sabato 3 luglio 2010

Pensieri oziosi di un'oziosa

E' sabato mattina e mi sveglio confusa, nella stanza caldissima (confusa, immagino, perché il cervello si è eccessivamente prosciugato col calore). Il quartiere è già in moto, tosaerba che vanno ronzando su prati perfetti ma che lasciano già intuire il giallino della siccità, bambini che piangono nervosi, aspirapolvere in macchine da tirare a lucido, aspirapolvere in case da sistemare, non sia mai, come dice Brignano, che venga qualcuno. Solo che...ecco, io non voglio alzarmi. Lo so che ci sono tante cose da sistemare, però ho gli occhi ancora mezzi chiusi, e i pensieri girano a vuoto, comunque sonnacchiosi.
Precipitare nuovamente nel sonno da aria condizionata è un piccolo lusso, ne sono consapevole. Le lenzuola che prima buttavo via perché mi si appiccicavano determinate come bende da mummia adesso sono gradite e me le tiro su fino al mento, assaporando il piacere del freschetto sulla faccia calda. Luglio è arrivato, con le sue cicale impazzite sugli alberi, e col caldo cantano ancora più forte, e il sole che copre tutto con l'oro opaco dell'afa. Ogni mattina si rovista in cerca di abiti leggeri, alla sera sono straccetti da buttare, il corpo è salato, stanco, spossato, si chiede perché lo si torturi portandolo in giro da un posto all'altro e invece perché non lo lasciamo sul divano tranquillo, ché già il ventilatore in faccia è un assaggio di paradiso?
Per tutti i musi lunghi che frignavano per il giugno autunnale testé trascorso, beh, ragazzi, spero siate soddisfatti. Solo che adesso giù musi lunghi perché il lino si stropiccia e si sviene passeggiando ( a Mestre vecchietti col carrellino in giro alle tre, per spese, ti guardano come se si trovassero alla reception del paradiso e tu fossi l'arcangelo Gabriele che li accoglie con un sorrisone). Stamattina sono uscita all'una per la spesetta settimanale, che bello guidare con i finestrini tutti aperti, battendo le mani sul volante bollente, canticchiando a bocca chiusa. Così il caldo scivola via meglio, un passetto alla volta.
Le settimane di questo ultimo periodo sono state vissute così, un po' come il programma degli Alcolisti Anonimi: un passo alla volta. Una marea di cose nuove da fare e tutte incasinate, con problemi sempre più complicati che si sovrappongono da risolvere, come un videogioco pieno di zombie da uccidere e non si finisce mai. Giustamente, si potrebbe dire, è lavoro. E' la vita.
E infatti mi lagno relativamente, cerco, appunto, di fare un passo alla volta, tenendo la mente vuota, e senza panico.
Come ieri mattina, bloccata in un posto fino alle undici e trequarti, e poi volando in tribunale prima che chiudesse tutto, alla mezza. Sbagliando quelle due-tre cancellerie che ti portano via il già risicato tempo a disposizione, e arrivare quando la cancelliera degli sfratti ha già chiuso bottega e mettermi in ginocchio a scongiurarla che, per favore, mi prenda il fascicolo per il deposito, e che no, non lo farò più. Quante spallate ai poveri turisti, caspita. Sembravo Obelix quando forza il blocco dei romani, chiedendo permesso e sparandoli per aria. Però Venezia è così, bisogna tenerne conto. Callette strette e piene di gente lenta e con gelati in mano, ciabattanti, che si arrestano di botto per fotografare un colombo immattonito dalla calura, bambini che ti guardano ostili e sembra che abbiano un microsensore incorporato per riuscire a starti sempre davanti, benché tu stia cercando di dribblarli da dieci minuti come il Maradona dei tempi d'oro...sono cose che alla lunga ti snervano, capirete.
Tutti pensieri che fluiscono lenti come miele morbido nel cervello rinfrescato dall'arietta condizionata (è tornato più umidino e quasi della misura giusta, nel frattempo).
In studio, nel pomeriggio, non c'è nessuno. Arriveranno tutti più tardi, dopo la partita.
Intanto mi godo la solitudine. Faccio per aprire il balcone e far entrare un po' di caldo e luce, e mollo il tipico urletto che fanno le donne quando vedono un animaletto che non si aspettavano di vedere (è una cosa che odio fare, però non ci posso fare niente). Tra balcone e muro c'è una splendida lucertola gialla, sui tredici centimetri, con due occhioni enormi, sembra quasi che la pupilla verticale mi fissi, vedo il petto semitrasparente che si abbassa e si alza frenetico, il sole sembra attraversarla e farla risplendere dall'interno, chissà che casino con la termoregolazione, povera bestia. Magari è in crisi respiratoria, o forse sta riposando e si sta raffreddando così, come lo sbuffo delle macchine quando le spegni. Chissà. Comunque richiudo la finestra e non la disturbo più, resterò con la stanza più buia ma chi se ne importa, per fare le solite quattro acche che faccio non mi serve tutta questa luce, poi. Magari è una lucertola tropicale, scappata chissà da dove. Non ne ho mai viste di gialle così. Le faccio una fotina col cellulare, ma non è che si veda sto granché.
La lascio riposare.
Chissà se poi qualcuno non ha aperto lo stesso la finestra e l'ha fatta entrare, e così magari lunedì me la trovo che gira in studio.
Oddio.
Oh, beh, tutti quegli avvocati, qualcuno di loro saprà bene come pigliare una lucertola senza ammazzarla, spero.
Sennò che ci stanno a fare lì, dico io, quattro uomini? Se non mi acchiappano nemmeno le lucertole?
Meglio se fermo il flusso di coscienza, và, e continuo a poltrire tra le lenzuola fresche.
Col caldo, non uscirei mai dai miei pensieri.
Lì dentro, almeno, fa sempre fresco.

