domenica 11 luglio 2010

Gemme oscure e sane letture

Finalmente arriva un altro fine settimana, ci si può riposare e per un attimo dimenticare le corse assassine della settimana, chiedendosi per quanto tempo reggerò il ritmo, così pressante...luglio, è inutile dirlo, mi sembra eterno.
E così il tempo che riesco a dedicare al bucato, perfino, mi sembra prezioso, perché intimo, familiare, tutto mio. L'acqua fresca sulle mani e il profumo di detersivo quando annuso le magliette umide e pronte per il sole sono piccoli piaceri che forse non tutti possono capire, ma sono così lente e gradevoli azioni che riportano la mente sul semplice agire, senza pressione, senza fretta. Un lavoro che va fatto, e che si fa.
Bucato a parte, pomeriggi a recuperare vecchi telefilm (un Barnaby non visto e piuttosto carino, nel salotto caldo e con l'aria mossa dal ventilatore, mentre il quartiere fuori sembra dormire sodo nel pomeriggio, e le mie palpebre sono piuttosto pesanti grazie alle tre fatte stanotte, alla festa sui colli). Beh, meno male che piegare magliette e mutande non è un lavoro impegnativo per il cervellino.
Cerco comunque di scappare dalla vita anche questo pomeriggio, o almeno fuggire da una certa idea di vita, preferendo la mia prospettiva piena di inglesitudine, di (secondo alcuni) noioso vecchiume, di vita moderna vivace, televisiva ed attiva. Sono fatta in un certo modo, non riuscirò mai ad essere qualcos'altro, specialmente se il qualcos'altro deve cadere dall'alto, un'abitudine, una consuetudine sociale imposta.
Ho sempre avuto la mia prospettiva, e mi piace. Gli altri cerchino, giustamente, la propria personale piccola infelicità.
Piuttosto, la mia grossa felicità la trovo da anni nella lettura della meravigliosa Barbara Pym, definita una nuova Jane Austen (infatti chi ama l'una in genere si innamora anche dell'altra).
La Pym è famosa per alcuni libri, purtroppo non molti (scrittrici così dovrebbero produrre centinaia di romanzi, ma immagino che sia un po' difficile..)
Come quando si ripensa al momento in cui ci siamo resi conto di amare qualcuno, o l'incontro con questa persona fortunata (o sfortunata, a seconda dei punti di vista), io ho ben presente l'incontro con lei: alla Feltrinelli di Mestre, anni fa. Il libro era "Qualcuno da amare", una vecchia edizione La Tartaruga, e la trama sembrava così rilassante, così consona al mio sentire del momento (un lavoro nuovo, stupido, ostile, tanta nostalgia per gli anni dell'università, il solito feroce desiderio di Inghilterra, il bisogno di un mondo parallelo all'interno del quale sparire). La copertina mostrava una graziosa signorina con cappello e guanti intenta a sorseggiare una tazza di tè. Dentro, si agitava un mondo fatto di vicari, parrocchie, vendite di beneficenza di vecchi indumenti per ricomprare l'organo della chiesa, in genere vetusto e danneggiato, signorine nubili perdutamente innamorate di arcidiaconi e sferruzzanti e pettegole signore in tinelli mal riscaldati da stufette, con continui intrallazzi per scoprire novità sul nuovo venuto nel villaggio, in genere esotici prelati che erano stati missionari in Africa o giù di lì. Avevo comprato il libro e ne avevo parlato con la Magnifica, innescando una passione che dura ancora oggi (in Inghilterra ci eravamo procurate i tomi mancanti, le edizioni italiane erano un po' lentine ad uscire).
