martedì 15 maggio 2012

Spighe

No, ma dico, vi rendete conto della velocità dei mesi?
Maggio è già a metà, volato, ma davvero.
Con i primi caldi stonanti, con l'armadio ancora incasinatissimo e io lì di sera, già mezza addormentata, a cercare una maglietta pulita a casaccio, a schivare la slavina di gonnelline e vestitini che mi travolge, a ridurmi ancora con maglietta, jeans e maglioncino, mai più elegante di quando vado a fare la spesa..per fortuna che il look, per gli insegnanti, non è una priorità. Alcuni sono abbastanza vecchi da potersi permettere gilet mille tasche da pescatore, colletti alla coreana, bragoni da sacerdote in colonia. Ma chissenefrega. Sono i ragazzini ad essere ossessionati dai capelli gellati giusti, dalle felpine di marca, dalle braghette giuste. Peccato resti poco altro.
Inutile dire che ormai i piccoli ribollono come un calderone delle streghe, se già maleducavano a febbraio pensa col caldo.
E che pittime.
Mettete l'aria condizionata, dicono. Eheh.
Belle vecchie scuole di cemento degli anni '70, Iddio benedica i vostri comfort. Gelide d'inverno, roventi d'estate.
Fin da quando ero un soldo di cacio io.
Comunque, i pomeriggi a casa sono come sempre un dolce paradiso di latte e miele, posso rinvasare le mie piccole succulente sempre più cicciotte, i fiori sono meravigliosi, arancioni, viola e rossi, finalmente si sta stravaccati in terrazza a pisolare, ad ascoltare l'ipod e a guardare gli aerei che lasciano pigre scie sbuffose nell'azzurro.
Leggo, leggo, leggo. Più che posso.
Vengono fuori tutte le novità dell'estate, i gelati, le creme per il viso, gli shampoo novi novi. Tutto sempre uguale a sé stesso ma è così bello pensare che tutto cambierà e proveremo sensazioni mai provate (cosa che in genere non si verifica mai). Intanto lo speriamo, e facciamo finta di sorridere.
Sabato notte mezza tromba d'aria in terrazza, piante svitate dai vasi e freddo piacevole, magari durasse.
Bagigia ha paura dei temporali e se ne sta tremante incollata alla base del divano, con gli occhioni neri neri e grandi. Non fiata e non fa le fusa, aspetta che il vento e i tuoni passino.
Fatta qualche bella seratina, le prime d'estate, non sembra possibile rivedere nelle vetrine ancora tutti quei brutti costumi da bagno con il maculato e le palme e quei tremendi colori anni '80, i verdi, i rosa e i gialli.
Esco sempre vestita uguale per non correre il rischio di comprare i vestiti brutti. Di nuovo.
E tutti in coda per andare a Jesolo, gli aperitivi, la spiaggia, le vasche, le disco.
Tutti a divertirci, sull'orlo dell'abisso.
Perché l'abisso è qui, a dieci minuti, inutile mettere la testa sotto la sabbia.
E i Maya non c'entrano.
Mercoledì sera al cinema con Sandra, a vedere "The Avengers", popcorn movie ma almeno il fracasso è fatto bene. E Downey Jr è sempre il più figo sulla piazza. Il mio sodale mi fa notare che Loki, fratello di Thor (adottato) è in realtà il cantante degli Afterhours in libera uscita.
I supereroi salvano il mondo e bibì e bibò, si sa come finirà ma c'è pure Mark Ruffalo (Hulk) con i suoi dolci, tristi occhi da cerbiatto e il biglietto lo pago sempre volentieri per vederlo (lo so, non sarà una bellezza ma, signori, io l'amo). Il film è carino e io mi ingozzo di bananine e fragoline gommose. La mia cena, quando vado al cinema.
Che altro è successo?
Ah sì, probabilmente in Italia è tornato il terrorismo ma fa troppo caldo per pensarci, vero?, quindi perché preoccuparsi troppo...
Lascio come sempre la macchina al parcheggio delle poste, attraverso un giardinetto comunale spelacchiato, vado in aula. Butto un occhio per terra, ci sono le spighette verdi che noi delle medie ci tiravamo negli occhi, ci incollavamo ai maglioncini, sostenendo che fossero in grado di muoversi da sole, su per il braccio. che ci sarebbero entrate nelle orecchie, uccidendoci.
Io avevo una cinghia elastica rossa e blu per tenere insieme i libri, gli ultimi giorni (quei pochi che usavo), con la fibbia di Braccio di Ferro e Olivia, vicini.
Ho sempre odiato Braccio di Ferro.
Me l'aveva comprata mia madre.
A maggio, come tutti, della scuola non ne potevo più, non ne potevo più dei compagni e degli insegnanti, volevo la mia stanza fresca, il ventilatore, i compiti da secchia da finire a luglio, la campagna, la nonna, i cieli azzurri e le pisolate nel fienile.
Volevo vedere gli aerei lontani, mentre scendevano nel cielo come malinconici uccelli ritardatari e quelle loro buffe scie lente e dispersive.
Cambiamo i luoghi, dentro e fuori di noi, in fin dei conti siamo sempre lo stesso posto.
Siamo un prato di erba eterna.

5 commenti:

Visir ha detto...

Che dolcezza le tue bucoliche immagini di vita vissuta punteggiate dal tempo che fu.
Si stava meglio, quando si stava peggio? Chissà! Poi mi rotola sul pavimento un bel sospirone.

