domenica 13 giugno 2010

Inevitabile

E' ovunque, quindi tanto vale rassegnarsi.
Oddio, si potrebbe anche dire che nella vita vi sono anche cose peggiori del calcio, e che per un po' di giorni si può anche portare pazienza, che una, se proprio non ce la fa a sopportarlo, può sempre uscire con le amiche, anzi, può pure approfittare delle strade vuote con tutti a casa a guardare la nazionale e guidare spericolata sulle strade solitamente congestionate, può uscire in bici con la Mama per le stradine di campagna, andare a trovare qualcuno e godersi il fresco della sera in qualche giardino, con una birretta, tante zanzare e tantissimo silenzio. Basta organizzarsi.
Oppure guardarsi qualche bel film d'amore, ne fanno tanti. O qualcosa sul computer. Leggere, guardare le stelle, ascoltarsi Beethoven tutto sparato nell'ipod. Non capisco sinceramente come ci si possa annoiare, se in definitiva la vita ti piace davvero. Se poi hai qualche rogna, beh, è evidente, la musica cambia. Ma finché le cose marciano tranquille, raccomando la birretta di cui sopra e un po' di relax. La vita è cortina, bisognerebbe sempre ricordarselo.
Ad ogni modo, oltre alla febbre da mondiali che a Padova monta come in tutto il resto del pianeta, c'è stata anche la febbre per la squadra della città, i biancoscudati che ieri sera hanno combattuto per restare in B, riuscendoci.
Non c'è niente da fare, posso anche guardare la partita capendoci il minimo necessario, però potrebbe giocare chiunque e io avrei lo stesso atteggiamento, non sono geneticamente predisposta per tifare chicchessia. Che siano padovani, vicentini, veneziani, miresi, turchi, islandesi, lapponi o nigeriani, per me è tutto uguale. Cambiano le persone e le squadre, la sostanza resta. Il calcio è, per me, come un convegno di fisica nucleare: sto seduta, ascolto con moderata attenzione, sorrido gentile e non capisco una mazza, però finché ci sono i salatini e le birrette resto lì (magari ai convegni di fisica nucleare mangiano cosette più stilose tipo sushi o canapè col caviale, boh, magari mangio solo i canapè. Se non si mangia niente, è chiaro che stare lì non ha senso, per me).
Però uscire con gli amici è bello, e per una volta nella vita si possono fare cose nuove, che male non fa mai. Tipo, andare allo stadio.
L'altro venerdì siamo andati all'Euganeo, lo spartano stadio patavino. Il Padova se la giocava con la Triestina, siamo partiti da casa piuttosto presto, io precettata ad indossare due canotte, una rossa e una bianca (l'incubo lavatricesco di ogni massaia) per sostenere la squadra di casa.
Per fortuna mi ero portata un pacchetto di Sgranocchi da casa, lì sembrava ci fosse solo da bere, con code interminabili di tifosi già piuttosto carburati ed allegrotti. Posso solo dire che in tutta la mia vita non ho mai visto così tanti uomini tutti insieme (erano, uno più uno meno, in quindicimila, se non sbaglio. Roba da farti passare la voglia di guardare un paio di pantaloni per il resto dei tuoi giorni). Qualche morosa nei gruppi, con lo sguardo sperso e il rimpianto di non essere al cinema a vedere la cazzatona di Sex and the City, per loro peggio non poteva essere di sicuro. A onor del vero, c'erano anche tante tifose appassionate, con le magliette bianche e rosse e le bandiere. C'erano anche degli ultrà, ma anche un sacco di polizia.
Malgrado il nostro lauto anticipo, siamo entrati tardissimo, al fischio d'inizio, grazie alla sosta spritz del resto della compagnia e al caos del traffico della gente che stava arrivando, in ritardo.
Coda interminabile, perquisizione, tornelli. Dentro, infine.
Gli stadi sono molto belli, esteticamente, visti da dentro. L'erba è verde e fina fina, e c'è un casino di gente che urla. Pur avendo i posti riservati, ci siamo seduti sulle gradinate, tutti incassati uno dentro le gambe dell'altro come sedie Ikea (altra cosa che ho notato, la partita tende ad azzerare l'erotismo nel maschio, solitamente piuttosto reattivo. Se passa una bella fanciulla con le braghette corte, la guardano assenti registrandone l'esistenza, come un riflesso condizionato, poi si riconcentrano sulla palla). Siamo tutti molto vicini ma la cosa non viene assolutamente percepita come un potenziale principio di accoppiamento.
Tenetene conto, ragazze, se pensate di broccolare qualcosa ai mondiali. Dopo, magari, qualcosa salta fuori, dal cilindro. Ma solo dopo.
Ora non mi dilungherò sulla partita della quale ricordo poco, a parte i sacramenti dei padovani vicini, la gente che sembrava molto più violenta degli ultrà e pronta a scendere in campo per mazzolare la poco attiva squadra di casa. Padovani morigerati e irreprensibili improvvisamente (!) violenti bestemmiatori e aspiranti omicidi. I triestini, in cinquecento, a occhio, sventolavano le loro bandiere e canticchiavano insulti in direzione dei padovani, i quali ricambiavano.
E' evidente che tutta la messa in scena è una sostituzione della guerra, c'è bisogno, per alcuni, di avere qualcuno da insultare, dei colori da disprezzare, di avere un ostacolo contro il quale infrangersi. Deve essere un'esigenza maschile, perché io non la sento. Mi chiedo, la sentirei, se fossi nata maschio? Oppure non me ne fregherebbe niente, visto che tante donne il tifo lo sentono eccome? Allora non c'entra il sesso, ma un'inclinazione dello spirito, l'ormone? E chi lo sa.
Comunque, l'erba è così verde, così bella, così rilassante. La cosa che guardo sempre nelle partite è il verde dell'erba. Mi sembra che il verde vinca sempre, indipendentemente dal resto.
Mi piacciono gli inni di tutte le squadre, mi piacciono i giocatori di tutte le squadre ( perché si fischia l'inno della squadra avversaria, poi? che cosa stupida, da falliti).
Quella partita, comunque, non era stata un granché, e infatti era finita 0-0.
Poi mi ero sbranata una baguette farcita di tutto, alle undici e mezza. La città cominciava ad essere calda e tranquilla, chi voleva far serata di venerdì già si era messo in moto. Io, sinceramente, non stavo in piedi dal sonno. Le chiacchiere degli amici arrivavano attraverso un muro d'aria spessa, tiepida e insonorizzata, come se il mio cervello fosse imbottito di cartoni per le uova. Però Padova di notte è davvero bella, d'estate.
E così ieri sera per fortuna la squadra ha vinto, di nuovo contro i cuginetti triestini, il locale sui Bastioni dove siamo andati a vedere la partita su maxischermo è il tipico locale padovano d'estate per chi non vuole i posti fighetti e costosi, c'è il chioschetto che fa le pizze di cartone, le birrette, i mojiti annacquati, la pallocchia che gira in stile anni '70 e fa le lucine colorate proiettata sull'erba secca con i cani che le annusano furibondi, le ragazze con le braghette corte, le collanone e i capelli piastrati e sfibrati, i ragazzi con i visi rossi dall'agitazione e dall'alcol, le famigliole con i bimbi carini e sonnacchiosi nei passeggini, tanti gelati che si sciolgono sulle camicie bianche, le voci alte, le zanzare e i pappataci che scelgono sul menù, drappi bianchi sfilacciati mossi dal vento della sera, candeline Ikea che si sciolgono lente e malinconiche in vasetti scheggiati. Lo spritz è acquoso, anche lui (il mio, a casa, me lo faccio col martini e l'aperol, deve essere per questo che di solito mi sega la ginocchia), però, malgrado tutto, la felicità che vedo è anche la mia felicità, e anche se del calcio non me ne frega niente, dei miei simili comunque mi frega sempre molto. E così sia.

