lunedì 21 giugno 2010

Appello (destinato a cadere nel vuoto, temo), ma non si sa mai

Amici giapponesi, per favore.
Smettete di mangiare i delfini, dai.
Come si fa a mangiare i tursiopi, così simpatici, intelligenti, perfino col sorrisone stampato sul muso ( e, tra l'altro, sono imbottiti di mercurio, come la stragrande quantità di pesce che finisce sulle vostre e sulle nostre tavole). Lo so, il pesce è buono e Dio solo lo sa quanto bestialmente incoerente sono io stessa che mi divorerei un tonno intero, però, che caspita, c'è pur sempre una catena alimentare, e se mi trovo faccia a faccia con uno squalo non credo che, sinceramente, il signorino si faccia tanti scrupoli di coscienza a ingollarmi tutta intera).
Senza contare che con tutto il mercurio in circolo non è che proprio si scoppi di salute, anzi.
Siete voi che prendete la temperatura alla febbre.
Ma i delfini.
Vi hanno proibito di mangiare le balene e voi vi state rifacendo sui piccoletti incolpevoli, e non volete nemmeno che si proietti "The Cove", il documentario che denuncia la caccia ai delfini, nei cinema giapponesi, Beh, lasciatemelo dire, questo non vi fa onore. Questa è censura bella e buona ( e noi ne sappiamo qualcosa, su quel che si può dire e quel che invece no).
Lasciate che la gente vada a vedere il documentario e poi decida, magari non mangeranno più pesce, magari saranno semplicemente consapevoli del peso delle scelte. Ma dai, i delfini sono intelligenti un paio di tacche sotto di noi (per certa gente che ho incontrato, i parametri vanno ovviamente invertiti), ed è ora di dire basta anche ai delfinari e ai loro spettacolini, un mercato che ingrassa un sacco di gente e sfrutta animali liberi.
Per fare il vostro sushi insipido vi resta ancora un mare pieno di pesci (che adesso mi staranno guardando e penseranno, ma vattelo a pigliare nella rete, e a noi non ci pensi? Osservazione giusta, alla quale il mio istinto onnivoro non sa cosa rispondere, o meglio lo sa, ma è meglio se sta zitto). Quando parla il mio stomaco, domina l'incoerenza, ve l'ho detto.
E la bieca Madre natura.
Ma i delfini no.
E spero che una larga fetta di giapponesi venga sensibilizzata, e smetta di chiedere di straforo carne di delfino, e soprattutto non si faccia mettere i piedi in testa da chi pensa di poter scegliere per tutti.
I giapponesi.
Anche.

7 commenti:

Visir ha detto...

Ricordo un’alba a Tokio dove, passeggiando per il mercato del pesce (il più grande del mondo) osservavo stranito le infinite varietà di pesce esposte.
La fantasmagoria di colori era simile ad un quadro, una sorta di Kandinsky ittico.

L'attività frenetica dei venditori e dei compratori aveva, oltre al profumo del mare, l'odore della vita.
Mentre gustavo voluttuosamente del sashimi pensai: Magnifico!

Ora sono perplesso, si considera sconveniente la pesca del delfino e non quella dello scorfano, tanto per fare un esempio; Perchè?

Noi umani (?) tendiamo a sviluppare uno strano sentimentalismo, ma solo per gli animali che in qualche modo ci ricordano noi stessi o ci sono utili perchè soddisfano il nostro ego (I cani e i gatti per esempio.
E gli altri animali?

Dello scarabeo stercolarario non gliene fotte niente a nessuno; Come mai?
Lui è un animale degnissimo e fa anche un lavoro umile e diciamolo: ingrato.

Perdonatemi, ma vedo tanta ipocrisia anche quando si esprime un concetto apparentemente.
condivisibile. Divento sospettoso al presentarsi di questi atteggiamenti: "Buonisti".
L’uomo non conosce che l’interesse, forse non è educato dirlo, ma basta guardarsi in giro o meglio ancora, basta guardarsi dentro per capirlo.

Messi alle strette, ognuno di noi si mangerebbe pure il vicino di casa, questa è la realtà per la maggioranza di noi.
Chi non vede tutto ciò è solo perchè, fino ad ora, ha voltato lo sguardo al cuore della sua anima.

Ammantarci poi di una sensibilità per la vita che non abbiamo è veramente degno della nostra straordinaria capacità di autoipnosi.

Tolti pochissimi, mi permetto di ribadirlo, gli altri, non sanno amare altro che se stessi, non è gentile sentirselo dire, sono d’accordo, però è proprio così.

Se fossimo migliori non vivremmo in questo pianeta prigione, erroneamente considerato un punto di arrivo, mentre è solo una stazione di passaggio.
Un trampolino per dimensioni migliori, a patto di essere promossi, almeno a me piace pensarla così.

Se esistesse un senso diverso a questa detenzione non prospererebbero i disonesti, gli stupidi, i folli. Mentre le persone buone spesso muoiono giovanissime fra infinite tribolazioni.
Curiosamente questi ergastolani sopravvissuti alla vita considerano ogni giorno di espiazione una fortuna, mentre fuori della cella del corpo ci aspetta, probabilmente, una vita più degna e libera.

Mi pare, a volte, un mondo di sonnambuli che per il loro bene non devono mai essere svegliati.

Salazar ha detto...

Non mi intendo di delfini. Neanche di giapponesi: so che in Giappone ce ne sono un sacco, di giapponesi, poco altro.
Ma passavo di qua e un ciao lo lascio.

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, questi pensieri tristi non ti giovano. Suvvia, sei un bel giovanottone gagliardo, una frittura di pesce e via...la vita è tutta un'altra cosa...;))))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie del ciao, Salazar! felice di risentirti!
il Giappone è pieno di giapponesi (tranne il commercialista vicino tuo, se non ricordo male) e anche di bei paesaggi, e con un sacco di leggende stupende.
Oh, bè, nessuno è perfetto, immagino.

Salazar ha detto...

Si, vaglielo a dire a Iroshi Tamagotchi che lui è giapponese: ti guada con l’occhietto mandorlato del sol levante, che neanche Toshiro Mifune quindicenne, e dichiara con voce austera: “eu sou basileiro!”.
Mica è sano contraddirlo, a quel punto, potrebbe farti una macumba.

PS: la dizione corretta è “se fossi anche modesto sarei perfetto.”

Vanessa Valentine ha detto...

Salazar, un giapponese brasilizzato, grandioso...:)))))
Il mondo, del resto, è la nostra ostrica (e la nostra casa).
Chi vive più sotto lo stesso campanile, tutta la vita?

Visir ha detto...

Mica sono tristi le mie riflessioni, magari crude, forse bislacche (ho sempre voluto usare questo aggettivo, ma non trovo mai il modo ed è probabilmente la sola ragione per cui ho scritto il precedente soliloquio).

Inoltre io mi diverto un sacco a vivere in questo divenire pieno di contraddizioni.
Se tutto fosse logica e raziocinio…Sai che palle.

Come diceva un mio caro amico: la razionalità ci rende uguali, ma è la misura della nostra follia che ci rende unici.

In questo oceano di pazzia ecco che una lontana isola di oggettività è come Rapa Nui, l’ombelico del Mondo, ed effonde il suo Manà dai volti di pietra rivolti ad un orizzonte di cobalto mente un tramonto tinge di rosa le nuvole.

Ecco…Ora posso tornare in corsia che se non mi trova lo psichiatra poi si inquieta. :))))