domenica 19 luglio 2009

Perché andare ai concerti, d'estate

L'estate non è estate senza i concerti, senza tutto quello sporco, le lattine, le bottiglie di plastica, i mozziconi abbandonati, i panini con la porchetta.
Venerdì scorso c'è stato il concerto dei Subsonica, organizzato dal festival di Radio Sherwood, a Padova. E poiché i Subsonica sono effettivamente bravi, coinvolgenti e carismatici e soprattutto fanno ballare e deliziano in generale, sono andata a vederli. (Oddio, i biglietti però da Coin non li vendevano più, ho aspettato un sacco girando sotto la canicola, per poi capire che conveniva andare all'avventura).
Verso sera è toccato aspettare un altro po', si è scatenata una grandinata che è andata avanti per un quarto d'ora, genere la fitta sassaiola dell'ingiuria. Poi pioggia tropicale, e temperature finalmente più gradevoli. Le mie piante in terrazzo sbattute come le palme in Florida, durante gli uragani, poi il sole ha fatto di nuovo brillare le loro chiome verdi e loro vezzose hanno rialzato la testina, pettinandosi.
Insomma, si va.
Al festival c'era la solita aria da raduno nostalgico- sentimental-hippy, con i vestitini bracaloni in terital, le bragozze orientali che ti trasformano il culo in una motonave, un sacco di collane (bellissime, in verità), i macina-erba con sopra la foglietta lanceolata, pupazzetti voodoo e onesti manifesti inneggianti alla libertà d'opinione e alla libertà in generale, sacrosanta. Il profumo dolce e speziato permeava l'aria, malgré le visite occasionali di annoiati finanzieri che avevano probabilmente altri progetti per la serata. La bella atmosfera si completava col delizioso profumino di kebab, frittini e porchettari, appunto. Io personalmente mi sono spanciata di verdure fritte e olive ascolane (il fegato sta ancora porconando).
Ad ogni modo, dopo un' attesa spasmodica e interminabile, titillando deliziosamente la nostra pazienza, i Subsonica hanno dato il via alle danze. Ora immagino che molti amino, come me, i concerti per via di quella meravigliosa possibilità di perdita dei freni inibitori (io personalmente preferisco essere lucida per andare fuori, non prendo niente per acuire le sensazioni, francamente il mio cervello fa tutto da solo, ed è anche bravo. Se non sei in grado di uscire da te stesso senza mappa, è meglio lasciar perdere), e questo concerto non ha tradito le aspettative. All'inizio c'erano probabilmente dei pezzi nuovi, il cd loro nuovo non l'ho sentito e quindi mi sono limitata ad ondeggiare per scaldare i polpacci.
Però poi quando hanno suonato cose familiari, tipo "Colpo di pistola", "Aurora sogna" o "Disco Labirinto", in quel momento abbiamo iniziato a vibrare tutti insieme, e la tastiera futurista di Boosta che danza e ruota e lo segue come una donna pazza persa in un amplesso senza redenzione ci ha fatto muovere come ossessi. Dioniso è un dio potente, in verità. I cristiani lo hanno preso a modello per il diavolo, tanto per dirne una, ma mi è sempre sembrata una grande ingiustizia. In fin dei conti non fa che estrinsecare un considerevole aspetto degli esseri umani, la volontà di voler uscire dai confini ristretti del corpo, per approdare alle lussureggianti spiagge dello spirito, e quindi perché tagliargli le gambe? Solo perché come deità viaggia in autostop anziché in business class, non vuol dire che sia inferiore.
Piuttosto vicina alla cassa sentivo i bassi rimbalzarmi direttamente contro il cuore, regolarmi i battiti, scandirli. Come essere ancora nell'utero materno, con l'orecchio attaccato al muscolo che non dorme mai, dopo che l'inquilina del piano di sopra ha fatto il pieno di ecstasy e lascia le briglie sciolte sulla schiena del destino. C'è stato un momento in cui ho davvero perso i confini e mi sono sciolta, diventando movimento puro, vibrazione, sospensione della materia. E' esplodere e riaggregarsi, molecole che si stringono le dita per un attimo, si allontanano e poi si rifondono. E' come essere fatti d'acqua.
Con "Depre", alla fine, lunga lista di farmaci-aiutino per i tempi difficili, ondeggiando ci siamo salutati. Un concerto è un rapporto sessuale, si sa, con la moltitudine: il frontman Samuel si muove sexy, sembra fatto di pongo, si scatena e scatena ardori femminili, eppure in definitiva è un ragazzo normale. Che parte lento e cauto per conoscerti, ma sa dove toccarti perché succeda l'inevitabile, al quale poi si arriva tutti insieme, in un sollievo finale intenso e necessario, quando il corpo ti chiede pietà perché ne ha avuto abbastanza.
Proprio sulla fine una pioggetta leggera ci ha bagnati, fina come farina, e meno male perché mi sentivo scottare come una strada del Texas in un romanzo qualsiasi di Joe R. Lansdale.
Sabato relax perché mi sembrava di avere fatto una gita in una betoniera, e mi facevano male parti del corpo che non sapevo nemmeno di avere.

