giovedì 21 maggio 2009

Mitico!!!!

E' la mia oasi, il piccolo piacere mentre spignatto tornata dal lavoro, in ogni stagione.
E' l'appuntamento intelligente nel marasma di tronisti e pollastre e sventure e reality governativi.
E' il cartone animato dei grandi. I Simpson.
Me lo godo alle due e mezza, poi finisco col caffè sul divano, e in questi giorni mi guardo le gambe dei ciclisti (e non solo) mentre scalano e arrancano e mangiano le barrette energetiche pedalando senza mani (una volta lo sapevo fare pure io, sull'argine, poi ho smesso perché stavo per capottare nel canale).
Poi me lo ri-godo la sera, e anche se li ho visti e rivisti gli episodi dei Simpson sono sempre meravigliosi.
Ci sono più idee in una singola puntata che in tutta la durata di tanti film, con sceneggiature piene di buchi come l'emmenthal. E' inutile dire che un solo personaggio può incarnare le mie virtù, ed è Homer, pavido, stupido, pigro. Per quanto sia un fasullo fallito, le cose gli vanno sempre bene ed esce con il sedere parato praticamente da ogni situazione. Come non amarlo?
E se lui e il figlio Bart incarnano il Chaos, le femmine sono le paladine del Cosmos, ciò che gli uomini distruggono, le donne ricostruiscono (come non amare Matt Groening, allora?)
Il senso dell'umorismo è profondo, generoso, sfaccettato, anche quando si fa crudele è sempre intelligente, mai inutile. L'America di Springfield è quella della piccola provincia, ma anche della metropoli (con tanto di quartiere cinese, russo), tentacolare indefinibile rappresentazione dell'umanità, fiera dei propri orrori/errori. Una città che premia la disinvolta gestione del plutonio (il mefitico Mr Burns, magnate della città, costringe Homer a mangiarsi i fusti tossici col cucchiaino), con pesci triocchiuti che saltellano nel laghetto, fiera del proprio deposito di copertoni eternamente bruciante, una pira elevata agli dei.
Ogni puntata inizia seguendo un filo che viene disinvoltamente tagliato dalle Parche sceneggiatrici e ritessuto in un sottotesto apparentemente privo di connessione, ma che in fondo racconta la morale dei buoni sentimenti (l'amore tra i familiari, malgrado la cialtronaggine del capofamiglia, pronto a trascinare nella rovina i membri "sani", Marge e Lisa, la figlia di mezzo, gandhiana, vegetariana, colta e naturalmente inadatta a vivere nella società acritica), perché in fin dei conti i mediocri Simpson sanno andar fieri dei loro macroscopici difetti.
Bart è l'angelo sterminatore, l'iconoclasta bisognoso di un pubblico, malato di deficit d'attenzione ma in realtà fin troppo attento alla mostruosità del reale per non volerla abbattere con la sua fionda, Golia beffardo e strepitosamente simile al Bugs Bunny che mina da sottoterra il mondo rosicchiando una carota, sublime e irridente di tutti coloro che credono e praticano il Serio.
Bart è il cinismo consapevole, il piccolo diavolo che nulla può fermare, lo spirito del disordine.
Marge è invece l'angelo del focolare, messa incinta da Homer e sposata in ristrettezze ma con amore, che ama davvero quella montagna di lardo e menefreghismo di Homer, un uomo in grado di eccitarsi per la pancetta, la birra o il prosciutto, meno per l'avvenenza muliebre, con un cervello pronto a darsi alla fuga (letteralmente, con tanto di suono di porta sbattuta).
Alcune puntate mi fanno ridere così tanto che, se ci ripenso al lavoro, rido di nuovo, da sola (per fortuna niente testimoni, altrimenti erano già pronte le piastre conduttrici), altre sembrano concepite con il magico placet dell'LSD (una delle mie preferite è quella con Homer che mangia un peperoncino messicano potentissimo, e "viaggia" come sull'onda del peyote con una piramide nel deserto, un coyote parlante, gli occhi appallati e nerissimi, colori folli e pop, un disegno superbo).
Io li guarderei tutto il giorno, anzi, andrei a vivere con loro. Stravaccata con Homer in divano, una lattina di birra in equilibrio sulla panza, a guardare il meta-cartone "Grattachecca e Fichetto", splatteroso e Tom&Jerrycida. Finalmente nella giusta bi-dimensione.
Dehehiho.

