tag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post2350858251420522959..comments2023-09-12T16:51:19.224+02:00Comments on Accidia e Deboscio: Colloqui di lavoro buffi per posti strambi ( e poi comunque non mi hanno preso)Vanessa Valentinehttp://www.blogger.com/profile/04963247992225293243noreply@blogger.comBlogger8125tag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-77310207709469678162011-07-06T19:03:21.145+02:002011-07-06T19:03:21.145+02:00La vita è piena di finestre, per fortuna...se tien...La vita è piena di finestre, per fortuna...se tieni duro un minimo, una boccata d'aria fresca in faccia ti arriva sempre. <br />E poi bisogna essere anche pronti a farsi portare lungo altri sentieri, seguire altre bricioline, chi lo sa.<br />Bisogna giocare, comunque. E' l'unica.<br />Così si approda al nirvana del 70% di studentesse...;)))))))) come premio.Vanessa Valentinehttps://www.blogger.com/profile/04963247992225293243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-3440397629758346492011-07-06T04:22:28.160+02:002011-07-06T04:22:28.160+02:00Beh, si, è vero: un po’ l’ho raccontata con gli oc...Beh, si, è vero: un po’ l’ho raccontata con gli occhi azzurri, la storia.<br />In quegli anni a Milano l’economia tirava di brutto e io (architetto / politecnico / non molto figo / capelli troppo corti) ero un piattino niente male per la ditta: tutti sapevano che sarei entrato direttamente senza passare dal via una volta laureato.<br />Anche perché tappavo buchi e facevo ore di sabato e domenica – quando gli altri se ne stavano a casa a grattarsi le parti innominabili – già da un paio d’anni.<br /><br />Appagato? Si, ma più che altro sorpreso, devo dire. Mai e poi mai avrei pensato di fare l’insegnante, non che non abbia i titoli per farlo, anzi, solo non ci avevo proprio mai pensato. E comunque in Italia, anche pensandoci, sarebbe stato impossibile. <br />Ha ragione Visir: giri la maniglia della porta e si apre la finestra, ma mica ti sorprendi: sembra la cosa più logica.<br /><br />Che poi nella mia università gli studenti siano divisi in 30% maschietti e 70% femminucce, credo sia soltanto un effetto collaterale dovuto all’apertura della finestra.Salazarhttps://www.blogger.com/profile/03904671187742617491noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-28037840727404013632011-07-05T19:01:35.725+02:002011-07-05T19:01:35.725+02:00Soglia,che meraviglia avere avuto un periodo bukow...Soglia,che meraviglia avere avuto un periodo bukowskiano puro...ti credo che te lo ricordi ancora...vado pazza per quell'uomo, quante incredibili ore di compulsiva lettura, su di lui...:)))))))<br />Mi saresti diventato un bancario per nulla allegro.Vanessa Valentinehttps://www.blogger.com/profile/04963247992225293243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-40216195871538334942011-07-05T18:58:56.578+02:002011-07-05T18:58:56.578+02:00Secondo me, Salazar, non ce la racconti giusta...a...Secondo me, Salazar, non ce la racconti giusta...a parte un cervello di prim'ordine che ha frequentato il Politecnico, ammetti di essere anche un figaccione che ferma le cape megagalattiche nei corridoi con il tuo fascino maschio...l'atteggiamento zen con il tuo ah! stupito ha fatto il resto.:)))))))<br />Concordo con Visir nel trovare molto intenso il tuo racconto. Decisamente, i colloqui allo specchio sono sempre giri di boa esistenziale, da prendere molto seriamente. Se solo io fossi in grado di ascoltarmi...<br />E ora sei in Brasile, appagato, a quanto pare...o almeno in infradito, in spiaggia, una buona parte dell'anno, con la birra ghiacciata e sode fanciulle brasiliane attorno.<br />Il tuo specchio ti ha consigliato benone.<br />Solo non vorrei che il mio ah! fosse preso per un gemito di entusiasmo...non potrei mai perdonarmelo...:)))))))))))Vanessa Valentinehttps://www.blogger.com/profile/04963247992225293243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-2237839841340685992011-07-05T13:10:28.314+02:002011-07-05T13:10:28.314+02:00Caro Salazar,
