giovedì 7 marzo 2013

Scrittori


E' da un po' di giorni che rimugino sulla scrittura e sulla sua importanza nella mia vita. Voi, amici, che mi conoscete, sapete quanto io ami i libri, di un amore forse eccessivo, raramente riservato agli umani (ma agli animali, sempre), un dolce misto di possessività, dedizione, gelosia, rimpianto. Io amo i libri così. Amici che non mi hanno mai deluso o tradito e che da me non sono mai stati delusi o traditi. 
I libri buoni, intendo.
Maugham è uno scrittore che amo molto, raffinato, distaccato, cinico, assolutamente predatore. Gli scrittori predatori sono quelli che ti braccano come un corteggiatore insistente e che alla fine hanno la meglio sulle tue resistenze, ti portano fuori a cena, fanno di te quel che vogliono. Restano nella tua vita a lungo e tu ti innamori.
Maugham è così, fin da quando, da piccola, ho letto "Schiavo d'amore" e mi è sembrato fantastico.
Adesso ho tra le mani queste "Storie ciniche", raccolta di racconti assolutamente splendidi e dalla copertina perturbante, come di solito riesce alla Adelphi (oh, che edizioni...un velluto), ve la faccio vedere meglio.


E' un quadro che in qualche maniera vi turba, vero? Io all'inizio non riuscivo neanche a tenerlo sul comodino, mi sentivo spiata da quegli occhi profondi e disinibiti, mi sembrava che avessero in sé un qualche indicibile segreto, oscuro e terribile...poi sono andata a leggermi la biografia del pittore, Gerald Leslie Brockhurst, ed ho scoperto che quella ritratta era la sua amante, da lui ribattezzata Dorette, per la quale aveva lasciato la moglie. Niente di particolare, solo un quadro molto sentito e vibrante. Il titolo è "Ophelia". Saranno quelle maniche a sbuffo nere, simili alle ali di un angelo caduto, quei capelli divisi in una banda netta, la mano sinistra quasi adunca sulla sedia ma lo ammetto, continua a turbarmi. Il pittore ha fatto altri ritratti femminili, tutti inquietanti, se posso dire. Ma sto divagando.
I racconti cosiddetti cinici sono dei piccoli capolavori letterari, come sempre i racconti dovrebbero essere. Punto di arrivo nella carriera di uno scrittore, non di partenza. Se non nel racconto, sintesi suprema di bellezza e perfezione tematica, dove mai uno scrittore riesce a dire tutto in una decina di pagine e nel contempo a mantenere il rispetto di sé stesso? I racconti sono difficili da scrivere, parola. Ho provato ma non sono ancora matura, non sono ancora capace. Mi perdo, e mi vengono fuori dei miniromanzi maldigeriti, astrusi e fastidiosi. Né cinici né potabili. Meglio lasciar perdere, meglio continuare nell'autobiografia che male non fa.
Tutto questo ambaradan per dire che scrivere è un'arte complessa, che non basta saper leggere e scrivere e metter giù due acche, non basta avere la presunzione di essere intelligenti. L'arte dello scrittore è indefinibile, impalpabile, l'organza della vita.
E adesso vi sparo la confessione atroce: ho letto "Cinquanta sfumature di nero" Zazazazaaaaa.
Ad onor del vero, l'ho preso in biblio, gratis, come mi ero ripromessa. Sono andata dalla bibliotecaria col capo chino, poco mancava che ci andassi sui ceci crudi. Cotti, non vale.
Poi, a casa, ho cominciato a leggere. Eeeehhhh, che abominio.
I miei amici già lo sanno, sono stati ammorbati a sufficienza da settimane, che melassa, che mestizia, un libro scritto coi piedi, ho saltato duecento pagine ed ho letto solo il finale, ma è incredibile!, davvero hai letto tutta la trilogia??, ma Napolitano ti dovrebbe fare minino Cavaliere della Repubblica, etc etc. E via col mio sarcasmo salvifico.
Resta il fatto che le cornee le ho corrose con 'sta roba. E non me lo perdoneranno.
Sembra una bozza malscritta, prima che l'editor ci metta le mani. Ripetizioni a gogo, narrazione in prima persona e pensierini cogitabondi tra virgolette, nemmanco un diario di una dodicenne. L'orrore, l'orrore!, direbbe Conrad.
Segno dei tempi, chi ha avuto Maugham, a noi tocca la casalinga bollente e bollita. Mi deprimo.
Consolazione: un mondo così liquido e complesso come il nostro, un mondo in cui sono finalmente crollanti e tracimati i confini tra l'essere e il dover essere, tra la libertà di amare sé stessi senza limiti e il piacere della solitudine intellettuale da condividere con altri amanti della solitudine là fuori, tutti potenziali amanti di noi e di sé stessi in un rimando di specchi divino, dicevo, un mondo così può contemplare entrambi gli scrittori, Maugham e le sue delizie e la casalinga american way e le sue fesserie...who cares? L'essenziale è sentire, esserci, palpitare.
Per quel che volete, ma palpitate.
Ahah, che torda, stasera volevo parlare di "American Horror Story", sarà per un'altra volta.

