lunedì 21 giugno 2010

GattaStracca71

Si sarà notato, forse anche no (un po' di presunzione è sempre insita nell'umana natura, pensiamo di essere il bottone che tiene acceso il mondo, finché qualcuno non ci spegne, e allora realizziamo la fregatura) ma sono realmente in piena sindrome Tyler Durden e vivo spersonalizzata, borderline e sul punto di creare un pericoloso doppelganger che vada in tribunale al posto mio, organizzi una rivolta delle segretarie e mini il sistema, con esiti rovinosi. Vivo in un perpetuo stato confusionale, al mattino sono in un posto, mi si chiede di andare velocissimamente in un altro, in definitiva mi si chiede, orrore!, di essere l'aggettivo più schifoso apparso di recente sulla terra,"performante", a me, A ME!, l'accidiosa e la debosciata, colei che alla suprema, dolce dea della pigrizia (non ho idea se esista o meno ma i latini sembravano tizi troppo svegli per non fabbricarsi una divinità così, tra una guerra e l'altra) ha edificato fior d'altari e dedicato cornucopie d'offerte. Di fronte alla brusca accelerazione di ritmi alla quale sono stata recentemente costretta (un po' di lavoro in più, diciamo), il mio corpo ha reagito nel modo a lui consono, ovvero impazzendo. Una fame canaglia onde sopire il nervosismo latente, una leggera isteria di base che cerco di tenere sotto controllo con sforzi titanici, ritmo sonno-veglia degno di quella mattacchiona della Mama (nanna alle 8 di sera, sveglia alle 4, il ritmo del contadino, per capirsi), oppure botte di cecagna improvvise che mi colgono nei momenti meno opportuni (in coda allo sportello dei fallimenti, mentre aspetto di parlare con un cespuglioso Giudice di Pace, e così via).
Ci sono, semplicemente, dei momenti nella vita in cui siamo rametti sbatacchiati dalla furia della corrente, destinati a finire nel grande delta, ma nel frattempo fracassati da avversità, rotture di balle varie, problemi, seccature, scemenze le quali ci fanno spuntare una rughetta, piccola ma cazzuta, in mezzo agli occhi, sopra il naso. Il fatto è che la vita, per un po' di tempo, ti accarezza, come se tu fossi una paciosa gatta morbidosa e decorativa, ma dalla quale tutto sommato non ci si aspetta che faccia chissà che grandi cose; e poi, d'un tratto, ti prendono per la collottola e ti sbattono fuori, sotto la pioggia, o in una stalla buia e muffosa e ti dicono, prendi tutti i topi, guai a te se ne lasci qualcuno, e tu ovviamente corri di qua e di là, e provi ad acchiappare tutti i topi, però è troppo per te, ti ci vuole un po' di calma, i tuoi tempi, la tua strategia (o la sua assenza). E sai già che i topi si moltiplicheranno, che la colpa sarà tua, e che forse resterai senza Whiskas per un po', quello buono col vitello, che ti piace un sacco.
Pensavi di essere una gatta molto sveglia e invece sei solo una gatta che deve dimostrare un sacco di cose, e la coda si muove nervosa.
Ecco, mi sento così, in questo periodo.
Ma ho messo trappole dappertutto.

6 commenti:

Visir ha detto...

Durante il mio servizio di leva, giovane, stupido e baldanzoso, partii volontario per il Libano devastato dalla guerra religiosa.

Fu certamente un'esperienza forte, per un diciottenne che non aveva mai fatto altro che correre dietro alle ragazze e frequentare la scuola.
Ero un giovane uomo incosciente e ancora quel uomo ogni tanto torna a trovarmi, ma ci convivo amabilmente non vergognandomene più.

In particolare ricordo la tensione palpabile che mi assaliva le viscere, mentre facevo la guardia in qualche buca schifosa e gelida in quel mondo disumano che non era il mio.
Spesso si defecava nello stesso posto che ci forniva riparo perchè andare allo scoperto era molto pericoloso.
Alcuni miei compagni uscivano fuori di testa per colpa di questa tensione continua, anche se nei giornali di allora restavano eventi mai accaduti.
Fortunatamente le vittime del nostro contingente furono pochissime, ma non è una consolazione per chi ha perso un proprio caro in quella follia.

Il culmine lo toccai, quando fummo chiamati a prestare soccorso dopo un disastroso attentato. Era stata colpita la caserma americana con molte vittime (circa 200 morti).
Vidi così una devastazione incredibile, come solo la guerra e la natura sapevano fare.

Ogni tanto fra le macerie si trovava un braccio o una gamba, mentre la paura per un nuovo attacco mi devastava l'anima.
Mi credevo allora coraggioso, ma di fronte a certe cose il coraggio da solo non basta più.
Non parlo mai volentieri di questo passato e ne scrivo ora per la prima volta senza alcun orgoglio e se mai dovessi incontrare ancora la guerra certamente Lei dovrà fare a meno di me.

In quei frangenti la mia mente sperimentò in maniera tangibile un diverso stato di coscienza.
Passai un confine sottilissimo fra follia e intuizione spirituale, fu un momento indescrivibile che mi ha segnato profondamente, morì qualche cosa di me in quel posto maledetto da Dio e sorse al suo posto dell'altro, ma che non so descrivere.

Certo è che vidi negli occhi la miseria umana e la morte, e da allora la Vita con i suoi problemi quotidiani è per me solo un letto di rose.

Alla fine è solo una questione di prospettive...

Galatea ha detto...

Coraggio, tieni duro. Baciotti.

Vanessa Valentine ha detto...

Caspita, Visir, questo è il tuo personale cuore di tenebra...non so cosa dire.

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie Galatea, dolcezza. In qualche maniera ne verremo fuori, (poveri) ma indomiti...;)
Appena vedrò l'azzurro dell'orizzonte, pranzotto?:)

Gillipixel ha detto...

Vale, che coincidenza...anche io sto passando un periodo del genere...non sarà mica in atto una minaccia globale da parte delle perfide forze dell'iperattivismo mondiale, eh? :-)
Qui bisogna tener alto il nome del pigrismo, pariamo il colpo che verranno tempi migliori, in cui ogni minuto sarà delizia debosciante e tutto intorno libri e bicchieroni di birra gelata, come nel paese di Benpigri :-)

Gattastracca è stupendo :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, Gilli, le tue parole sono come una sinfonia...:))))
anche se per noi pigri è faticoso, dici bene quando ricordi che noi dobbiamo parare i colpi, e tenere alta la guardia di fronte all'ostinazione con cui la vita vuol farci faticare...ma non vincerà, oh, lo sappiamo così bene...;)
Ho letto, nel tuo universo a pensieri...son periodi, poi passano...:)