giovedì 1 novembre 2012

La Reclame!




Con la Bagi, ieri sera in divano, ci siamo gustate la nostra solita serata da ragazze.
Hippie!, torna l'autunno e torna anche "Mad Men", la quarta stagione.
E' da illo tempore che devo scrivere qualcosa su questa meraviglia di telefilm che ormai han visto tutti, ha vinto montagne di premi ed ha ispirato abbondantemente la moda in giro.
Si tenga anche conto che in questa casa abbiamo tomi a profusione della Taschen su pubblicità varie a partire dai primi del secolo...i volumi più sfogliati sono quelli sulla pubblicità degli anni '50 e '60, disegnati sontuosamente e in grado di creare un universo perfetto all'interno del quale qualsiasi essere umano vuole vivere. Perché questa è la verità. Specialmente se uno esce da una guerra ed ha visto un sacco di morte, attorno a sé. Le cose belle e comode, grande consolazione, piacciono a tutti, potendosele comprare, senza rovinarsi economicamente e senza che diventi l'unico faro nella vita.
Valeva nei perbenisti '50 e vale anche nel debosciato Ventunesimo secolo perché, ragazzi, l'umanità è fatta così.
"Mad Men", per chi ancora non lo sa, racconta la storia di un gruppo di pubblicitari negli anni '60 in America, intrecciando le vite delle persone con i cambiamenti sociali e storici, tutto alla luce dei mutamenti che la pubblicità porta nelle vite della gente: come si creano i desideri di massa, come il costume evolve, i rapporti tra i sessi, i rapporti con i figli e via discorrendo. Un trattato di storia in giacca, cravatta e fumo di sigaretta.
Inutile dire che per una spettatrice del Ventunesimo Secolo vedere uomini che dicono spensieratamente alla segretaria "portamene un altro, tesoro" (parlano del uischetto che bevono a garganella per sciogliere le idee),e mentre lei esce le guardano le retrovie (beh, succede anche adesso, con maggiore discrezione) e mentre le parlano fanno quello sguardo leggermente irritante sottintendendo che non ci arriva perché ha la gonna a palloncino e le tette a punta e la frenologia dell'epoca ritiene ancora che le donne non ce la fanno per via di un cervello più leggero, beh, è sempre una questione che fa leggermente prudere le mani. Maggiormente le americane, in una società che prende molto seriamente le molestie sessuali sul posto di lavoro (e qui si rabaltano tranquillamente la collega sul sofà, senza chiudere nemmanco la porta dell'ufficio a chiave). Aggiungo anche le botte ai figli e il fatto che i dottori fumassero mentre visitavano i pazienti, orrore! Del resto, la Lucky Strike è uno dei grossi clienti della Sterling Cooper (poi Draper Pryce, in più).
Ad ogni modo mi godo gli arredi perfetti e i vestiti, dal 1960 si passa al 1961, al 1962...ci sono i Kennedy, Marilyn, i beatniks, gli speculatori, la paura dei comunisti. Soprattutto ci sono le persone e quello che vogliono. O almeno quello che il bel tomo alfa Don Draper vuole che vogliano.
Uomo dal passato misterioso, granitico e conquistatore, gran sottanaro malgrado l'inquieta mogliettina trofeo Betty lo aspetti a casa con due pargoli che la temono come la peste, è il motore dell'agenzia pubblicitaria, multiforme ingegno, amato da donne e uomini, come il Passator Cortese.
Ah, bei tempi, con le segretarie svolazzanti su e giù per l'ufficio, tutte agghindate e cotonate, con i rossetti corallo e i dentini bianchi, le borsettine e i guanti, le donne di qua e gli uomini di là del vetro, a fare i creativi in una nuvola di fumo...non che ci vorrei vivere volentieri, chiaro. Però, che fascino! Se così non fosse, non ci sarebbero i Festival del Vintage, con la gente che si fa i vestiti in casa o ravana nei mercatini dell'usato a Londra, in cerca di quel vestitino '60 che, originale, è ormai introvabile, nella grande distribuzione. Però li rifanno uguali e vanno a ruba.
E' così bello recitare vite passate, così bello anche vederle sul piccolo schermo, ripensare a quanto hanno creato di noi, del nostro gusto. O magari l'influenza che hanno avuto sulle nostre madri (la prima cucina di mia madre, da sposata: quattro armadietti quattro di alluminio bianco attaccati al muro, cucina detta "economica", a gas. Tavolinetto in formica. Identica nei disegni degli illustratori pubblicitari del Dopoguerra. Negli anni '60 che morivano era un lusso, paragonato alle fiamme libere di certe cucine preistoriche. A vederla adesso, con i nostri cassettoni laccati, le cappe high-tech e i frigoriferi mammut, viene da ridere. Però.
Perché il tempo è una ragazza con i capelli sciolti che continua a camminare, si volta, ci guarda e ride.
Non lo so, ma "Mad Men" è una serie che mi incanta. Sarà perché la narrazione lascia molto al mio intuito (certi personaggi scompaiono e vanno a vivere la loro vita pirandelliana di personaggi, altrove) ma la storia non grippa mai, tutto viene fluidamente messo in dialoghi folgoranti, che messa in scena. Cinema puro.
E siamo già nel 1965, adesso, c'è una nuova guerra, le contestazioni, la liberazione sessuale, le donne sono già più sicure di sé, o lo sono sempre state ma dovevano solo far finta che no, Don Draper ha perso sicurezza nella seduzione, non ci sono più le femmine di una volta. Da quando la mogliettina gli ha preferito un marito più vecchio e paterno (ah, Betty Draper, che donna difficile, che madre anaffettiva, che figlia irrisolta) lui vagola alla ricerca di qualcosa, sempre Ulisse pubblicitario, sempre womaniser, il passato che lo angustia. E' un uomo che non esiste completamente, solo la pubblicità sembra crearlo, forgiarlo, autenticarlo, dargli respiro.
Come un dio capriccioso, i sogni e i bisogni umani estrapolano dal fango la nostra dolorosa interezza. Perchè da sempre, guerra dopo guerra, perdita, lutto, amore o figliolanza che giungano, noi siamo quel che desideriamo, quel che sogniamo. L'ideale perfetto e disincarnato che non saremo mai, la felicità che ci sfugge di continuo, deridendoci. Solo gli oggetti, una pelle libera dai brufoli, una birra, una moto, un reggiseno, possono renderci liberi e felici, tutti uguali e alleati in un modello che ci faccia sparire nel mucchio, come bisce contorte, tutte insieme, nella stagione degli amori.
Perché noi vogliamo la libertà di perderci negli altri, per non vedere le facce di riprovazione, quando decidiamo di sbagliare tutto da soli, e di essere soli.
Ma la rossa, ubertosa, Giunone e pavone di quella Joan...se è tutta roba sua e non frutto di imbottiture strategiche o siliconiche, caspita, chapeau al Creatore. Intelligente, manipolatrice con anima, amante mai dimenticata e vallata, mare e cielo di carne pronta a sostenere tutto il mondo degli uomini che tentano di camminarci sopra, uscendone ogni volta con stile e sorrisetto. Un incubo per tutti gli uomini che temono le donne.
Un sogno, per tutti gli altri. Per fortuna, la maggioranza.
E che twin set sfoggia!, che spille!
A colazione i giovanotti lei se li sgranocchia come i Kellogg's, altroché.

