domenica 24 gennaio 2010

Prog rock e sushi wok


Un'uscita a cena infrasettimanale con Sergio e Antonella, una bella occasione per rivedersi visto anche che ci piace un sacco mangiare insieme (siamo tutti valide forchette).
Nei nostri viaggi insieme abbiamo sperimentato varie cucine (quella praghese, la greca, l'inesistente olandese e la drammatica inglese, per dirne alcune) e quindi l'offerta di dividere anche la serata sino-giapponese suonava bene...in uno di quei nuovi ristoranti wok sushi, dove ti cucinano le cose alla piastra, mangi cinese, spesso benino e ti puoi assaggiare anche il misterioso mondo del modaiolo sushi.
Ora, nutrivo in effetti qualche perplessità riguardo al pesce crudo, amando smodatamente la versione cotta in tutte le sue forme. E quindi, preso il nostro bel piattino bianco e gigante e rimpinzati di un primo giro di spaghetti di soia, maiale piccante e ravioli al vapore, ci siamo buttati ( a parte Antonella, che non ama i prelibati doni del mare, in nessuna manifestazione) sul sushi, allineato ordinatamente in una teca refrigeratissima, con le sue forme sexy e gagliarde (per gli occhi) tanto che me ne sono riempiata un bel piattone, con ciotolina di wasabi a parte (o almeno credo, era verde e sapeva di cren, mi è piaciuta un botto).
Mi rendo conto che perdere la verginità gastronomica col sushi alla tenera età di 39 anni, a momenti, può suonare anche un pochino patetico, ma è capitato, i ristoranti sono come le compagnie, se capiti in una piuttosto che in un'altra è puro frutto del caso. E possono essere buone come cattive.
Non che il cibo giapponese sia cattivo, diciamolo. E' che...mah, non è che abbia tutto questo sapore, ecco. Adesso magari tanti salteranno in piedi gridando allo scandalo e alla mia dabbenaggine, ma come, te lo vai a mangiare in un posto alla buona, è chiaro che se lo mangi nel ristorante giusto ha un gusto sopraffino, e senti tutte le sfumature del mare e del crudo, eccetera.
Il punto è che al primo morso, quando gli altri mi guardavano con gli occhioni sgranati, beh, lo stomaco mi si è chiuso. Il riso compattato ma stracotto mi ha strozzato, a momenti. E l'alga nera che circonda il bocconcino non mi sembrava più così seducente, ho sentito solo il croc del pezzetto di carota sotto i denti, poi le papille sono entrate in sciopero, dicendo "niente lavoro per noi, tanto valeva mangiare polistirolo o pongo". Ecco. E il piatto era pieno da fare schifo. Panico. Ho guardato gli altri e ho detto "io vado a rimetterli nella vetrinetta, senza che mi vedano". Ovviamente non l'ho fatto, i camerieri mi sembravano pronti a spaccarmi un wok sulla zucca, se ci provavo. Gli amici, in quel frangente, mi fotografavano col cellulare e ridevano...e chi ha bisogno di nemici, quando si hanno amici così? :) Temo che la mia faccia perplessa, da cricetone che si ingozza e con le guanciotte gonfie, prima o poi girerà su facebook.
E così, boccone dopo boccone, sono riuscita a finire quasi tutto (credo che un purista li definirebbe forse sashimi), ma è stata davvero dura. Mi ricordava un po' la paella mangiata a Barcellona, sul mare (ma quella volta il sapore era spettacolare, l'unico difetto era che dovevo mangiare una tinozza di riso). Non c'è niente di peggio di rendersi conto che devi mangiare un mucchio di roba e che non ti piace. Nessuno ti obbliga, chiaro, sei abbastanza grande da lasciare il cibo nel piatto, solo che non lo trovi giusto, e quindi fai l'unica cosa sensata, inghiotti e concentri la mente sul sapore delle lasagne che di solito inforni, nel tepore della tua cucina.
Alla fine mi è stato fatto notare che forse li dovevo intingere in una salsa che li avrebbe insaporiti (ma dirmelo prima no, eh?) e che li avrebbe resi anche meno simili al masticione da infissi, per consistenza e gusto.
Vabbè, fatta anche questa.
La serata l'abbiamo conclusa in un locale di Spinea, a sentire un concerto di un gruppo di amici (il cognato di Sergio suonava la batteria), l'atmosfera era rilassata e intensamente new age, con pezzi progressive di un venticinque minuti l'uno, in genere amati da una ristretta nicchia di connaisseur e tendenti all'addormentamento dei rimanenti profani. Piacevole, nel complesso, ed erano davvero bravi.
La digestione del pongo giapponese proseguiva lenta, nel frattempo, nel profondo delle viscere.
Già una volta Sergio ci ha fregati, facendoci assaggiare i famosi pasticcini giapponesi ripieni di crema di fagioli rossi...e già allora l'istinto mi aveva messo in guardia.
O smettiamo di fidarci di Sergio o, quando menziona il giapponese, ci defiliamo...
Ma dai che scherzo...;)