24 commenti:

Visir ha detto...

Ho notato (e come non avrei potuto) il repentino cambiamento grafico del blog.
Darò però tempo al mio buon gusto di esprimere la sua opinione con calma.
Certo è che la lettura del post è un po’ più difficile, i caratteri mi paiono più piccoli, ma sono facezie; le cose buone vanno un poco sofferte.

In merito a questi tempi di caldo africano, dico la mia come mio costume (visto che tra poco si andrà anche in spiaggia).
Il caldo, a mio parere, fa evaporare ogni nostra vanità, non certo perchè diveniamo migliori, ma semplicemente perché abbiamo meno vitalità.
Conversavo di questo ieri sera a casa di un mio carissimo amico; Che chiamerò con licenza poetica: Zenit.

Era da poco passata l'ora delle streghe e mi gustavo in sua compagnia la frescura artificiale del condizionatore con una buona birra ghiacciata Becks, mollemente disteso in sala su un divano di cotone bianco come la tunica di una vestale. Cademmo così, come per caso, sul discorso in parola.

Zenit ad un certo punto mi disse:
"Visir, (ormai mi chiamano così anche gli amici) non ho proprio più voglia di fare un C...zo! Proprio nulla, passo le mie giornate nel cazzeggio totale. E' mai possibile?"

Dopo qualche secondo di profondo raccoglimento interiore partorii questa curiosa spiegazione:
"Secondo me tu sei vittima di una scommessa, una scommessa fra Dio e il Diavolo".

"Cioè?", mi chiese fra l’incuriosito e il preoccupato il buon Zenit.

"La tua anima è stata, come quella di tutti noi uomini, contesa alla sua produzione fra il Sommo Creatore e il Principe delle Tenebre, ma a differenza della nostra che usualmente è puntata, durante le Loro partite di canasta, scopone scientifico o briscola chiamata, la tua è stata scommessa su un esperimento (cosa non nuova fra i due simpatici esseri superiori).

Probabilmente in una serata afosa come questa, i due grandi opposti dell'universo mentre si giocavano l’esito di qualche guerra e le relative centinaia di migliaia di anime a carte hanno deciso di fare una prova;
Hanno scommesso sulla riuscita di una vita. La riuscita della tua vita.

Il Diavolo (che è un poco più furbo) ha lasciato a Dio di effondere in te ogni qualità riservandosi, però, di mettere nel tuo spirito un solo difetto.