5 commenti:

Gillipixel ha detto...

"...Con la Bagi, ieri sera in divano, ci siamo gustate la nostra solita serata da ragazze..."

Ahahahhahaa :-) fantastico, Vale
:-D uno degli incipit più belli che abbia letto negli ultimi tempi...fa a gara senza problemi con quello di Anna Karenina :-)

Mi è piaciuto tantissimo anche il resto del tuo articolo...ti trovo in forma narrativa smagliante :-) non l'ho mai visto, questo telefilm, e me ne rammarico...mi hai incuriosito un sacco, ma ho visto che l'orario è un po' impervio, speriamo in programmazioni future più clementi...

Chissà, però...quegli anni lì, i 50 e i 60, sono stati sicuramente eccezionali e per certi versi irripetibili...ma non sarà che quello che si comincia a pagare oggi, affondava già le sue radici in quella spensieratezza? Va beh, domanda oziosa :-) coi se e coi ma la storia non si fa, chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato, simmo 'e Napule paisà :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Eheh, magari Gilli, se i miei incipit fossero davvero così buoni come dici sarei miliardaria!:))))))
Sono diversamente ricca, diciamo, dai...:))))))))))
Mad Men lo danno in replica anche la domenica, su Rai4, più o meno verso le 15.45...una volta che lo guardi poi non smetti più!
Il telefilm in realtà è molto cattivello e già il cinismo della pubblicità mostra i primi segni...basti pensare al fumo, veniva perfino incentivato! e poi le magagne si sono viste. Per noi, appunto, vedere una donna incinta che fuma e beve è un'eresia...ok, sono passati anche cinquant'anni e la società è cambiata, in alcuni casi in meglio in altri in peggio, ma la storia è sempre andata così...
La cosa bella dei 50 e dei 60 è stato mettere in discussione le regole, anche quelle estetiche, ricrearle creando dei capolavori ineguagliati per bellezza.
Quando chiedo a mia madre o a mio padre com'erano quegli anni mi rispondono belli, perché ero giovane...poi, di quel che succedeva, non me ne accorgevo...appunto, come sempre. ;))))))))

Visir ha detto...