E' proprio vero le occasioni un...Caro Salazar, <br />E' proprio vero le occasioni una volta colte si moltiplicano. Come si dice in giro: "Il nostro destino spesso ci aspetta sulla strada che abbiamo scelto per evitarlo".<br /><br />Nella mia vita gli incontri importanti non li ho mai trovati ma li ho semplicemente incontrati.<br /><br />Anche nel lavoro come nel nostro quotidiano siamo sempre in balia di una serie di circostanze che fluiscono nel grande Caos dell'esistenza cui spesso tentiamo di darne una senso. <br />Il senso, però non è qualche cosa di astratto e lontano da noi, ma è proprio in quello che stiamo facendo e con chi lo stiamo vivendo, almeno questo è il mio modo di essere.<br /><br />Senza una persona da amare alla fine siamo tutti persi perchè è sempre l'altro che da una ragione alle nostre fatiche. <br /><br />Graize del tuo commento "vero". :DVisirhttps://www.blogger.com/profile/02504669273509661761noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-49858360527262896002011-07-05T13:05:16.843+02:002011-07-05T13:05:16.843+02:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Visirhttps://www.blogger.com/profile/02504669273509661761noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-77368523731285046662011-07-05T12:06:48.643+02:002011-07-05T12:06:48.643+02:00Anch'io di colloqui di lavoro seri ne ho fatti...Anch'io di colloqui di lavoro seri ne ho fatti pochi, me ne ricordo uno per una banca poco dopo il diploma superiore, e tutti gli altri sono sempre stati abbastanza informali, quando non inesistenti, spesso per il fatto che c'era l'amico dentro che vi lavorava. Che colloquio vuoi fare, per esempio, per lavorare allo sportello dell'agenzia ippica di Venezia, mio periodo bukowskiano che ricordo sempre con affetto?Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3858175058645633272.post-72808138489081866282011-07-05T03:56:42.038+02:002011-07-05T03:56:42.038+02:00Strano, io un colloquio di lavoro mica l’ho mai fa...Strano, io un colloquio di lavoro mica l’ho mai fatto. Uno vero, perlomeno.<br />Quando ero al Politecnico a Milano ho conosciuto un tipo, un collega studente, uno biondo che andava in giro in moto tutto l’anno, con la pioggia, il vento e il freddo.<br />Un giorno mi dice: vieni giù alla casa editrice, fai qualche ora, tappi qualche buco, così guadagni due lire. E così ho fatto qualche ora, ho tappato qualche buco e ho guadagnato due lire: ne avevo bisogno proprio, studente squattrinato ero.<br />Qualche tempo dopo, sul lavoro, incontro in corridoio il capo del capo, non quello megagalattico ma quasi. Una donna, si chiamava Donata.<br />La prossima settimana mi laureo, butto là.<br />Ti sei tagliato i capelli troppo corti, dice lei.<br />Ah!, dico io.<br />Cominci a lavorare fisso fra due settimane, dice lei.<br />Ah!, ridico io. <br />E i primi cinque anni della mia vita lavorativa erano cominciati<br /><br />Poi il secondo lavoro, sempre nel giro delle attività (quasi) artistiche: suona il telefono una mattina di ottobre, io rispondo e una voce nota dice, anzi no, afferma: vieni domani!<br />Dove?, dico io.<br />A lavorare, coglione! Dice lui.<br />Ah!, dico io.<br /><br />Terzo lavoro. Il famoso ribaltamento del calzino: mi sono messo in proprio in una attività che non aveva nulla, ma proprio nulla nulla, a che fare con quello che avevo fatto fino al giorno prima. <br />Dicono che la vita vada così, a volte: bizzarramente. Ma gli anni sono passati, tanti anni, e io mi trovavo benissimo a fare quello che facevo, e anche non guadagnavo male.<br />Poi il lavoro cominciò a diminuire e la mia insofferenza ad aumentare. Stava finendo il millennio e i mercati ed io diventavamo sempre più nervosi.<br />Il colloquio che ebbi con me stesso di fronte allo specchio fu all’insegna della più crudele sincerità: sono stufo e nauseato – dissi guardandomi dritto negli occhi – voglio andarmene fuori dai coglioni, sparire e basta.<br />Ah!, disse lo specchio.<br /><br />Sei anni dopo, in Brasile (sei anni di totale ozio e infingardaggine), passo davanti ad una cosa chiamata “Instituto de Linguas”. Blocco la macchina, entro e chiedo alla segretaria di parlare con il direttore.<br />Un tale là di fianco alza la testa e dice: ah!?<br />Era Agripino, il direttore. <br />Io sventolo il passaporto e dico (a questo punto il dialogo continua in portoghese, ma traduco per il conforto dei lettori): sono italiano, posso insegnare italiano qui?<br />Lui mi porta in un giardinetto lì vicino, con tanto di banani e papaye, mi fa sedere, mi da un caffè e comincia: Gentile, Cabrini! Conti!<br />Ah??!, dico io.<br />Paolo Rossi, dice lui allargando le mani, come dire: come non capisci?<br />Un mese dopo lavoravo. Professore! Che strano sentirmi chiamare così: bizzarra la vita, no?<br /><br />E ancor più strano è che al Instituto de Linguas c’è collegata un’università (è di serie C, ma sempre università è), e in questa università c’è un Instituto de Historia. E ben lì che sono arrivato.<br />Al prossimo colloquio di lavoro, VV, adesso sai cosa devi dire.<br />Ah!?Salazarhttps://www.blogger.com/profile/03904671187742617491noreply@blogger.com