giovedì 18 marzo 2010

Un fine settimana all'italiana

Eh, sì, per forza, perché "Shutter Island" non si riusciva a vederlo, causa sala piccola e assaltata, e degli altri film scamuffi non volevo sentire manco l'odore. Ripiegato su "Mine Vaganti" di Ozpetek, piaciuto molto. Scamarcio in versione gay è una cosa davvero crudele per noi piccole etero sedute al buio a tormentarci le pellicine del pollice sognando le impossibili turpitudini da fare al bel verdocchiuto (nella finzione, beninteso). Scamarcio è un uomo felicemente impegnato e non penseremmo mai di portarlo via alla morosa. Ah, ah.
Stesso discorso per Preziosi, Ozpetek, dì la verità, ci vuoi vedere morte di languore.
Non vedo l'ora che torni il Gay Village, a Padova, d'estate. L'altr'anno mi sono divertita un mondo a ballare, a ridere nella libreria piazzata all'inizio, facendo la scemotta con tre ziette che mi mostravano il libro della Taschen sui giovanotti che il buon Dio ha gratificato ampiamente dove il sole non batte...abbiamo portato Vittorio a ballare e lui è rimasto favorevolmente impressionato dalle grazie di una signorina/animatrice/cubista en travesti che nella realtà poteva stenderlo a calcetto. Caspita, aveva delle curve da invidia e zero cellulite, che fregatura, gli uomini non la mettono sulle gambe e sul sedere...
Toccherà aspettare.
La domenica, tanto per non farci mancare niente, siamo andati a vedere Enrico Brignano, in compagnia di Antonella e Sergio, tornati dal Messico con succosi aneddoti a dire il vero leggermente terrorizzanti (fermati dalla corrotta polizia locale con scuse pretestuose e costretti a pagare multe farlocche, ma senti che robe). Brignano alla fine ha ringraziato tutti per il calore con il quale l'abbiamo accolto (ma una buona parte di veneti adora i romani! adora tutta l'Italia!), ma come si fa a non volergli bene? E' un uomo molto divertente, godereccio, gli piace farti ridere e ridere lui stesso, il tempo è volato via in un attimo, abbiamo anche fatto casino coi piedi rullando come indemoniati entusiasti e accaldati, eravamo davvero tanti.
Che bello quando si ride in migliaia, caspita, che sensazione magnifica.
Per cena ci siamo sbafati una quantità di insaccati da far impallidire un severo dietologo, più una ventina di amici vegetariani...lo so, è brutto dirlo, ma non si può resistere al velluto di tutto quel grasso che ti si scioglie in bocca, e gli involtini di prosciutto, poi...
Sergio presentava l'interessante teoria secondo la quale la carne di maiale è più magra di quella di vitello (?), smentita dalla cameriera, per la verità, la quale aveva l'aria di una carnivora sprezzante ed intemerata.
Una notte d'incubi mi aspettava al varco, comunque.
Il prosciutto ha avuto la sua vendetta.
E poi il lunedì mi ha di nuovo preso per i capelli, la sveglia mi ha dato una gomitata in un occhio, e io ho dovuto abbandonare il mio sogno, stavo in una suite messa su da uno Starck imbottito di acido ed ero la groupie dei Franz Ferdinand.
Dannata sveglia.

11 commenti:

Salazar ha detto...

Vale, io la tivvù, come tivvù e non come dispositivo per la visione di DVD, la accendo si e no tre volte all’anno. Tutti i serial di cui parlo li vedo in streaming o li scarico dalla rete: come lo faccio io dalle nebbie tropicali lo puoi fare anche tu dalle nebbie della pianura Padana.
Se poi sei una brava bambina puoi usare i siti ufficiali per farlo (come tv.com) e pagare una minuzia con la carta di credito, se invece sei una cattiva bambina... beh, ci sono molte altre possibilità.
La qualità è perfetta: HDTV (High-definition television) a 720 linee, sul mio “dispositivo per la visione” ci va che è un piacere e può fare invidia a molti DVD. Chiaro che il tutto è in lingua originale, inglese, e non lo so se lo parli. Nel caso servisse c’è una galassia di siti internet specializzati in sottotitoli in tutte le lingue possibili e immaginabili, bahasa indonesia e swahili compresi, ma con i sottotitoli la cosa si fa di uso più complicato.
Se sei interessata posso darti tutti gli indirizzi che servono... ma come si poteva vivere prima, senza internet?

