lunedì 12 settembre 2011

Un sacco e una sporta di madeleines

E' un nebuloso e afosetto venerdì mattina e mi costringo ad andare, finalmente, alla segreteria dell'università per ritirare dei certificati.
Parto di buon'ora e mi godo il mio giro solito, qualche vetrina, qualche acquisto di libri (molto, molto pesanti ma anche validissimi, un bel Taschen sui vecchi menù americani, uscito novo novo).
Le città al mattino sono ragazze piene di belle speranze, tutte agghindate e ridacchianti.
L'asfalto è fresco di bucato, non si suda ancora molto ma sai già che tra un pochetto il tuo aspetto sarà trasandato ed equivoco come i vecchi consoli abbandonati all'alcol e alla malinconia nei film, a vegetare in baretti da qualche parte vicino all'equatore. Qualche faccia stravolta dal caldo gira ancora, le poste sono un'oasi momentanea, come i negozi con le novità autunnali - che divertimento provarsi un maglioponcho di lana, te lo compri su due piedi solo per potertelo levare di dosso.
I ragazzi girano con l'aria sperduta, bramosa, bisogna quagliare, quagliare!, prima che arrivi l'autunno e copra tutte queste gambine depilate e si porti via in un turbine gli shorts birbanti e le cosce abbronzate, prima che l'inverno le ricopra di peletti e grasso.
Scopro che la segreteria è al Portello, per un momento la distanza mi colpisce come un mattone. Sono carica di borse e borsine, ho pure il librone che mi sta allentando tutti i tendini del braccio, ma mi faccio forza e cammino.
Una volta la mia vecchia segreteria era in Riviera dei Ponti Romani, un buco incasinato e con impiegati particolarmente scorbutici. C'era sempre uno sportello chiuso e polveroso con un cartello, "manca personale". Questo era chiaro. Ci passavo i pomeriggi e non mi ricordo più nemmeno perché...forse per i ragazzi, è l'unica.
Cammino lungo il Lungargine del Piovego che, come si può intuire, è appunto un argine lungo un fiume e non finisce mai. Mi ricordo vagamente che ci dovrebbe essere un ponte da qualche parte che porta alla sede dell'Avis ma preferisco non pensarci più di tanto perché ancora non si vede niente.
Piuttosto si vedono le scene da inizio di anno accademico: ragazze e ragazzi che appendono con lo scotch ad alberi, ringhiere, biciclette, cancelli dei foglietti di carta con su scritto cerco casa o offro posto letto. Sono tutti molto seri, alcuni con le occhiaie da seratina vivace appena vissuta, sono tutti molto belli e curati come usa adesso, anche gli alternativoni con i dreadlocks e l'aria "non mi frega una mazza di quello che mi metto" sembrano dei modelli usciti dalle riviste, zozzetti ma con stile.
Mi sento attempata, con una borsa malridotta che ha visto giorni migliori, i capelli bisognosi di parrucchiere, le vesciche ai piedi battono al portone del dolore, imperiosamente.
Disperando, ormai, chiedo ad un paio di studentesse dove si trovi la benedetta segreteria e loro me lo dicono, gentilmente: prosegua pure dritta, signora, dopo il ponte a sinistra, non può sbagliare.
Che rumore fa una coltellata all'orgoglio?
Scrushhhhhh?
Gente si fotografa in tristi giardini secchi e smunti dal calore, alcuni si fermano per strada con l'amico coreano e cominciano a parlarci, in lingua, da linguista li guardo con ammirazione.
Mi immagino il mondo come un lungargine pieno di gente che studia, con speranze riguardo al proprio futuro, con illusioni circa sé stesso, l'amore che verrà, una carriera...scivolo pericolosamente in uno dei miei mood piangiottiferi, quando mi commuovo al vibrare di una foglia, non posso arrivare lì pure col mascara alla Alice Cooper. Mi dò un contegno, quadro la mascella e fisso un punto verso l'orizzonte, proseguo.
