mercoledì 22 aprile 2009

Mostre e scampagnate

Il fine settimana è andato via come l'olio, ben speso nella bella Marostica (in tivù direbbero nella suggestiva cornice), a vedere "Umoristi a Marostica", quarantennale appuntamento per gli aficionados di umorismo, satira e fumetti. Con una compagnia di amici splendidi che si danno da fare anima e corpo perché la cosa risulti bella e appassionante, spendendo molto di sé nell'allestimento e nell'organizzazione. Si può vedere fino alla fine di maggio.
La città è piccolina, benestante, tranquilla. Tutti conoscono tutti, i merli del castello sorvegliano accigliati dall'alto, la piazza con i suoi scacchi attira i turisti, e tra un po' ci saranno i ciliegi in fiore e un sacco di manifestazioni gastronomiche. Ecco, questo bisogna dirlo: a Marostica si mangia da Dio. C'è pure una pasticceria, appena usciti dalla piazza, un po' più avanti sulla destra: è il paradiso della ghiottona, con certe pastine mignon che ti fanno morire con la glicemia di un rinoceronte tirato su a Fieste, ma ragazzi, morire così vale proprio la pena, potendo scegliere. E ci sono dei caffè deliziosi, e si ciacola, si ciacola...sembra la puntata perfetta di "Barnaby" ma col bel tempo (oddio, forse era un po' troppo inglese, nuvoloni neri, ma speriamo bene per il mese che arriva....), e comunque qua niente omicidi, ma c'è appunto quel senso di appartenenza delle piccole città, che scalda il cuore.
Aprile, a parte i rovesci improvvisi e il vento che ha già procurato il raschietto alla gola malgrado le sciarpine caute pure all'una col sole che picchia, è un mese coccolone (forse T.S. pensava fosse crudele perché gli bidonava sempre le gite in macchina con la morosa, sabotando il tutto con la pioggia...mah), con certe giornate che ti accendono dentro come una lampadina da 100 watt. Tipo oggi, con lo stordente profumo di fiori e l'aria tiepida...forse è crudele per questo, se visto dalla finestra di un ospedale, un'illusione di benessere.
O forse è vivo come l'istinto da animali che abbiamo in tasca, accuratamente celato. Quando annusiamo la scia di vetiver lasciata da un giovanotto, e sorridiamo.

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