domenica 25 marzo 2012

Lavelli e ravanelli

Sì, mi sono decisamente persa, di recente.
Sommersa da una catasta di esperienze nuove, facce nuove, odori nuovi.
Ancora rintronata dal pisco delibato ieri sera, buono, è chiaro, ma gelido al punto giusto da creare un piccolo buco nero nello stomaco che mi ha funestato anco la domenica. Non ho più vent'anni, non sono più l'allegro tombino che ingeriva la qualunque facendola sempre franca. Quando sgarro, adesso, lo stomaco mi presenta il conto. E il cervello. E il collo, la schiena, i piedi, le spalle. E' come avere una fabbrica e gli operai sono sempre in sciopero, ce n'è sempre una. Una volta è la mensa, quell'altra la pausa pipì. Non va mai liscio niente.
Stasera me ne resto a casa a scribacchiare, mi dico, ne ho proprio voglia, mettiamo due parole in croce qui, nell'etereo etere di numeri, nuvolette, bytes e tutta l'altra roba che non conosco e immagino (male) soltanto.
Sono già torpida come un pitone in digestione, ho mangiato una decina di ravanelli in piedi, davanti al lavello, lavandoli appena sotto l'acqua, come facevo quando li tiravo fuori dall'orto dei miei, ancora un po' caldini e ferrosi di terra. Un po' di carne affumicata come la fanno qui a Poultryville, mangiata dalla vaschetta direttamente, stasera non sono in vena di cerimonie. Ieri sera abbiamo avuto a cena Armando e Serena, ho cucinato cestini di formaggi e verdure, la tortilla al forno e il risotto asparagi, brie e crudo di S. Daniele. Avanzato per fortuna poco, il risotto me lo farò fritto in crocchette. Ho il frigo che schioppa, da quanta roba ho comprato.
Non sono in formissima, comunque.
Stavo solo pensando, lì in piedi davanti al lavello, prima ( i pensieri che mi vengono, quando sto lì ad ascoltare l'acqua che chioccola, ragazzi) che per una volta nella mia vita non sento quel patema della domenica sera, rigirando in bocca la bile della vita, quella malinconia della domenica sera, quando si pensa al lavoro del lunedì.
Con la scuola non mi succede. E' la prima volta, forse, che faccio qualcosa e mi piace davvero, mi ci sento portata. Non è male.
E poi penso: ma noi, perché scriviamo? Perché la razza umana ha l'ossessiva necessità di comunicare i pensieri, di raccontarsi, di sentirsi dire ehi, questo mi piace, l'ho pensato anch'io, l'ho scritto anch'io? Vero che tutto è già stato detto e scritto? Che noi possiamo solo lavorare di cesello, ma la statuona è bella che finita? Sì, rifiniamo il naso, modelliamo un'unghia, ma aggiungiamo poco. O forse è il bello dell'opera nel suo insieme, qualcosa che possiamo goderci tutti perché ne siamo tutti genitori.
Perché non vogliamo morire senza che nessuno ci sia stato a sentire. Tremendo.
Perché finché raccontiamo, poveri Sherazade, restiamo vivi.
Se intratteniamo il destino, lui forse non ci darà la zampata finale, beffardo gattone che non è altro.
Sono le Colonne d'Ercole che mi mandano avanti. Sempre. Voglio sempre di più, di tutto quello che si può imparare, perché è per questo che sono nata. Se esiste l'anima, è una nave con le vele gonfie di vento.
Nel lavello c'erano anche un po' di piatti, ma ho fatto finta di non vederli.
Troppo prosaici.

38 commenti:

Visir ha detto...

E'una riflessione interessante la tua: perchè comunichiamo? O meglio perché parliamo e scriviamo nel tentativo di comunicare.

Anche oggi nel mondo saranno inviate 300 miliardi di email, 9 miliardi di sms, ma ci sentiremo comunque soli.
In media diciamo ogni giornata 2.200 parole a 7.4 persone (lo so fa ridere 7.4 ma le statistiche sono fatte così).
Queste parole saranno dette per ferire? Saranno parole d'amore o dette tanto per riempire un secondo di noia, oppure saranno espresse con il cuore?
Soprattutto saranno capite?

Se un sentimento, una nozione, una frase o un'idea non sono condivise e come se non fossero mai state dette.
E' terribile, ma viviamo ognuno prigioniero nella nostra gabbia di carne.
Fuori del perimetro della nostra pelle non possiamo uscire.

Ergastolani senza possibilità di redenzione o di sperimentare cosa possa essere veramente la libertà.
Comunque vadano le nostre storie tanto diverse la fine è uguale per ognuno: tutti cadremo senza aver mai superato questo limite.