Poi, nella strepitosa biblioteca di Mira avevo trovato un altro libro suo "Donne eccellenti" - i suoi personaggi femminili sono gentili, titubanti, discreti, si consolano della loro solitudine sorseggiando una tazza di Ovomaltina la sera prima di prendere sonno, nelle loro casette suburbane, con i loro lavori femminili un po' sfigati, in genere all'ombra di qualche uomo che, comunque, senza di loro si agita perduto. Spesso vivono di rendite misere ma comunque si danno da fare in parrocchia - la religione è molto presente, tra chiesa alta e bassa inglese, con una diffidente prospettiva sul cattolicesimo. Le loro bontà e dedizione, come in Austen, le premiano, alla fine. E si ritrovano amate dai loro oggetti d'amore, pur potendo contare solo sulle loro solide qualità (raramente l'avvenenza sfacciata, solitamente l'affidabile piacevole aspetto di chi attende, placido, e sa di essere nel giusto).
Visto che ormai il tempo passato era tanto, avevo ripreso in mano più o meno un mese fa "Per guarire un cuore infranto" - sembrano titoli Harmony, ma la sostanza è tutt'altra.
Magari agli uomini non piaceranno, ma in fin dei conti i sentimenti umani sono profondi e dolci per tutti, uomini e donne, e commuoversi per una storia tenera si può fare anche dopo aver sudato in palestra come buoi.
Comunque, il cuore infranto in questione era di una gentile signora inglese il cui fidanzato si era dato alla macchia con la scusa di non essere degno di lei (ehi! dove l'ho già sentita questa?), la quale per distrarsi e consolarsi decide di partecipare ad un noiosissimo convegno fra accademici, su indici da compilare e altre mirabolanti questioni. Qui conosce interessanti persone, tra le quali una passionale zitella dal brutto carattere ed un professore molto avvenente, tra i relatori. Si scoprirà che il matrimonio di costui è in crisi a causa proprio del pressing della nubile appassionata, che la moglie del professore è dolce e carina ma inadatta a tenere le briglie ben strette con un uomo così bello, seducente e narcisista, ed in mezzo vi sono nipotine carine e corteggiate, signori di mezz'età che vorrebbero impalmare facoltose vedove, timidi fiorai e una Londra periferica, con giardini ben tenuti, tè all'aperto e un fare circospetto che pur non volendo ferire nessuno, nella realtà fa precipitare gli eventi.
Il tutto, detto così, sembra noioso ma la scrittura è brillante, ironica, delicata, dettagliatissima.
Come se i sentimenti più veri non fossero mai plateali, ma sempre sfumati, offerti con discrezione come un piatto di pasticcini. Come se solo la discrezione potesse salvarci dalle spallate della vita la quale, trattata con gentilezza, forse ci ricambierà.
La trama o il finale non sono poi così importanti, similmente alla musica che ascoltiamo passando sotto le finestre di un conservatorio, quando gli studenti provano: la musica è deliziosa, ma continuerà comunque, senza di noi. Come nella vita siamo testimoni momentanei dell'essere.
Dulcie Mainwaring, la protagonista, si prepara a cenare, servita dalla fedele signorina Lord. Costei ha suggerito a Dulcie di rendersi più attraente, per piacere maggiormente agli uomini.
Fare la permanente, truccarsi, cose da femmine, insomma.

