lunedì 21 gennaio 2013

Vecchia Marmotta

Aaahhh, un minimo di relax in divano con la gatta, serata piovosa e freddina, candele e cena veloce..chi è più soddisfatto di me?
Avete ragione, mi sto dando alla macchia. Ebbene, mi sono messa sotto a studiare il manuale delle Giovani Insegnanti, in copertina si sono anche Qui, Quo e Qua col Gran Mogol, col colbacchetto (ecologico), tutti intenti a salvare la Piccola Insegnante incastrata nella tagliola del Miur...simbolicamente, mettiamola così.
In vista degli scritti, per febbraio, ho rispolverato le vecchie antologie della Oxford University (fatte benissimo, sono ripartita dal secondo volume, quello con i Romantici e i Vittoriani, sinceramente li preferisco a tutto il bailamme medievale e quattrocentesco, anche se mi tocca rinverdire pure quello).
Il manuale spiega di tutto un po', usando un mucchio di sigle di cui francamente capisco ben poco ( tipo CLIL, QCER, OSA, POF, etc). POF mi sembra spieghi bene gli sviluppi venturi della mia carriera d'insegnante.
Va ben, intanto andiamo avanti.
La cosa bella è poter studiare tutto il pomeriggio Oscar Wilde, Joyce (ho ricominciato a leggere "Ulysses", la traduzione mi sembra più snella rispetto a quella dei Meridiani, poetica ma ponderosa. Più digeribile, ecco). E leggo e salto e rileggo e rispulcio e macino anche quello splendido saggio sul modernismo che mi hanno fatto comprare per Inglese III e di cui, francamente, avevo capito gnè gnè mica tanto. E adesso, invece...meraviglie del cervello che invecchia, così profondo, così saggio, così autonomo, emotivo...i concetti gli fanno fare sì, certo, con la sua testina da cervello tutta perfettina e saccente, e gli fanno dire, ma è ovvio, come non arrivarci, a ventitrè anni? Beh, figliolo, a quarantadue è più facile, punto. Almeno quello.
Ah, ci vorrebbero delle domande sulla Woolf, sulla Pym, su Trollope...Magaaaaari!, direbbe Guzzanti, ma nun ce lo fanno fà.
In attesa dell'apocalisse scolastica, comunque, la vita prosegue, cricetino virtuoso che fa andare la rotella, diligentemente.
Vedo bei film, faccio cose, vedo gente.
Cucino poco ma ho un mucchio di fame uguale, tanto vale che mi metta ai fornelli a far cose sane.
Cosa ho visto al cinema? Beh, appunto, come dicevo in qualche post di anni luce fa, a Capodanno abbiamo visto "Ralph Spaccatutto", davvero un gioiellino di disegni e trama, una chicca per tutti i nerd amanti di videogiochi, con Ralph che pianta là il gioco nel quale non è pienamente apprezzato per cercare gloria e medaglie in altri giochi, trovando la vera felicità ove non si pensava...Disney gradevole, attuale, non scontato. Lacrime finali, mamma, quanto piango, a quest'età. Non vi dico a vedere "Bright Star", della Campion, sulla breve e sventurata vita di Keats. Povero, un genio, con questa maledetta Tbc che ha decimato la famiglia, spiantato, innamorato e incapace di sposare la sua Fanny, donna già moderna, sarta capacissima, quasi una stilista ante litteram... e una pensa, ma perché non sono andati a vivere insieme in un bel posto caldo tipo la Spagna o l'Italia, lei a lavorare e a mantenere il cagionevole compagno mentre poetava e ci regalava odi agli usignoli, fregandosene di quel che la società bigotta e imbecille pensava? Che spreco, che tristezza... o forse, se gli ottocenteschi fossero stati menefreghisti come noi del Ventunesimo secolo, forse non ci avrebbero regalato tutta la loro magnifica arte condita da dolore, impotenza e frustrazioni, no? Noi che possiamo tutto siamo moscetti sotto il profilo creativo? Chissà. Forse sei davvero libero solo se combatti per esserlo, mah.
E giù a piangere, comunque.
Mi vedo "Ponyo sulla scogliera" e frigno, alla fine della serata mi ci vuole l'aspirina, ho un mal di testa da Papà Zeus un po' prima di partorire l'amata figlia Atena. A "Casalinghe Disperate" mancava solo la morte di Mike Delfino...una tragedia. Bastardi. Ma come si fa...
Mi ci vuole un po' di sana distanza emotiva, ecco. Sono sempre stata un calderone di emozioni, speravo che invecchiando il lato gelidino del mio carattere avrebbe preso il sopravvento e invece è scomparso quasi del tutto, ritirato in una grotta umida e solinga, da qualche parte. Così non si va avanti. Il solo pensiero di rivedere i miei piccoli a scuola mi squassa. So già che scoppierò a piangere di fronte a tutta la classe appena mi saluteranno. :(
Ma se ho pianto perfino perché stasera finiva "Jersey Shore"! (Sì, lo so, questa è grave, ne sono consapevole).
Potete biasimarmi se cerco di buttarmi sulla glottodidattica, tentando di capire cosa sia? (infruttuosamente). Oppure se cerco la ricetta perfetta per i Baci di Dama? (i dolci sono sempre una consolazione).
Meno male che la vita è una continua distrazione, mai noiosa, un carrettino cigolante che scivola lungo il pendio di una collina, e tu ci stai sopra, sperando che non si ribalti tutto. Compreso il cricetino, sulla rotella.

