domenica 21 settembre 2008

Sabato sera perfetto, direi, ieri. Finalmente abbiamo visto "Burn after reading" dei miei prediletti fratelli Coen, da una settimana ero lì a coccolarmelo, l'attesa come il piacere più grande.Sarà la loro anda da secchioni, da tipici giovanotti dall'umorismo crudele (che personalmente adoro) o per come scrivono e dirigono, non so. Però i loro film, quasi tutti, mi toccano e mi fanno divertire. Inutile dire che fingono di essere leggeri quando in realtà prendono ferocemente per i fondelli, con finta aria innocentina. E non salvano nessuno, perché in un mondo che deve "reinventare sé stesso" con la chirurgia plastica, e non vede la bellezza profonda dei rapporti umani, è chiaro che non c'è più spazio per gente come voi e me, che converrebbe iniziare a investire su Marte o qualche luna di Giove. E' il vuoto pneumatico del mondo descritto, del nostro mondo, quello reale contro il quale sbattiamo il naso quotidianamente, quello mariadefilippizzato, della gente plasticata con gli occhiali da sole alle 6 del mattino in inverno, perchè è vipperia pura e sciccheria garantita, e sintomatico mistero.
Nel film sembra evidente che il corpo ha soppiantato il cervello e quello che dentro il cervello dovrebbe stare:l'anima, la mente. Da contenitore è diventato contenuto, e come tale i fratellini lo demoliscono. Lo plasmano, con bisturi o palestra, lo prendono ad accettate, lo usano per sedute di sesso mordi e fuggi (seguite da jogging ristoratore, come fa uno dopo aver lavorato...), lo alcolizzano. E osservato da un crudele satellite che tutto vede ma poco comprende, ecco il senso della vita. Abbiamo imparato la lezione, se solo avessimo compreso cosa abbiamo fatto. 
 Il film è cattivo e divertente, da vedere, per realizzare l'abisso e cadervi dentro ma indomiti.
Poi, dopo il film,con gli amici Billo e Alessia abbiamo parlato delle vacanze, che iniziano a suscitare la tenera malinconia dell'autunno, rovesciando addosso i ricordi dei mesi caldi, della splendida cialtronaggine da infradito e sudore che uno si porta dietro quando deve smetterla di giocare e iniziare a pensare con serietà (l'autunno dei nostri propositi, e del nostro malcontento...). Tanta mestizia è stata però alleggerita da crocchette al formaggio e peperoncini verdi, piccanti, che ci siamo fatti per ritemprare il tanto vituperato corpo, hanno straziato il palato ma ci hanno fatto sentire giustamente vivi, e appagati nel nostro sontuoso contenitore.

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