13 commenti:

Arianna ha detto...

Il giapponese fa sempre quell'effeto la prima volta che lo mangi, ma devi riprovare per poter definitivamente affermare che non ti piace.
E i vari sushi wok non sono proprio l'ideale per quel tipo di cibo, credimi.
Dalle nostre parti non ho ancora trovato un giap veramente buono, decenti si ma buoni com ce ne sono a Milano, ecco decisamente no!
Ma Sergio non lo sapeva? :)

Gillipixel ha detto...

Ho ammirato comunque il tuo stoicismo, Vale :-) è sempre odioso avanzare roba nel piatto, a meno che non si tratti di impresa veramente impossibile :-) ci ho visto lo zampino della Mama, in questa tua propensione: chissà quante volte ti avrà invitato a ripulire bene il piatto, come fanno tutte le mamme del mondo :-)
E' sempre un piacere leggere la tua prosa morbida come un piumone sui piedi, una sera d'inverno :-)
braphydr dice la verifica blogspot: una specie di cugino del bradipo, nosto animale ideale :-D

Vanessa Valentine ha detto...

Arianna, l'amico Sergio e la sua deliziosa consorte non sono colpevoli, la responsabilità delle mie scelte gastronomiche è sempre drammaticamente mia (da buon Acquario, tendo a cibarmi di cose strane, colorate e dai sapori assurdi. Il sushi, quindi, rientra di diritto nella categoria).
Riproverò, con più slancio e fervore, magari da qualche altra parte (però preferisco sempre la cucina indiana, quella persiana, quella africana...):))))
La parola più dolce per me non è "ti amo" ma "trattoria".
Sintomatico, no?;))))

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, le parole di verifica di blogspot sembrano l'elfico scritto da Tolkien...affascinanti. Al momento non me ne chiede nessuna, ma quando ne salterà fuori una bella, la sottoporrò al tuo giudizio:))))))
Il bradipo potrebbe diventare il logo di accidia e deboscio, ora che mi ci fai pensare...
Quando diventeremo una holding, noi pigri, un logo ci farà comodo.:)))))
In effetti la Mama mi costringeva a mangiare tutto quello che c'era nel piatto (e con "costringeva" intendo dire che sapeva essere davvero persuasiva):(
Tipo il lesso o gli spinaci (che adesso adoro).
Quando le ho detto che andavo a mangiare sushi ha detto "eeeeehh???!", potevo dirle anche cobra ai ferri, tanto era lo stesso.
Grazie per i delicati complimenti, inverno e piumone sono musica per le mie orecchie!:)))))

Visir ha detto...
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Visir ha detto...

La cucina giapponese disponibile qui in Italia è solitamente monotematica.
Sushi e Sashimi generalmente fanno da padroni, ma sono in Giappone come la Pizza, per noi.
In quel paese si va di solito in piccoli locali "sgrausi", dove su sgabelli lungo un bancone è servito il sushi direttamente dal Tenzo (cuoco) con cui si discorre amabilmente.
E'lui che intrattiene gli ospiti in un ambiente veramente familiare.
E' un piccolo spettacolo con la scusa di mangiare.

