martedì 8 dicembre 2009

Ponte

Quattro giorni di festa, volati via in un niente.
Il tempo sembra restringersi, in questo momento. All'inizio del fine settimana ho la sensazione di averne a disposizione a bizzeffe, e che riuscirò a piegare tutta la biancheria, a leggere tutti i giornali ammucchiati lì per terra, ché paiono guardarmi, a decidermi finalmente a mettere il naso negli incasinatissimi cassetti del comodino, ormai straboccanti di cianfrusaglie, e non mi si chiudono più. E poi un bel bagnetto ristoratore, con quel bagnoschiuma profumato e delizioso, nuovo nuovo...
E invece ti becchi una doccetta in velocità, i cassetti continueranno a piangere, hai ospiti e giustamente ti dedichi a loro, non riesci a cucinare niente, il tempo è piovoso e freddo, e almeno così ti puoi gustare il pomeriggio, l'ultimo, tranquilla in divano, con Larsson e McCall Smith, e cioccolata a fiumi, a torrenti.
In questo momento sta piovendo tantissimo, il picchiettio delle gocce ostinate è affrettato e deciso, loro vanno di fretta, hanno un mucchio di lavoro da fare, non se la prendono comoda mai.
Quando piove mi piace tenere le tende aperte e vedere le righe d'acqua che scivolano metodiche, bagnando tutto, creando arazzi precari sul vetro. Non me ne frega niente se le finestre si sporcano, ogni tanto passo il Vetril, ma le preferisco a vista, che mi facciano vedere l'acqua che scorre. Mi sembra così bello, io dentro in un mondo tiepido e tranquillo, sottovetro, e lì fuori la luce grigia, se è giorno, o la notte che preme il naso curioso e le gocce si mescolano con le luci dei lampioni, deformando le case, la strada deserta, le macchine spicce, tutti a correre per rinchiudersi in salotto, con le pastine e la televisione.
Come vorrei che il pomeriggio durasse dieci ore, venti ore!, e invece mi si sfalda tra le dita rapidissimo, perché i giorni di festa sono tutti così. Ti piace aspettarli, come certi ghiotti appuntamenti con le persone che ti piacciono, e poi quando tutti vanno a casa di corsa, beh, che delusione.
Ti sembra di essere un po' più solo del solito.
Per fortuna, non è così.
Dai che domani si torna a correre.
E devo mettermi a fare l'albero, anche.

6 commenti:

Visir ha detto...

La pioggia, le feste che passano veloci, fanno sorgere nel cuore la malinconia che è proprio la felicità di essere tristi.
Pare che tutto passi in un lampo e solo un sapore aspro resta nella bocca come ricordo della dolcezza.

I giorni festivi mi ricordano, proprio nel loro volerci far dimenticare, che l'esistenza è un attimo che passa e che questo istante lo dobbiamo cogliere perchè non ritorna mai più.

A volte penso che la vita, la nostra vita, ha lo stesso peso di una fiamma nella notte.
Un nulla, forse, ma la cui luce si diffonde velocissima nel buio sino all'infinito.

Gillipixel ha detto...

Il sentimento domenicale, anche quando ti capita di martedì, è forse una delle sfide spirituali più ardue...ci ho messo anni per imparare a domarlo almeno un po', ma quella complessità di sensazioni che si porta dietro è probabilmente troppo grande per le capacità di un uomo solo...non mi riferisco a me in particolare, nè al fatto di essere scapoli o ammogliati o findanzati, ecc....voglio dire invece che è proprio il sentimento domenicale ha costituire un supremo amplificatore del senso di solitudine di fondo, con cui ogni essere umano deve periodicamente fare i conti...
Per fortuna che poi ogni volta, il venerdì, giornata d'onore della pigritudine pigri, ritorna puntuale :-)
Ciao Vale :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Che allegria, direbbe la Magnifica!
Visir, tiriamoci su di morale, suvvia...
Che sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re...:))))
Orsù, che qua bussa un altro fine settimana, e manco mal...

Vanessa Valentine ha detto...

E' ben vero, o Gilli, le feste quando finiscono ti buttano in un down ciclonico...la sera della domenica è Sartre allo stato puro, stai lì, ti dibatti, prendi il vetro a capocciate come una mosca ostinata, e poi ti devi arrendere per forza. E' una sensazione spiacevolissima, quella di aver perso, di essere in trappola, di aver sprecato qualcosa. Quel genere di sensazione brutale, amara e perversa che ti stringe lo stomaco certe volte e ti dice "sono più forte di te. Getta la spugna". Qui ci vuole la ricetta giusta per recuperare subito il buonumore, quando ti viene quel fosco sentimento...qualcuno lo trova ne "La gazzetta dello Sport", altri in un vestito nuovo, io...boh, un libro nuovo ogni lunedì? Ma dura sempre meno, ogni volta. Suggerimento spassionato: far finta che sia già venerdì, o consacrare il lunedì alla beata nullamazzitudine...:)
Funzionerà???

Gillipixel ha detto...

Non so se funziona per il lunedì, Vale :-) però mi sono accorto negli anni che la domenica, se fai finta di non accorgerti di lei, se non le dai tanta corda, ti lascia più in pace :-)
La "domenica sera-tardo pomeriggio" è come un grandama stizzosa e petulante che vuole tutte le attenzioni per sè...ha un suo affetto molesto ed appiccicoso, e ricorda Mescal, il capo dei messicani stracciamaroni che molestavano i mormoni nel primo film di Trinità :-) ad un certo punto diceva: "Questi sono miei fratelli ed i miei fratelli li picchio solo io!" :-)
Lo stesso fa la domenica sera...ti dice: "Questo è mio fratello (...o sorella) e mio fratello (...o sorella) lo angoscio solo io!" :-)
Però se non le dai importanza, se fai finta che sia un giorno qualsiasi (mica facile, certo...), la domenica sera si sgonfia e da grandama passa alla qualifica di modesta scoreggiona (....e mi scuso per il francesismo :-D

Vanessa Valentine ha detto...

Ah, ah, ah!:)))) totalmente d'accordo, Gilli!
Grande Trinità, si meriterebbe un post, pure lui...!