Bianca, la gatta senza vergogna, è tornata alle 7 del mattino con vistosi segni di bagordi addosso. Io stavo bevendo il caffelatte con il naso a tre centimetri dal tavolo per penuria di forza vitale, e lei (sempre educata, in tutte le situazioni) ha detto “miaooo!” e se n’è andata a dormire sopra al frigo. Meno male che è una gatta moderna e prende la pillola.
Qui e qui c’è John Sandford.
Se ti piace il poliziesco americano classico, Sandford è il tuo uomo. La città scelta per le storie è insolita: Minneapolis, Minnesota. Soliti invece i casi criminali più o meno strambi o più o meno normali che il poliziotto protagonista risolve, più o menmo strambo o più o meno normale anche lui.
Però Sandford scrive con quella semplicità che ti prende dei grandi giallisti americani del momento e riesce a tirarti dentro nelle storie. Anche se il tuo subconscio ha già scoperto chi è l’assassino a pagina 124 e a pagina 22 aveva scoperto chi sarà la nuova fidanzata del protagonista, continui a leggere assorto e ti piace quello che leggi.
In più ha inventato uno dei più intensi caratteri di killer donna degli anni attorno all’inizio secolo: Clara Rinker, compare in due dei suoi libri.

Niente Santeria qui, Visir, qui c’è la Macumba (che poi, in realtà, è più o meno la stessa cosa), e le mama sono sorridenti, si, ma non grasse: sono magre, abbronzate e ballano il samba.
D’altra parte Miller l’aveva scritto all’inizio del suo libro: “Perché la gente vive in zone che erroneamente chiamano temperate? Non hanno realizzato che esistono paesi caldi dove uno può vivere senza fingere che rabbrividire dal freddo sia sano e che gli piaccia.” (chiedo scusa per l’approssimazione, ho riportato a memoria, l’originale sarà di certo molto più migliore di questa mia schifezza)
Strano però, per quanto mi sforzi, questo passo è tutto quello che ricordo di “Tropico del Capricorno”. Che sia una cosa freudiana?!!!

Salazar ha detto...

Ops! Chiedo scusa, sbagliato luogo. Dimentico che il sign in di Blogger non mi entra automatico e devo sempre tornare indietro per inserirlo. Così a volte mi perdo per strada.

Vanessa Valentine ha detto...

Ah, Salazar, com'è vero, quante belle cose ha portato internet nelle nostre vite...
i tuoi suggerimenti sono davvero graditi e preziosi, l'unica cosa che mi manca è spesso il tempo di vedere tutto. Certe sere ho così tanta roba registrata o comprata (ebbene sì, direi che sono decisamente una brava bambina :)))) ) e la tv di stato o premieresca non la vedo nemmeno di sguincio. Appena avrò la casetta nuova, mi parabolerò, comunque, e come dico sempre dirò addio alla mia vita sociale, spesso già smangiucchiata dalla mia pigrizia, con amiche e amici che ironicamente si chiedono se la mia faccia sia ancora simile all'ultima volta che ci siamo visti (mi sa di no, più rughe).:))))))))
L'inglese, per fortuna, lo parlo e mi piace.
Ho visto che Sandford è pubblicato qui da Sperling &Kupfer, io sono sempre alla ricerca di autori nuovi e interessanti da scoprire, poi, se mi ci appassiono, compro tutto di loro e mi rovino (comunque ho preso in biblio i racconti di Lansdale, "In un tempo freddo e oscuro" e devo dire che mi piace, ma non tutto).
Mi prenderò qualcosa, poi ti dirò.
Bianca mi sembra una miciotta gagliarda, ma non sei preoccupato a saperla fuori, di notte? Io sarei il tipo di persona che si tiene cani e gatti in camera da letto, un po' tipo nobilotta dei tempi andati...non c'è niente come farsi svegliare al mattino da un cane ebbro di gioia che ti salta sul letto e ti snasa isterico...eh, lo so, sono fatta strana.:)))))
Miller è un autore che si potrebbe studiare a scuola se qui non fossimo drammaticamente sessuofobi e repressi ( o tentano di farci diventare così).Che stile meraviglioso, quell'uomo.

