lunedì 28 settembre 2009

Good girls go to heaven, bad girls go to London







Ogni volta è come rivedere un grande amore, tutto un brivido e una dolcezza che consuma.
I quattro giorni a Londra mi hanno rimesso in carreggiata, riproposto una prospettiva meno amara, offerto spiragli nuovi in cui infilarsi.
Non so se ci siete stati di recente, ma vuoi per la crisi, vuoi perché batti e ribatti che ci scappa il golletto, gli inglesi sono diventati più eleganti (nel senso convenzionale, loro pensavano di essere già al top prima), più goderecci, mangiano meglio, insomma, sembrano più europei. Che si stiano avvicinando al Continente? L'hotel era il solito bed&breakfast strategico ad uno sputo dalla Victoria Station, vicino a treni, bus e Tube, con almeno tre bei pub vicinissimi (lo Shakespeare, attaccato alle corrierine, adorabili, rosse chiudeva a mezzanotte! Incredibile!) e si mangiava più che bene anche al St George (con dicitura "Tavern", pieno zeppo all'una per la birretta credo postprandiale, e pieno anche a merenda, alle sei di sera, etc etc).
Illustravamo alla distinta Madam che ci accompagnava le bellezze di Westminster, la classica scarpinata lungo il Mall, l'assoluta bellezza di Trafalgar Square (uno dei luoghi che preferisco nell'intero pianeta, non so perché, forse il grigio del cielo e dei palazzi, l'acqua furibonda delle fontane, i severi, enormi leoni e il rosso paralizzante degli autobus...ah). Immersi nella miriade di persone che ti fa sentire una formica con borsa, ombrellino e panino nella mano (di Pret à Manger, scusate la mia totale ignoranza nello scrivere in francese - la Magnifica mi spezzerà le dita - ottima catena fast food con cibo commestibile, e scusate se è poco).
A Londra cessi di essere un individuo, ed entri nella sinfonia. Sei una nota portata in giro, vali un attimo ma buono. A Londra non si cammina, si scorre. Come l'acqua.
Ci sono così tanti negozi meravigliosi, il meglio che la mente umana possa escogitare per far sì che gli altri simili spendano soldi. Vorresti avere tutto, perché tutto è bellissimo, e vuoi le cose belle, ne vuoi sempre di più. Un'estasi estetica. Senza fine.
La cupa Torre di Londra popolata, si dice, dalle ombre di coloro che tra le sue mura sono stati messi a morte, e poi il Tower Bridge con il suo grigio e il celeste della struttura, ventoso, e sotto il Fiume, autoritario e tempestoso, color ghiaccio, color fango, color tutto.
Sono riuscita a vedere anche la Tate Modern, ricavata dalla vecchia Centrale elettrica, con l'atrio immenso, iperfuturista con la sua torre squadrata, e piena di Mirò, Picasso, Braque, installazioni da biennale, palme gigantesche e sradicate, servizi d'argento appiattiti e sospesi nel vuoto con una miriade di fili... Lungo il Millennium Bridge, che mi faceva sbattere il naso contro St Paul, ascoltavo i Pet Shop Boys e mi sentivo perfetta. Dello stesso colore del Tamigi.
E che dovrei dire dell'hotel, con le sua camere da Lilliput, però i letti comodi comodi e i bagni nuovi, con le mattonelline in stile italiano, e il MISCELATORE? Ma dico, vi rendete conto che per una volta non ho dovuto lavarmi con l'acqua bollente e poi ghiacciarmi con il secondo rubinetto? Sono proprio cambiati. E mangiano panini alla provenzale, con le spezie e le erbette, panini con le olive e l'origano! Mi stanno diventando proprio bizantini, sti inglesi. La doccia era uno spettacolo, avevo perfino voglia di lavarmi. Di solito a Londra non lo facevi.
Mi rendo conto ancora una volta che ho troppo da raccontare, perché la vita ti riempie di dettagli e ti butta tutto dentro come un cassetto, guarderai in seguito, quando ne avrai il tempo.
E quindi mi ci vorrà una seconda parte ( e devo ancora finire la seconda dello Yorkshire, la Magnifica e la sottoscritta...ossignur). Beh, farò tutto.
Comunque il titolo wildiano l'ho preso da una maglietta che vendevano a Camden Town...era una di quelle meno zozze, per intenderci.
Comunque, mi trova totalmente d'accordo.
Londra, portami pure alla perdizione. Trascinami con te.
Le tue strade sono lastricate di carte di credito.

