giovedì 21 maggio 2009

Hot, hot, hot!

E mi pare che lo cantassero anche i Cure, un po' d'anni fa.
La bella atmosfera da casa chiusa, le tapparelle basse, le gambe doloranti, l'appetito ondivago, la consapevolezza che riprenderò a dormire decentemente a settembre, che da qui in poi sarà un bordello di motorini e di adolescenti in fregola sotto le finestre, che abbiamo ricominciato a vedere i jeans bassi bassi illustranti quello che la Gialappa's chiama "il portamonete", i pomeriggi ad abbronzarci in terrazzo come Fantozzi (se ho voglia metto il bikini, se mi piglia il deboscio arrotolo la canotta e mi abbronzo a tocchi e stricche, con su il cappelletto da pescatore e gli occhialoni da diva in clinica per disintossicarsi, più MacFarland gelida d'ordinanza).
Insomma, la Stagione per eccellenza è qui, e ci saluta. E se l'inverno ci rende quieti e conservatori, ordinati e morigerati, e quindi è una stagione di destra, l'estate che fa sobbollire languori e rivoluzioni, ci mette tutti democraticamente nudi, liberi ed uguali, allora questa stagione che arriva è di sinistra, l'anguria è rossa, e almeno per qualche mese mi illudo che il mondo sia la mia piccola ostrica lucida, il mio giardino, il mio sentiero.
Al freddo, e al resto, ci penserò.

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