lunedì 2 agosto 2010

Tarocchi e gatti neri

Ohibò, qual meraviglia uscire prima dallo studio, oggi, in un pomeriggio estivo tropicalmente caldo, tutta di bianco vestita, col mio bel fascicolone sotto il braccio da smollare allo studio superfico e cattivo, allontanandomi subito dopo lieta come una gazzella che vede un altro tramonto e alleluia.
Non sto naturalmente più a tediare nessuno raccontando la rava e la fava del lavoro faticoso e del duro calle e del sale eccetera eccetera. Piuttosto faccio un rapido sunto dell'ulimo periodo, godereccio, malgrado tutto, malgrado l'accidia non bussi più sdegnosa alle porte della mia esistenza.
L'altro sabato serata danzereccia al Pride di Padova, ritrovo della gioventù gay ma non solo nella zona. Se si entra prima delle nove non si paga niente, si mangia molto bene e di tutto, l'ambiente è divertente e spensierato, pieno di giovanotti e signorine che amano la stessa metà del cielo, gli etero che hanno voglia di fare quattro salti sono, ovviamente, assorbiti e apprezzati. Quest'anno mi sono fatta fare anche i tarocchi dalla cartomante, non che la signorina abbia fatto molto centro con la veggenza, ma insomma, eravamo in compagnia e volevo divertirmi. Mentre aspettavo ho fatto quattro ciacole con un ragazzo della provincia di Treviso (il quale lamentava l'oscurantismo della politica delle sue parti...) mentre aspettava che il moroso si facesse spiegare le oscure e misteriose vie del suo destino. Tra l'altro, pure lui si faceva i tarocchi da solo, come me, così ho buttato l'idea che se ce li facevamo a vicenda magari ci prendevamo di più e sparagnavamo pure.
Poi, sulla pista, mentre con il mio compagno di danze squisitamente Settanta (l'ineffabile Vittorio) si saltava come oranghi in amore cantando "Freedom" a squarciagola, il trevigiano mi è balzato alle spalle gridandomi "E alloraaaaa? Che ti ha dettooooo?", e nel casino allucinante abbiamo entrambi convenuto che erano stati davvero soldi persi.
Recuperato il Cavaliere Errante, siamo scivolati nella dolce apatia delle due di notte, quando la gente è morbidamente sfatta, ormai innamorata, ormai delusa, rasserenata semmai nella sconfitta. O in tenera digestione, gastronomico/alcolica.
Tentando di recuperare qualche barlume della mia vita passata, quando il mio unico problema era assicurarmi di aver registrato tutto Barnaby senza intoppi e che mi riuscissero i biscottini all'arancia senza magagne, la domenica è scivolata via nella luce del pomeriggio, tra pisoli, libri, piante e rimpianti per il tempo troppo veloce, amante frettoloso, maledetto lui.
A seguire una settimana ricca di cene e feste (un paio, ma sapete com'è, comincio ad essere vecchiotta, tirare l'una due sere di fila mi condanna a morte). Belle serate con amici belli, e cucinieri, e quando sei lì non ti rendi proprio conto del tempo che ti scivola alle spalle. Il giorno dopo sarai immattonita come una zanzara dal Vape e girerai in tondo senza senso, ma finché sei lì in compagnia, chi se ne straciccia.
Stare a tavola con i vecchi amici è una delle cose più grandiose al mondo, è l'unica ricchezza che valga la pena possedere.
E poi i saluti alla Banda dell'Apocalisse che parte per il suo tour in giro per l'Europa con il neanche tanto segreto scopo di incrementare le nascite e cementare le unioni tra i popoli - specialmente i popoli di sesso femminile.
Agosto è arrivato e mi sembra quasi un miracolo, la luce adesso è fresca e azzurrina, c'è una nuvoletta nel cielo tutta allungata come un gatto sulla sdraio, i papà in giardino giocano con i bimbi e con i cagnetti, l'erba cresce metodica malgrado i tenaci giardinieri, la Mama ci invita a cena e ci cucina uno spezzatino con le verdure buonissimo, poi ci beviamo un bel gotto di Schioppettino ed è già l'ora di una nuova nanna, di una nuova notte di domenica, quando sei un po' triste e senti che dentro te c'è un po' di tramonto ma, anche un po' d'alba, sempre.
Nei ritagli di tempo cerco di rendermi presentabile, tipo mi strappo i peli, mi smalto le unghie, cerco di assomigliare meno ad un castoro isterico.
Inizio a leggere "Omero gatto nero" che la Magnifica mi ha prestato, storia vera di un gattino che a causa di un'infezione orribile perde gli occhi ma non la voglia di essere un avventuriero adorabile e affettuoso. Piango tutto il pomeriggio di domenica come un vitello, però è una commozione positiva, speranzosa, quella di chi non si arrende mai e si adatta alle circostanze. La lezione di un gatto ottimista per tutti i pessimisti ( e mi ci metto pure io) che troppo spesso getterebbero la spugna e addio.
Beh, a leggere quello che ho scritto non sembra proprio che gli ultimi giorni siano stati così densi di eventi ed emozioni...
Ma in fin dei conti ho sempre pensato che la vita, se non te la ricordavi proprio tutta fin dei minimi, dolorosi dettagli, così malvagia non poteva essere stata.
Magari disattenta e infedele sì, ma non cattiva.