5 commenti:

Gillipixel ha detto...

Meraviglia, Vale :-) che racconto stupendo!!! l'ho gustato parola per parola come un pranzetto ricco di un'infinità di piatti sfiziosi...
e dire che non ci sono mai stato... :-(
me tapino :-)
dovrò rimediare, prima o poi :-)
A rileggere presto nuove puntate :-)

Visir ha detto...

La mia famigerata nonna diceva sempre: "Chi viaggia vive due volte".
Come non essere d'accordo?
Parigi, Londra, Vienna, Lisbona e anche Roma sono veramente delle belle signore.
Non potrei preferire l'una alle altre se non per l'estro del momento o per il capriccio del tempo.
Secondo me ognuna di queste grandi città dovrebbe essere legato a una persona diversa, magari un amore, con cui scoprirla e viverla.
Annodando insieme luoghi e persone la trama dell'esistenza può assomigliare a quei tappeti del Caucaso colorati e di squisita fattura.

Indelebile nella mia mente restano i ricordi di un mese trascorso a Parigi, fra i ristoranti Kasher del Maré e le passeggiate tra le bancarelle sulla Senna, Montmartre con i suoi caffè, oppure Rue de Rivoli che pare tagliare una fetta di città. I parchi poi, la domenica con il sole, mentre i bimbi giocano con le barchette di legno nelle fontane.
Taccio sui particolari del sidro e i formaggi gustati a letto con una dolce compagnia.
Ah! La vita sa essere dolce, quando vuole...

P.S. Ti prego, non mi chiamare pedante, ma migliorerei le inquadrature delle tue foto, spesso nè sbagli il taglio.

Vanessa Valentine ha detto...

Nooo! Mai stato a Londra??? Ma è uno scandalo!!! :))))))
Rimediare subito, Gilli!
Il rischio poi è trasferirsi lì (se aspettiamo ancora un po' l'effetto serra trasformerà l'inghilterra in un paradiso tropicale, e poi si può sempre mangiare indiano, se uno del roastbeef si stufa...;)

Vanessa Valentine ha detto...

Ma come, Visir?! Se le scentro apposta per farle "artistiche"!?:)))
E meno male che non vedi quelle che ha fatto mio padre in passato con la vecchia Agfamatic, sempre col ditone rosa in primo piano...io sono Helmut Newton, a confronto.:))))
Comunque, pure io adoro Parigi, dolce come un bacio...invece Londra somiglia un sacco ad una turbolenta e meravigliosa "cosetta" fatta in piedi, nella Tube...

Visir ha detto...

Premetto che non sono un fotografo e neppure parente di fotografo.
Il problema (se mai si possa dire così di un'istantanea) non è nella centratura (altrimenti le foto tessera sarebbero dei capolavori) ma nell'inquadratura e nel rapporto fra le forme.
Per farti degli esempii la penultima è buona anche se sfocata, l'ultima invece è banale, sarebbe stato più "artistico" inquadrare il campanile per il lato lungo della foto con gli spruzzi della fontana in primo piano come visto da una cascata.
La terzultima (quella con la ruota) è bella, ma se noti sarebbe migliore senza la parte scura delle piante sulla sinistra che chiudono la foto, lasciando in primo piano solo i rami e prendendo in tutta la sua grandezza la ruota, bastava spostarsi di mezzo metro e zac!
Il leone è orribile con quella casa posta alle spalle lo rende pesante occupando come una macchia buona parte della foto. Due elementi monocromatici e orizzontali la rendono opprimente.
La seconda e bella, ma manchi quel cielo blu con (ancora) la pianta sulla sinistra. Immagina che bella sarebbe stata se, appena più sotto, avessi scattato la foto al monumento (scuro) sul cielo blu immacolato.
Il contrasto cromatico sarebbe stato magnifico.
Infine (finalmente dirai) nella prima manchi ancora il segno, con due mezze sagome ai lati della foto che entrano nell'obiettivo. Dovevi usare il controluce perchè i vetri "sparano" e la rendono sovraesposta.
Perdonami sono quasi insopportabile, ma le critiche sono l'unico modo che abbiamo tutti a disposizione per migliorare.
O per dirla come i figli di Albione: "No pain no game".
:)