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, la tua accidia suona primaverilmente perfetta...dì la verità, pressione bassa anche tu, fame e sonno a go go.:)))))
Ordunque, le edizioni Taschen sono per me delizie dei sensi (confesso che vado a sfogliarle in una libreria piccolina, perché spesso sono, ehm, pruriginose).
I Big Books (a tema, c'è quello sulle "zone d'ombra" mascoline-ma credo interessi di più ai gay, le donne in genere reagiscono sbadigliando alle foto osè- poi quello sulle zone collinari femminili e quello sulle gambe, sempre muliebri, che, a quanto pare, conta vastità di ammiratori) mostrano persone dotatissime in tutti questi campi, ai limiti dell'oltraggio a madre natura. Ignoro se vi sia anche il Big Book sul lato B, può essere. Ad ogni modo sfogliarli richiede, oltre ad una certa perizia perché sono smisurati e pesano come un incudine, una discreta dose di sangue freddo, infatti ci sarà sempre un omino che passando alle vostre spalle si fermerà a guardare e commenterà, o una pudibonda puritana che censurerà la vostra curiosità. In certi casi, bisogna tenere il timone e proseguire. Vi sono altri Taschen più piccoli con illustrazioni che farebbero tremare i polsi anche a maitresse navigate, insomma, sono la fine del mondo. E da sempre la gente se li compra e se li guarda, e ci sarà un perché.
Diciamo che è arte, suvvia.:)))))Che ci frega se sembriamo maniaci? Ognuno ha il diritto di smaniare per quel che gli piace.
Consideriamolo una polizza assicurativa per la continuità della specie.:)))))))
Ozpetek mi è simpatico, è piacevole, ecco. I suoi film hanno l'atmosfera familiare da gruppone misto, etero e gay, mi ricorda certe compagnie dell'università, un sacco di risate, momenti carini. Ero giovane e la festa sembrava non finire mai.:)

Salazar ha detto...

... e com’è che faccio a tenerla in casa – Bianca - visto che i vetri alle finestre mica li ho. Che ce li mettiamo a fare i vetri alle finestre qui?, contro il freddo?, che è cosa esotica e misteriosa in queste contrade. Ci sono gli scuri per scurire e le inferriate in ferro battuto per evitare di dover ricomprare tutti i mobili ogni volta che ho l’adire di lasciare la casa da sola.
I persiani sono gatti di buona taglia, di solito succede con i maschi, ma Bianca è una gattona ben grande e ha un caratterino niente male: una specie di Erinni felina e pelosissima che non si lascia avvicinare facilmente da chi non conosce, quindi sono relativamente tranquillo.

Attenzione con Sandford, i suoi libri con protagonista Lucas Davenport seguono una consecutio temporis (ma guarda cosa ho scritto “consecutio temporis”, wow!) ed è bene cominciare dal primo, e cioè “Codice di caccia” del 1989, sennò rischi di non capirci una cippa. Io ho i primi 4 anche in eBook, due in italiano e due in inglese, se non fai parte del gruppo “no, no, libri sul computer no, mai, mai, mai!” te li posso anche mandare.

Ecco l’incipit di “Codice di caccia” con gli omaggi della casa:
Il neon di un tabellone pubblicitario proiettò una sciabolata di luce blu attraverso le finestre dello studio. La luce rimbal­zò su vetro e acciaio cromato: un vaso di cristallo vuoto a for­ma di bocciolo, velato di polvere, un temperamatite, un forno a microonde, vasetti di burro di arachidi pieni di pastelli co­lorati, pennelli e carboncini. Un vassoio colmo di monete da un penny e graffe metalliche. Barattoli di colori a guazzo. Coltelli. S'intravedeva appena uno stereo, percepibile come serie di sagome rettangolari sul davanzale. Un orologio digitale scan­diva in silenzio rossi minuti elettronici. Il predatore aspettava al buio. Ascoltava il proprio respiro. Avvertiva il sudore colare dai pori delle ascelle. Assaporava i residui della cena. Sentiva la peluria rasata sull'inguine. Fiutava l'odore del corpo della Pre­scelta. Non si sentiva mai tanto vivo quanto negli ultimi istanti di una lunga caccia. Per qualcuno, per gente come suo padre, do­veva essere così ogni minuto di ogni ora: una vita su un livello esistenziale più elevato. Il predatore osservò la strada. La Prescelta era un'artista...