24 commenti:

Arianna ha detto...

Cara, sempre più belli i tuoi post. Mi sa che la vera Magnifica sei tu!

Alberto ha detto...

Bello bello bello :)

Gillipixel ha detto...

Vale, il libro di cui ci hai parlato stavolta attira un sacco la mia indole felina, ma al contempo mi spaventa l'idea di leggere di sofferenze micesche...e non mi sono ancora ripreso dallo scherzo di Murakami...e poi, se l'immagine di due leggiadre donzelle venete (te e la Magnifica...)commosse sulle pagine, ispira un che di tenerezza aggraziata, non similare risulterebbe il quadretto di un lungagnone mal cresciuto padano intento a bagnar di lacrime le righe che sta leggendo :-)
Ad ogni modo, tengo il titolo nella mia lista di possibili letture...nel frattempo, complice il rinfreschio estivante :-) mi sono visto recentemente due puntate di Barnaby :-) e me lo sono proprio gustato in tutta la sua più fulgida inglesità :-)
Ribadisco però un fatto: il caro Barnaby dovrebbe stare più in casa, perchè ogni volta che si presenta in un paesello del "Vattelapescashire", due morti o tre ammazzati non glieli leva nessuno :-) a parte gli scherzi, (si sa che questo è un meccanismo quasi inevitabile dei gialli..), volevo rimarcare un dato carino fra i tanti del telefilm: questi amori super passionali fra gente attempata, fra anzianotti che non ci pensano manco pà 'a capa ad appendere cuore ed altri attributi al chiodo :-)
Questo, oltre a piacermi molto a livello "fictionale", mi rincuora, perchè forse c'è speranza anche per me, in un futuro :-D
Ciao Vale, sempre un piacere sopraffino poter leggere i tuoi bei brani :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, cara Arianna, ma credimi la vera Magnifica è l'originale mia cuginesca parente...e ogni volta che sente la definizione "Magnifica", si mette e ridere... ma il termine è azzeccato e meritato!:))))))
Io sono, semmai, la Contaballe (o come direbbe la Mama la "Figura Porca"...come sapranno gli amici veneti, definizione che non ha nulla a che vedere con la moralità, la mia essendo peraltro di una pigrizia unica):)))))

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, Alberto, sei molto gentile! E io sempre lieta di piacervi!:)))

