martedì 25 maggio 2010

La sera dorata

Pomeriggio caldissimo, in cui ti tocca uscire se vuoi lavorare un minimo piccino picciò.
La città è un'onda calda e profumosa di kebab, acque leggere su pelli biscottate, capelli lunghi e ondeggianti, forme burrose che escono tenere da jeans a vita bassa, ostinati come bimbi capricciosi.
Per una settimana sono vissuta nel dolce, freddo limbo irlandese, poi il corpo ha assecondato l'estate che ci è piombata addosso come fa di solito, rincretinendoci. Le foglie sono grosse e verdissime, frusciano come vestiti di debuttanti allo sbaraglio, mi gira un po' la testa per via della pressione che va giù in picchiata, ma fluttuo in un mix di benessere e inconsapevolezza.
Girare per gli studi legali vicini alla stazione è un'impresa, nel vero senso della parola. Piuttosto rischiosa, anche, detto tra noi. Forse la mise scelta per l'occasione non è azzeccatissima, una canotta rossa striminzita che urla "amami", passo in mezzo a gruppetti di uomini cauta come un pesce pagliaccio non ancora insaporito dall'attinia. Mi muovo lenta, come un pescecane gentile.
Sbrigo le faccende, persa per un po' nel lusso di freschi studi legali, mi perdo in corridoi eterni e marmorei come l'altare della Patria, quando riemergo il sole è quello che preferisco, il sole da spiaggia, da sera. Obliquo, abbagliante, paterno e sollecito. Il sole che i girasoli venerano.
La pelle si apre, respira insieme al cielo, all'azzurro che mordicchia le nuvolette e le fa arrossire.
Il tram mi porta a casa, il mio cavallo blu e scintillante, gelido e affollato. Sprofondo in Mavis Gallant e nei suoi racconti quieti di gente triste, esule e innamorata, che per un po' crede nella felicità, restando puntualmente delusa. L'argine del Bassanello è pieno di gente che corre disciplinata, sollevata, le code di cavallo ondeggiano, i glutei si contraggono, gli occhi dardeggiano, i maschi gonfiano il bicipite e sorridono rapaci. Sono tutti veloci e scattanti.
Apro la porta di casa, mi accoglie il dolce profumo di ammorbidente, c'è un filo di vento che scivola dentro dalla finestra aperta...le piante ondeggiano e mi chiamano, vogliono bere un po'.
Se è per quello, anch'io.
Ci dissetiamo tutti, mi metto qui a scrivere, adesso l'aria è celestina e pallida, c'è un frinire sommesso, un cane abbaia convinto. I gerani della palazzina di fronte sono sfacciati.
Che pace, caspiterina.

5 commenti:

Visir ha detto...

I momenti di quiete ci cadono adosso spesso inaspettatamente.

Se abbiamo la fortuna di essere soli in questi istanti nessuno ci può distrarre; Nessuna parola ci riempie facilmente questo silenzio.

Siamo invece riempiti dagli oggetti, dai colori, dai suoni.
Ci sorprendiamo ad essere semplici contenitori di impressioni determinate dal mondo.
Per alcuni rari attimi siamo spettatori, liberi dalla fatica di recitare un copione, siamo finalmente scevri da ogni aspettativa.

Nella mia memoria questi attimi mi restano vividamente impressi, come perle contigue di una collana.
Attimi sicuramenti degni di essere vissuti e per questo non sono stinti dall'oblio ma mantengono il loro disegno.

Momenti strani.
Le scale di pietra di casa, fresche nonostante un torrido giugno quando mancavano pochi giorni alla fine delle elementari.

Un tramonto abbacinante nel deserto del Messico con un leggero retrogusto di peyote.

L'autostrada infuocata verso Atene facendo autostop.

Decine e decine di momenti, una miscellanea di istanti sospesi nel fluire della vita.
Intessuti da un mistero che ci soverchia, ci avvolge, ci protegge.
Secondi in cui ci si sente toccati dalle mani amorevoli del cielo e si resta senza parole.
E'una luce nella pupilla, un calore nello stomaco, un respiro solo più profondo nel petto.

Un fotogramma tanto perfetto che non ha bisogno di alcuna didascalia.

Visir ha detto...

A miglior modo riporto a memoria un brano che sviluppa bene ciò di cui sospetto avvenga in noi.

"Sono quei ricordi, senza dubbio e non gli altri che passano davanti a noi nell’ora della morte.
E'la famosa memoria dei moribondi che rivivono tutta la vita in un lampo.

E’ probabilmente questa memoria la memoria vera. I morenti rivivono prima d’entrare nell’eternità ciò che hanno vissuto fuori del tempo.
Adesso ci insegnano che noi non viviamo quasi mai coscienti e che la vera memoria è legata alla vera coscienza.

Talvolta, come per caso, come contro la nostra volontà, questa vera coscienza affiora.
E così il mondo attorno a noi assume un peso un odore un sapore sconosciuti fino a quel istante. La nostra memoria vi si fissa così per sempre.
O per essere più esatti dovrei dire che nei rari istanti in cui ci troviamo in quello stato di vera coscienza ciò che viviamo, lo viviamo per sempre, lo viviamo sfuggendo al tempo.

Perciò quando rendiamo l’ultimo respiro, quando la nostra coscienza si desta alfine completamente quei pochi istanti privilegiati si raccolgono dietro i nostri occhi e paiono per quello che sono, i soli rifugi della nostra esistenza, i soli beni acquisiti nella lunghissima successione di ore e di giorni.

E’ ragionevole credere che la nostra coscienza non si svegli a se non raramente e ogni volta per un tempo brevissimo e che l’uomo comune non ne può disporre a suo piacere.
Si tratta di cercare di passare, volontariamente, e il più spesso possibile e per il tempo più lungo dallo stato comune allo stato di coscienza oggettiva."

Vanessa Valentine ha detto...

Bellissimi commenti, Visir...:)
Che altro aggiungere?
La vera felicità è la luce giusta, le scale fresche, un momento dell'infanzia, della giovinezza o della maturità, unico e perfetto, brevissimo.
E infatti te lo ricordi.

Gillipixel ha detto...

Vale, che strano...questo è uno dei tuoi scritti più belli, nel mio personale cartellino (...come avrebbe detto Rino Tommasi :-), ma è uno dei pochi che non ho commentato...non mi veniva niente da dire, come quando si sta davanti ad un bel fiore o ad un tramonto incantevole, oppure come quando si annusa un odore perfetto...cosa c'è da dire di più? :-)
Forse solo spotty (...o bloggy? :-) lo sa...infatti dice: ounsi...e non c'è più nulla da aggiungere :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, Gilli...è vero, in certi momenti lenti, dorati e dolci non serve nemmeno dire niente, basta sentire. E' una delle cose belle dell'estate, no?;)
Spotty dice ouncess, britannica risposta al tuo francofono ounsi...sempre più convinta che si tratti della lingua segreta dell'umanità!:))))))