giovedì 26 luglio 2012

Nord, Sud, Est ed Ovest


Beh, non pensavo che Berlino mi sarebbe piaciuta così tanto...sapete, certe volte si parte prevenuti verso una città, il cervello elabora visioni personali ed atmosfere preconfezionate e stantie in base a foto, filmati, sensazioni, come un collage strano e sospetto. E invece la città mi ha accolto con un cosmopolitismo fresco e strambo, gente cordiale, tedeschi di tutt'altra pasta, diciamo. Che poi, Berlino non è tutta la Germania.
L'albergo, in primis, strabello, moderno, ogni comfort, a due passi da Alexanderplatz, con mall pieni di ogni ben di Dio, scaffali su scaffali di Zuppe Knorr, da fare incetta, e vagonate di cioccolate meravigliose, mai viste in Italia. E torte a otto piani, tutte belle e mangerecciottissime nelle loro fettone divise dalla plastichina...aaaahhhhh.
Mi chiedo come facciano a vedere tutte le mostre che mettono in piedi, ad andare a tutti i concerti che 


organizzano, a godersi tutte le kermesse gastronomiche, una ad ogni angolo. Sarà forse perché vogliono recuperare il tempo perduto negli anni del Muro.
Ce n'è qualche pezzetto in giro, colorato, pieno di firme, pieno di ciunghe attaccate. Quanta follia, quanto dolore. Tutta la bagarre della guerra è ancora viva, ci sono musei, laboratori, convegni ancora dedicati, e monumenti per ricordare l'olocausto, il tutto davvero partecipe e intenso, vissuto con la dedizione tedesca. Che popolo misterioso. Capace di tanta bellezza e di tanta distruzione. Però, in fin dei conti, l'umanità è tutta fatta così.
Grazie alla guida Cartoville del Touring Club la città ce la siamo girata con grande scioltezza, un bel quartiere qui, un mercatino là, i musei della zona del Duomo e Potsdamer Platz, beh, che spettacolo.
Vista la prima sera, da togliere il fiato, un'atmosfera serena, rilassata, gran locali pieni di gente, si vede che non hanno ancora le pezze al sedere come da noi. Tutta la struttura attorno al Sony Centre è un'astronave atterrata e lasciata là mentre gli alieni si fanno un giro di shopping. I giochi di luce ci hanno lasciato a bocca aperta, come bambini piccoli davanti alla pasticceria delle meraviglie.
Girarsi la città con i mezzi, poi, è comodissimo, e salvapiedi. E schiena. La piccola bastarda ha infatti iniziato a rifilarmi le sue stolide staffilate fin dalla prima mezz'ora. Non ho più vent'anni, e lei lo sa. Mi muovo parecchio di legno, i musei cominciano a diventare una via crucis di panche sulle quali mi lascio cadere accanto alla sfiatata signora inglese di settant'anni. Resto a rimirare un quadro espressionista sublime nei suoi incazzati arancioni, neri e rossi, finché il disegno non salta fuori, con le buone o le cattive.
Non sapevo davvero come vestirmi, il meteo sparava temperatute polari, tipo la minima 9°. Però il maglionazzo poncho di H&M mi ha salvato durante le raffiche piovose e inzuppanti pomeridiane.
Il problema di questi viaggi è la valigia. Due vestiti due te li devi portare dietro, e non puoi caricarti di un valigione da paura (ma vorresti). Ergo, non ti puoi comprare una mazza, ma lo vuoi, oh, se lo vuoi. Vedi mercatini con abiti vintage, pupazzetti che in Italia non trovi, targhe di latta, libri, calamite...come posi gli occhi, hai già voglia di aprire il portafoglio. Antonella mi ha fatto scoprire i pupazzi di Britto, un artista di Miami che progetta teiere, mug, pupazzetti con gatti, cani, pesciolini, molto colorati e adorabili. Peccato costino un occhio.
In definitiva, Berlino è uno spendificio di gran classe. H&M ad ogni angolo, la sede più bella mai vista è attaccata alla sinagoga, dopo cinquanta metri ne trovi un altro. Un corpo solo non basta, quando hai a che fare con una città così.
Se dovessi consigliare le pappatorie migliori, per un soggiorno breve, suggerirei le macro birrerie con piattone di stinco e patate e birra come se piovesse (buonissima, ovvio, e a buon mercato. Berlino è una città con prezzi davvero onesti, per essere una metropoli). Noi, in realtà, ci abbiamo solo bevuto con risultati esilaranti.