11 commenti:

Visir ha detto...

Per essere felici non ci si deve occupare troppo del prossimo. (Albert Camus)

Gillipixel ha detto...

La vita è veramente fatta di cicli, Vale, di continui ritorni...fasi che si penavano archiviate per sempre, ritornano, con il vantaggio che le si possono affrontare con consapevolezze nuove, assaporandone meglio la complessità...un esempio banale e un po' sciocco: pensavo a come è mutata nel tempo la mia sensibilità verso alcuni cibi :-) un tempo, non osavo nemmeno assaggiare certe pietanze, ho dovuto imparare a ficcarle in bocca con mille stratagemmi, ma quando sono arrivato a coglierne il mistero del sapore, mi sono reso conto che mi ero perso qualcosa, fino a quel momento, una sfumatura della vita mi era mancata...e così accade con tante mille esperienze...

Ho visto anche io Ponyo domenica :-) molto tenero, sì...non ho pianto :-) ma l'immagine di una Vale frignante dinnanzi a Ponyo la trovo molto poetica :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Eh...l'inferno sono gli altri, come diceva Sartre, no?
Il guaio è che sono anche il nostro paradiso.

Vanessa Valentine ha detto...

Probabilmente è la sua bellezza, Gilli...così se non ti gusti una cosa al primo giro, puoi sempre riprovarci a quello successivo...:)))
Ponyo mi è piaciuto davvero molto, la pesciolina che diventa bimba, lo tsunami di pesci e onde, il mondo della magia che si mescola con quello reale...come riescono ad essere magici, i giapponesi! e quanto mi ha inquietato vedere la regressione da bimba a pesce, con le zampette simil anfibio/volatile, e lo sguardo da animale...ma come fanno a disegnare così bene la meraviglia e lo spavento?:))))

ross ha detto...

Il prossimo non è inferno non è paradiso .. è possibilità .Anche i tuoi ragazzi che ti aspettano in classe non sono inferno non sono paradiso . Sono esseri umani che hanno bisogno di altri esseri umani Tu sei per loro una possibilità
Vale!Ripassa, studia , spulcia, macina,fa andare le rotelle.
Lo sai che tifo per te .

Gillipixel ha detto...

Miyazaky è un grande, Vale :-) Imperdibile anche "La città incantata", che è ancora più onirico e visionario...speriamo che in questa serie su Raimovie lo trasmettano...domenica prossima c'è una piccola sosta nella serie di questi cartoni, perché essendo la giornata della memoria, dedicano tutta la programmazione a film sul tema della Shoah...

Poi vediamo se riprenderanno coi cartoni di Miyazaky...ho sentito dire che è carino anche "Porco rosso" :-) vediamo un po' cosa passa il palinsesto :-)

In Ponyo ho trovato adorabili anche le vecchiette dell'ospizio che tornavano in forma e poi le atmosfere sono sempre così intense...anche la mamma del bambino, era una figura molto bella, positiva...e lo stesso marmocchio, ispirava l'idea del miglior amico che avremmo voluto avere da bambini :-)

Forte Miyazaky, sì :-)

Visir ha detto...

Visto che la sintesi è fraintesa continuerò a dilungarmi.

Satre e Camus non si sopportavano, pur appartenendo alla medesima filosofia esistenzialista (senza saperlo, però, infatti, la definizione è postuma, almeno per Camus).

"L'inferno è l'altro", affermava così Satre, ma solo perchè è inconoscibile non come lo intendi tu cioè perché è fonte di sofferenza.
In definitiva il vero inferno è l'ignoranza. Non quella dei non istruiti certamente ma quella di chi non si pone domande e non cerca risposte. Va considerato in questa ricerca che paradossalmente le risposte non sono poi così importanti perché ogni definizione è in realtà un vincolo.
E' importante invece convivere con le domande che ci mantengono (o ci aiutano a...) essere aperti.

