesia parte seconda.
Stamattina il sole mi ha dato un bacino in fronte.
Poi sono stata un'ora sulla pensilina del tram ad aspettare, ma questa è un'altra storia.
Dio, ho una voglia che arrivi la primavera che voi nemmeno ve la immaginate.

4 commenti:

Gillipixel ha detto...

Aveva veramente un'aria cattivona questa perturbazione, Vale :-) confesso che anche a me ha trasmesso scricchiolanti sentori di malsana stupefazione...quel vento aveva proprio un sibilo perfido, era arrogante e insistente...il diaologo con la natura non è sempre così idilliaco come vorremmo, lei è spesso matrigna e traffica anche con mele avvelenate :-)
Però il dialogo che ci puoi instaurare è sempre proficuo, anche quando incute un po' di timore...ti parla sempre molto nel profondo, la natura, non è mia banale, ha argomenti densi...
Io mi sono difeso con un panno in più sopra la trapunta :-) ed un bel sonno che ci è andato dietro...

Per il resto, ribadisco che la tenerezza del tuo proseggiar non ha eguali :-) e mi unisco a te con gran senso di solidarietà nel dichiare lo sventolio della bandiera bianca da parte dei coglioni ormai irrimediabilmente vinti da questo generale inverno infinito :-) al grido di battaglia: "...Ma quando cazzo finisce 'sto freddo fottuto?!?!..." :-)

Swarem mi suggerisce nella sua infinita saggezza blogspot per consolarmi, facendomi sognare uno sciame (swarm) di belle donzelle, dolci, accoglienti, ma sopprattutto calde :-D

Anonimo ha detto...

No no, me l'immagino, me l'immagino. A casa mia, tornato dal lavoro, il termostato segnava 15,5 gradi, ma secondo me erano anche meno. Sembrava in effetti come se il mostro invernale, prima di essere definitivamente sconfitto, avesse voluto dare un violento colpo di coda con tutte le sue forze rimaste.

Vanessa Valentine ha detto...

Ullallà, Gilli, la primavera preme davvero alle porte del tuo cuore...sciami di fanciulle!:)))))))
Quest'anno mi va bene la pressione bassa, purché finalmente il freddo se ne vada fuori dai piedi (già oggi l'aria era profumata..), basterà aspettare un pochino ancora.
Per me la natura è la manifestazione della divinità, per chi ci crede, beninteso...con certi cieli azzurri che ho avuto sopra la testa, come non pensare che quella volta tersa e infinita non mi avesse generato? Niente da fare, sono proprio una pagana incorreggibile...;))))))

Vanessa Valentine ha detto...

E che hai fatto, Soglia, con 15° in casa? Roba da bruciare i libri nel caminetto, come Pepe Carvalho, o dar fuoco al comò ereditato da nonna, il ciliegio brucia bene?;)))