Molte qualità contro un difetto? Parrebbe una scommessa iniqua ma tant'è che accadde.
Dio (da quel gran Signore che é) ha profuso in te ogni genere di intelligenza, intuizione, bellezza.
Il povero Diavolo invece ha messo sull'altro piatto della bilancia un solo difetto", e così dicendo mi presi un attimo di tempo per ingollare una robusta sorsata di birra.

"Quale, quale difetto?", mi chiese ancora Zenit.

"Quale?", dissi stupito, "Il più terribile di tutti, quello che invalida la migliore mente, il corpo più dotato, il cuore più poetico...La Pigrizia.
Tu amico mio puoi tutto ma non vuoi fare nulla”.
Rise Zenit a questo racconto ma di un riso inquieto.

Credo, che la scommessa sul mio amico potrebbe vincerla il Diavolo, ma non si sa mai.
Faust insegna che anche all'ultimo secondo si può riscattare una vita intera.
Magari ho detto queste cose a Zenit solo per ribaltare una giocata ormai persa.
Non si dice forse che siamo tutti strumenti nelle Sue mani?

Galatea ha detto...

Ciao bella. IL nuovo template è bellissimo. I post lo erano già prima, ma questo lo sai. :-)

Gillipixel ha detto...

Vale, non riesco mai a stabilire sei più saggia o più brava come scrittrice :-)
Brano stupendo, uno dei miei preferiti di sempre fra i tuoi e anche in generale :-)
Quando la capiranno che bisogna rallentare e non seguitare a correre come deficenti?
Bah...noi pigri continuiamo a riperlo, che non si sa mai gli entri nelle zucche :-)
Grazie per la bellezza dei tuoi scritti, sono delle gocce eleganti di limpida acqua sgorgata dalla più pura fonte narrativa :-)

Mi dovrò abituare alla nuova tapezzeria, ma già mi garba :-)

Salazar ha detto...

Non mi ricordo più se “la critica negativa è l'ostacolo su cui si esercita l’intelletto umano” lo abbia scritto Friedrich Hegel o Paris Hilton. Ma non importa: come premessa è enormemente fuori portata per la critica negativa di un template, e quindi va benissimo.
Il problema più che estetico è tecnico, anche se – devo dire – che quel ghiribizzo di fondo non mi aggrada molto, perché il template è pesantissimo: noi naviganti con computer a pedali e monitor a cristalli liquidi di latte di cocco non lo reggiamo bene. Si mangia da solo 20/25 mega di Ram, installa senza sentire ragioni almeno una dozzina di funzioni css di quelle pesanti che nessuno usa, ne userà mai, che fanno venire la febbre alla scheda video, e in più apre un nuovo host di network come se Windows non ne avesse già abbastanza di conto suo.
Credo che questa nuova serie di template sia fatta apposta per sovraccaricare i computer più vecchi e costringere quei poveri diavoli di utenti consumatori a comprare una macchina nuova.
Ma consolati, il tuo template nuovo non è dei peggiori: ce ne sono alcuni che (senza chiedere il permesso, chiaro) installano nel computer dell’utente un programma di plug-in che succhia altri 20 mega di Ram.
Come mettere le mani in tasca al povero lettore del blog, stessa cosa.

Anonimo ha detto...

Ci sono sempre delle perle sparse nei tuoi post, tipo "Sembravo Obelix quando forza il blocco dei romani, chiedendo permesso e sparandoli per aria", per esempio. Forse dovrei usare anch'io un po' di pozione quando esco di casa.

Sul nuovo template sono un po' scettico, il rosa macchiato dello sfondo mi ricorda un po' i muri scrostati e sbiaditi dal sole delle case veneziane che prima erano di un bel rosso tiziano.

Vanessa Valentine ha detto...