Il senso della mia frase è invece un altro ovvero una critica a questa "felicità" su carta patinata che trasuda dalle tue parole scritte e che mi appare (non offenderti perché lo dico da amico) falsa.
In definitiva finta come una banconota del monopoli ma non perché tu non ci giochi e ti diverti in questo gioco ma perché non si basa su nessun dato oggettivo. Parli di un mondo che non esiste.
I rari momenti di autenticità che emergono dalle tue parole sono l’unico motivo che mi spinge a leggerti e a commentarti.

Una persona mediamente intelligente non può essere felice, almeno non nella rappresentazione che tu ne dai.
Ci sono diverse ragioni perché questo è impossibile, tra cui la necessità di una buona dose di indifferenza verso gli altri e vero le loro reali sofferenze. Così per vivere beati non bisogna accendere il lume della compassione in se stessi.
Tra l’altro basterebbe il pensiero che nasciamo con attaccato al collo il cartello "condannato a morte" per toglierci quella risata idiota che abbonda nelle persone mediocri che si appassionano a cose futili e non si fermano mai a riflettere su chi sono realmente.
Non che si deve andare in giro con la faccia come in un funerale e non si possa ridere, ma non dobbiamo mentire..

Il vero motivo di ilarità nella vita siamo noi stessi e varrebbe la pena capirlo una volta per tutte.
.
La solidarietà (parole che odio) e che invece definirei “umanità" dovrebbe sostenerci in questo breve sentiero di tenebra che percorriamo, ma in definitiva non è praticata se non in maniera estemporanea e ipocrita almeno secondo i miei standard.
Allora mi domando questo gran sorriso che ognuno si costringe a disegnarsi sul volto da dove viene? E’ solo grazie all'indifferenza verso gli altri e ancor più all’indifferenza verso se stesso.

Ogni uomo soffre e chi non soffre insieme a questo uomo, non è un uomo.

Cito per i più pervicaci nella lettura quanto tratto dal buon Albert Camus che meglio di me esprime il senso del mio dire:

“Prima di incontrare l'assurdo l'uomo quotidiano vive con degli scopi e con il pensiero dell'avvenire o della giustificazione (...). Egli valuta le proprie possibilità, fa assegnamento sul più tardi, sulla pensione o sul lavoro dei figli, crede anche che nella sua vita qualche cosa possa avere una direzione. In realtà egli agisce come se fosse libero, anche se tutti i fatti si incaricano di contraddire tale libertà. (...). In quanto immaginava uno scopo nella vita, si conformava alle esigenze di una mèta da raggiungere, e diveniva schiavo della propria libertà".

Vanessa Valentine ha detto...

Hola, Ross! come va? grazie per il tuo incoraggiamento, ne abbiamo bisogno...ah, i miei piccoli, quanto mi mancano. Le loro faccette, quel loro affollarsi attorno alla cattedra, togliendomi l'aria! :))))))
Solo chi sta con i ragazzi può capire quanto belli, vitali e divertenti siano!:))))))
Farò del mio peggio!;)

Vanessa Valentine ha detto...

"La città incantata"...ce l'ho in dvd e devo sempre rivedermelo...un'amica mi ha prestato anche "Il castello nel cielo", devo proprio gustarmi anche quello...se solo avessi un po' più di tempo...tipo adesso, Gilli, che mi tocca tornar su a studiare Jane Austen...rimbambita come sono...e sono anche fuori fase!:)))

Vanessa Valentine ha detto...

Attenzione, ragazzi, non fraintendete Visir, mi raccomando.:))))
Che non ci sfugga nemmanco una stilla di sapere, ocio, non sia mai che continuiamo a condurre le nostre vite ottenebrati da quel mostro che è l'ottimismo o la genetica gioia di vivere che per disgrazia la nostra serotonina in eccesso ci elargisce.
Pentitevi! La fine è vicina! Se i Maya hanno cannato, Visir stavolta ci prende!:))))))
Eddai, Visir, dolcezza, pigliati una sana vacanza dai tuoi patemi...non riesco a prendermi sul serio o a prendere sul serio la vita, lo sai. Vuoi farmene una colpa? Sono nata così...born freeeee, come la leonessa dei telefilm vecchi....te lo direbbero anche Sartre e Camus, in coro...;)))))))

Visir ha detto...

Lo so, lo so...è solo che a me piace rompere il cazzo. Sono nato così. :)