sabato 1 novembre 2008

Zio Woody è sempre zio Woody

Qualche giorno fa ci siamo visti "Vicky Cristina Barcelona", serata perfetta per il cinema, piovosa, bisognosa di senso.
Il cinema è sempre una delle poche consolazioni in questa nostra vita. Ti sospende, uno spillo che ti trattiene per un po' sottovetro, al sicuro, e ti permette di sentire qualcos'altro, a parte te stesso, quando il te stesso con il quale devi convivere nolens volens tutto il tempo ti ha davvero rotto le scatole.
Woody Allen mi è sempre piaciuto, pure fisicamente (e qui dovrei aprire una parentesi sui miei gusti, ma avrei bisogno dell'analista al mio fianco, e credo che il sabato il Dott. Zuckermann vada a pesca), anche se ha perso lo smalto, con l'eccezione di Match Point che è davvero uno dei film più belli mai visti e tutto fuorché un suo prodotto classico (la vecchiaia lascia anche qualche vantaggio, tipo la disincantata crudeltà, etc etc).
Le due protagoniste, bionda e mora, la bionda all'eterna ricerca dell'amore, complicata, bonissima, dolce e finto-fragile, e la mora tutta d'un pezzo, american girl jamesiana con fidanzato ideale, villa pronta e matrimonio da favola dietro l'angolo, granitica. 
Cosa ci dice il vecchio zio Woody? Mai sedersi sugli allori, la vita è una giostra (la samsara del buddismo, è ora di aprire gli occhi, poco da fare) l'imprevisto che ti scombina i sentimenti sempre possibile, bello e terribile, non avresti mai voluto incrociarlo, ma senza non sai più vivere. Egggià.
Il film finisce per piacerti in una maniera inquietante, pensi che zio Woody sia riuscito a mettere nel film anche te stesso e le tue riflessioni, e questo fa paura, perché se le vedi tu pensa cosa vedono gli altri. Ci si identifica?, direi proprio di sì. Purtroppo.
Gli attori sono bravi, ma la città di più. Barcellona è stata vista anche da eminenti critici, quindi non solo da sciatti spettatori, come la vera protagonista, demonica entità che governa, modifica, regge le sorti, influenza. Vuoi per la dolcezza del clima, i costumi rilassati (e dio solo sa se gli americani non hanno bisogno di rilassarsi un pochettino), quella luce particolare che ha mostrato anche a me, quando l'ho visitata, un battito vezzoso di ciglia, l'occhiolino di una metropoli civetta.
Della trama al solito non dico niente, commetto molti crimini, ma lo spoiling non è tra questi.
L'umorismo c'è, ma sembra molto involontario, le mossette della mora ricordano l'atteggiamento di Allen (e io ho preferito lei alla bionda, perché è più fragile), Penelope Cruz mi è piaciuta pure se magnaniggiava.
E zio Woody dà la zampata nel finale (il finale che piace a me, senza chiasso), una fine alla Rohmer, dolce e triste, con quegli sguardi che ti fanno pensare quanto siano magnifici gli esseri viventi, da amare per tutta la malinconia che provano in questa vita.

4 commenti:

Gillipixel ha detto...

«…come il vapore in natura si può concentrare in acqua, l’illusione della trasformazione della memoria del passato in presente si ha solo
in due modi: con il sogno e con il cinema…».
Roberto Campari
“Sogni in celluloide” - 2008

Alligatore ha detto...

Bel post su di un film, come ho già scritto sul mio blog, in fondo molto alleniano. Non c'è Woody, ma c'è. Vicky è Woody? Secondo me, sì.

Vanessa Valentine ha detto...

Adesso vado a rivedermi tutti i suoi film, ho la nostalgia...

silvio di giorgio ha detto...

adoro allen anche se ha smesso di esserlo parecchi anni fa. la sua aspirazione è essere un regista "europeo" ma i suoi film comici sono decisamente migliori degli ultimi che, per sua stessa amissione, ha girato solo per se stesso.
ieri ho letto provaci ancora,sam. il film l'ho visto diverse volte, ma è stato bello leggere l'originale...bellissimo,anzi