E in più ci siamo anche gustati un'autentica cena berlinese, ospiti della coppia di amici che avevamo ospitato in ottobre, in una casa di fine ottocento con pavimenti di legno crocchiante e un'immensa stufa di maiolica in salotto, con le finestre che si aprivano sulla strada piena di tigli e altre case d'epoca...pensa stare lì d'inverno, con la neve che vien giù pianino, la stufa che produce il suo calduccio e tu li a leggere, con le fette al caldo, gatto e plaid d'ordinanza. Ullallà.
I crauti con cipolla, aceto, zucchero e peperoni verdi son più buoni di quel che sembra. Invece, il formaggio morbido di malga farcito di cipolle si è rivelato pesantuccio. Però bono, urca.
Non ci siamo fatti mancare nulla, malgrado anche il tempo risicato.
La terza serata l'abbiamo passata alla Torre della Tv, Fernsturm o qualcosa del genere, quell'agone gigantesco che si vede nella skyline della città, devo dire piuttosto bruttotto (come buona parte dell'architettura sovietica. I russi, gente spiccia e pratica, poco sibaritici, tiravano su condominiotti orrendi per stiparci la gente come le sardine. Ti fa rivalutare il Cita di Marghera, poco ma sicuro.
Salire con l'ascensore ti tappa le orecchie, ti fai duecento metri in una manciata di secondi, non fai in tempo a dire ba che devi uscire. Però il panorama...il ristorante gira e ti vedi Berlino a 360°, con la notte del Nord che sembra non arrivare mai. Ma quando si accendono le luci (ma di notte spengono tutto, che risparmiosi, così si fa) che roba, che maraveggia. Il ristorante offre roba buona ma cara, meglio pigliarsi una birra e morta là. Andate a mangiare altrove, perché altrimenti uscirete come noi, affamati alquanto. Eheh.
Con Sergio che in pratica sclerava dalla fame, dopo il suo piattino con filetto microbico e verdurine a julienne. Dimmi tu se ci tieni in piedi un uomo di un metro e 85 dopo una giornata di camminate. O una tipa di un metro e 76, con gli stessi km macinati.
Esperienza che mi ha molto provato.
Sono tornata in Italia con una fame...perdura, oggi a pranzo mi sono sparacchiata le pappardelle col ragù d'anatra. Per fortuna con i vicini abbiamo i soliti 100-150 buoni di Groupon da far fuori prima della scadenza. Non sto qui a raccontarvi di propositi di diete, non è un buon momento, direi.
Però, che bella, bellissima città. Aperta, moderna, godereccia.
A farmi raccontare da un amico la vita di un venticinquenne nella Berlino Est pre-caduta muro, chiedendogli, ma, la Stasi? come vivevate? uscivate, andavate a ballare, vi divertivate? e lui, beh, sì, facevamo tutto, non potevamo andare troppo in giro per il mondo ma ce lo facevamo bastare. E io, ma dai, non volevi vedere Londra, essere un punk lì, girare come ti pareva? e lui, eh, sì, che volevo, ma tanto non si poteva. Ci sono andato dopo. Convenivamo che non era la stessa cosa.
Non giustifico nessun Ismo che rovina la vita alla gente.
Ci manca tanto da vedere...bisognerà tornare, prima o poi.
Noi che possiamo andare dove vogliamo, ed è davvero, sempre, una gran fortuna.




6 commenti:

Gillipixel ha detto...

Grazie del bellissimo reportage, Vale :-) Me lo sono proprio gustato :-) dev'essere una gran città, ma raccontata da te, un po' Wenders, un po' goodbye Lenin, un po' con grazia gattesca-patavina, suona ancor meglio :-)

Visir ha detto...

Ho vissuto a Berlino per una ventina di giorni.
Frequentavo una dolce “fräulein “ che allietava il mio inquieto girovagare.
Ero ospite nel suo appartamento all'ultimo piano in un antico stabile della parte est, abbastanza vicino ad Alexanderplatz, in un'atmosfera molto romantica e lievemente decadente.

Le immagini che rievochi, in alcuni momenti, coincidono con quelle che ho vissuto anche io.