Sono serviti ogni tanto sushi di diverse qualità di pesce ma anche con uova, preparati al momento e mai scelti dal cliente.
Il the, la birra o il sake sono serviti invece da una donna che, subordinata alla maniera jap, si occupa di tutto tranne che della preparazione del cibo.

E' un momento di pausa, di convivialità (fra i clienti) e di terapia comunicativa (parlando appunto con il Tenzo).

Fuori la vita si srotola lungo un tessuto di follia, ma nel piccolo locale la porta è sempre stretta; per lasciare la miseria del mondo fuori.
Questo è, da quello che ho capito, il modo orientale di godere.
Quando si è sofferto molto anche il piacere ha sempre un’ombra di malinconia, e la vita in Giappone non è stata, e non è, affatto facile.

I ristoranti sono invece un’alta cosa.

Mi sovviene ora una sera a Tokio, nel quartiere di Shibuya, in compagnia di una dolcissima amica giapponese.
In quella occasione ebbi modo di gustare il famoso "manzo di Kobe” che, si dice, sia la carne più buona del mondo.
Seduti sui tatami di paglia di riso ricordo anche che le portate si alternarono a lungo, sapientemente miscelate e consigliate dalla mia compagnia autoctona. Per me sarebbe stato impossibile conoscere tutti quei piatti e saperli mangiare nel modo giusto.
Qualche volta, da una grossa padella posta al centro del tavolo sotto un fornello a gas, la mia amica mi prendeva un pezzetto di carne con gli ascii (bacchette) e mi imboccava, poi rideva mettendosi la mano sulla bocca in una caratteristica mossa di finta timidezza (è un gesto molto comune lì).

La sera era stranamente silenziosa e il locale quasi vuoto. Pareva che la sala fosse tutta nostra. All'uscita dal ristorante il cielo era nero come l’inchiostro di china e punteggiato da stelle immacolate come perle Akoya.
Camminammo per un lungo tratto verso il prosieguo della serata che fu all'altezza del prologo.
Eh, si...Mi ricordo che pensai in quel mentre: “Oggi la felicità esiste”.

Anonimo ha detto...

Orc, sono rimasto solo io allora ancora vergine di sushi. Quasi quasi mi iscrivo al GRAS, neonato Gruppo resistenza anti sushi:
http://espresso.repubblica.it/food/dettaglio/ecco-il-gras:-gruppo-resistenza-anti-sushi/2106535

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, ci fai venire l'invidia verde verde...:)))
Il Giappone sarebbe, per me, una meta da visitare (per il cibo mi adatterei, ma sentito raccontare da te suona meno orrida, come esperienza...)
E' vero che anche la buonissima pizza, mangiata in giro per il mondo, fa schifissimo.
Oh, beh, tenteremo l'esperienza di nuovo, diamo al sushi una seconda chance, allora, e in un posto meno scrauso.

Vanessa Valentine ha detto...

Soglia, mi ricordo di aver letto qualcosa di questo gruppo anti-sushi (di uno chef? può essere? che si è anche beccato l'anisakis, o quel che è, il batterio che ti dissesta e che si trova nel pesce crudo se non è stato congelato prima...)
Malgrado io preferisca i gusti più tosti, ribadisco la mia disponibilità ad un secondo assaggio (almeno dopo aver recuperato le papille, dopo il raffreddore...) ;))))
Metti sul curriculum la tua verginità sushesca...;)

Anonimo ha detto...

Viva il musetto colla polenta e la pasta fagioli!!

Vanessa Valentine ha detto...

Viva, Soglia!
E la soppressa de casada? E i bigoli col ragù (qualsivoglia)? E una padellata de caparozzoli, con tanto aglio e prezzemolo?
Ma che fanciulla romantica...:)

Anonimo ha detto...

Marry me!!! :-)))

Vanessa Valentine ha detto...

Ah, ah! :)))))))) Per così poco?