Il cielo ha quella sfumatura di grigio che anticipa la calura scassapalle del pomeriggio.
Il fiume è verde come un coccodrillo e mi guarda sospettoso.
In queste aule ho studiato, ho conosciuto amici, ho riso come una matta. Su quest'erba mezza morta e piena di cartacce ho posato il sedere dei miei vent'anni, aspettandomi grandi cose dal futuro, come tutti, o forse no, le ho incrociate e non riconosciute.
Vedo coppiette affannate con libri da ordinare, vedo faccine disperate, vedo espressioni già cattive sotto l'innocenza, che brutto.
Le vesciche si illuminano quando arrivo alla segreteria, entro, non mi sembra vero.
Preferisco non pensare che la stessa strada me la sciroppo anche al ritorno.
Ed è un tuffo nell'acqua del passato, quell'acqua ferma e torbida che circola nell'anima.
Il posto è più moderno e più grande, ma è sempre un casino incredibile.
File e file di ragazzi che cercano di capire cosa fare di sé stessi, vogliono andare all'estero, vogliono informazioni. Tenere, piccole dinamo che non sanno di essere l'incredibile motore che fa muovere questa macchina collassata che ci circonda.
C'è pure un display touchscreen, lo vedo dappertutto ma stavolta mi fa sembrare catapultata nel futuro. Cerco di capirci qualcosa e invito la ragazza alle mie spalle a prendere il mio posto, se vuole. Lei mi dice, no no, fai tu prima, io non so cosa devo fare.
Perfetto, allora siamo in due.
Prendiamo il bigliettino che dice "certificati" e andiamo ad uno sportello a caso, compaiono lettere tipo MK, MZ, AQ sui display e ovviamente non capisco un tubo.
Finché aspettiamo lei mi chiede (oh, Gesù, ancora adesso mi domando se è realtà o sogno) "che facoltà fai?" e il solo pensiero che per un secondo mi possa considerare una potenziale studentessa e non una tardona smarrita mi fa ripiangiottare gli angoli degli occhi.
E io le dico, no, io sono già laureata, veramente. E lei, ma dai, che brava!
E aggiungo, mi sono laureata nel 1998, eheh.
Per un attimo mi guarda come se fossi una tipa di "Twilight", e in realtà portassi egregiamente i miei trecento anni, con una faccia strana.
Provo il terribile impulso di baciarla con gratitudine.
Quando sistemo tutto allo sportello e sono veloci, educati, precisi e mi rendo conto che il tempo è passato ma non è stato buttato via, in fin dei conti, saluto la ragazza e le faccio l'in bocca al lupo di rito. Diventerà una consulente del lavoro, mi dice, con i suoi occhi azzurri e con le occhiaie, la bocca larga e sorridente, la voce simpatica.
Tesoro mio, spero che la vita mantenga ciò che promette, con te.
Che non sia un cameriere acido che ti strappa il menù di mano quando ti siedi al tavolo per mangiare, dicendo che la cucina è chiusa.
Ti auguro di tenere duro e arrivare alla fine della gara.
Poi esco e mi ritrascino fino in stazione, non mi rapina nessuno e lo considero già un successo, con la tentazione di buttare il librone - che nel frattempo sembra ingrassato - nel Piovego.
C'è uno spicchio di sole stanco, i foglietti con le offerte degli appartamenti già si staccano per il caldo, vorticano insieme alle prime foglie secche, con la polvere.
L'italiano e il coreano sono ancora lì che ciacolano.
Ho fatto bene a laurerami in lingue, penso, nonostante tutto.
Ho fatto proprio la cosa giusta.