"E poi sarebbe lei a ricevere i mazzi di garofani" rispose trionfante la signorina Lord. "Be', devo portarle la cena. Non si è offesa se le ho parlato così, vero? Ma, oh, signorina Mainwaring, mi piacerebbe tanto vederla sposata."
"Penso che sposarsi dipenda anche da altre cose" disse Dulcie. "Viene dal di dentro, è una disposizione mentale, in qualche modo."
"Sì, ma un uomo deve accorgersi che una esiste, non crede - è il primo passo."
[...] "Lei legge troppo, è questo il suo problema" disse la signorina Lord, vedendo Dulcie sistemarsi a tavola con un libro. "A loro non piace."
"No, credo di no" rispose Dulcie, ma ora in tono distratto, perché il mondo del libro cominciava a sembrarle quello più vero.

La adoro, non ci posso fare niente.


10 commenti:

Gillipixel ha detto...

In effetti l'ostacolo "di genere" (nel senso di preferenze maschili o femminili) di cui parli in questo caso, cara Vale, credo sia quanto mai pertinente...delle autrici che citi, ho provato ad aprocciare una volta la Austen, ma non sono riuscito ad addentrarmi come si deve nelle sue atmosfere...magari ci riprovo, qualche volta...e dire che l'ambientazione english mi piace un sacco...
per questo, per i maschietti che volessero salvare "capra ed inglesità" :-) suggerirei degli "equipollenti virili" di queste narratrici, ad esempio con James Ivory (che adoro...) oppure Anthony Trollope, di cui ho sentito parlare bene e credo che leggerò un giorno...oppure, se si vuole andare sulle tinte forti, non è male anche un bel giro di vite in compagnia di Henry James, che pur essendo americano, per certi versi era più inglese del tè alle cinque :-)

E' sempre un piacere leggerti, Vale :-)

preazoyi, dice bloggy...sarà mica un qualche tipo di pasta veneta? preazoyi e osèi? :-)

Salazar ha detto...

Vado abbastanza controcorrente se dico di star (ri)leggendo “Il silenzio del corpo” di Guido Ceronetti? Un vecchio Adelphi marroncino e rosso che ho trovato dietro alla tivvù. Chissà poi come c’è finito dietro alla tivvù? Certo che da uno che scrive “Un necrofilo moderato può accontentarsi benissimo di una donna molto frigida” c’è da aspettarsi di tutto.

Arianna ha detto...

Mi hai incuriosita, quasi quasi faccio anche io un salto alla Feltrinelli....

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, Trollope è in cima alla lista della Magnifica e della sottoscritta, appena prendiamo un attimo di respiro dalle nostre turbolente esistenze ci tuffiamo nella sua inglesità...James Ivory anche era uno dei miei registi preferiti, poi non so cosa sia successo, o ha preso una palla in fronte giocando a cricket o ha finito le pile, ma non ha più fatto un film decente...mah. Comunque molto inglese.
James è bello ma un po' prolissotto, comunque sulle atmosfere e i personaggi femminili è bravo un botto (che grandi commenti i miei, nevvero?:)))) )
Julian Fellowes l'hai letto? Perfido, inglese e snob...
La Austen va senz'altro ripresa...delizia somma.
E tu sei accolto a braccia aperte nell'inglesissimo club degli amanti dell'inglesità (con Barnaby come procede?) E mi scuso per il ritardo nell'evasione dei commenti, ma sono cotta come una teglia di mele al forno, scusami...:))))))
Preazoyi sembra quasi polacco...:))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie per la citazione e per la segnalazione su Ceronetti, Salazar (ammetto la mia totale ignoranza, sentuto nomare ma nient'altro - ps, mi esprimo alla maniera di un famoso film, uno dei miei preferiti, l'avete indovinato?):)))))))
Recuperare i buoni vecchi libri protegge, in genere, dalla costrizione di dover leggere roba moderna e modaiola che fa schifo, ma siccome la leggono tutti ooooh e aaaaah, che bela che l'è...:)))
che ci si lasci almeno questo, già stiamo in miseria, almeno godiamoci i libri che ci piacciono in letizia e povertà.:))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Ciao, cara Arianna! come stai? ti pensavo proprio l'altro giorno, mentre arrancavo per Venezia e mi dicevo, chissà se la becco in giro...spero tutto bene!:)
Se vai alla Feltrinelli, poi ci lasci giù lo stipendio (tipica sindrome alla quale io e la Magnifica siamo soggette...)
Se anche tu vuoi precipitare nella dolce inglesità, urla e noi giungeremo in tuo soccorso, con tè e generi di conforto (e consigli inutili, ovvio):)))))
Un abbraccio!

Gillipixel ha detto...