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, non ti preoccupare, la Magnifica mi ha assicurato che il finale è positivo ed ottimista (tra l'altro, dalla terza di copertina (ediz. 2009) apprendo che il micio in questione è ancora tra noi...meglio di così!):))))
Sì, di solito i libri sugli animali sono strazianti proprio perché purtroppo i piccoli amici vivono le loro splendide vite in un tempo più corto, rispetto al nostro...ma vent'anni dei loro con noi sono talmente belli e pieni di grazia e bontà che in qualche modo il tutto viene ripagato...
Comunque la lacrima libera è sempre un diritto costituzionale, c'è sempre un cantuccio riparato all'interno del quale poter frignare in libertà, maschi o femmine, smilzi o ben piantati, e gli altri pensino ciò che vogliono. Se siamo sensibili, che colpa dovrebbe essere?
Per quanto riguarda l'ormai venerabile Barnaby - io ho sempre le mie due puntate inedite (per me) da centellinarmi appena avrò tempo, e son già lì che mi lecco i baffi...:)))) - è pur vero che lui vorrebbe starsene in santa pace nella sua calma e inglesità, possibilmente a casa col giornale e il brandy, però la mogliettina, Joyce, lo tampina tutto il tempo con le cene e gli amici, e le mostre e le aste e le fiere e le rievocazioni in costume sicché 'sto pover'uomo non ha mai un momento tutto suo...ha la pazienza di Giobbe, caro Gilli, altroché...e quando finalmente potrebbe starsene tre secondi tranquillo, zacchete, trovano il morto marinato nello stagno e giù di nuovo a impazzire con le famiglie nobili e i segreti e le magagne varie che funestano i villaggetti (ma 'sti inglesi non stanno mai fermi?, vedasi le fiere le aste le mostre etc etc...) E meno male che hanno la flemma!:))))))))
Sull'erotismo della terza età (o matura seconda, a volte) Barnaby ha quantomeno il pregio di mostrarla esistente - e infatti nella vita reale, per fortuna, la gente fa certe robette ben oltre i quarant'anni, anche se la nostra società stende un velo e ti fa capire che se hai superato i trentasei è meglio se metti tutto in salamoia e ti dai all'uncinetto o alla briscola...;)))))))
Gli inglesi, invece, forti di un'eccentrica sensualità alimentata forse dal tè, dal clima o semplicemente dall'ormone ben vivo, furoreggiano in baci appassionati anche al Kukident. Iddio li benedica!
Anzi, le corna argentate certe volte mi sembran più furibonde di quelle degli anni verdi!
Che dire, Gilli, c'è davvero speranza per tutti noi, e al chiodo non abbiamo intenzione di appendere un bel niente...:))))))
E, al solito, chino graziosamente il capino di fronte ai tuoi complimenti (ammirando altrettanto, chiaramente, i tuoi meravigliosi post!) :)

Gillipixel ha detto...

Inchini e riverenze, Vale, salamelecchi e demi pliè :-) grazie mille, sapere di averti fra i miei lettori fedeli è per me motivo di gioia, onore e soddisfazione :-)

E grazie anche per le precisazioni sulle atmosfere barnabyane, sai com'è, io sono praticamente un neofita e devo ancora addentrarmi per bene nel tessuto narrativo :-)

Ti dirò poi che la leggiadra donzella inglese mi garba parecchio, come ideale femminino proprio :-) il che è anche motivo ulteriore di affezionamento alle vicende di Barnaby...mi riferisco sia alle giovani albioniche doc, sia alle signore un po' più classiche di britannico stampo :-)

Non fraintendermi, non si tratta di una triviale anglicizzazione del famoso adagio italico "omni-muliebrante" (che detto in anglo-padano suonerebbe più o meno: "It's enough that she breathes..." :-D

No, no...è proprio il tipo fisico e spirituale della donna inglese che mi ispira...sarà quel misto di remote radici barbariche che si leggono molto sfumate sotto la superficie di una classica nobiltà ben consolidata in secoli di tradizione...non saprei...
E' un misto anche di pudore e mistero che hanno, e che sotto un velo di freddezza nobileggiante e un po' snob, cela invece passionalità e profondità di cuore...
Oh, è tutto un mio farmi un'idea, ovvio, non è che ne so molto in realtà, ma il bello è che in Barnaby, di questi tipi femminili, ne sono proposti a iosa ad ogni puntata, altro motivo di pregio del telefilm...ogni volta puoi trovare quella che ti piacerebbe avere come nonna, come zia, o come amica del cuore, o come amica del corpo :-) oppure solo come semplice amica...