10 commenti:

Visir ha detto...

Panem et circenses, scriveva Giovenale.
Sono passati duemila anni e non è cambiato nulla.

Milioni di esseri inebetiti davanti al moto ondulatorio, sinusoidale, ellittico di una palla calciata da miliardari in brache corte.

Le grida della folla che esulta al goal segnato. Manco gli venisse in tasca qualche fortuna.
Viceversa la disperazione più nera cala sulla moltitudine, quasi un lutto, per la sconfitta dei propri beniamini.

L'opinione pubblica mondiale distratta (ma è stata mai attenta?) dai veri problemi, fa razzolare i potenti che fanno affari sporchi in santa pace.

Miliardi di euro spesi dietro al gioco mentre non ci sono fondi per la ricerca scientifica e medica.
Strano pianeta e strani esseri ci vivono. Non pare?

L'astronave Zaporat al largo della cintura degli Asteroidi osservava da molto lo svolgersi della vita sulla terra e la complessa organizzazione dei mondiali di calcio del 2010.

Il capitano del vascello Ammiraglio XB110, era stato incaricato di valutare questa civiltà in rapida crescita per annetterla al meraviglioso sistema delle razze civili oppure distrurggerla, nel caso fosse giudicata incapace di convivere con gli alti standard morali della congregazione delle razze pacifiche.

Si era giunti unanimemente alla conclusione che gli umani erano privi di qualsiasi logica obiettiva.
L'ultima parola sulla loro fine spettava però all'Ammiraglio.