7 commenti:

Gillipixel ha detto...

Grande Vale!!! :-) Nel periodo di Microchip emozionale li vidi in concerto almeno 10 volte in un anno :-) Hai raccontato in modo eccelso quelle sensazioni...i subsonica per il coinvolgimento ballereccio sono insuperabili :-)
sottolineo la fantastichezza assoluta di alcune tue frasi:
- "...le bragozze orientali che ti trasformano il culo in una motonave..."
- "...Come essere ancora nell'utero materno, con l'orecchio attaccato al muscolo che non dorme mai, dopo che l'inquilina del piano di sopra ha fatto il pieno di ecstasy e lascia le briglie sciolte sulla schiena del destino..."
- "...Sabato relax perché mi sembrava di avere fatto una gita in una betoniera..."

ahahahahaha...bellissimo!!!

Visir ha detto...

Personalmente non amo i bagni di folla.
La moltitudine annulla l'individuo ed è già così difficile essere anche per poco, se stessi.
Resta inteso che non mi nego nulla di questi spettacoli quando ne valgono la pena (Depeche Mode ultimamente a Milano per esempio).
Certo con il trascorrere degli anni non si migliora come il vino. E' il giorno dopo che si paga il prezzo del concerto non quando si compra il biglietto.

Fare le cose dei ventanni avendone il doppio costa il triplo.

Curiosamente mi ricordo (e lo dico solo perchè mi viene in mente ora) che molti anni fai vidi un concerto di David Bowie allo Smeraldo (un noto teatro Milanese) che cantava insieme ai Tin Machine che era stato un suo vecchio gruppo nei primordi della sua carriera.

Di fronte a me (ero in seconda fila dal palco) c'era Gianni Versace e sua sorella con l'altro fratello, Santo.
Alla fine del concerto arrivò Naomi Campbell inguainata in una tutina aderente multicolor (allora era stata la novità della stagione e della sua collezione).
Gianni Versace salutava tutti molto amichevolmente e in maniera molto "easy" come si dice adesso e ne approfittai per stringergli la mano.
Quando morì mi dispiacque, era una brava persona.

Ecco, devo dire però che guardando il fondoschiena della Naomi pensai allora che effettivamente avevo fatto bene ad andare al concerto.
Dio esiste e ogni tanto si fa pure vedere.

In fondo uscire di casa è interessante non fossaltro perchè è poi così bello tornarci.

Galatea ha detto...

Sì, sì, vabbe', il concerto...ma io volevo il post sulla cena fra compagni di classe...oh, non pensare di sfangarla, te tocca! ;-D

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, che dire, al solito troppo buono...;)
Però i concerti d'estate sono momenti speciali (mah, sarà il caldo, lo svacco, chissà, però ti tirano dentro di più).
I piedi e i polpacci però mi fanno ancora male, più che andare ad un concerto certe volte sembra di affrontare un'ordalia... eh eh...

Vanessa Valentine ha detto...

Ordunque, Visir, d'accordissimo con te sul ritorno a casa (sennò che accidiosa sarei???) Secondo me Ulisse non sarebbe mai partito, è stato travolto dagli eventi, al solito a zonzo con gli amici maschi si perde il senso delle cose, come abbiamo già sviscerato...:))))
Versace ha fatto una fine assurda e misteriosa, che peccato, in effetti.Mah.
Sul sedere di Naomi immagino i poeti si sbizzarriscano (benché quarantenne, mi pare ancora alquanto polposa). E i bagni di folla vanno temporaneamente bene, l'Uno ogni tanto deve fondersi nel mucchio per apprezzare totalmente i propri confini. Poi però piglia su ciabatte e asciugamano e se ne torna a casetta sua.
E i Depeche mi fanno voglia voglia voglia.:)))

Vanessa Valentine ha detto...

Galatea, mi pigli drammaticamente in castagna!
Pensavo di scrivere stasera, ma son piena di mal di schiena e l'anca matta fischia che è un piacere!
Sto elaborando...pensavo a una roba un po' ispirata ad Altman...eh eh.
Presto presto ti delizierò con un altro mio abominio!
Bacci!

Visir ha detto...

In effetti non avevo mai considerato che L'Odissea non è altro che una "zingarata" lunga venti anni.
Ulisse era astuto, come un "cervo" direbbe il Necchi. :)