Allora ci si distrae in questo penitenziario planetario parlando e scrivendo o con altre mille follie.
Si passano tra le sbarre piccoli pezzetti di carta al vicino di cella, magari gli si manda una voce, ma non si è mai sicuri che l'altro è veramente in ascolto.
Il più delle volte aspetta solo il suo turno per parlare.

Proviamo emozioni e speriamo che possano essere condivise, ma la certezza non ci raggiunge mai.

Ecco, forse è questa l'origine dell'ostinazione nel dire la nostra, il perchè del presuntuoso affanno di voler in qualche modo essere per un attimo una cosa sola con l'altro; Magari noi avessimo il potere, anche solo per un secondo, di viverlo con certezza e così facendo evadere finalmente.
Tutti sentiamo in una parte di noi di dover conoscere la strada che ci porterà oltre questo carcere per incontrare finalmente e veramente un altro e non sentirci più così soli in mezzo alla gente, in questo mondo tanto bello e maestosamente indifferente.

Vanessa Valentine ha detto...

Ma il potere di condividere le emozioni ce l'abbiamo, Visir, non lo senti?
Solo se pensi di non averlo ti blocchi e non lo sentirai mai.
Davvero ti senti solo in mezzo alla gente?
Che peccato.
Su, su, non essere così drammatico...:))))))

Visir ha detto...

Non sono drammatico, è la vita casomai che offre dei drammi, qualche commedia e una grande quantità di farse.
Basta aprire gli occhi e guardarsi attorno.

Sai che invidio profondamente il tuo inveterato e leggiadro ottimismo, talvolta sembri uscita da certe favole dove la protagonista zampetta fra i prati fioriti e parla con i coniglietti e gli scoiattoli.
Io mi aspetto sempre in questa favola il lupo cattivo che esce dal cespuglio e si “inchiappetta” senza pietà la pastorella contro un albero (mi perdonerai l'istantanea hard).
E’ il tuo un universo bucolico cui però non mi ritrovo.

Tu ti senti a casa in mezzo agli altri? Sempre? Che bello!
Probabilmente ti basta fare due chiacchiere con il panettiere perchè ti si scaldi il cuore.
Sono contento che ti compri la felicità a prezzo di saldo.
Io la mia la devo strappare a morsi.

Veramente, lo dico senza ironia.
Sei molto più brava di me.
Per me la vita è più difficile, complessa, inquieta.
Magari sono fatto male, probabilmente ho offeso gli Dei con la presunzione propria di una mente vivace.

Quindi non contesto la tua soggettività, anche se a me sembra un gran bel sogno in cui ti culli. Non dici sempre che ti piace tanto dormire? :)))))

Nel particolare però, scrivevo di una comunicazione significativa, vera, intensa; Mi rammaricavo sulla "non certezza" della condivisione profonda delle emozioni e della visione delle cose del mondo.

Mi spiace, ma non posso fare a meno di notare che spesso si parla solo per riempire dei momenti di silenzio.
Non è questo il caso, mi pare, ma come esserne certo?

Vanessa Valentine ha detto...

Il mio spirito è placido e pieno di coniglietti...:))))) che bella immagine.
Ti capisco, Visir, davvero. C'è chi nasce inquieto e attorcigliato, chi liscio, diritto e flessibile, tenero e verdino come il salice.
Chissà, forse è per questo che ci parliamo e ci ascoltiamo, perché vogliamo portar via dagli altri un po' d'inquietudine, anche se tanti se la tengono ben stretta perché in fondo le vogliono bene e non saprebbero vivere senza.

ross ha detto...

"Noi leggiamo e scriviamo perchè siamo membri della razza umana,e la razza umana è piena di passione...ecc.ecc " D'attimo fuggente.
Leggere, scrivere,dipingere, fare musica, parlare...comunicare insomma.
Se penso alle pitture rupestri,alle famose manine di Gargas. Vogliamo lasciare una traccia di noi.Mia .tua.nostra .la razza umana.
"Perchè egli ha messo la nozione di eternità nel cuore degli uomini,senza che essi possano capire"qoèlet

ross ha detto...

Mi stupisco che non abbia ancora commentato Gillipixel.
Attendo

Visir ha detto...

A Vivì: E vero si cerca di prendere, a volte (raramente) di dare, ma possiamo essere veramente solo ciò che siamo.
E' questo è, nel medesimo tempo, la grandezza e la miseria dell'uomo.


A Ross: Qoélet lo lovvo assai.

Gillipixel ha detto...

Eccomi Ross, ciao Vale, ciao ragazzi...scusate, ero un attimo di là, che avevo ancora due giaguari da smacchiare :-)

Allora, volevo dire solo un paio di cosette...