Ricordo sempre in una delle recenti estati, la visione di alcuni film di Miss Marple, sempre in occasione di periodi di rinfreschio temporalesco...fu una soddisfazione inglesizzante più unica che rara :-)

Niente, chiedo venia se ho divagato prolisso :-) e aspetto il tuo prossimo brano già con la soddisfazione di sapere che sarà una lettura interessante e tenera, come da tuo stile migliore :-)

(...sempre nel rispetto sacrale dei tempi del pigrismo, nostro supremo Faro comportamentale e Credo assoluto di vita :-)

Visir ha detto...

Superando la scogliera della mia abbronzatura mi tocca adesso la depressione post-vacanziera.

Sorvolo con plastica agilità sulle destinazioni delle mie meritatissime vacanze e aggiorno i presenti abitatori della Laguna solo di un cenno sulla mia visita “in quel” della Serenissima.
Bella Venezia, molto bella. Ho optato anche, come mia abitudine, per itinerari meno battuti visitando le isole di Murano e Burano.

Amabilmente avvolto del solleone ho gustato in un “ristorantino” proprio a Burano delle ottime seppie al nero e le autoctone alici con cipollotti, piatti deliziosi innaffiati da un ottimo vino.
Così in un caldo mezzodì in quella piazza semideserta mi sono riconciliato con l'esistenza tutta.

Cambiando discorso e parlando del tuo bel post (Bel Post sembra il nome di una birreria, vabbè!) trovo il tuo racconto veramente agile.

Tocchi anche un tema molto delicato, cioè commenti un libro che narra la storia di come fare di un handicap un punto diverso di osservazione della vita. Direi che è un punto nodale dell’Esistenza.

Gli indiani d'America consideravano i "diversi" come esseri toccati dalla mano di Manitù, essi godevano così di grande considerazione nella tribù.
Noi, esseri civili (?), non ci siamo ancora riusciti veramente nonostante le varie compagnie di sensibilizzazione e gli spot pubblicitari di personaggi famosi che abbracciano sorridenti Down.

Resta per me un insegnamento prezioso ed autentico l'esempio di un mio amico in carrozzina e senza una mano a causa di un brutto incidente stradale.
Con la sua ragazza una volta ci raggiunse per un barbecue in campagna guidando la sua macchina.
Quando gli chiesi come avesse fatto mi guardò sinceramente stupito e mi disse: "Usando le mani, no?".
Si era dimenticato di averne una sola; Mi aveva così ricordato che i limiti spesso esistono solo nel cervello.

Gillipixel ha detto...

@->Visir: bentornato, Visir, mi spiace per lo spleen dopo-feriale, ma son contento che sei tornato... mancavano i tuoi bei commenti in questo piacevole salotto letterario della cara Vivì :-)

Visir ha detto...

E bello ritrovarsi "più belli e più forti che pria" (bravo, grazie!).
Spero tutto bene anche per te. :)

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, Miss Marple è uno dei miti assoluti della mia vita! Quella sua vita da villaggetto, con il lavoro a maglia, le ciacole e il giardinaggio...beh, ho sempre sperato che da vecchia sarei stata così (non necessariamente con lo zitellame al ginocchio, ma comunque):))))))
Le donne inglesi spesso sono come le descrivi (almeno da manuale), compunte, sensuali senza essere troppo sfacciate, in un certo modo modo rassicuranti...e in Barnaby ci sono spesso ragazze carine e dolci che, non a caso, sono concupite da tutta la popolazione maschile del villaggio...
Che dici, buttiamo l'idea di partecipare come comparse ad un Barnaby? Sarebbe strepitoso!Secondo me non sfigureremmo per niente...sperando sempre di essere tra la parte di popolazione non decimata dalle mattanze varie, ovvio...;)

Vanessa Valentine ha detto...