15 commenti:

stealthisnick ha detto...

ma quanto scrivi
benedetta donna
dev'essere per via dei trecento anni e quindi un concetto differente di tempo

(tutto molto bello comunque)
(tutto molto bello tranne la tizia che ti ha dato del lei, ovviamente)
(e le vesciche)
(e l'erba piena di cartacce)

Jenny ha detto...

ossignur...a questo punto e dopo questo blog non so se ho fatto bene a consigliarti di andare a farti fare i certificati...comunque sì...chi si laurea in lingue...è un po' speciale!

Vanessa Valentine ha detto...

Steal, ma questa è una poesia alla Ginsberg!:))))))))
ebbene sì, scrivo un sacco e una sporta, appunto...:))))
mi faccio prendere la mano, il braccio e un pezzettone di torso dal narrare, che ci posso fare?:)))))
grazie, comunque,sei molto gentile!
:)))))

Vanessa Valentine ha detto...

Eheh, Magnifica, lo ben sappiamo, io e te...ready for the beach?:))))))))
Guarda che mi porto il costume da bagno, eh!;))))))))

Gillipixel ha detto...

Vale, quando scrivi in questo modo, non ce n'è più per nessuno :-) Bellissimo, non so cosa dire di più, scusami se mi limito a dei complimenti così, senza aggiungere un concetto di commento costruttivo che sia uno :-)

Quando sei attraversata da questa grazia narrativa, non rimane altro da fare che mettersi comodi in poltrona e godersi la bellezza che sprigioni :-)

Dico solo che i "mood piangiottiferi" sono un'invenzione poetica molto tenera e da quel passo in poi del testo, l'atmosfera del tuo scritto si fa commovente, profonda, ma sempre leggera, nel tuo modo speciale...

Ecco, stavolta non mi riusciva di dire nulla di più...soltanto quanto scrivi bene e la soddisfazione che si prova a leggerti :-)

Visir ha detto...

E'una fatica vivere.
Vivere bene, poi è un'impresa sovrumana.
Si respira nell'aria un certo sconforto ma come potrebbe essere diverso?
L'economia rotola stancamente verso un baratro, ma si cerca di chiudere gli occhi per non vedere l'abisso che si approssima.
La resa dei conti (in senso letterale) metterà a nudo tutte le deformità della nostra tanta esaltata collettività.

Intanto i cinesi comprano i buoni del tesoro dell’America e dell'Europa.
Prima si conquistavano le nazioni con le armi ora si conquistano con i debiti.
Nessuno potrà più dire e fare nulla fuori del gioco di questo Monopoli planetario perchè si dovrà sempre qualche cosa a qualcuno.

Per l’uomo della strada arrivare alla fine del mese è, e sarà sempre più, un'impresa titanica.
Le offerte seducenti della pubblicità non sono che trappole per estorcere denaro indebitamente in questa associazione per delinquere di avvocati che è ormai il gruppo dirigente di questa Società civile (che di civile ha ormai solo il nome).
Apparentemente tutto è legale e sacrosanto, ma l'iniquità e lo sfruttamento sono palesi e intoccabili. E' il momento di personaggi di nessun rilievo che conquistano il sole della ribalta.

E’ così che quando il sole tramonta anche l'ombra di un nano si allunga.

Il lavoro interinale, le manovre finanziarie che giustificano la perdita di ogni diritto acquisito dai lavoratori in anni di lotte sociali non sono che la punta di un Iceberg che affonderà questo Titanic, mentre i passeggeri della prima classe si concedono un ultimo rondò nel salone delle feste.

Pare di essere aggrappati ad un gigantesco palo della cuccagna, appena smetti di cercare di salire per cogliere i regali che dondolano in cima, scivoli verso terra a tutta velocità. E retrocedere è doloroso perché questo palo è conficcato nel didietro.

La gioventù sogna un futuro prestigioso e gratificante, ma qualcuno dovrà dirgli, prima o poi, che dovrà invece vivere in un incubo.
Infiacchiti da un falso benessere questi ragazzi si apprestano ad andare ad una sparatoria con un coltellino da campeggio.
L'umanità marcia caracollando verso l'obiettivo dei dieci miliardi di bocche da sfamare che si spalancheranno fra meno di trenta anni. La casta del 1% dei detentori della ricchezza mondiale gestisce ormai le nostre esistenze peggio dei patrizi con gli schiavi al tempo dell'antica Roma.
Sono solo cambiati i nomi e i modi per fare le stesse identiche vigliaccate.