Mah, Visir, che dire: io ci vedo meglio, stai a vedere che sto diventando una vecchia carampana e mi vien su una botta di presbiopia, così mi tocca scrivere tutto in grande (possibilissimo). Devo dire che blogspot (o spotty, come lo chiamiamo il buon vecchio Gilli e moi) ha fatto tutto da solo, però penso cambierò ancora qualcosa. Sono, si sa, una femmina inquieta. :)))))))
Se mai dovessi avere un figlio, maschio, lo chiamerò Zenit (coppia di gemelli, Zenit e Nadir, che schioppettata).
Il vostro saramaghiano discorrere è una chicca, e concordo pienamente.
Però perché pensare che Dio abbia donato tutte le virtù, e il diavolo solo i difetti? E se fosse vero il contrario, se fosse stato Lui a farci pigri per rendere il gioco più pepato e soddisfacente?
E la pigrizia, poi, è davvero un vizio? L'accidia è negligenza a compiere il bene, ma qui tutti avranno capito che i pigri doc sono gentili e miti e sognanti, gli altri sono solo dei millantatori che si tradiscono subito, brigando alle spalle di qualche sventurato ingenuo...noi pigri siamo buoni semplicemente perché è meno faticoso, e poi ci accontentiamo di essere felici facendoci bastare le poche cose belle che abbiamo nella vita.
Il tuo amico Zenit non ha voglia di fare una beata mazza perché starà scoppiando dal caldo anche lui, avrà la pressione bassa o voglia di andare al mare, di trovarsi una morosa o di leggersi l'ultimo giallo scandinavo...insomma, poveretto, lascialo lì a crogiolarsi sul divano bianco e fresco, un pigro non nuoce mai alla salute...:))))))
Sei tu il nostro guerriero, e ci piaci così...;)))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Ciao, pasticcino! Galatea adorata, ti messaggio presto per un nostro randevù pranzottesco in quel di Mestre.
Ma i template sono quelli di cui parla sempre Giacobbo in Voyager?:))))))
Lo sai che in queste cose ho un cervellino da biscia orbola.
:))))))))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, Gilli, che belle parole! Sei gentile e adorabile e fai arrossire le fanciulle, ecco.:)))))))))
Ho visto in libreria un libro sulla pigrizia, e ovviamente il titolo non me lo ricordo...poi un sacco di altri che consigliano di mollare il lavoro e godersi la vita (alla Zenit, un grande precursore), se rallentassimo davvero tutti e facessimo le cose che ci sentiamo di fare, e solo quelle, il mondo sarebbe un posto migliore...
Siamo pochi, ma stiamo contagiando il mondo.
Riguardo alla tappezzeria, i tondini verdi avevano fatto il loro tempo. Io la cambierei tutti i giorni (sempre per via del mio amore per le novità) ma mi rendo anche conto che ciò potrebbe avere delle serie ripercussioni sulle vostre vite, e perciò mi conterrò.
;)))))))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Salazar, di sicuro l'ha detto Paris Hilton prima di piombare strafatta sul lettone in una lussuosa camera d'albergo. Ci metto la mano sul fuoco.
Dopodiché, se le stesse cose me le dicevi in portoghese, probabilmente le capivo meglio.
Io davvero non so niente di css o plug-in, tutta la mia abilità col computer si limita all'accensione e allo spegnimento, oltre è il Vuoto.
Ad ogni modo spero di non aver complicato la vita delle meravigliose persone che passano da qui a leggere le mie svenevolezze;io di questa storia dei template vampiri che facevano casino nei computer non sapevo niente, giuro.:)))))))
L'ho scelto perché era un acquerello, e io sono una romantica donna un po' inglese.
Dai, ammettilo: i pois verdi erano stonfi e non se ne poteva più.:)))))

Vanessa Valentine ha detto...

Soglia, ma i muri scrostati di Venezia sono bellissimi!
Pur a pezzi, le case sono affascinanti (hai presente quella vecchissima e alta alta prima di arrivare a San Giacomo dell'Orio, sulla sinistra? E' piena di rondini, la mattina, le volano tutte attorno, i balconi sono a pezzi e non capisco mai se è abitata o no).
Obelix, in effetti, è un'immagine calzante per chi deve affrontare tutti i santi giorni l'orda dei turisti pigri, torpidi e cincischianti.
Forza e coraggio!:))))

Gillipixel ha detto...