Il nostromo BB22 chiese dopo una lunga attesa: "A capità che faccio lancio o' siluro fotonico per la distruzione completa di chilla fetenzia du pianeta?"

Dopo alcuni secondi si concluse la profonda riflessione di XB110 che rispose:
"Non è necessario, Paisà, basta aspettare...faranno tutto da soli".

Poi rivolto uno sguardo nostalgico verso Le Pleiadi aggiunse:

"Facitemopiacere turnammo a'casa che qui abbiamo solo perso tiempo".

Il boato del motore ad antimateria
ruggì in perfetto sincrono con l'urlo del Goal dei tifosi del Parguay che avevano inaspettatamente battuto l'Italia.

Gillipixel ha detto...

Vale, sono un po' in affanno esistenzial-commentatorio :-)
E' un periodo di tempi ristretti, più del brodo :-) ma ti leggo sempre con grande delizia...
Questa è una delle frasi più belle che io abbia mai letto sullo sport:

"...Comunque, l'erba è così verde, così bella, così rilassante. La cosa che guardo sempre nelle partite è il verde dell'erba. Mi sembra che il verde vinca sempre, indipendentemente dal resto..."

Stupendo...

Oh, quel gran visionario di spotty mi dice "letaccul"...che si stia riferendo a me? :-D

No, scherzo...cioè, lo dice davvero, ma i miei apprezzamenti sulla tua prosa sono sempre sinceri e sentiti, ci puoi scommettere :-)

spillo ha detto...

Valentina, esco dall'anonimato del "lettore assiduo che non commenta mai" spinto dai ricordi che mi hai suscitato.
Ho studiato e vissuto a Padova... qualche anno fa. I primi anni lo stadio era ancora il vecchio Appiani, ricordi? La morosa di un amico aveva la casa addossata, anzi inglobata nello stadio, con il balcone immerso nelle gradinate (cose impensabili, oggi). In occasione di Padova-Verona (la mia città) decidiamo di approfittarne, e torno allo stadio dopo molti anni: esperienza tra il comico e il rivoltante. Gente ubriaca e fatta dall'inizio della partita, insulti stupidi e gratuiti, violenza a fior di pelle. Il balcone è nella curva assegnata ai tifosi veronesi, che vogliono menarci perché secondo loro siamo di Padova. Superiamo brillantemente alcuni test di toponomastica veronese, forse mostriamo loro anche la carta d'identità, per un po' ci lasciano stare. Poi dall'alto piove una bottiglia d'acqua (non vuota) sulle teste dei tifosi sotto di noi: a quel punto torna il sospetto che siamo padovani, o veronesi passati al nemico, o che so io: fatichiamo non poco a tenerli a bada e ad evitare il saccheggio della casa "nemica"... a fine partita giuro di non rimettere mai piede in uno stadio (proposito mantenuto).
Ma non preoccuparti, per me Padova è legata soprattutto a bellissimi ricordi, a luoghi amatissimi (che belle le riviere), a scoperte e conoscenze meravigliose - ogni volta che ci torno mi scappa una lacrimuccia. Ed è probabilmente la città che amo di più, non solo perché lì sono stato giovane e libero, ma anche perché parzialmente immune (credo, spero) a quella pazzia o idiozia collettiva che sta contagiando il nostro Veneto.
Per concludere questo commento logorroico: evviva Padova, evviva i luoghi dove la gente vive normalmente e in pace, abbasso i luoghi dove non ci sono donne e gli uomini dimenticano di essere persone.

Vanessa Valentine ha detto...

"...miliardari in brache corte..."
E' ben vero, o Visir, però di sogni ed illusioni l'umanità campa, e gioire con i nostri simili è un dolce contagio...
Quotidianamente penso alle contraddizioni del nostro pianetino, alla sua bellezza ed alla sua profonda ingiustizia, alla disarmante bontà di molti e alla pervicace crudeltà di tanti. Esiste un equilibrio?, sì, forse, ma a occhio nudo non lo vediamo, lo sentiamo solo con un brividino nella schiena per tornare poi a ruminare mesti l'erba e a guardare il passaggio dei treni.
Gli ET napoletani faranno ritorno al pianeta d'origine, senza giustamente prendersi la briga di distruggerci (questione di un paio di decenni, ormai).
Sei una graziosa Cassandra, quando hai scritto non avevi ancora visto la partita con la Nuova Zelanda...
:))))))))))
Ma dai, il calcio non è poi così orrendo (e te lo dice una femmina).;)

Vanessa Valentine ha detto...