3 commenti:

Gillipixel ha detto...

Noooooo, tu qui, quo, qua, Vale, amica mia! :-) Il mappazzone abbindola-gonzi non me lo dovevi leggere...non me la dovevi fare, questa, non me la dovevi fare!!!
:-)

Ehehhee, ma no dai, scherzo...ogni tanto è giusto verificare di persona...in generale, i best-seller mi causano un'orticaria irreprimibile già per il fatto di essere best-seller :-)...quando una cosa la fanno tutti, quando ti viene praticamente imposto di seguire quella certa moda molesta, piuttosto che appecoronarmi, mi lascierei dare una mazzuolata sul ditone del piede :-) Quando ci fu il tormentone Giurassik Park, la cosa che odiavo di più al mondo erano i dinosauri e i paleontologi :-D...se avessi potuto decidere io, avrei fatto prima sbranare una parte dei paleontologi dai dinosauri e poi, il resto dei paleontologi, lo avrei fatto estinguere mangiando bistecche transgeniche di dinosuari, i quali, a loro volta, si sarebbero estinti finendo in bistecche :-)

Le varie sfumature de sta cippa poi, da quando ho visto una foto della Minetti che lo leggeva in spiaggia, ci ho tirato su una riga tripla in grassetto :-) se lo leggeva quel genio del solipsimo tetti-culare, era tutto dire :-)

Però la tua testimonianza, Vale, è preziosa: ti sei scarificata per noi, per darci la conferma della ciofeca epocale :-) ora che è "certificata Vale" non ci sono più dubbi in merito :-)

Per fortuna che ci rimangono Maugham e tanti altri che sapevano davvero cosa vuol dire scrivere...lo adocchio da tempo in libreria, ma non l'ho mai esplorato: prima o poi lo devo fare :-)

Bellissima la tua ode alla scrittura ed alla lettura: controfirmo ogni sillaba :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Perdonami, Gilli!:))))) Lo sapevo che ti avrei dato un dolore (mazzuolatona sul ditone, ohimè, e altrove) però lo sai, amo la completezza e sono tignosa e pignola. Sospettavo fosse una boiatona ma ho dovuto sbatterci il naso. Mea culpa, me quo, qui, qua.:)))))))
La maggior parte dei lettori da me torchiati, comunque, ha ammesso di aver saltato metrate di pagine, insostenibili le conversazioni tra i due amanti, stile "mi ami, ma quanto mi ami?" di vecchia memoria Telecom.
Davvero una ciofeca, per dirla alla Totò.:))))))))
Poi, per fortuna, ci rifacciamo gli occhi con la roba buona. Per dirla con le parole della Magnifica, noi non riusciamo a leggere certi libri perché, non è cattiveria, ma proprio va oltre le nostre capacità, disgraziatamente abituate a roba...ehm, bona. E' come quando ti abitui a mangiare il San Daniele e poi ti trovi nel piatto il prosciutto umidiccio e smolfo...non ce la fai. Piuttosto, niente prosciutto.
Nella migliore tradizione british, snob!;))))))
W i libri e il buon prosciutto! (leggere e mangiare sì che è una delizia!):))))))))

Visir ha detto...

La tua puntuale miscellanea di momenti è sempre di un eloquente silenzio.

In ogni modo l'unico peccato per chi è uno scrittore o aspira ad esserlo è essere noioso.

Egli sostiene un contraddittorio rapporto, scrive ad uno sconosciuto (il lettore)immedesimandosi in lui, ma parlando in qualche modo di se stesso e con se stesso.

Un'opera tanto meglio realizzata quanto più non avrà un vero senso...come del resto è la vita.