L'apologia degli anni 60' è giusto adatta ai telefilm.

Si dimentica che i "negri" in U.S.A. erano considerate delle non persone, viaggiavano su autobus separati e non andavano neanche in guerra come veri soldati (perchè considerati come animali inaffidabili).
Bisognerà aspettare il conflitto con il Vietnam per farli morire come gli altri cittadini americani.
Gli italiani, allora, erano apprezzati come dei negri bianchi, sottopagati e umiliati come solo una società ipocrita come quella americana riusciva e, ahimè, riesce tuttora ancora a fare.
L’Europa in confronto è un principe di virtù.

Se ci si ferma alle cravatte strette e al ciuffo è molto carino pensare a quei tempi con nostalgia, ma bisogna dimenticare quasi tutto oppure non essere informati di niente.

Proprio in quegli anni inizia l’epurazione anticomunista gestita da quel omosessuale non dichiarato di Hoover a capo del F.B.I. con processi farsa e indiziari che stridono con ogni principio di giustizia sbadierato dagli uomini a stelle e strisce.
La crisi di Cuba dove il “buon Kennedy” rischiò fattivamente una guerra nucleare con l'URSS è stata la ciliegina su uno dei peggiori presidenti degli stati Uniti. Già suo padre, ambasciatore in Germania, tacque sul olocausto ebreo per i suoi pregiudizi antisemiti e soprattutto i suoi interessi economici.
E’ paradossale l’ interventismo Kennediano, fra un incontro galante e l’altro condiviso spesso con il fratello, in quella guerra vergognosa che fu quella del Vietnam, proprio quando in campagna elettorale promise la pace.
Queste sono le maschere con cui si è voluto e si vuole nascondere il genocidio di un popolo sovrano (quello vietnamita) che aveva solo la colpa di volersi auto-determinare. Senza parlare dei sostegni alle dittature (solo qualche anno dopo) in tutto il sud America.
Questi signori si sono seduti su una montagna di morti e ancora ci vogliono insegnare la poesia.

Mentalità divertente quella degli americani: nessuno ha detto niente, quando Nixon ha bombardato illegalmente la Cambogia, ma se lo avessero sorpreso a farsi succhiare il birillo da una stagista lo avrebbero cacciato in due giorni come è successo a Clinton trenta anni dopo.

Eventi che seguono di poco e altri che sono contemporanei di questa "bel epoque" descritta da questa serie TV che sarebbe meglio annoverare nella fantascienza piuttosto che nella storia.
Il problema dell’emancipazione femminile è stato certo fra le tante ingiustizie la più innocua, quando bastava pochissimo per morire in un linciaggio ad una persona di colore diverso dal bianco.

E' emblematico e tutti, se siamo corretti, conosciamo la stessa verità: la storia e spesso la nostra vita consiste in come scegliamo di distorcerla.

Gillipixel ha detto...

@->Visir: sempre molto potenti i tuoi interventi, Visir...in effetti, il cosiddetto sogno americano, grattando grattando i vari strati storici, sotto sotto assomiglia sempre più ad un mezzo incubo...

Visir ha detto...

Sai com'è GP, abbiamo bisogno tutti di un demone che entri nei nostri sogni per dirci che stiamo dormendo.

In un panorama più ampio l'esistenza usa certi uomini per determinare le condizioni per il risveglio di altri.
Un profeta, un condottiero, un pazzo...magari un blogger :))).

Tutto è funzionale alla manifestazione del reale, ma purtroppo l'ipnosi collettiva risorge dalle sue ceneri con la monotona regolarità di una stagione non amata.
E', a mio personale parere, una costante rievocazione degli stessi errori sino a quando, forse, si comprenderanno.

La verità, del resto, è l'unica cosa che ci ferisce ma anche l'unica che ci guarisce.

Penso quindi che non si è mai abbastanza indipendenti nel perseguire la propria strada.

:D