Visir ha detto...

A Salazar.

In effetti Santeria è un termine più usato a Cuba, mentre Macumba è proprio del Brasile.
Le origini sono simili anche se nella prima si officia in lingua yoruba, mentre nella seconda è discendente della tribù Bantù.
Entrambe risalgono alla più antica religione conosciuta al mondo cioè a quella africana Vodù.

Erronemente considerata malefica è invece una spiritualità ricca di una filosofia sorprendente che trova molte corrispondenze in altre religioni mistiche (Induismo e Buddismo in particolare).

Essa, considera la realtà come illusoria, intendendo il cosmo come un "tutt'uno".
Le realtà fenomeniche che costituiscono il mondo non sono slegate e distinte tra loro, la differenziazione è un prodotto dalla coscienza umana, che copre quella che è la realtà, ovvero il fatto che tutto ciò che esiste è parte e manifestazione di un'entità ancestrale, ineffabile ed eterna.
Questa forza, potenza o Dio che dir si voglia non è però coglibile direttamente dalla mente umana.

Solo attraverso il rito è possibile percepire questa forza che si evidenzia nelle sue molteplici manifestazioni materiali.

La necessità di sfuggire alle persecuzioni cristiane sucessive alla deportazione nel sud e nel centro America, ha determinato l'adozione di figure (I Santi per esempio) e rituali appartenenti alla religione Cattolica.
Nascondendo sotto un manto pseudo cristiano gli stessi principi ed i riti grazie a cui essi si manifestano.

Diciamo che così sono stato un po' più preciso a chi interessa questo argomento.

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, Salazar, sei gentilissimo (già comunque mi hai fatto un piacere facendomi scoprire un ghiotto scrittore...) In effetti non sono di quelli "no, i libri sul computer no giammai" però sono una di quelli che leggono fondamentalmente sui mezzi o al lavoro (ebbene sì, quando non ho voglia di lavorare, e cioè spesso, mi metto a leggere), quindi sono piuttosto attaccata alla carta ed al suo profumo. Aggiungasi che il portatile non ce l'ho...:)))))
Seguirò i tuoi consigli di lettura in ordine cronologico, chiaro.:)
Ma senza vetri, non hai un sacco di lucertole in giro per casa? Che domanda, i maschi se ne fanno un baffo. Io però sclererei, se mi trovassi una lucertolina sul cuscino lì a guardarmi. Sai le urla.
Non ci posso fare niente. Sono proprio una femminuccia...:))))))))

Salazar ha detto...

Le lucertole?
Ma che domande!, certo che ci sono un sacco di lucertole in giro per casa. Non per via dei vetri, ma perché ci abitano, in casa.
Le lucertole sono utilissimi animaletti domestici; mangiano le zanzare, le mosche ed un ulteriore, variegato campionario di insettistica diminuendo drasticamente l’uso di insetticidi e regalando alla casa un’aria molto meno Bayer.
Per la verità credo che l’allegra famigliola che abita i miei soffitti siano jeki e non lucertole, anche se non saprei dire qual è la differenza, se una differenza c’è.
Mamma jeka misura una ventina di centimetri scarsi ed è tutta bella verdolina, i quattro frugoletti vanno dai 6/7 alla dozzina di centimetri (ma sono giovani, si faranno) e come crescono guadagnano gradazioni di grigio/verde: più grandi sono e più verdi diventano. Non scendono mai (o quasi) dai soffitti, credo per via di Bianca: quella palla di pelo unghie e denti deve sembrare un mostro mostruoso ad un piccolo jeko. Anche a mamma jeka, se è per quello.
Uno potrebbe pensare; “caspita, la gatto passerà le giornate a caccia di jeki!”, invece no: a Bianca dei jeki non potrebbe importare di meno. Al massimo, se se li vede passare ad un metro di distanza, arriccia un po’ la parte sinistra della bocca senza molta convinzione, gentile concessione all’istinto atavico del predatore, e ritorna placidamente a dormire, a mangiare o a quello che stava facendo prima, che nella maggior parte dei casi è un beato nulla.
L’unica cosa che fa veramente incazzare Bianca è quando quell’altro animale strampalato che abita con lei, cioè io, non la lascia dormire sulla tastiera: lì si che reclama a gran voce e si divincola, poi sta nei paraggi per un po’ a guardarmi con disprezzo e come gran finale mi tiene il muso per mezza giornata.
Ultimamente è molto tranquille, Bianca, credo sia innamorata, giurerei che se la fa con il gatto siamese del commercialista giapponese che abita nella casa accanto. Chiaro che io sono contrario ad un simile rapporto: che diamine, anche la geografia ha la sua dignità.