@-Vale: ho visto anche io un libro sulla pigrizia in libreria, Vale...non ricordo nemneno io il titolo, ma aveva una copertina tutta bianca con titolone nero...l'ho sfogliato un attimo e poi ho desistito...mi sembrava troppo tecnico e schematico, poco da pigri :-)
Più che i muri scrostati, le nuove macchie rosse in tappezzeria mi ricordano molto le penellate di Egon Schiele...don't you agree? :-)

Visir ha detto...

Il giudizio migliore è sempre alla fine delle cose.
Come già detto: aspetterò.

Nel frattempo confido in una momentanea e soggettiva inversione dell'entropia per riavere una vista d'aquila.

In merito a Zenit, devo informarti che non vuole fare nulla anche quando fuori le temperature sono prossime allo zero.
Lui è il naturale contrappunto alla mia esistenza.
Per la media divina noi due conduciamo quindi una vita normale, occupandoci con sollecitudine delle usuali incombenze.
Nella realtà, a volte, mi tocca fare piccole commissioni per lui (l'amicizia si sa è esercizio di sacrificio).

Auguri anticipati per la tua coppia di figli maschi che in subordine potrai chiamare anche: Alfa e Omega.
Certo, il primogenito sembra sponsorizzato dalla nota casa automobilistica, mentre il secondo da una compagnia di integratori alimentari, però sono sicuramente nomi originali senza però l’estrosità de, per esempio, Adamulfo di Nocera o Teofilatto dei Leonzi.

Infine ma non da ultimo, direi che la suddivisione bene/male, Dio/Diavolo, appartengono alla dicotomia della nostra mente.
Ma non voglio rompere i maroni come mio solito con discorsi pomposi.
Come ho già scritto li vedo come due simpatici vecchietti arzilli che per vincere il tedio dell'eternità, giocano con i mondi e con le nostre esistenze.

In questo palinsesto universale ognuno di noi è una piccola telenovela, a volte un thriller, quasi sempre una comica.

Sarò a Venezia in dolce compagnia intorno al 20 luglio giusto per un paio di giorni, ma mi farebbe un immenso piacere bere un drink con te e anche i commentatori del blog che vivono nella Serenissima, sempre che le circostanze e gli impegni lo permettano.

Come diceva il mio amico cieco: Vedremo...

Anonimo ha detto...

Beh, se venite a farvi uno spriz a Venezia, ditemelo, che un giro lo butto io.

Visir ha detto...

La mia e-mail è sul mio profilo.
Un giro di sprinz è un richiamo quasi irresistibile in una città come Venezia circordanta dall'acqua.

Salazar ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Salazar ha detto...

Ci ho impiegato un intero anno per capire che Paris Hilton non è – o perlomeno non è soltanto – un albergo con vista sulla Torre Eiffel. Ma ho ancora dei dubbi: perché mai la sorella non si chiama Osaka Hilton?

Non sarà per qualche mega di Ram in più che diserterò queste contrade. Ho sempre apprezzato il minimalismo grafico della tua pagina: solo l’indispensabile, nient’altro, e questo principio – anche con la nuova “forma” – rimane imumtato.
Ci sono fin troppi blog pieni di widget e di aggeggi grafici di ogni sorta, installati senza motivo apparente o esigenza particolare, ma piazzati là dove sono solo perché esistono e quindi là possono essere piazzati. Un tipo di nonsense che mi porta di nuovo dalle parti di Paris Hilton: infatti lei è famosa perché è famosa, non per altro.

No, non ricorda Schiele. A parte la abissale differenza di messaggio e concezione, i tratti di Egon Schiele sono decisi, precisi, rigorosi, potenti, drammatici: niente macchie o sbavature per lui.
Si, ha prevalentemente scelto il rosso fra i non molti colori usati nelle sue opere più significative, ma questo non appare sufficiente all’individuazione di una somiglianza.

Gillipixel ha detto...

@->Salazar: potrà anche non ricordare Schiele, ma avrei qualcosa da eccepire sul fatto della "...abissale differenza di messaggio e concezione..."...

...sempre se ho capito bene c'ho che volevi dire, intendiamoci :-)

Il fatto che i temi scritti nel presente delizioso blog dalla Vale, tocchino spesso atmosfere familiari e delicatamente intimiste, non significa che allorquando lei si metta a scegliere uno sfondo, lo debba fare automaticamente lasciandosi guidare dai medesimi sentimenti...