Una è una riflessione su alcune frasi di Visir...caro Visir, a mio parere, la tua lettura del carattere della nostra cara ospite Vivì rimane troppo aggrappata a come lei medesima si mostra a parole, ma non leggi fra le righe :-)
Voglio dire, secondo me Vivì non è la campionessa dell'ottimismo candido e superficiale...se presti un po' più di attenzione a certe sfumature del suo narrare e del suo raccontarsi, potrai cogliere molto più disincanto e molta più ironia di quanto non sembri...usa un sacco di diminutivi e dolci vezzeggiativi, la cara Vivì, ma non dimenticare che è sempre la stessa tipa che in questo periodo di magra tremendo, è riuscita a trovarsi già due nuovi lavori...io direi che è più tosta di quanto ci voglia far credere: è tosta come lo sanno essere le donne (e tra l'altro, questo è uno dei motivi per cui le donne ci piacciono :-)
Poi per il resto, massimo rispetto per la tua opinione, Visir...era solo una mia considerazione volante :-)

L'altra cosa: perché si scrive? Perché si legge?...Io sono circa 4 anni che tengo il mio blog e di vaccate ne ho scritte tante :-) che ormai mi accorgo di una cosa: ogni volta che viene tirato fuori un argomento, nel mio blog ne avevo già parlato :-) Quindi, se volete, vi rimando alla pagina in questione, che è la seguente:

http://andarperpensieri.blogspot.it/2009/08/eppure-e-un-peccato.html

Però prima di chiudere, mi piace riportare una bellissima frase di Antonio Tabucchi, sentita qualche sera fa alla tele, riguardo allo scrivere e per estensione anche al leggere...diceva Tabucchi: scriviamo perché a volte abbiamo troppa paura della morte, ma poi scriviamo anche perché a volte abbiamo troppa paura della vita...

A me è sembrata una gran frase...

Grazie Ross per la chiamata in causa :-)...io ho tre opinioni in tutto: una è falsa e le altre sono fuori moda, ma tu sei sempre molto carina quando mi chiedi di intervenire :-)

Ciao a tutti :-)

ross ha detto...

Gilli: Non sono carina .Leggo il tuo blog . Ero certa ,quasi un presentimento" che tu avessi già scritto dell'argomento. . Ora vadopererpensierigilliani.

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli...sniff...hai intenerito il cuore di questa vecchia ragazza...:))))))))
E' vero, sono piena di coniglietti saltellanti ma sono anche tristina e cogitabonda, tra le righe...so di avere la lacrima fin troppo facile, per questo il più delle volte faccio l'allegrona e la smargiassa...
Beh, anche a proposito di Tabucchi la lacrima scende facile...è davvero triste quando alcuni se ne vanno...
Dai, tiriamoci su.
Andiamo per pensieri, che è pure primavera. E quindi son belli, teneri e saporiti come le erbette da risottino.;))))

Salazar ha detto...

Si, Tabucchi, che dispiacere.
L’ho seguito passo a passo da “Notturno indiano”, quel Sellerio piccolo e blu che diceva: “Il taxista aveva una barba a pizzo, una reticella sui capelli e un codino legato con un nastro bianco.”
Anch’io adoro Lisbona, città smagliante, tutte le volte che ritorno in Italia prendo il volo della TAP e mi fermo lì tre o quattro giorni.
Comunque: una grande frase e un grande scrittore, Gilli.

Invece no, Vivì, no!, per favore. Non il primo cottage, quello che fa (male) il verso a Piet Mondrian se ti piace l’arte, oppure a L'Oréal in caso ti piacciano i profumi.
È terribile.
Meglio il secondo: potresti sguinzagliare tutti i tuoi coniglietti di pensiero sull’erbetta.

Mentre il nostro Visir non perde occasione per regalarci stille di felicità e gioia di vivere. Va bene anche così, ma ormai è diventato come gridare “al lupo al lupo”.
Consiglierei a Visir la lettura di qualcosa di allegro (per lui): H. P. Lovecraft, per esempio.

Gillipixel ha detto...

Cari Vale e Salazar, vi devo confessare che purtroppo di Tabucchi non ho mai letto nulla, ma è un "purtroppo" che m'impegnerò a far sfumare presto, perché ora posso pensare di avere davanti tutta la bellezza della sua opera, ancora intonsa e tutta da esplorare per la mia meraviglia di lettore...una miniera di bellezza ancora tutta da scoprire, cosa che non tarderò a fare a breve...non so come mai finora non avevo mai letto nulla si suo...sono le strane dinamiche che capitano nella carriera di ciascun lettore: certi autori li incontri presto, certi più avanti negli anni, ma una logica precisa in questo continuo gioco cronologico fra scritto e letto, non la si saprebbe indicare...

