lunedì 17 maggio 2010

The Wild Rover








Siamo tornati da Dublino e siamo sulle ginocchia, non so come altro dirlo.
Dissestati finanziariamente ma con un sorriso estatico e stuporoso sulla faccia (io almeno). E' stato bellissimo.
Sapevo già che mi sarebbe piaciuta, e anche che avevo poco tempo a disposizione, per cui non si riusciva a vedere un po' fuori, però pazienza, mi piacerebbe tornare (e le mie asciuttissime finanze? come la mettiamo??), mah, si vedrà.
Il tempo tutto sommato è stato su, malgrado la temperatura perennemente sui 9-12°, al massimo (e la notte un vento freddo...e loro in maglietta e canotta, le ragazze in mini senza calze, top scollati, le solite follie che solo loro riescono a portare). Il vulcano ci ha graziati, e hanno chiuso l'aeroporto qualche ora dopo la nostra partenza, toh. Il solito culo che ci ritroviamo.
Fatti forse un po' male i calcoli, l'albergo era sì a dieci minuti dal centro, ma in bus. E la sera non è che ci fosse tutto questo via vai di corriere, sulla North Circular Road (detto tra noi, più o meno silenziosa come la tangenziale di Mestre), per cui l'alternativa era sfidare il destino, fare serata e farsi stuprare, rapinare e uccidere, non necessariamente in quest'ordine. Invece è andata bene, dai.
I dublinesi sono degli attaccabottonari fenomenali, ti vedono con la cartina in mano e praticamente ti scongiurano di permettergli di aiutarti a trovare la strada che cerchi. Chiacchierano volentieri e sono aperti, socievoli, divertenti. Gentilissimi. Ospitali. Avrò trovato un paio di musi lunghi, ma ognuno ha le sue giornate no. Per il resto, era da sposarseli. I ragazzi molto carini, assolutamente cool nel loro stile zozzo e trasandato, mi ricordano gli inglesi al loro meglio, braghe della tuta col buco sul sedere, jeans sfilacciati e arricchiti da un macramè di sputazzi. Le ragazze carine e un po' tondette, con pancini da Guinness e gran scollature, bei visetti, capelli fiammeggianti e incredibili.
La prima giornata è stata di orientamento, siamo riusciti a vedere qualcosa nelle belle via del centro, quelle ripulite e con i soldi, tipo O' Connell e Grafton Street (all'interno delle quali, comunque, si aprono squarci portuali e pittoreschi con fili pencolanti, botti sfasciate, muri scrostati. Come se dicessero, ok, siamo europei e moderni, e ricchi - anche se adesso un po' meno - ma siamo soprattutto gente che non si vergogna di essere stata povera e che, se ricapiterà, non si strapperà i capelli, ma si tirerà su le maniche.
Che poi, detto tra noi italiani, abituati a pagare cifre folli per uscire a bere e a mangiare, 7 euro di biglietto per l'Aircoach che ti porta di notte in aeroporto o 3 euro per una mezza pinta di Guinness a Temple Bar, ovvero il cuore più cuore che c'è a Dublino, per turismo e attrattive, non sembrano queste cifre apocalittiche. Dunque, o loro con mezza pinta fanno i gargarismi e poi attaccano a fare sul serio, ed effettivamente visti bere come bevono fanno una discreta impressione, o noi non ci rendiamo ancora ben conto che la rovina sta probabilmente appollaiata sulle nostre spalle, e ghigna.
Al momento, non sono allegrissimi, e abbiamo visto un cordone di poliziotti che proteggeva una banca, con la gente fuori che, molto democraticamente, teneva su dei cartelloni con scritto "bruciamo le banche". Siamo passati in mezzo, ma tutti erano rilassati e democraticamente sempre negoziavano.
La prima serata ci ha inzuppato bene con una pioggia leggera ma densa, di quelle che come dice mia madre ti bagnano (mia madre ha probabilmente conosciuto anche piogge asciutte, credo).
A letto alle dieci, vista un po' di tv su di un obsoleto apparecchio però perfettamente funzionante, programmi simili ai nostri, però meno tette e culi ( e questo si sapeva). La stanza era grande e tutta dipinta di un bel rosa pallido, moquettona blu alta due dita, serratura con chiave di ferro e bagno con lavandino largo 20 cm, non di più, e due rubinetti, uno per l'acqua gelida e l'altro per quella rovente, nella migliore tradizione. Meno male che la doccia era abbastanza recente (più o meno anni '80) con manopola a 7 tacche dalla temperatura artica a quella di Mercurio, a scelta (e quando partiva era così forte che ti spezzava il collo). Un piccolo paradiso.
Il termosifone andava a manetta, dentro ci saranno stati 35°, col piumone, ho dormito con una gamba fuori e una sotto per bilanciare la temperatura corporea, al mattino collo duro e storto da aulin e voltaren, il vento irlandese ti mette nel sacco in un amen.
Al mattino, deciso per una sostanziosa Irish full, ovvero una colazione come Dio comanda all'irlandese (vedi foto), composta da, nel disordine: due salsicce, due fette di bacon, pomodori, fagioli con la salsetta dolce che io sinceramente aborro e dunque salto, due uova fatte o strapazzate, o sode, o affogate o un'altra roba che ora non ricordo, pane tostato, tè e caffè e, piéce de résistance, due tipi di pudding, uno che era un polpetta piatta e fritta e l'altro sospetto parente del black pudding dello Yorkshire e quindi fatto di frattaglie, e fritto. Gnam.
La colazione dei campioni. Io, tatticamente, mi sono fatta fare le uova sode e uno me lo sono portato in borsa, e poi me lo sono mangiato al parco, quando m'è smorcata un po' di fame.
E per tutta la colazione ho dovuto ingannare stomaco e cervello immaginando di mangiare croissantini con marmellata, cereali, caffelatte e biscotti. Faticoso.
Dopodiché, eravamo pronti per affrontare il museo di arte e il Trinity College. Nonché la gemma preziosa, la Guinness Storehouse.

