giovedì 18 marzo 2010

Segui il Coniglio Bianco

Ancora una volta, dopo l'attesa stremante, siamo riusciti a vedere un film che ci andava a genio, "Alice nel Paese delle Meraviglie". Dico stremante perché fin quando durerà questa matteria del 3D sarà impossibile riuscire ad entrare in una sala spensierati e distratti come ai bei vecchi tempi, quando si decideva all'ultimo di vedere qualcosa che ti piaceva e di solito ti imbucavi nella seconda fila, ma eri giovane, ti andava bene tutto, l'importante era il caldo uterino del cinema e lo schermo che ti assorbiva l'anima. Adesso devi prenotare una settimana prima, e vederlo tipo di martedì, di sabato meglio non provarci, ti passano sopra col Suv e ciao.
Il film, comunque, è bellissimo anche senza tutte quelle farfalle che escono dallo schermo, la stoffa che si srotola, etc etc. Io personalmente la storia la sentivo in 3D anche prima, sono sempre stata "dentro" tutti i film che ho visto (in quelli belli, per quelli meno belli sono rimasta sul davanzale), quindi resto dell'opinione che va bene, ce li vediamo anche così, ma io mi sarei già stancata della novità. Tim Burton fa da sempre film pentadimensionali, per me, quindi puoi immaginarti quanto sono impressionata.
Il libro è stato una delle classiche letture dell'infanzia, prestato dalla Magnifica. Al tempo mi era piaciuto però datosi che ero una piccola razionalista cocciuta l'ho messo in discussione perché mi turbava, e non sapevo il perché. Forse tutti gli animali strani, il sovvertimento delle regole, la follia dilagante mi mettevano a disagio, vai a sapere cosa mi passava per il cervello. Ero un tipetto quadrato e scientifico, piantavo fagioli e ne studiavo la crescita, mi ero fatta regalare un microscopio e mettevo tutto sotto il vetrino (zanzare, peli, cristalli di zucchero), il mondo era la mia ostrica e il mio laboratorio...poi, non si sa come, questo talento è andato perso nello sciacquone dell'esistere.
Il cartone della Disney l'avrò visto non so quante volte, da grande l'ho sempre apprezzato per le trovate e le invenzioni visive, del resto farlo è stata una faticaccia, tutto disegnato a mano e colorato idem...col vecchio nonno Walt che spronava i dipendenti riottosamente sindacalizzati.
E' chiaro che Burton non poteva fare una cosetta carina e puffettosa con sdilinquenti mollezze.
Il suo Paese delle Meraviglie è intristito dalla dittatura di una sovrana freak, dalla testona immensa e dal carattere mefitico, una Elisabetta I con bocca a cuore e pallore soprannaturale. La Regina Rossa è l'unico personaggio divertente, anche se involontario - pecca del film è forse la mancanza di stemperanti momenti in cui si ride (nel cartone gli animali erano buffi e il tè con il Cappellaio Matto è la mia scena preferita di sempre). Nel Sottomondo di Burton, invece, si organizza una resistenza per abbattere la Capocciona, circondata da una corte di leccapiedi con finte deformità, per compiacere la sovrana. Di solito i freak di Burton sono buoni e rappresentano la parte sana di una società superficiale e indifferente, ma stavolta direi che il Nostro ha fatto un'eccezione. Perturbante la scena del fossato, colmo delle teste di tutti quelli che la regina ha fatto decapitare, che girano, girano nella corrente...
Alice adesso è diventata una bella diciannovenne orfana di padre e come vigeva all'epoca bisognosa di accasarsi, visto che le donne non lavoravano e non ereditavano un granché (se di buona famiglia. Se popolane, lavoravano come mule, ma gli uomini facevano altrettanto, che tempi grami). Le organizzano una festona di fidanzamento per il matrimonio combinato con un lord dalla faccia di ratto nonché dispeptico, e lei lo pianta durante la proposta, davanti a tutti, per seguire ancora una volta il coniglio bianco (della prima volta, avvenuta anni prima, lei non si ricorda niente, pensa si tratti di un sogno ricorrente ed ossessivo). E invece.
Nel Sottomondo il Cappellaio Matto, la Lepre Marzolina e il Ghiro la aspettano, ammazzando il tempo prendendo il tè e circondati dalla desolazione rimasta dopo l'attacco del Ciciarampa, il drago che obbedisce alla Regina Rossa. Secondo la profezia, solo Alice potrà ucciderlo, spingendo così tutti a ribellarsi contro l'opprimente tagliateste coronata.
Alice ovviamente non pensa di essere in grado di farlo, non è capace di uccidere, figurarsi affrontare un mostro al di là delle forze persino di un uomo grande e grosso. Chiunque, al posto suo, telerebbe con la velocità del fulmine. Però ci sono persone pronte a farsi incarcerare per lei, come il Cappellaio Matto, declamante i versi lisergici di Carroll, la follia negli occhi, motivata forse dall'aver visto morire tante persone care, davvero simile al Frodo Baggins che vede la sua amata Contea in pericolo.
Uno dei miei personaggi preferiti è sempre stato il Gatto del Cheshire, lo Stregatto, che qui ammalia con i suoi occhi verdi, spirito che conduce a destinazione e protegge, che salva la vita e si smaterializza, spirito burlone ed eterno.
L'unica cosa da fare, per la ragazzina, è a questo punto combattere, a qualsiasi costo. Non bastano più i pizzi e i fiocchetti, ad Alice si chiede di essere ben altro. Una paladina in armatura, una vergine guerriera pronta a difendere la Regina Bianca, sorella della Rossa, strega come lei. Però carina da morire, con gli occhioni cerbiattoni di Anne Hathaway e una certa renitenza alla violenza (però così siamo capaci tutti). Alice, eroina e femmina, scopre in sé una meravigliosa forza, e vince il drago, Santa Giorgina che difende l'umanità tutta.
Verso la fine si ha l'impressione che tra lei ed il Cappellaio Matto possa anche nascere del tenero, visto che lui le chiede di restare - dopo un' adeguata terapia farmacologica da lui seguita, direi. Ma la ragazza ha delle faccende da sbrigare nel Sopramondo, tutti gli invitati alla festa sono ancora lì ad aspettarla, basiti. E lei le canta chiare all'aspirante sposo, dicendogli che non è l'uomo giusto per lei, e che molto ancora c'è da vedere, là fuori, per una diciannovenne coraggiosa. La visione laterale e alternativa di Alice le porta fortuna, perché in effetti viaggerà e scoprirà e sarà libera, ragazza in carriera antesignana delle working girls a venire.
Averlo potuto dire, ai tempi della regina Vittoria, senza che ti spedissero in vacanza premio in Australia...Meno male che i tempi sono cambiati, un po'.
A volte nella vita cadiamo in tunnel bui e lunghissimi, affrontando nuovi travagli e parti simbolici, sbucando da qualche parte, ignota e piena di porte, cercando di capire in quale si sia infilato il Coniglio Bianco. Seguilo in fretta, seguilo veloce, è lui ad avere l'orologio.