La frase che citavo l'ho sentita in un'intervista passata l'altra sera su Raistoria: Tabucchi mi è piaciuto molto per tante altre cose che diceva, doveva essere veramente una persona speciale, ed è molto triste che non ci sia più...

Niente...volevo solo aggiungere queste considerazioni...

Visir ha detto...

Visto che tutti qui si sperticano in saluti, baci e abbracci come in una stazione quando parte il treno faccio "ciao-ciao" anche io con il mio fazzolettino-ino-ino.

Rispondo a casaccio ma in ordine entropico.

Caro GPix, del vero carattere della leggiadra Vivì non so nulla.
Tu sei un entusiasta naturale ed è una cosa molto bella, ma sul fatto che (come dici) sia un elemento rivelatore, di un'anima indomita e grande, il cambio repentino di lavoro per sbarcare il lunario e riempire il frigorifero, mi sembra un pochino azzardato; Casomai sarebbe più meritevole conservalo il lavoro piuttosto che cambiarlo. Non credi?

Inoltre, noi tutti ci “conosciamo” solo per via epistolare quindi, sappiamo veramente poco l'uno dell'altro. Magari a Salazar in un contesto diverso gli sarei perfino simpatico, certamente per questo dovrebbe assumere una gargantuesca dose di acido lisergico però, mal che andasse ci potremmo sempre prendere a botte, che è sempre un ottimo sistema per diventare amici (scherzo).

Se prendo ad esempio me stesso (da buon egocentrico) che mi mostro nello scrivere tanto sepolcrale, criptico e nichilista ed invece nella "real life" appaio una persona estremamente dinamica, "fashion victim", talvolta perfino un uomo passionale e romantico in specie con un biotipo femmineo di gradevole aspetto e particolarmente nel periodo riproduttivo dei facoceri nani del Borneo con cui ho una singolare sincronicità, è naturale cogliere la distanza siderale fra lo scrivere e il vivere.
Amo perfino le feste, figuratevi, anche in contesti socialmente elevati dove è quasi impossibile avere una conversazione intelligente. Sono in ogni dove un grandissimo crapulatore, instancabile bordellatore e in definitiva vivo beato all'ombra della mia piramidale nequizia.

Nulla in me è rivelatore di questa anima (?) luminosa et inquieta, posta in un corpo (assai armonioso e affascinante) ma ahimè, dai giorni contati.
Scorazzo ramingo a ramengo con la mia superbike nera, veloce come un V2 tedesca fra le vie metropolitane e paio un essere senza pensiero alcuno. Qualche detrattore direbbe che questo elemento si nota anche nello scrivere, ma non cediamo alle calunnie…Sono così noiosamente vere.

Se mai uno di voi mi incontrasse non mi riconoscerebbe neanche se mi presentassi.
Questo che vuole significare?

Che scrivere non è essere, come parlare non è fare, ma questo lo sapete anche voi...

Intanto questo “train de vie” è partito, fra gli sbuffi di vapore colgo diafane figure in bianco che si approssimano. Non sono gli spiriti dei miei antenati che mi reclamano nel Valhalla, ma gli infermieri del reparto psichiatrico che mi circondano e mi ricordano che tutto è sogno.

Le gioie e le sofferenze dunque? Per quanto possano essere volute o negate sono solo un inseguire il vento, un po’come le nostre parole, che scriviamo sull’acqua di questo mare digitale, esse si perdono negli abissi come noi stessi nella profondità dell’essere. Una macchia di inchiostro è in definitiva la nostra vera natura, oscura nella sostanza ma riconoscibile solamente per un istante se è plasmata dalla penna del Destino, null’altro che un pallido tratto che si stinge con l’onda nuova che man mano arriva.

P.S. Degli scrittori italiani mi piace Erri de Luca, ha delle belle intuizioni, anche se non è certo Chuck Palahniuk.

Vanessa Valentine ha detto...