Non sarà Schiele, ma quelle macchie o pennelate che dir si voglia, sono senza dubbio da far reintrare nella grande famiglia Espressionista, non sono roba serena o rassicurante, ma esprimono un certo travaglio interiore...

Questo, sempre a mio umile parere :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, mi scuso per il ritardo nell'evadere il tuo commento e i seguenti degli altri gentili partecipanti, ma temo che per quella data sarò fuori dal gagliardo suolo veneto...sono molto dispiaciuta, ma penso che il testimone dell'accoglienza verrà raccolto di sicuro.:)
Alfa e Omega sono molto belli come nomi, spero che qualche attore lanci la moda (Oceano, Gaia, Luna e Pandora li ho già sentiti, mi piacerebbe un Saturno, un Plutone e un Apollo, anche).
Saluti all'accidioso Zenit, che Dio ce lo conservi sempre così bello pigro ( anche se a te toccano le incombenze materiali, ma lui magari ha sempre la Becks fredda di frigo che ti aspetta).
Godetevi, mi raccomando, la dolce atmosfera veneziana, andate fuori dal mucchione selvaggio di turisti, e vedrete il paradiso (spero no faccia il caldo infame che c'è adesso):))))
Per questo io di solito scappo in montagna...;)

Vanessa Valentine ha detto...

Anche se Catanzaro Hilton sarebbe meglio, Salazar!:))))
Io non potrei mettere i widget nemmeno volendo, tra l'altro, avendo una pallidissima idea di quel che sono (cosette carine di dubbia utilità?)
In realtà io sono veramente una capretta con i computer, mi sembra di averlo detto circa milleduecento volte, però son contenta lo stesso.
In effetti a parte qualche foto scentrata delle vacanze, ho sempre pensato che le parole dovessero creare tutto, le visioni, le emozioni, il divertimento. E le parole, solo quelle, ho sempre messo. Se poi divertono, meglio. Se fanno venir sonno, ottimo. Conciliare il riposo è lo scopo principe di questo blog e della mia vita tutta.:)))))))
Prendo la palla al balzo e difendo la prospettiva di Gilli, anche ( buona come quella di tutti noi, ovvio: in ogni pittore e in ogni sua più piccola macchia di colore abbiamo il sacrosanto diritto di vederci tutto e niente). E' vero che Schiele è tutto uno spigolo e tinte bruciate e i rossi scarseggiano, però il rosso (concordo, il rosa meno) mi ricorda "Amanti" un quadro molto bello, sofferto, sembra avere in sé tutto lo strazio dell'amore, quel "né con te, né senza di te" che ci tocca sopportare in vita, quando amiamo. Il che rappresenta il suo bello, no?:)
In definitiva, per motivare la mia scelta, basta dar retta alla magnifica, la mia cuginetta diletta: sono macchie di vino su di una tovaglia, sono io, sono il vino, e sono la tovaglia.:))))

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, e non ti sembra un travaglio interiore rabaltare sulla tovaglia del Barolo????:))))))))
Riguardo al sentire intimista (vero), da crassa tenerona volevo mettere orsetti e coniglietti, ma ho temuto di strafare...il fatto è che di sfondi nuovi ce n'è davvero un botto, e non sapevo cosa scegliere...e vi è andata bene, potevo mettere un'immagine ravvicinata della mia cellulite. Buh!;)))))))))))))
PS: Schiele era proprio un figo, peccato sia morto così giovane...

Salazar ha detto...

Per dire la verità non è proprio così: non sono gli osservatori liberi di vedere qualsiasi cosa in qualsiasi macchia di colore. Farlo non è una libertà, è una conseguenza: è l’opera d’arte che deve provocarlo. Deve esibire, emozionare e trasferire l’emozione, spingere l’osservatore ad entrare nella oggettività dell’opera, quindi di se stessa. Se questo non accade non c’è arte.
Per puntualizzare: non ho affatto criticato la tua scelta, me ne guardo bene – ed è magnifica la definizione della magnifica – ho solo rifiutato la comparazione di un onesto lavoro grafico con le opere di Schiele.
Per me è come dire che una bicicletta assomiglia ad un jumbo jet perché tutti e due hanno le ruote.