Lo so, Gilli, e tu sai che i tuoi complimenti sono sempre graditissimi (spotty certe volte si prende troppa confidenza, giusto? ma noi siamo solo i suoi piccoli, fedeli adepti...);)))))
In settimana ho visto una partita diversa ogni sera, e insieme con lo yoga trovo che mi rilassi davvero tanto...mah, mistero, son riuscita a star serena anche mentre giocava l'Italia ( e capirai che sforzo, mi dirai...):)))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Ciao, Spillo, piacere di conoscerti, i lettori (assidui o altalenanti) sono sempre accolti a braccia aperte!:)))
Sono felice di sentire che anche per te Padova è stata una bella fabbrica di ricordi (gli anni dell'università sono i più belli della mia vita, ne ho avuti di strepitosi anche dopo, ma freschi così...chissà, era tutto luccicante). Il vecchio Appiani è ancora lì, un po' incartapecorito, e penso si stia cercando di capire come riconvertirlo (il terreno è una torta piuttosto ghiotta, nello stra-centro di Padova, capirai...). Spero che lo trasformino in una struttura sportiva polivalente, moderna ed ecologica, e non nelle solite palazzine fighette (di quelle ne abbiamo già a carriole).
Molto divertente l'avventura da te raccontata (potevate far presente agli ultrà che loro non erano un cappero di nessuno per pretendere l'esibizione dei documenti...;))) ), ma immagino che ragionare con la forza bruta sia complicato...ed è anche la causa che impedisce a un sacco di gente di andare allo stadio e di divertirsi e basta, solo per colpa di quattro tordi che bisognerebbe rieducare ad estrogeni, facendogli scoprire le gioie dell'uncinetto...:))))))
Spero tu abbia avuto solo belle avventure allo stadio senza incappare in rogne di nessun tipo...:))))
Diciamo che è anche grazie a uomini sensibili come te se certe inespugnabili cittadelle della virilità diventano vivibili e godibili, non soltanto per rendere felici le fanciulle, ma anche per rendere migliore il mondo, più profondo, più gentile, più umano.;)
Eh, sì, e le riviere son proprio una delizia...

Visir ha detto...

Le cose buone di questo mondo vengono dalla saggezza non certo dalla stupidità.
Che poi una follia collettiva è più dolce di una sanità mentale solitaria è forse la ragione per cui molti seguono al pascolo la maggioranza.

Parli di equilibrio, ma usi impropriamente questa parola.
Perdona però la mia puntualizzazione che può sembrare saccente.

L'equilibrio in questo universo non esiste.
Tutto è in costante mutamento ed è la natura dell'esistenza che lo determina.
Solo la morte è immobilità quindi equilibrio, la staticità non si realizza mai in questa dimensione terrena.

Al massimo si può parlare di armonia, questa si può essere appannaggio dei migliori di noi.

In ogni caso guarda pure tutte le partite che vuoi, eterea Vivì, godi pure delle Olimpiadi, dei Giochi Invernali e anche delle partite di Polo e ogni altro assurdo sport che incontrerai nella vita, non sarò certo io a sorridere delle tue passioni.

Se voglio ridere veramente non mi serve un televisore basta guardarmi allo specchio. :))))

spillo ha detto...

Valentina, grazie per l'accoglienza e per le belle parole, che di certo non merito ma che tuttavia accetto (solo per questa volta, eh?) :D
Sul fatto che solo "quattro tordi" perdano la dignità allo stadio ho però dei dubbi, sospetto che lo stadio sia uno di quegli ambienti "magici" che trasformano le persone. Sei mai stata ad una partitella tra ragazzini, nei campionati giovanil/parrocchiali? Hai visto e sentito cosa fanno e dicono gli spettatori occasionali, gli amici ma soprattutto le MAMME? Ok, in quel caso il tifo va in corto circuito con l'amore materno: l'arbitro non solo è cornuto (ecc ecc) perché è venduto alla squadra avversaria, ma ce l'ha pure con il loro bambino!!! Resta il fatto che gli scaricatori di porto sono dei veri gentlemen, al confronto.

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, arrossisco per l'eterea...:)))))))
A polo giocherei, perché i cavalli sono bellissimi.
E allora parliamo di armonia, se preferisci (in qualche oscura maniera, Shiva danza armonicamente, anche mentre distrugge..)

Vanessa Valentine ha detto...

Eh, Spillo, dici bene. L'amore genitoriale si fa accecare facilmente, a volte. E' il genere di cosa che trovo deprecabile, la scorciatoia per tirar su male i figli...meglio rampognarli, sennò non vengon su dritti.
Ma noi siamo di un'altra generazione, mi sa...
comunque non dispero mai, lo stadio catalizza cattivi comportamenti, ma porta a galla anche quelli virtuosi.
Resto sempre un'inguaribile ottimista, e mi piacciono i buoni, i gentili e gli educati. E per fortuna sono tanti, checché se ne pensi.:))))))))