5 commenti:

Gillipixel ha detto...

Bentornata Vale :-) Questo è proprio il blog dei pigri per eccellenza :-) leggendo le tue narrazioni sempre così ricche e colorate, si fanno viaggi senza spostarsi di casa, si leggono libri e si vedono film, senza spendere un acca :-)
Tra le foto che hai fatto, quella che mi è sembrata subito la più consona alla tua essenza narrativa, è stata quella degli orsetti travestiti :-)
Non so come mai, ma buona parte del tuo mondo ironico ed incantato di emozioni ed aristocratiche cialtronerie preziose, l'ho visto riassunto in quei 3 o 4 figuri pelouchosi :-)

Vanessa Valentine ha detto...

:))))))))))sapevo che li avresti apprezzati, Gilli...sono davvero adorabili, specie quello/quella vestito in perfetto stile anni '20, tutto piume e fru fru.
Essi difatti incarnano, come tu hai giustamente puntualizzato, il mio spirito fanciullesco, distratto e cialtronissimo. La mia cifra stilistica, diciamo...;)))))
Stasera sono piuttosto cotta, ma con strenuo sforzo dovrei presto riuscire a scrivere anche il sequel, e così ammorbarvi un altro po' con il viaggio nella bella Dubh Linn...sempre che non mi mandiate a remengo prima.
Ma, del resto, qui nel blog è obbligatorio fare flanella, oziare e perdersi...;)

Gillipixel ha detto...

Aspetto la seconda puntata pregustando già il piacere della lettura :-)

Galatea ha detto...

Però un orsetto potevi portarmelo.. :-(

Vanessa Valentine ha detto...

Galatea, se li avessero venduti, uno te l'avrei anche preso...ma erano solo per esposizione, il negozio, molto fico in verità, vendeva maglionazzi a prezzi pazzi! Giurrrro!;)