Eheh, Salazar, hai ragione...forse il primo è un po' troppo chiassoso, ma se ci metti vicino due alberi e sopra qualche rampicante, magari l'effetto si stempera...:))))il mio problema è che sono morbosamente attratta da righe multicolor e pezzette a collage, non ci posso fare niente. E' la mia natura giaguaresca (e voilà, mi collego ai giaguari smacchiati di Gilli...) ;))))
Di Tabucchi, faccio ammenda, pure io devo recuperare molto...come sarebbe bello non dover morire mai, e poter leggere di tutto, per sempre...:((((
Altolà, mi sto Visirizzando (ehi! oggi sono una schioppettata nei collegamenti!):))) ), bando alle mestizie et alle tristezze.
Lisbona è un posto da vedere, sempre per ricollegarsi ad un certo modo di vivere, da "fadista", il che significa con la consapevolezza che la giostra si fermerà, ma intanto...niente ci impedisce di continuare a spingerci sulle seggioline gli uni con gli altri per acchiappare la coda e gustarci, così, un altro giro...
Enfin: Lovecraft! Che meraviglia...tutto quell'orrore, quelle deformi divinità malvagie ed intrappolate, tutto quell'incerto nel vivere e morire...che voglia di rileggermi ancora tutto, per avere paura ancora di tutto...anni sappadini...devo davvero scrivere di voi e di quant'ero dark e lovecraftiana allora, perché gli io del passato ci tirano la maglia e ci dicono, non dimenticarci, tutto il tempo. ;))))))

Vanessa Valentine ha detto...

E Pessoa, Gilli, Tabucchi lo traduceva...Pessoa è grandioso.
La letteratura portoghese è molto, molto bella.
Che lingua dolce, carezzevole, danzante come l'acqua.

Vanessa Valentine ha detto...

Entropia, Visir...la vità è entropica, perciò cerchiamo di godercela.
Sono sicura che tu e Salazar, e anche se non vi conosco di persona penso siate davvero due grandiosi esemplari di maschio, possiate diventare amici sul serio, conoscendovi bene, alla fine di una rude scazzottata in stile irlandese, come spesso usano fare i maschi, sbattendo crani e corna (metaforiche) nella stagione degli amori.
Voi uomini non siete cattivi, siete solo troppo pieni di testosterone, una volta che l'avete smaltito andate a farvi una pizza e una birra insieme...nespà?
Vedi, Visir, bisogna dare ragione a Salazar quando sostiene che sei un po' tristanzuolo (citi continuamente la vita che finisce, l'umanità che si esta i calli, etc etc, questo lo sappiamo anche noi però sei un po MENAGRAMO, ecco, l'ho detto).
Perciò mi risulta ancor più incomprensibile sentire che fai il figo, vai alla feste e ti diverti pure quando sei da un'altra parte, e poi vieni qui da me e ti intristisci. Caro Visir, no, no, così non si fa. Mi fai scattare i sensi di colpa femminei, poi sembra sia colpa mia se ti incupisci.
Secondo me come scriviamo è anche come viviamo, le due cose sono associate...uno scrittore potrà anche far finta per un po' di avere un'altra personalità ma infine quella vera spunterà proterva come un fungo dopo la pioggia...:)))))) anche se non vuole.
Mi ricordi un pochetto certi dodicenni che ho in classe, fanno un po' la ruota e i drammatici perché vogliono su di sé uno sbattimento di ciglia e un brivido delle femmine...poi, appena sono fuori, nel sole, giocano a pallone e si dimenticano delle crudeltà della vita. Felici, appagati e sudati.:))))))))))
Scrivere non è essere, ma gli somiglia tanto.
E per alcuni è una vita alla seconda.

Gillipixel ha detto...

@->Visir: concordo con te, Visir caro :-) ciò che si scrive di sé, non corrisponde necessariamente e tassativamente a ciò che si è veramente nel mondo concreto :-)

E' bello considerarlo come un gioco fra le nostre identità, da ciascuno di noi presupposte in buona fede e sempre in buona fede un po' romanzate e piegate alle esigenze narrative...non so nemmeno se il tuo reputarmi attraverso le mie parole un "entusiasta naturale" (come dici tu con espressione che mi piace molto) troverebbe riscontro effettivo nella realtà
:-)

L'unica cosa che posso dire, confermandomi ancora una volta l'entusiasta di questa bella compagni virtuale, è che leggo sempre con molto interesse gli interventi di tutti, pur non sapendo chi siete :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, sei davvero un entusiasta naturale, un paziente, gentile, spassionato lettore della natura umana.
Visto che mi reputo simile a te, non posso che dire: sono felice di conoscerti, anche se soltanto virutalmente.
E perduro nel pensare che siamo fortunati ad essere così, io, te, ed altri che frequentano questo salotto alternativo alla realtà.
Sono seria, ragazzi e ragazze: sono davvero fortunata e felice di avervi qui con me, quando ne avete voglia. :)))))))

Gillipixel ha detto...

Cara Vale, ogni cosa carina che hai detto nei miei confronti è ovviamente ricambiata :-) Chi può dire davvero quale sia la strada più "vera" per conoscere una persona? Certo, questa è virtuale, vaga, evanescente...ma qualcosa di bello si riesce a trasmetterselo, in ogni modo, anche così...

