lunedì 13 ottobre 2008

Che fare la domenica quando non si sa che fare

Proprio perché sabato sera ci siamo arenati sul divano a guardare la puntata vecchia di "Dexter" registrata per saltare la reclame, che detestiamo, non siamo usciti il sabato sera. Quando ho realizzato che era mezzanotte passata, che ero in coma, che mi sarei dovuta vestire, truccare, e uscire per andare in un locale a vedere gente e a parlare, esprimendo possibilmente dei concetti di senso compiuto, beh, il cervello no, non ce l'ha proprio fatta. Si è rifiutato, come un mulo ostinato su un impervio sentiero, condotto da un baldo alpino, di muovere un passo di più. Così c'è stato posto solo per il dolce oblio del pigiama, della trapunta, di un sonno morbido come velluto e profondo come la fossa delle Marianne. Domenica mattina, bienvenido mal di testa del weekend. Quella sensazione di puntaspilli sulla fronte, di occhi ostili a vedere, di cervello fatto di cotone, che ondeggia nella scatola cranica e ti dice, "non usarmi, non ti azzardare, o ti manderò tante di quelle scosse sinaptiche da friggerti, bastarda". Insomma, una domenica di quelle da spiaggiarsi in divano ancora e ancora, a leggere e a guardare fuori dalla finestra. Ma.
La sera di domenica, la sera più consciamente drammatica della sua fugacità, ci chiama. E io anelo ad uscire, a vedere quel bel ristorante fighetto nuovo, molto moderno e poco adatto alle nostre tasche, ma questo non ci fermerà e non ci impedirà di entrare e...
"Buonasera, siamo in due", e "Prego, potete sistemarvi qui, a questo bel tavolo accanto alla porta, nel posto sfigato degli spifferi e delle occhiate di sguincio di tutti quelli che entrano"..., ma in fin dei conti cosa importa? Quando mi portano il menù il mio stomaco canta come le balene in amore, e divampa leggiadro, e mi chiede "cibo!CIBO! ancora, ancora!!!", e chi sono io per non accontentarlo? Adoro mangiare, adoro il sapore di tutto il cibo, amo sentirlo scendere e scaldare l'interno, come oro caldo...come gettare carbone, come fiamme che danzano! Insomma, prendo il roastbeef con gli champignon crudi e fini fini, e i carciofi, e mangio anche la sua insalata con gli sfilacci, potrei rifarmela a casa uguale uguale, magari meno bella ma il concetto è quello, eppure siamo qui, a guardare e a farci guardare dalla notte attraverso i finestroni, nell'ambiente caldo, moderno, lussuoso, con la musica bassa, i colori vibranti, e tutte queste donne incredibili, tacco 12, minigonnate, tutte con capelli così lisci che sembrano d'acqua, ma come fanno? Io che sono riccia come l'inferno non sarò mai così, ma in fin dei conti chissenefrega...
Mangiamo bene, è piacevole, è un momento bello che la vita mi offre, anche se lei è gentile e me ne offre parecchi, forse perché li godo intensamente, chi lo sa.
Lei cucina per me, mi sembra, a volte.
E non mi accorgo mai di quanto è bello il Prato della Valle, di notte, finché non mi fermo a guardare l'acqua della fontana, come rinasce ogni volta da sé stessa.  

2 commenti:

Gillipixel ha detto...

in alternativa, si può guardare una puntata di Report su raitre, e mentre Milena Gabanelli ti trapana il fegato raccontandoti di milioni di persone grame, che all'inferno non c'è nemmeno la metà di carbone sufficente per bruciarli tutti, ti accorgi che nel frattempo la leopardianità della domenica sera te l'eri mezza scordata :-)

Unknown ha detto...

Cenetta a due? Romanticoniiiiiiiiiii!!!!!!!! baci.