venerdì 3 ottobre 2008

La mattina non comincia esattamente benissimo, dato che il bus scalcagnato che raccatta noi pendolari per traghettarci fino al sontuoso tram nuovo di pacca padovano non si fa proprio vedere, lasciandoci spersi e senza spiegazioni ad aspettare nella tiepida alba d'ottobre. Ma da anni ormai ho smesso di interrogarmi sulla oggettiva incapacità dell'Aps di spostare le persone che non vogliono usare la macchina da un posto all'altro...forse la scoperta del teletrasporto e la sua applicazione potrebbe fare solo del bene, ma i tempi sono tediosamente lunghi.
Comunque, in attesa del bus che si ostina a latitare, osservo i ragazzetti che aspettano con me, con malcelato giubilo, la comparsa del mezzo che dovrebbe portarli a scuola, ma mi sembra di capire che tutto questo entusiasmo nell'apprendere non c'è, e che anzi si stanno organizzando per "bruciare" spensieratamente la prima ora, almeno. Non posso che approvare.
Hanno tutti questi ciuffoni che coprono un occhio, taglio d'ordinanza, e occhiali bianchi che intimorirebbero persino una Lina Wertmuller totalmente sbronza, in libera uscita sulla Croisette. E le felpe coi teschi, le scarpe slacciate, un tocco di mutanda che si affaccia da una braga scandalosamente lacera che neanche un orfanello in Dickens. Ma il climax viene raggiunto quando uno di loro si china per raccogliere il cellulare che nel frattempo si è sfrantoiato sul marciapiede (ma perché hanno le mani così di pastafrolla? non hanno le falangi?) e la sua vita bassa mi regala la vista di una porzione di corpo intima e privata della quale vedo più di quello che vorrei.
Ad ogni modo, il faticoso viaggio comincia, e alfine il gaio autista al quale una distinta signora ha avuto la pessima idea di rivolgere la domanda "mi scusi, perché questo ritardo?" beccandosi uno "sgrunf" in risposta (però chiarissimo nel significato) ci raccatta tutti e finalmente questa radiosa giornata di lavoro inizia. Fine prima parte.
Seconda parte: siamo tutti saliti sul tram e ondeggiamo alla velocità della luce (il tram ha quello di positivo, almeno, dai) e io, ormai sull'orlo del babbionismo più totale, stordita dalle vaccatone dei ragazzetti attorno, metto nelle orecchie finalmente l'ipod, dolce, salvifico, vituperato ipod (ma solo da chi non capisce quanto sia vitale proteggere il cervello dalle conversazioni dei tuoi simili) e mi estranio da questo pianeta. Mai avrei pensato che la musica fosse così alta da attirare l'attenzione di due diciassettenni, vicini a me. Avreste dovuto vedere i cappelli: indescrivibili. L'unica definizione possibile è "capeleto da ua"(ovvero, da uva) citando mio nonno che se lo ficcava in testa quando andava a mungere o a vendemmiare, o semplicemente a fumare facendo niente, questo molto di frequente invero. 
Cappello striminzito, grigetto, sfigato, tipo quello di Pete Doherty. Trendissimo.
E mentre ascolto in estasi "My Sharona" e ballo, quasi immobile, perché non voglio essere internata (non ancora, almeno), vedo che si mette a ballicchiare pure uno dei due e ride con il suo amico, e non mi sembra né ostile né da presa per i fondelli. Gran momento intergenerazionale, ogni gap spazzato via, per un breve momento.
E lo conquisto del tutto con i seguenti "Hush" del Kula Shaker e "I feel loved" dei Depeche Mode...non so dire perché, ma i ragazzetti mi sono già più simpatici, mi fanno sentire ancora come se avessi diciassette anni, come canta Annie Lennox, come se fossi un regalo di Natale sotto l'albero. E quando scendono mi offrono un ghigno sghembo che è il massimo un adolescente possa offrirti senza minacciarlo di morte.
Sono scesa dal tram, canticchiavo e sorridevo da sola. Zero voglia di andare al lavoro.

5 commenti:

Gillipixel ha detto...

per lungo tempo mi sono gingillato nell'illusione di rimanere sempre al passo con le novità giovanili, e che forse la generazione in cui mi è capitato di nascere sarebbe stata una delle prime a non patire quel gap inevitabile che si verifica da che mondo è mondo...per un bel po' ho tenuto duro, ma quando sono comparsi quei pantaloni con la mutanda ascellare in vista ed il cavallo che bruca le ginocchia, che più che un cavallo è un pony nano, proprio non ce l'ho più fatta ed ho gettato la spugna :-) ...sempre belli i tuoi affreschi di vita quotidiana, brava...

Galatea ha detto...

Io li vedo alla stazione, la mattina. Ma con me non riescono ad entrare in confidenza neppure se ascolto l'ipod. Oramai ce l'ho scritto in faccia che sono una prof.
é bellissimo, Vale, ma veramente bello, bello, bello.

Vanessa Valentine ha detto...

Mi fate arrossire!
In realtà è quello che vedo là fuori a essere facile da descrivere, è una sceneggiatura meravigliosa...;)

Unknown ha detto...

anch'io zero voglia di andare a lavorare...avessi sposato un riccone sarei in giro per il mondo...ehi ma così non potrei vedere i tuoi post! baci.

Vanessa Valentine ha detto...

Mammina...io il riccone lo cercherei, e mi farei adottare in blocco, mammina, papino e bimbini!
E giù a girare il mondo...con calma, s'intende...
tanti divani da sprimacciare...