Ha ragione Visir (...e non dico così solo per levarmi agevolmente dalla discussione :-), questi scambi di opinione "epistolari" rischiano spesso di causare distorsioni comunicative, al di là delle intenzioni di ciascuno, perché mancano tanti aspetti "non-verbali" che nella realtà aiutano un sacco a capirsi e a spiegarsi meglio, a creare empatia, ad innescare l'intesa che va al di là delle cose dette...

Ma anche così riusciamo a dirci, tutti, sempre cose interessanti: ciascuno può allargare la sua visuale riflettendo su ciò che ha detto un altro, anche le volte che non è tanto d'accordo e così via...

Adesso però la smetto, se no rischio di essere fatto Papa, al prossimo conclave :-D

Salazar ha detto...

Si questa potrebbe essere – e forse è - una realtà parallela, non avendo fisicità.
Ma, se la fisicità delle persone in questo ambiente non è palese, non visibile ne immaginabile, le idee e il background culturale e di esperienze vissute viene fuori sempre nello scrivere, immancabilmente. Succede così che dopo qualche tempo “conosci” i tuoi interlocutori, ti fai un’idea ben precisa di come pensano, di cosa pensano, e di come reagiranno agli argomenti trattati nelle conversazioni.
Questo se gli interlocutori sono ragionevolmente sinceri nel descrivere le loro idee in quello che scrivono.
Se non sono ragionevolmente sinceri sono dei troll.

Allora, mio caro Visir, sei un troll?
Hai impiegato 100 righe di testo in stile volutamente troppo pretenzioso, troppo arzigogolato, da quasi cicisbeo wannabe ironico senza riuscirci bene - nell’ironico, non nel wannabe - per dire di tutto un po’, sbattendo la penna a vanvera.
Ma soprattutto per dire che tutto quello che avevi scritto negli interventi precedenti era inventato di sana pianta, privo di fondamento intellettuale e non parte di te, del tuo essere, non sincero, e scritto soltanto per parlarti addosso, attirare l’attenzione con critiche negative in contesti dove sapevi benissimo non potevano venire accettate perché contrarie a qualsiasi logica, così da “truffare” intellettualmente gli altri abitanti del blog.
Non serviva scrivere tanto, Visir, per spiegare che volevi solo scriverti addosso, lo sapevamo già da un pezzo.

ross ha detto...

Ragazzi, volevo organizzare con voi un pic-nick virtuale(scriviamo e leggiamo perchè ci riconosciamo con panna e fragole,caro amico ti scrivo con burro e marmellata di lamponi.,l'uomo è acque profonde con cioccolato al latte e fondente.e tante altre leccornie )avevo pensato a tante prelibatezze,dolci e salate,ma ....visto l'ultimo commento di Salasar..... insomma, mi sa che scoppierà un bel temporale.I pic- nick con temporale non sono mai andati dac ordo.
Rimando alla prossima...

ross ha detto...

Mi sento come minnie wannabe con 2 cestini di merende per pic-nick in attesa del temporale.
Salasar -Visir: ditemi che vi ho fatto ridere.!!dai almeno sorridere .
Vanessa , PoRtA UnA CAssA dI birrAAA!!!

ross ha detto...

Un'ultimo commento poi entro nella mia casetta
salasar:La tua fisicità non è palese,ovvio.Non conosco il tuo beckgroud culturale e nemmeno le tue esperienze vissute(che trapelano dai tuoi commenti).Ma sento che sei vero, verace.
E ora, che piova pure nel deserto infuocato!.

Salazar ha detto...

Faccio l’astronauta a cavallo, ross, pensavo si capisse.
Come diceva il caro, vecchio, insuperato, Shakespeare: That beggars, mounted, run their horse to death.
Ops! Lui parlava di mendicanti. Chiedo scusa, ho sbagliato.

Navigante Vagante ha detto...

Scusate se mi intrometto, ma, se Vivì mi consentirà, vorrei dire la mia....per l'amor di Dio, mia opinione.
A parte i miei complimenti più vivi per la proprietà di linguaggio che vige in queste discussioni, ma temo che vi stiate un po' perdendo nei meandri della terminologia, più che focalizzarvi sui contenuti!!!!
Tuttavia, a prescindere da questo, perchè sostenete che da un veicolo epistolare non si conosca (o non si possa conoscere) una persona? Avete una proprietà e padronanza di linguaggio spettacolare, dunque capisco che non siete persone culturalmente ignoranti!!!!!! Lo deduco da un impatto epistolare, ma questo è il tramite per cui evinco una sfaccettatura di voi!
Sì, ma l'aspetto interiore può essere falsato da una mera voglia di suscitare solo curiosità, ma in verità non si pensa ciò che si scrive e dunque non so giunge alla conoscenza della persona? Certo!!!! Ma questo avviene sempre, per iscritto, per mail, per telefono, di persona. La persona, penso, si conosce SOLO ED ESCLUSIVAMENTE, se l'altro permette e ne ha voglia di farsi conoscere; se non ne ha voglia, si mostrerà sempre subdola, e resterà sempre uno sconosciuto!!!!! Anche se si interagisce di persona!!!
Grazie
Ciao

Navigante Vagante ha detto...