Ciao, Visir! E' bello ritrovarti!!:)))))
Mi unisco all'augurio di Gilli sperando che lo spleen da post vacanza non sia troppo gravoso (almeno goditi l'abbronzatura, finché dura, qui siamo sempre bianchi come seppie, pensa che rogna).
Lieta anche che la cucina del luogo ti abbia sollazzato il palato (a Murano ho mangiato anch'io una volta, il pensiero mi commuove ancora, a distanza di anni...:)))) ), e Burano è davvero un piccolo, magico luogo. E poi Venezia, che dire, mi stupisce sempre, pur passandoci spesso. E' proprio un ricamo.
Cambiando discorso, grazie per i complimenti sul "Bel post" (apriamo un bar per blogger e chiamiamolo così...:)))) ), la storia di Omero, pur parlando di un animale e quindi fatte le debite proporzioni, è illuminante non solo riguardo alla forza di carattere di ognuno di noi, con la quale nella vita purtroppo a volte tocca misurarsi ma anche al modo di rapportarci con la sorte ricavandone il massimo, pur partendo svantaggiati. E' anche vero che non è facile per tutti. L'argomento merita comunque di essere sviluppato meglio di come sto facendo io, ormai con il cervello in ferie, ehm..:)))))))
Non so se si è capito, ma ho un disperato bisogno di vacanza...;)

Vanessa Valentine ha detto...

Caspita, Gilli! "salotto letterario"!
Mi fai sentire una damina del Settecento, coi pizzi e il neo!
Lo trovo adorabile...;)))))

Visir ha detto...

Chissà perchè parlare di "salotto letterario" rimanda anche a me, immagini di "pizzi e crinoline" settecentesche.
Pensare poi, alla nostra pulcherrima Vivì in un abito sontuoso da Pompadur (scusate la parola) mi fa arrossire.

Inoltre, questo ameno discorrere mi ricorda per libera associazione mentale un pomeriggio a Versaillles.

Mi accadde che mentre passeggiavo fra le immense stanze contigue di quella gradevole residenza e ammiravo il parco secolare con le fontane a gradoni che parevano lambire l'orizzonte, mi ritrovai con un bisogno fisiologico impellente.
Ohibò!
Cercai così un bagno con la tranquilla signorilità che dicono mi si accompagni, ma senza successo.
In quel posto, che mi pareva di conoscere da sempre, non c'era una toilette.
Non era stata mai costruita.
Cazzo! (parola dell’antico sanscrito che significa -stupore-) Dissi a me stesso, non sono più i tempi di una volta...Non si trova un "garson le pipì" con il pitale in mano neanche a pagarlo oro.
Inutile dire che gli spasmi mi rovinarono la gita e un buon paio d'ore di vita.

Ecco cosa talvolta accade a fare le cose come gli intellettuali.

Gillipixel ha detto...

Vale, è proprio così, questo è un salotto letterario, e pure col pregio della pigritudine, che aggiunge grazia all'eleganza :-)

Per la comparsata fra i barnabyani: sarebbe veramente forte :-) mi sa che a me rifilerebbero la parte di un giardiniere pasticcione, non so perchè, ma me lo sento :-) sarei al servizio di una dama inglesissima, forse implicata nel delitto del caso, non so, ma che sicuramente, ad un certo punto della storia, mi chiamerebbe nel suo salotto incacchiata nera con me, chiedendomi come avessi osato piantare i ravanelli fra le lunghe aiuole di tulipani :-D

@->Visir: grazie, anche io tutto bene, Visir...pregevole il tuo aneddoto versailliano :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Ah, ah, Visir "pulcherrima"!!!:)))))))))
(Mi sa che io di pulcherrimo non ho proprio niente, comunque grazie lo stesso...;)))))) ) Un vestito strafico tutto cicciotto e pieno di pizzi è comunque il mio sogno proibito e prima o poi o me lo faccio o lo faccio fare, e poi vado in giro per il carnevale a fare la sborona...e col neo, pure! Ce la faremo mai? spero di sì, se Sorella Pigrizia mi molla un attimo, ovvio.
Bella anche la tua storia di Versailles, avventuroso uomo: ora, senza arrivare all'eccesso di far pipì quatto quatto dietro uno degli innumerevoli divanetti in tarli e velluto disseminati per la reggia, o dietro un lettone col baldacchino, datosi che quando la natura chiama, chiama, come mai non ti sei dato alla macchia nei boschetti contigui allo real palagio? temevi forse la sanzione comminata dalla municipalità locale? e chi se ne straciccia, al massimo spaventavi pudibondi turisti (ma conoscendoti per l'accorto nobiluomo qual sei, avresti trovato il loco atto allo scopo...)
Ma bisogna dirti proprio tutto...:)))))))))))))
Purtroppo i portatori di pitali in quest'epoca scellerata non ci son più, è ben vero, o Visir. Mestizia!
:)))))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, le nobildonne in Barnaby sono sempre dei vulcani sopiti...ocio...:)))))))))
Magari ti convoca per i ravanelli ma il vero motivo è tutto un altro...
Insomma, ci piacerebbe un botto lavorare in Barnaby, mi par di avere capito! Pure gratis!
Ma li hai visti i cottage, non sono un amore?