2 commenti:

Galatea ha detto...

Ecco, devo confessarlo: sentirti dire che tu avevi da piccola una passione scientifica mi ha veramente spiazzato. Quando ho cominciato a frequentarti io, eri già in piena fase creativa, e io invidiavo ed invidio da matti quella tua capacità di essere slegata dal reale, di andare al di là della quadratura mentale cui invece io sono così legata: quella che era perfettina e "scientifica" ero io, e tale solo rimasta. Invece da bambina ero fantasiosa, odiavo le cose quadrate, mi perdevo nelle fantasie...chissà, cara Vanessa, forse nella vita si diventa sempre il contrario di quello che si era da bambini. o no?

Vanessa Valentine ha detto...

Galatea adorata, al solito arrossisco al pensiero di aver generato forme di invidia (decisamente curioso, visto che, se ben ricordi, al liceo ero una grossa ameboide vestita in modo drammatico e con rossetti arancioni e pizzi da madonnara, immersa in letture americane che trovavo più gagliarde di quelle latine e greche ;)))) )
Chissà, forse siamo sempre uguali a noi stessi, avendo in noi il doppio di tutto, perciò ogni strada è possibile, e il suo contrario, e e perdersi nella foresta è bello e facile...continuo ad essere creativa sebbene improduttiva, amo l'arte e la scienza perché, soprattutto, come dice mio padre, son curiosa come un "simioto" (trad. scimmiotto)
Eh, eh...;))))
Sapessi quanto mi piacerebbe essere quadrata, e invece rotolo, rotolo, sempre fuori dal sentiero.