Nel particolare, il lento scorrere del tempo quasi inconcepibile per una metropoli così moderna.
Berlino è una città mai affrettata ma che arriva puntuale a tutti i suoi appuntamenti.
Essa ha una qualità di vita rara.
Le sagre berlinesi regalano cibi squisiti come il pesce affumicato autoctono con i cetrioli e quel pane così saporito che è per se già un piatto.

Ricordo che dopo le cinque del pomeriggio la maggior parte dei suoi abitanti terminava il lavoro e si ritrovava in piccoli pub a bere e a mangiare, senza fretta appunto.
C'erano e credo ci sono ancora piccole chiatte a ridosso del fiume dove si può bere birra e ascoltare musica con i piedi nell'acqua.

Il mezzo migliore per girarla è la bicicletta, ho pedalato per le grandi "Straße" contagiato da quel lento scorrere del tempo che è per me il solo modo di godersi la vita.

Il Reichstag è maestoso.
Curiosamente il loro parlamento federale è sempre aperto per chi lo vuole visitare e, in ogni momento, è possibile essere aggiornati delle questioni che sono dibattute dai deputati.
Proprio come da noi.

Certamente a grandi qualità corrispondono sempre grandi difetti e non fa eccezione questo popolo sotto certi versi straordinario per disciplina, senso civico, onestà.
Per altri versi la storia ci ricorda quanto ampio è stato il lato d'ombra (particolarmente pronunciato) di questo popolo.

Pare inconcepibile che convivano simili contrasti, ma in fondo sono come le oscure notti dell'anima di ognuno.

Vanessa Valentine ha detto...

Sì, è davvero molto bella, smisurata, piena zeppa di tutto...è l'impressione che fa a tutti, a dire il vero. Da tornarci, o da andarci, davvero.:)))))))
E ce ne sono, di città fantastiche da girare, grazie a Dio!:))))))

Vanessa Valentine ha detto...

No, Visir, il pane proprio no, non lo reggo...sa di calzini!:))))))))
In realtà nel Reichstag si poteva entrare solo su prenotazione dopo una fila consistente e per vedere solo la cupola di Foster, probabilmente i tedeschi si sono rotti delle processioni del popolo o la Angela è stufa di fare la polvere ogni volta che ce ne andiamo...
I berlinesi che ho conosciuto sono tocchi di pane, in effetti, uno ha un cognome ebraico che sicuramente ha procurato problemi ai nonni, gli altri si sono pazientemente sciroppati Stalin e soci (e non erano farina da ostie nemmeno i rossi).
Ben vengano i caffè all'aperto, le discussioni in un'Europa in crisi ma comunque libera di idee e movimenti, i ragazzi di tutti i sessi innamorati e mano nella mano. In questo sono davvero molto avanti rispetto alla nostra piccola Italia papizzata.:(((

Visir ha detto...

Teutonicissima Vivì,
Credo che abbiano cambiato le regole per le visite al parlamento federale, contagiati anche loro dal dilagante asservimento in cui si tramutano i diritti in concessioni.

In ogni modo il pane che ho mangiato era superlativo, quindi non ho idea dove lo hai comprato, ma certamente non dove lo compravo io.

Anche le vicissitudini tedesche non sono che lo specchio di quelle del mondo, magari solo un po' amplificate perchè tutti quelli che si preoccupano delle masse per liberarle hanno sempre elaborato nuove prigioni per rinchiuderle. La storia è scritta, ma chi sa leggere?

Che dire, da ultimo, dell'amour? Rende bello tutto, ci fa sentire ricchi, ma solo perchè non si ha bisogna di nulla a parte l'oggetto del nostro amore.
Un sentimento che se vissuto intensamente esalta e a volte distrugge.
Si capisce così come molti lo vedono, ma non gli possono parlare e sono sempre in agguato per non incontrarlo.

Stammi bene e buone vacanze.

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, britannica sì, teutonica (pure issima!!), no, direi di no.:))))))
Resto comunque un'estimatrice del pane tedesco crocchiante e fantasioso, tipo quello con i semini, col girasole, etc etc. E' quello nero che per me sa di calzini, ma sapeva di calzini umidi anche lo stesso pane in Irlanda, quindi penso sia proprio il tipo di pane che non mi va.
Buon amore e buone vacanze anche a te!