lunedì 4 maggio 2009

Il killer delle caffettiere

Ci sono esseri umani che vorrebbero uccidere altri esseri umani, ma in realtà non gli va poi così tanto. E così scaricano la loro violenta natura su sventurati oggetti, colpevoli solo di trovarsi a portata di mano e di essere incapaci di muoversi con le proprie gambe. Queste persone io le chiamo i killer degli oggetti.
Sono feroci, organizzati, seriali. Al primo omicidio non si fermano, anzi, l'odore del sangue li eccita come squali giovani, l'inoffensivo e fiducioso oggetto stimola il sadismo più bieco.
Ci sono i killer di maglioni, quelli che lavano la lana a 60° e la centrifugano a 800 giri , ottenendo il gomitolo di partenza. Di colore indefinito.
Ci sono poi i killer dei libri (io li odio proprio), quelli che lasciano il tomo tapino in giardino sotto la pioggia o sotto il sole, con esiti prevedibili. Un fagotto di cellulosa, un grumo ormai inutile dove prima rifulgeva bellezza e sapienza.
Seguono i killer delle macchine fotografiche (che lasciano cadere SEMPRE, contando su di una presa friabile come la torta sbrisolona). Amano smodatamente uccidere le macchine altrui, con le loro sono cauti all'estremo, parola.
Rutilante esempio, il killer delle piante (con l'aggravante che la pianta è viva. A loro discolpa si può dire che non è facile gestire le piccole amiche verdi, e che spesso peccano di troppo amore, e di troppa acqua). Non ditelo a nessuno, ma ho una vicina che, ehm, ha un pollice problematico. Là fuori sembra il deserto del Kalahari, adesso, mentre all'inizio aveva una piccola Amazzonia...
Insomma, il catalogo è questo.
La Mama è una killer di maglioni, di libri e di caffettiere, colpo d'ala.
Una caffettiera resta con noi una vita, è eterna, devi solo metterle la gommina nuova e ti amerà per sempre, ti servirà forever and ever la magica bevanda, senza mai chiedere nulla in cambio se non di essere tolta dal fuoco. Ma.
A quanto pare è molto facile dimenticarlo acceso sotto la moka vuota. E il tragico, ineluttabile destino della caffettiera si compie.
La plastica fonde, nauseabonda, e appesta la casa. Lo splendente alluminio annerisce e muore, la gomma evapora a bolle e si attacca al metallo come una quarantenne alla crema antirughe, inestricabile.
La moka, in breve, muore. Non ha più il pirolino sciccoso con cui potevi aprirla e annusare l'aroma, il coperchio ricade sbilenco del tutto, come una marionetta buttata via, il manico è il primo a cadere rotto in tre tocchi...sembra guardarti, al tuo ritorno, e accusarti. Ti chiede perché. Ti chiede come mai l'hai lasciata sola, se l'amavi tanto.
Compagna fedele di tanti mattini d'inverno, unico faro nelle caligini diacce, meriteresti un funerale da re vichingo, una nave in fiamme che salpa verso l'eternità.
Quasi quasi non la riciclo: la porto dalla Mama, nel suo magico garage dei ricordi, dove teniamo tutte le cose che abbiamo rovinato con le nostre mani, ma dalle quali non riusciamo a separarci.
Ecco. Farò così.
Non l'ho uccisa io, sia ben chiaro.

4 commenti:

Gillipixel ha detto...

"...Ci sono i killer di maglioni, quelli che lavano la lana a 60° e la centrifugano a 800 giri , ottenendo il gomitolo di partenza. Di colore indefinito..."
AHAHAHAHHAA :-DDD
FANTASTICO!!!! :-D

Visir ha detto...

La probabilità del danno è generalmente proporzionale al valore (reale od affettivo) di un oggetto. E' una legge cosmica che pare voglia sottolineare il monito della Sibilla Cumana: "Attento a ciò che desideri".

Alessandro il Macedone volle che il suo funerale si svolgesse di fronte alle sue truppe schierate.
Il feretro aperto lasciava uscire entrambe le mani che pendevano.
Alle sue truppe con cui aveva condiviso la conquista volle dare un insegnamento: anche lui, che in vita aveva avuto tutto, lasciava questo mondo solo con il vuoto nelle mani.

Vanessa Valentine ha detto...

Pure io ho infeltrito un prezioso maglione della Mama, anni '70! (già ci aveva pensato lei, ucciso due volte...)
poi però l'ho resuscitato col soflan, meracolo!
l'idea del gomitolo mi ha fatto ridere, in effetti... ;))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Il Macedone era uno davvero ganzo.
Porello, è morto pure giovane.
Comunque, quando diventiamo proprietari di un oggetto abbiamo la responsabilità di far sì che ci sopravviva.
Questa è la legge Valesmica.
:))))