Gillipixel ha detto...

@->Salazar: concordo pienamente con la tua metafora della bici e del jumbo,Salazar...volevo tuttavia precisare che il senso della mia gratuita suggestione non era affatto quello di paragonare l'opera complessa, articolata e travagliata di un grande artista, al facile esercizio mimetico di un grafico smaliziato...il senso del mio accostamento era molto più innocente e buttato lì per scherzo...

Parlando un po' più seriamente, i grandi artisti precorrono i tempi, vedono nuovi sensi della realtà in divenire, laddove i comuni pensanti non riescono a scorgere ancora nulla...per questo, i grandi artisti hanno bisogno di inventarsi linguaggi nuovi che "sappiano dire" tali realtà ancora inedite per i più...

Questi linguaggi entrano poi col tempo nel "parlare" diffuso" di tutti, magari anche non compresi sino in fondo...nel peggiore dei casi possono diventare addirittura uno sfondo, un rumore di sottofondo, accettato solamente per consuetudine, ma ormai svuotato del senso profondo, originale, voluto dall'indagine artistica da cui scaturirono...

Per questo, anche un umile grafico, essendone più o meno cosciente, può rifarsi a quel linguaggio riducendolo a puri "stilemi" semplificati e pressocché inariditi, solamente facendo leva sugli aspetti suggestivi che possono evocare superficialmente, dando tuttavia per definitivamente perduti i significati primi del fare artistico più genuino da cui derivano...

Vista la faccenda da questa prospettiva, mi pare di scorgere, non molte certo, ma almeno alcune somiglianze in più fra le ruote del jumbo e quelle della bici :-)

Per il resto, si fa per fare due chiacchiere, non sono un esperto d'arte, non sono un esperto di niente, e me ne guardo bene...dammi dell'ignorante universale e sarà il complimento più bello che mi puoi fare :-)

Ciao :-)

Salazar ha detto...

[...] se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o in pietre di varî misti. Se avrai a invenzionare qualche sito, potrai lí vedere similitudini di diversi paesi, ornati di montagne, fiumi, sassi, alberi, pianure grandi, valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverse battaglie ed atti pronti di figure strane, arie di volti ed abiti ed infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e buona forma [...]

Gilli, il passo qui sopra lo ha scritto Leonardo da Vinci nel ”Trattato della Pittura”, e io ti voglio raccontare una piccola storia.
Nei primi anni ’30, Max Ernst, fra il fare l’attore surrealista con Luis Buñuel e il fare sesso molto meno surreale con la moglie Marie-Berthe, trovò anche il tempo per leggere il “Trattato” di Leonardo. Così trascorse un paio di giorni guardando con creativo sospetto le macchie sui muri del suo studio, poi si mise a dipingere e ne venne fuori questo.
Dall’inconsistenza a tutto spettro delle macchie sui muri, che possono essere guardate e trasformate in tutto e il contrario di tutto, Max Ernst ha creato un soggetto che pone la fantasia dell’osservatore davanti ad una visione ben definita, circoscritta, che limita e quasi armonizza emozioni e sensazioni.
Ecco qua: solo questo dovresti cercare per distinguere la bicicletta dal jumbo jet, o dalle macchie di vino sulla tovaglia.

PS: se ben ricordo la “Couple zoomorph” di Ernst è proprio al Guggeneim senza tetto di Venezia.

Gillipixel ha detto...

@->Salazar: bellissima citazione e stupendo aneddoto, Salazar...ti ringrazio veramente di cuore, mi è piaciuto un sacco discettare d'arte con te, anche da inesperto quale io sono...la bellezza di una discussione, a mio parere, non è mai il fatto di arrivare a stabilire chi ha ragione o chi torto...a volte può essere anche questo, ma l'aspetto più importante credo sia che i dialoganti coinvolti si ritrovino alla fine arricchiti più di quanto si sentivano in partenza...
Dopo questo tuo ultimo intervento, io mi sento arricchito rispetto a quando abbiamo iniziato a dialogare, e questo mi piace :-)

Grazie ancora :-)