Come scriveva una mia cara amica che si è tolta la vita una decina di anni fa: "Il tempo non passa ma arriva".
Una frase bella e vera detta proprio da chi ha volutamente esaurito la sua scorta di sabbia nella clessidra.
La contraddizione è una condizione abituale per gli umani.

Per noi invece che continuiamo imperterriti il nostro viaggio senza una meta e senza un preciso perché resta certamente l’impegno di pagare le tasse, fare la fila per le bollette, litigare per un posteggio; Insomma in poche parole ci tocca vivere.
Certo, ci sono anche gli attimi di luce, come diceva Omar Khayam: "Sii felice per un attimo, questa è la vita". Però, però il resto che fatica.

Epigrafico il commento di una “maschiale” Demi Moore nel film che ho visto proprio ieri sera su Sky: Il soldato Jane. Mentre la vessavano nel corso di super-sopravvivenza per diventare un Navy Seals risponde a tono all'istruttore capo che ne faceva di ogni per farla desistere. Ad un certo punto il Capo gli chiede: "Ma perchè vuoi questa vita così dura e pericolosa, rischiare di morire invece di startene dietro una scrivania?"
E lei con i suoi occhioni da cerbiatta, ma con una certa nota nichilista che gli vela lo sguardo gli risponde: "Tanto la vita fa schifo!"
Non sarà un gran che come commento, ma a me ha fatto sorridere per qualche secondo.

Nulla in confronto di quello che gli dice dopo nel mentre che l'ha fatta prigioniera in un'altra esercitazione e rischia di essere quasi violentata (la poveretta), ma ella non rivela la posizione dei suoi compagni superstiti; Mette fine agli schiaffoni che continua a incassare come un pugile suonato che ha sbagliato torneo, con una frase che strappa l'ovazione dei prigionieri maschi rinchiusi che assistono al suo marziale calvario.
E’ proprio quando il cattivissimo istruttore le urla: Parla! Lei come una leonessa gli risponde: "Succhiami il cazzo!" un vero ossimoro. Certo gli sceneggiatori di Hollywood non sono mica Tolstoj però, questo ci tocca in periodo di vacche magre.

Sicuramente una frase un po' forte di cui mi scuso per averla riportata in un salotto così dabbene come il tuo ,dolce Vivì, non vorrei che ti andasse di traverso il thé o il biscotto, ma mi pare abbia una sua valenza semantica.
Una nota di ribellione a questo sfacelo di egoistica follia che appare il vivere, una frase fulgida anche se non priva di un vetero maschilismo.
Non siamo tenuti al “politically correct” su questo Blog mi pare?
In ogni modo non ho idea, magari la metto sulla mia lapide o nella segreteria telefonica...Sono indeciso, non vorrei apparire troppo snob e raffinato.

Gillipixel ha detto...

Lo ricordo anche io, Vale, il mito delle finte spighe di frumento :-) anche noi dicevamo che si muovevano da sole lungo i vestiti e che erano un'insidia per i timpani...che buffo che queste leggende fossero diffuse allo stesso modo dell'erbetta che produceva la spiga millantante :-)

Poi c'era anche l'immancabile "Gallo o gallina?" :-) giochetto innocuo per bambini semi :-) che consisteva nel raccogliere strusciando fra pollice ed indice la capoccetta di una certa erba dotata di un ciuffo prominente...si celava nel pugno il maltolto vegetale, e si chiedeva all'amico di indovinare: "Gallo o gallina?", nel senso di azzeccare se fosse uscita una cresta alta o una piccina...i più raffinati poi, stupivano il paziente interlocutore, rivelando un esiguo ciuffettino risultante e proclamando beffardi: "Pulcino!!!" :-D

Minchia com'era bello essere così stupidi :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Beh, non è proprio un viaggio senza meta, direi...se la pensi così, per forza di cose ti trascini brontolando.
No?:)))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, il gioco "Gallo, gallina o pulcino?" da queste parti lo facevamo aprendo i boccioli di papavero, con quel loro tremendo, selvatico odore che ci saliva su per il naso.
Il rosso era maschio, quindi gallo, il rosa chiaro la gallina e il colore ancora più pallido era per il pulcino...chissà, i ragazzini hanno misteriose vie di comunicazione mentale, hanno ereditato la loro "sapienza" chissà come e da chi...e quando passo davanti a uno dei rari campi di papaveri, vista la possanza dei diserbanti, oggidì, mi viene sempre in mente la Vanessa dei 14 anni, piccinina, e quello che pensava. Tristemente bello.:)))))))))

Visir ha detto...

E quale sarebbe la meta?
Fare tanti soldi, scopare tante donne (o uomini) comprare casa, fare figli, girare il mondo?
E poi?
Non dico che non siano cose interessanti, che riempieno i momenti della vita, che sicuramente ci distraggono, ma alla fine non può che stagliarsi su tutto un dato evidente: la futilità.
A parte il gran valore che ognuno da' alla propria esistenza, in una visione più ampia, contiamo pochissimo per non dire nulla.

Mi ricordo a proposito Alberto Sordi (ma penso di averlo già scritto) che quando sentiva sotto casa il traffico strombazzante sulla Appia la domenica quando i romani vanno verso il mare, si rigirava nel letto e commentava: "Ma n'do andate!"

E' inutile illudersi, si cerca l'applauso per sentirsi importante ma non ci sono reali mete, ma solo piccole vanità prima di finire sotto tre metri di terra.
Quella si che è l'unica meta certa. Il resto...