lunedì 9 febbraio 2009

Magari

Questa foto l'ho fatta sul finire dell'estate, in giardino, dietro la magione dei miei vecchiotti.
In una di quelle giornate perfette, ventose appena appena, tiepidine, da farsi dondolare dall'amaca come cullati da una mammina tenera.
Tutto il contrario dell'inverno che ancora mi sbatacchia i cervicali, e la sera giù una pista di Aulin, e non ho ancora capito se è meglio tenersi i dolori o farsi mangiare il fegato dai farmaci... ( a sto punto, è meglio la birra rossa, allora, il sapore è decisamente più accattivante, come ama recitare la pubblicità...)
Cerco di venire a patti con il mio compleanno che incombe, con i trentotto anni che bussano frenetici alla porta, con qualche ruga d'espressione che somiglia ogni giorno di più al Grand Canyon ( e io mi sento più o meno vecchia come lui...), insomma pensieri cupi come i corvi di Van Gogh, che volano neri e pigri sull'allucinato campo di grano. Il fatto è che pensavo, beh, il tempo, il nostro tiranno, con me avrà la mano leggera, sarà clemente, mi grazierà, nel mio caso farà un'eccezione. E invece mi ha buttato nel tritacarne, come fa con tutti, e mi ha rubato da sotto il sedere il cuscino morbido delle mie sicurezze. Sono sempre stata giovane, dentro intendo, e la giovinezza si specchiava nel corpo scattoso, pronto, malleabile. Ma adesso!, che vista drammatica...il meccanismo si è inceppato, e io sono una giovane signora, va bene, però signora. Signorina non mi chiama più nessuno, a parte qualche vecchietta orba come una talpa quando vuole la marmellata sull'ultimo scaffale... ma fino a quando potrò spensieratamente tirare il braccio oltre il consentito dall'articolazione, senza sentire lo sdrip del tendine che salta come un elastico frusto? Per quanto tempo ancora potrò saltare sulle ginocchia ballando una danza folk folle alla Snoopy senza sentire il canto del cigno della cartilagine? Perché il tempo ci fa questo? Non siamo forse i suoi figli prediletti? Temo di no, al solito il messaggio era breve e confuso, il nastro era un vecchio ferro-cromo tutto smangiato. Abbiamo frainteso.
Tocca invecchiare (l'alternativa, converrete, è peggiore), tocca essere più cauti, più lenti, più pensierosi. E meno male che abbiamo una bella dispensa piena di ricordi, per le carestie emozionali che, sono sicura, prima o poi ci verranno a trovare.
Il tempo ci comanda di andare avanti.
Io non ho nessuna voglia di sbrigarmi, comunque.
Magari fosse già il giardino, gli uccellini, il sole tra le foglie, la limonata della Mama bella fresca, nel bicchierone anni '70 con le bolle.
Magari.
Finalmente ho capito perché ti fanno i regali, quando c'è il tuo compleanno: tentano di distrarti.

2 commenti:

Visir ha detto...

Lei dipinge un quadro realistico del divenire.
Ricordarsi che: "Invecchiare è l'unico antidoto al morire", non aiuta.
La Vita ci insegna a fare a meno del superfluo.
Il tempo non è più un bene da sprecare ma una riserva da centellinare.
Il cambio di prospettive che l’Esistenza ci chiama ad osservare ci costringe a modificare i nostri orizzonti.
Si dice che un tempo (chissà se poi era così) la vecchiaia era esaltata, ora è invece negletta.
Costantemente i messaggi subliminali della pubblicità ci presentano vecchietti che fanno snowbord e copulano come quindicenni infoiati, mi domando quale maturità si acquisisca nell'indugiare nei soliti giochi.
Sarà questa la ricetta della felicità? Mi viene da dubitarne. Se non altro per ossequio alla Natura che, molto più saggia di noi, ci ricorda che togliendoci ciò che ci è stato donato ci aiuta a comprendere il reale valore delle cose importanti, ovvero tutto quello che nessuno ci può togliere, appunto.
Questa però è solo la mia opinione. Ora vado che devo preparami per il consueto rave di musica e baccanali.

Vanessa Valentine ha detto...

Toglietemi pure il necessario, ma per l'amor di Dio non toglietemi il superfluo.
L'ha detto zio Oscar (Wilde), e io sottoscrivo.
Il tempo è superfluo, come la vita, ma è la loro bellezza.
Fiera dei miei segni di espressione, che non farò mai toccare dal chirurgo (anche perché resterei brutta comunque), vo' per la mia via.