PS: grazie per aver accettato la spontanea divisione un paio di post avanti.

Vanessa Valentine ha detto...

Aaaaaaarghhhhhhh!;)))))))
I gechetti piccoli saranno anche bellini, però se me ne casca uno in testa, mi sa che ci resto secca...e loro anche...certo, uno poi fa il callo a tutto, quindi immagino che la sera tu e i tuoi amici rettilosi vi facciate buona compagnia...
Anche la mia prima gatta, la gloriosa Micia, stava vicino al mio pc quando preparavo la tesi, adorava il vrrrrr e il caldino della ventola...cara, dolce miciotta, quanto mi manchi, ancora...
Col commercialista giapponese potresti organizzare una festa di fidanzamento (tra i vostri gatti, chiaro ;))) ), caspita, la vita che vivi sembra un romanzo...apri un blog, io ti leggerei con fedeltà, parola di coccinella :)))))))
Bianca è una ganza, scommetto che quel siamese è il suo toy boy...:))))))

Salazar ha detto...

Non è cosa molto nota, ma in Brasile i giapponesi erano, e ancora in misura minore sono, una etnia abbastanza numerosa; infatti grazie alla squisitezza coloniale di gesuiti e mammalucchi ci sono – e ribadisco in Brasile, America Latina – più giapponesi che indios.
È che ormai sono di quarta o quinta generazione e si sono disciolti nel maelstrom multirazziale brasiliano (che comprende il 44% della popolazione; quello che le statistiche definiscono “misto”, senza più prendersi la briga di spiegare misto come: troppo complicato) ed è sempre più difficile trovarne di “puri e duri” come Iroshi Kagemusha (o Iroshi Fushiyama, o Iroshi Kamasutra, o Iroshi Komediavolosikiyama), il mio vicino di casa. Che è pure commercialista, pensa la fortuna!

Esagerata! Tu t’immagini qualcosa alla Franz Gerlach: “Jeki mascherati dei soffitti non mi avrete!!”
Mica stanno tutto il giorno sul soffitto a guardarmi, i Jeki, anzi, è il contrario: preferiscono starsene spaparazzati al sole in cortile, sui cocchi o sulle papaie, o andare a caccia in mezzo all’erba, e di tanto in tanto si fanno anche un giretto dentro casa. Rigorosamente in alto, con Bianca in basso.

Ma se vuoi ti racconto della volta che ho trovato due scorpioni in mezzo alla cucina. Di quelli marroncini, piccoli e marroncini, che sono quelli più arrabbiati e pericolosi, altro che grandi e neri come te li spacciano nei film, tutta robetta quella. Gli scorpioni marroncini...

Vanessa Valentine ha detto...

"La vendetta degli scorpioni marroncini"...vai con la narrazione!:)))
Se i commercialisti giapponesi mi sembrano assai meno pericolosi, resto dell'idea che devi fare l'abitudine agli animaletti indigeni (qui si strilla per la cavalletta sullo stendino, o se ti finisce nel piatto una cimiciona di quelle verdi e ottuse, quelle puzzone e inutili...resterei tutta la sera a fissare il gecozzo sul soffitto, poi andrei fuori a dormire, in balia, immagino, di animali più grossi e letali...
I brasiliani sono un mischiotto genetico irresistibile...ti credo che la gente va lì e si innamora (magari non riusciranno tutti benissimo, come le torte, ma in mezzo qualcuno di mostruosamente bello c'è sempre).:))))))