@->Vale: figurati, Vale :-) è giusto che tu risponda nei tempi e nei ritmi consoni a nostra Sorella La Pigrizia :-)
Non conosco Fellows, un'altra buona dritta per letture future, lo metto nella mia lista insieme a Trollope :-)
Per quanto riguarda Barnaby, mi sa che sono stato rimandato a settembre :-) faccio fatica a gustarmi le puntate con queste afe padane che mi fanno stonare tutte le storie :-) è come mangiare il cotechino con purè in mezzo al Sahara :-)
Spero che la programmazione di La7 lo tenga buono anche in periodi più freschetti, che voglio riprendere il discorso :-) ma se un sabato sera capita un temporale estivo che rinfresca l'aria di brutto, può anche darsi che ci scappino un po' di compiti delle vacanze :-)
Ora che ci penso, fra i miei inglesi prediletti ci sono degli inglesi anomali, come Ian McEwan (sublime in alcuni romanzi o racconti, ma anche flopposo in altri, va detto, tipo "Amsterdam"), oppure anche Ishiguro, nippo inglese acquisito...ho letto solo "Quel che resta del giorno", ma è di un inglesità densissima :-)
A presto :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Tranquillo, Gilli, La7 non smetterà mai di programmare Barnaby, è la sua punta di diamante...le puntate vanno a getto continuo, mi sto recuperando roba vecchia, registrandola...se mi avanzasse più tempo per vederle sarei una papessa, ma sai com'è, uno ha anche una vita, oltre al lavoro e a Barnaby, un minimo di vita sociale o giustamente gli amici non ti rivolgono più la parola...:)
McEwan è anche uno dei preferiti della Magnifica, io lo trovo bellissimo e conturbante (con un inglese strepitoso, fluido e magico).
Riguardo alla tua deliziosa definizione (francescana, e perfetta) di Sorella Pigrizia sono oltremodo compiaciuta di vedere in libreria un sacco di manuali sul vivere lento, sul mollare gli ormeggi, sulla pigrizia come lavorio intellettuale...finalmente se ne stanno accorgendo anche LORO, noi eravamo già illuminati, al riguardo, no?;)))))))))
blogspot dice hoginge, suona come una divinità nordica, oh, possente hoginge, dio di tutti gli accidiosi, noi ti invochiamo!:))))))

Arianna ha detto...

Cara Vanessa,

anche io sono afflitta dalla sindrome feltrinellesca, infatti cerco di non andarci e se ci vado mi riprometto di tenere chiuso il portafoglio.
Ma poi ti ritrovi nel Mare Magnum di Internet dove i siti in cui far pazzie non mancano, da ibs ad Amazon e Bol e tanti altri, come si fa a resistere ad un tale richiamo?
Io infatti non resisto e la carta di credito, non so come, mi sfugge sempre dalle mani.
In più ho la scusa che mi servono i libri per l'università, anche se ci aggiungo qualcosa per il mio privatissimo diletto, ci sta no??
Io poi adoro la letteratura inglese, dalle sorelle Brontë a Jonathan Coe.
Tanto che ormai pensavo di acquistare un e-reader e trovare così una soluzione all'annoso problema di trovare letture in lingua originale senza spendere vagonate di euro.
Tu che ne pensi?

Vanessa Valentine ha detto...

Cara Arianna, scusa lo scandaloso ritardo con cui rispondo, ma sono proprio indietro (con tutto)! E il tempo non mi basta mai...anzi, non ne ho proprio!:))))
Penso che gli ipad siano perfetti per portarsi in giro tanta roba e leggere in inglese senza rovinarsi economicamente (i libri in lingua originale sono sempre un po' cari, è vero, quindi se leggi molto...ti conviene!)
Stesso discorso per i libri in italiano, io ormai spendo soldi solo lì, a parte qualche crema per oliare questa vecchia carcassa macchiata e macilenta...;)
Coe mi piace molto, sono tentata dall'ultimo appena uscito, quello del tizio che fa il commesso viaggiatore o qualcosa di simile, "La pioggia prima che cada" non mi è piaciuto molto, devo dire...
Sei una ragazza gagliarda e mi sei molto, molto simpatica, adoro i lettori sfegatati (sembra di no, ma siamo tanti, checché ne dicano le solite voci sugli italiani che non leggono. E' che facciamo poco casino perché, appunto, leggiamo e non andiamo in massa al Grande Fratello a fare gli ebeti (o meglio, potremmo andare ma ci spaparanzeremmo sul divano isolandoci dal resto, e addio share, niente risse, niente tette, niente vaccate, in soldoni).
Andiamo avanti a leggere, che di sti tempi è meglio.
:)))))))))
Buon fine settimana e a presto!