Non c'è speranza, non c'è futuro, ma non c'è più neanche tempo per questo sistema perverso che sta arrivando a fondo corsa.
Cazzo, mi sembra di essere Savonarola sul pulpito fiorentino, spero di non scottarmi almeno infiammando questo post con la pece di questo nichilismo. :D

Hai fatto bene a studiare lingue, ma voler insegnare è come voler mettere casa in un paradosso.
In ogni modo da qualche parte bisogna pur abitare.
Ma si…In bocca al lupo.

stealthisnick ha detto...

mi sento in dovere di intervenire solo per dire che del commento di visir ho letto la prima riga, poi ho controllato quanto era lungo e allora ho smesso di leggerlo

dovrebbe esserci un limite di parole da poter utilizzare in un commento ad un post per cui, se lo superi, ti tolgono un tasto dalla tastiera a partire dalla lettera che utilizzi più frequentemente

Jenny ha detto...

Al primo commentatore, il cui nome esprime una certa contraddizione con la brevità che propugna: ma perché non salta la lettura di questo blog? Non è costretto a leggerCi.

Visir ha detto...

@Stealt ecc.ecc.
Per aderire alla tua graziosa richiesta non avrei neanche dovuto rispondere. Scusami perciò. :D

La brevità è sempre un ottimo consiglio e di questo ti ringrazio.

Dicono che la "verità" stia in poco posto, però io non sono né un profeta né un messia, quindi mi permetto il lusso di essere prolisso.

Potremmo eliminare, sulla scorta del tuo suggerimento, tutte le pubblicazioni che superano le sette righe, ma il mondo sarebbe migliore?
Non saprei.
Bruciamo la Bibbia, Omero, il Mahabharatta, I Veda, Dostoevkij e Tolstoj decisamente lunghi.
Lasciamo allora solo i volantini della pubblicità, questa ultima, infatti, aderisce così bene a quello che sostieni.
Una freccia semantica che addita il nulla, ma colpisce le menti semplici...e fa mettere la mano al portafogli.

Fai bene a risparmiarti nella fatica di leggere (almeno i miei sproloqui) ma mi domando perchè scrivi? Visto che è ancora più faticoso che leggere.

Il contrappasso che proponi nella perdita dei tasti per i post logorroici è molto dantesco; Perchè non allora l'amputazione delle dita? Sarebbe più scenografico ed evocativo di un mondo primitivo e ante litteram cui tu ci additi le virtù..

Un salutone, sei molto simpatico, ma non leggerai questo complimento perchè, purtroppo, è a piè di pagina.

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, è un grande piacere per me averti tra gli amici, piuttosto...:)))))))
sono sempre così felice quando le robette che scrivo riescono a divertire e a commuovere, sono sentimenti così belli e intensi negli esseri umani che non mi sembra di averne mai abbastanza...mi viene voglia di scrivere ancora di più.
;))))))))
Come quando ti leggo e penso, ahpperò, quanto scrive bene 'sto giovanotto, che frasi interessanti e complesse, quante parole e concetti inediti, che inventiva, e la fantasia! Il linguaggio umano è un'invenzione assurdamente meravigliosa, quando si incontrano persone che lo maneggiano da maestri, beh, teniamoceli stretti, dico io!:)))))))))))
Così, per il gusto di godercela, senza fretta, senza lucro, come le cose migliori meritano...:))))))
Spotty, che tutto vede e comprende, dice nowrid, ed è ovviamente un imperativo!
Vado a sentire che succede al piano di sotto, ciao Gilli!;)