Scusate se mi intrometto, ma, se Vivì mi consentirà, vorrei dire la mia....per l'amor di Dio, mia opinione.
A parte i miei complimenti più vivi per la proprietà di linguaggio che vige in queste discussioni, ma temo che vi stiate un po' perdendo nei meandri della terminologia, più che focalizzarvi sui contenuti!!!!
Tuttavia, a prescindere da questo, perchè sostenete che da un veicolo epistolare non si conosca (o non si possa conoscere) una persona? Avete una proprietà e padronanza di linguaggio spettacolare, dunque capisco che non siete persone culturalmente ignoranti!!!!!! Lo deduco da un impatto epistolare, ma questo è il tramite per cui evinco una sfaccettatura di voi!
Sì, ma l'aspetto interiore può essere falsato da una mera voglia di suscitare solo curiosità, ma in verità non si pensa ciò che si scrive e dunque non so giunge alla conoscenza della persona? Certo!!!! Ma questo avviene sempre, per iscritto, per mail, per telefono, di persona. La persona, penso, si conosce SOLO ED ESCLUSIVAMENTE, se l'altro permette e ne ha voglia di farsi conoscere; se non ne ha voglia, si mostrerà sempre subdola, e resterà sempre uno sconosciuto!!!!! Anche se si interagisce di persona!!!
Grazie
Ciao

ross ha detto...

A Salasar:So che il vecchio shakespeare si serve di allusioni animalesche per osservare e rappresentare L'uomo nel bene e nel male .Questa immagine del mendicante a cavallo non la conosco.Il mio background culturale non me lo consente( a zoomorfizzazione vado da Ovidio a walt Disney).In quanto a backgroud esperenziale ,animali umani ne conosco molti.Sono una scimmia curiosa.
A navigante vagante:Un'intuizione al femminile .Sono(quasi) certa che Visir è perfettamente della tua idea.
Sono una vecchia strega sotto mentite spoglie.

Salazar ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Salazar ha detto...

Chiedo scusa ross: pensiero troppo chiuso, troppo personale.
È una citazione dal “King Henry VI”: in sostanza dice che quando delle persone non all’altezza della situazione si mettono a fare, o a dire, cose che non capiscono o non sanno, rovinano, avvelenano, portano l’oggetto della loro scellerata attenzione fino alla distruzione: cioè uccidono il cavallo.
Citazione non certo ispirata da te (che mi sei simpatica: mi piacciono le persone immediate che vanno dritte al punto come un palla di schioppo) ma, se adattata a questo luogo, da attribuire alla mia umile persona. Forse.

PS: interessante il tuo background zoomorfizzato: Ovidio era quello che abitava assieme a Paperoga?

Visir ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Visir ha detto...

A Vivì:
Nella tua scultorea immagine che hai edificato di me stesso, palesandomi come una sorta di adolescente “furuncoloso” che abbisogna di un sano "sfogo" per vivere beato e non rompere le palle al prossimo non mi ritrovo completamente.
E' la tua idea, se l'hai, in qualche modo, l'avrò ispirata e questo merita comunque una riflessione ma, ma, ma...
Sei convinta che sono triste e che ci posso fare? Mi metto a ballare sui tavoli con il capello a sonagli per farti divertire?
In fondo è solo perchè rifletto apertamente su situazioni che alla maggior parte della gente non piacciono. Paradossalmente la massa si lamenta dell’unica cosa che non mente a nessuno.
Per me è invece un modo per capire meglio il tempo che sto vivendo, collocare le questioni materiali in un ordine più generale e così apprezzare quello che ho, visto che non dura mai a lungo.
Magari sono un po' malinconico (azzardo) che però è in definitiva: la felicità di essere triste.

A GPix:
Sei puntuale e sempre garbato nell'esprimere il tuo punto di vista e tutti dovremmo imparare da te questa qualità rara.

A Ross:
Capisco poco quello che scrivi, ma spero con il tempo di migliorare.

A Salazar:
Come riesci a fraintendermi tu non credo mi fraintenda nessuno. E' una qualità anche questa che dispensi a piene mani con me. Sono un privilegiato in questo contesto ma non mi chiamare maleducato però se non ti ringrazio. Attivi il tuo personale "banalizzatore" e svilisci quello che scrivo con il sudore della fronte e di altre parti del corpo che non nomino per pudore. Contento tu. Non smetterò certo di scrivere per questo.