10 commenti:

Gillipixel ha detto...

ahahahaa :-) vero, i Simpson sono impagabili e raccontati così diventano ancor più forti...c'è un libro curioso in proposito, scritto a più mani da vari prof universitari USA: "I Simpson e la filosofia"...magari lo conosci già, in ogni caso è molto interessante e curioso :-)

http://www.ibs.it/code/9788876380310/irwin-william-h/simpson-filosofia

Visir ha detto...

A me è piaciuta la puntata dove Hommer aveva il mal di schiena e guarisce cadendo casualmente nel bidone della spazzatura.
In seguito diventa un vero e proprio guaritore, buttando i suoi occasionali pazienti nel bidone magico e risanadoli perfettamente.
Solleverà così le ire di una famigerata banda di chiropratici che cercherà di ucciderlo.
E' poi quello che succede anche da noi nella realtà. Nel momento che ti ammali vieni buttato nel grande bidone spazzatura della Sanità, ma spesso non vieni curato e certamente non vieni mai guarito.
Una risata ci seppelirà.

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie anche per questa segnalazione, Gilli!
I Simpson meritano una marea di tomi, ormai sono leggenda.
Anche Futurama era bello, per storie e disegni, un po' diverso ma comunque delirante...
E Bender era davvero un dio.

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, ho ben presente la puntata che menzioni.
Homer è paradossalmente in grado di farsi accoppare da chiunque.
Ti ricordi quella con Krusty nel numero sulla biciclettina davanti ai mafiosi che stanno per farlo fuori?
Grande televisione!

Gillipixel ha detto...

Futurama era "estraneità di testa" pura :-D fortissimo...ti confesso che ero mezzo innamorato della ragazza con l'occhio solo :-)
Mi ricordo una puntata dove il loro Natale veniva chiamato Nasale, con tanto di Babbo Nasale :-) proprio fuori di cabeza :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Si chiamava Leela, giusto? era davvero una ciclopetta tosta e coraggiosa...ti credo che ti piaceva!:)))))
matt Groening dovrebbe fare una serie all'anno, nel mio mondo ideale.
E la musica dei Simpson? fatta da Elfman? è o non è meravigliosa? ( a dire il vero lui mi piace tutto, per Burton è perfetto!)

Gillipixel ha detto...

Sì, sì, era proprio Leela :-) chissà quale strana alchimia hanno messo in quel personaggio per farmi piacere così tanto una ragazza con un occhio solo :-)
ma lo sapevo già: le bellezze canoniche non mi sono mai piaciute :-)

Vanessa Valentine ha detto...

L'ha detto Proust???, non mi ricordo...
"Le donne belle sono per gli uomini privi di fantasia".
Divino...
mia sublime consolazione...
diciamo che le unconventional beauties non hanno niente da perdere... ;)
Leela era bella perché anche un po' maschile, mentre Fry era, al solito, il maschile problematico di Groening...e si bilanciavano alla perfezione, Yin e Yang opposti e intrecciati...

Gillipixel ha detto...

sì, sì, anche a me risulta che lo abbia detto il Marcellino Dei Proustaioli :-)
rivisitando la sua frase, diciamo che le donne belle mi piacciono, però con un piccolo particolare: lo decido io se per me sono belle o no :-)
Non ho bisogno di farmi dolc&gabbare dalla banalizzatrice sarabanda mediatica imperante :-)

vero, si completavano proprio alla perfezione Leela e il suo amico fantascienz-impedito
:-) direi che la loro contrapposizione-relazione era proprio una delle dinamiche principali che tenevano in piedi la storia

Vanessa Valentine ha detto...

Ah ah ah!!! DolceGabbare è proprio bello, come termine!:))))
Anch'io penso che ognuno di noi debba scegliersi i propri modelli di bellezza, anche perché gli stereotipi mi innervosiscono proprio, i machoni unti d'olio e con un massimo di 30 vocaboli nel software, brrrr...
w la libertà di decidere chi ci piace! (a me piace Adrien Brody, tanto per dirne uno, con gli occhi tristi e il nasone...bello...) ;)
Mi sa che l'argomento prima o poi si becca un post!