Visir ha detto...

"Noblesse oblige", come scriveva Honoré de Balzac.
Adamantina Vivì, mai e poi mai potrei abbandonarmi ad un simile comportamento.

Sono solidale con te nel sostenere che i tempi ormai non sono più fatti per simili doveri, mentre i privilegi più iniqui perdurano ostinatamente.
La perdita di buoni servitori (maggiordomi o mesti reggitori di pitale che siano) così come l'inveterato uso di automobili a motore invece che le carrozze o le portantine ha reso questa esistenza quasi insopportabile. Non fosse altro perché in casa mi tocca fare tutto da solo mentre fuori c’è solo rumore e smog.

Ramingo oggigiorno vago a ramengo.
Talvolta, nelle mie solitarie meditazioni peripatetiche odo l'eco dei miei stessi passi nelle austere stanze della mia residenza ormai sgombra delle risate dei ricevimenti che furono.
Un’eco indistinta che punteggia la mia vita, divenuta un'esistenza fuori sincrono con questo mondo che, per andare troppo velocemente avanti, è tornato indietro.

Consoliamoci con le parole che purtroppo dissetano come acqua salata.

Vanessa Valentine ha detto...

"Ramingo oggigiorno vago a ramengo", se me lo concedi, Visir, diventerà il titolo del romanzo con il quale, ottimisticamente, vincerò il Pulitzer...;))))))
il tuo sangue non è blu, bensì bluissimo.;)

Visir ha detto...

A proposito di Pulizer, nel 2008 è stato assegnato a Gene Weingarten, del Washington Post, per un suo articolo su Joshua Bell noto e "pagatissimo" violinista il quale, esibendosi come artista di strada nella metropolitana di Washington, fu bellamente ingnorato da tutti.

Così va il mondo mia cara.

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, sono pronta a scommetterci un soldino che noi, comunque, l'avremmo sgamato e gli avremmo dato la mancia. A noi il talento non sfugge, me sa.;)

Visir ha detto...

Se, se.... Ci vediamo alla premiazione degli "Oscar" per la letteratura.
Quando sul palco ci inviteranno per consegnarci l'ambito premio (ex equo) a me per le fregnacce e a te per le pinzillachere avremo modo di dirne e di farne.

Grande notte sarà, abbacinato dai flash saluterò i milioni di telespettatori con il dito medio alzato, volendo così esplicitare il cardine della filosofia taoista, ovvero che: Tutto è uno.

Vanessa Valentine ha detto...

E oseresti fare un gestaccio simile di fronte a po' po' di parterre? Scommetto invece che saresti abbacinato dallo sfolgorio gnocchesco delle dive...;))))))
tempo tre secondi e saresti già lì ad inseguirne una scopo accoppiamento, ah ah ah!!!!!:)))))))))))))))
punta angelina, e brad che ti insegue col forcone!:)))))))

Visir ha detto...

Beh! Come diceva Yoda lo Jedi il richiamo della Forza è potente; specie quando si presenta in forme biologiche di pregevole fattura, aggiungo io, meschinamente.

Non amo le vamp, mi piacciono le donne che non se la tirano.
Rosario Dowson (che a dispetto del nome da uomo è una gnocca da paura) ecco, con lei potrei inabissarmi nelle ardite altezze, approfittando della serata di gala e della gentile ospitalità di un camerino privato.
Poi, scarmigliato e in lieve ritardo, mi presenterei sicuramente sul palco per ringraziare il pubblico con una frase quanto mai consona alla circostanza: "Sono contento di essere venuto".
Però, così scivolo, per non dire che tracimo, nel pecoreccio...Vabbè! Ormai ho scritto. :)))