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, a me Savonarola piace, la gente che viene bruciacchiata per le sue idee ha sempre il suo perché.
A questo mondo servono anche quelli che martoriano le animelle, per dare salutari scossoni.
Dopodiché sai che le nostre vedute divergono perché tu sei un nichilista godereccio e io un'ottimista malinconica, però siamo amici uguale, mi sembra chiaro.
Noi parliamo perché gli altri ci stiano a sentire, in realtà non dovremmo farci tante illusioni, la gente ha i suoi casini e poco tempo, si sa.
Però se anche per un paio di minuti accendiamo qualcosa nei loro occhi, la giornata non è persa.
Le persone sono complessi meccanismi vitali, non posso e non voglio cambiarli perché tutti devono arrivare a star bene uscendo da soli dal labirinto, posso solo limitarmi ad amarli e a sostenerli, e molto. Un abbraccio, ora come ora, lo ritengo più produttivo di mille conferenze.
Noi parliamo a noi stessi, spesso, in realtà, la nostra voce ci rassicura, in questi tempi caliginosi.
Usciamo da noi e sorridiamo agli altri, senza secondi fini.
Questa è la mia soluzione, la mia rivoluzione.
Il nichilismo sarebbe l'unica via se tu fossi l'unico sul pianeta.
Finché ci sono gli altri attorno a te, per quanto il mondo possa sembrare un casino, c'è sempre speranza.
Un gesto gentile illuminerà sempre il mondo più buio di tutti.
:))))
PS: quando parli del nano e della sua ombra, stiamo parlando del nano che penso?
Se sì, ti porto fuori a cena...:)))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Steal, cossa nasse, come si dice da 'ste parti? Non faccio in tempo a tornare dalla giornata in spiaggia con la Magnifica Jenny, a scuotermi di dosso la sabbia che si è infilata in parti che non sapevo di avere, che vedo tutta 'sta cagnara.
Boni, ragassi!
Eeeeehhhhcchè, Savonarola!(qui riecheggio il famoso dialogo Benigni-Troisi in "Non ci resta che piangere", mi sembra cada a fagiuolo).:)))))))
Hai sviluppato una curiosa avversione per Visir e i suoi scritti, e noi ne siamo addolorati.
Però devi ammettere che tra le clausole di Blogger c'era scritto "niente parolacce o smadonnamenti" e non veniva fatta menzione di sanzioni per eventuali prolissità.
Non è scritto da nessuna parte "scrivete robe brevi", se non ricordo male.
E quindi che facciamo, amico Steal?
Mi litighi col nostro Visir nazionale, e così, sul nulla, poi?
Se non ti piace quello che scrive saltalo, appellati al diritto di Pennac del lettore,perdinci, se una cosa ti annoia, saltala.
Lui ha il diritto di scrivere quello che vuole, sul suo blog e qua da me, di dire che è stufo, scazzato, felice, iracondo, nichilista.
Io ho il diritto di prenderlo in giro o di dargli ragione, comunque lo leggo perché si è sbattuto per scrivere quelle righe e il minimo che si può fare è leggerle - che poi ci piaccia o meno quello che dice, è secondario.
Qui noi non paghiamo niente (beh, connessione e corrente a parte, ovvio, ma tenere blog e leggere il pc non sono obblighi istituzionali, ci sono dozzine di hobbies aggratis).
C'è chi ha il dono di sintetizzare e chi non ne vede la finalità, come me.
Anzi, ti dirò che questi tempi, in cui devi imparare quattro acche e non approfondisci niente perché te ne manca il tempo mi stanno sonoramente sui maroni.
Il mio è un blog pigro, per pigri chiacchieroni.
A noi piace così! (diss'ella, allargando le braccia).
:))))))
Dai, resta in compagnia, non te ne andare!

Vanessa Valentine ha detto...

Magnifica, ahò, quando rampogni così la gente me fai paura!!:o
Poi ti mando le foto di noi discinte sur la plage...;)))))))))))
La piadina l'ho digerita adesso.:((((
Sbaciott.;)))

Visir ha detto...

Non si può pretendere diversamente da chi vive a Hardcore.

Accetto l'invito se mai capiterà, ma solo e a patto che scelgo il ristorante e offro la cena.
La compagnia e l'intelligenza sono talmente rare e preziose che, se certo non si possono comprare, almeno si devono sollevare dall'incomodo di frugare nella borsetta alla ricerca del vile denaro.

Nel caso sarei solo indeciso se apprestare il convivio nel mio triclinius maius con un paio di triclinia per il desco oppure riservare un'ala di un ristorante settecentesco dove camerieri in livrea e parrucca servissero non meno di tredici portate, mentre giocolieri e saltimbanchi faranno da contorno ad un ameno discorrere.

Naturalmente sono solo dettagli.
:D

Vanessa Valentine ha detto...

La cornice settecentesca andrà benissimo, Visir...:))))))))
Galante gentiluomo che non sei altro!