Da ultimo, chiosando su una considerazione generale a proposito della comunicazione virtuale, direi che, se è vero che si dipana al riparo dalla fisicità dei rapporti abituali e ancor più grazie allo scritto piuttosto che alla comunicazione verbale, penso però che essa abbia i suoi vantaggi insieme alle indubbie limitazioni.

Mancano certamente quegli "imput" comunicativi che arrivano dal corpo, dalle espressioni del volto, dal tono della voce.
E' dunque un handicap alla trasmissione del proprio sentire, vedere e percepire.
C'è anche però il favore dell'anonimato che ci mostra "in primis" a noi stessi delle sfaccettature difficilmente esprimibili e rilevabili nella quotidianità compressa in ruoli e stereotipi ai quali aderiamo spesso in maniera acritica per abitudine e convenienza.

Non lo sosteneva anche il signor Wilde? Date ad un uomo una maschera e vi dirà tutta la verità.

Vanessa Valentine ha detto...

Hi, Folks!!:))))))
Son qui con la cassa di birra, i plaid, le fragole, la panna, i panini col salame, le acciughe col cappero dentro, l'insalata russa e la peperonata (per i tipi dal colon ferreo).
Speriamo non venga giù acqua sennò son dolori.
Spero non abbiate ancora problemi con i robottini e le parole di verifica perché non saprei sinceramente dove sbattere la testa.
Sono felice di vedervi così allegri, ridanciani e pronti alla discussione come un gruppetto di dublinesi ubriachi a Temple Bar.:)))))))))
Devi ammettere, Visir, che ti piace attirare l'attenzione...se ti paragono ai teneri virgulti che pascolano nella classe è evidente che sto scherzando, so bene che sei un omone grande, grosso e testosteronico che ama andare dalla gente e gridargli nelle orecchie "ricordati che devi morire!":)))))) per questo già ti ho chiamato savonaroliano...
Altro dirti non vo'...amo vivere e lasciar viver, lo sai. ;)))))

Visir ha detto...

Come direbbe la tua insalata: Mi faccio condire. :)

ross ha detto...

A Vanessa:finalmente sei tornata.!
A Salasar:Ma noooo proff!Non è Ovidio ma Orazio . sempre cavallo è.
A visir:ora te la spiego. Leggendo il commento di navigante vagante, ho avuto la sensazione di leggere visir.In particolare "l'aspetto interiore può essere falsato dalla mera voglia di suscitare curiosità.."Che è un pochino quello che fai tu.nes pas ?Nell' ultimo commento parli di maschera . La sensazione che ne ho avuto è di un visir mascherato da navigante vagante.Solo una sensazione . Niente , come dice l'amico gillipixel.

ross ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Salazar ha detto...

@ross
Mica ci avevo fatto caso! Cheddire, le donne sono esseri superiori, o perlomeno raccolgono le sensazioni più a zig-zag che gli uomini.
Arriva il navigante nuovo nuovo, “no Blogger desde março de 2012” sostiene il mio browser portoghese, e dice quello che dice. Ma guarda che caso, che combinazione.
Comunque non ci credo, non posso assolutamente crederci, perché postare e rispondersi da soli cosa tipica di troll è.

Noo! Orazio era sposato con Clitemnestra, quella nata da un uovo di Nonna Papera, e viveva nella fattoria. Paperoga era quello con le maglie di Benetton.
Non facciamo confusione per favore.

@Vivì
I robot non ci sono più. Il coso va che è una meraviglia: fai clic e tutto si posta in un lampo. Ringrazio commosso.

Vanessa Valentine ha detto...

Ross, mi citi Paperoga! Il papero della mia vita, praticamente!:)))))
Forse però Orazio era il compagno di merende di Topolino, Paperino e Pippo, Paperoga è un'invenzione più recente...eheh, deformazione "professionale" la mia, scusatemi. ;))))))
Mi tiri fuori dal cilindro il coniglio magico...Navigante Vagante= Visir???
Mi sono persa. Mi sembra di essere Nero Wolfe con tutte le orchidee morte causa fungo carognoso.;)))))))
Però, certo che le donne, spesso, con le intuizioni ci prendono...;))))))

Vanessa Valentine ha detto...

"Quello con le maglie di Benetton" :))))))))
Grande, Salazar.
Paperoga è sempre stato il nipote psicotropo.
Mi hai anche fatto venire voglia di rileggere tutti gli Henry di Zio Willy. Più i Riccardi e l'Opera Scozzese.;)))))
Felice che tutto fili liscio!:)))))