lunedì 8 marzo 2010

Rimpatriate e incontri

Mentre fuori infuria una bufera siberiana (o balcanica, poco cambia, si gela comunque), il mio pensiero va a tutte le signorine e signore che in questo momento, finito di trangugiare la loro pizza 4stagioni senza mozzarella causa dieta convinta, stanno palpando in adorazione i pettorali e le tartarughe dei vari Dream Men che circolano nella Pianura Padana in serata (sui giornali ho visto espressioni rapite stile estasi di Santa Teresa, come se un maschio nudo fosse una rarità esotica - le foto sono probabilmente quelle dell'8 marzo scorso, ma nulla cambia, ovvio). La pigrizia inibisce ogni mio moralismo, è chiaro, ormai dovreste conoscermi...però la fregatura qui mi sembra evidente, il bel ragazzo che ancheggia sinuoso sta elevando il gattamortismo maschile ad una forma d'arte, così in definitiva ci sveglieremo domani con il pallido ricordo di una schiena marmorea, e in più con i piatti ancora nell'acquaio e gli stipendi ancora inferiori...ah, ma che bella serata...e poi ancora tutte zitte e carine (carine e coccolose, ragazze. Carine e coccolose).
Vabbè, parliamo di cose sensate.
La Magnifica mi ha combinato un blind date (niente di erotico, sopite la curiosità), dicendomi che una sua collega insegnante sarebbe uscita con noi una sera. Io in teoria avrei dovuto conoscerla, ma la mia memoria a volte fa un po' acqua (sul genere, se ti ricordi gli anni '90 vuol dire che non li hai vissuti...:) ), quindi brancolavo abbastanza.
La serata al ristopizza rivierasco mi ha fatto così rincontrare Margherita, amica persa di vista da qualche anno, quando succede di prendere sentieri diversi, dirsi ciao e ci vediamo presto e poi pensarsi di tanto in tanto, ognuno in effetti in viaggio per conto proprio (come lo diceva Vasco, nessuno). A volte mi farebbe comodo l'ufficio Persone Smarrite.
Siamo rimaste per una serata con polenta e ossetti nella bella stagione.
Comunque, è stata una piacevole serata con ciacole tra donne (ohimè, senza la pizza con le vongole, mi è rimasto ancora l'uzzolo di farmene un piattone con gli spaghetti...ho poi ripiegato su gorgonzola e salamino, il paradise mix), anche se pioveva che Dio la mandava e ti saresti chiuso in casa con tre coperte e otto gatti sulle ginocchia per scaldarti. Come si dormiva bene in casa vecchia, sul soppalco, con la pioggia che picchiava contro l'abbaino, forte forte...
E poi venerdì mattina, con la voglia di andare al lavoro di un bradipo imbottito di Halcyon, mentre gli studenti mi urtavano con i loro piedoni imbranati e i loro zainacci da trekking himalaiano, su di un tram colmo di gente da fare schifo, smentendo clamorosamente tutte le religioni importanti che esortano a tamburo battente di riprodurci come forsennati-ma vi pare che siamo pochi, ragazzi? prendete il tram alle 8 con me e poi ne ridiscutiamo, vedo salire alla fermata del santuario una faccia nota. Una faccia che non vedevo da dodici anni, dal giorno della sua laurea. Per la precisione, la faccia del mio amico Pietro, amico di scorribande universitarie, anche lui tra quelle persone smarrite come sassolini caduti dalle tasche mentre si attraversa la foresta grande e scura. Lui non è cambiato per niente, due microrughette ai lati degli occhi. Io invece devo essere la fotocopia di mia madre, a occhio, visti i cinque secondi che ha impiegato per decodificarmi. Va detto, al solito per compiacere la mia autoindulgenza malata, che ai tempi dell'università avevo i capelli di tre centimetri, che tagliavo da sola, chiodo di pelle e jeans tatuati addosso, e questo quando ero in alta uniforme. Ora ho i capelli morbidi e lunghi sulle spalle, gli stivaletti sbarazzini da motociclista fighetta, i foulard, l'espressione che non ricorda più tanto un sicario con le emorroidi. Ecco.
Abbiamo ciacolato come un fiume in piena, fregandocene della gente attorno a noi, con la conversazione tipica di due che si rivedono dopo eoni: ma che fine ha fatto lui, e lei?, e poi che hai fatto? morosi, morose?? (nel caso di Pietro, parlando di morosi siamo a posto tutti e due), e ogni volta rimango stupita di quanto veloce sia la vita, in realtà, anche se a noi sembra ferma, di quante cose gli altri abbiano fatto mentre noi abbiamo continuato a restare seduti sul ciglio della strada a bere la cedrata, pensosamente. In realtà non siamo obiettivi, e pure noi qualcosa abbiamo fatto (poco, di sicuro, però meglio di niente). Diciamo che abbiamo investito molto nel relax.
Anche lui doveva prendere il treno, così mentre io compravo il giornale lui mi aspettava dall'altra parte della stazione. Come ai vecchi tempi, mi sono avvicinata silenziosa come un vietcong, alle sue spalle, poi ho fatto bu!, e lui come una volta ha fatto un colpo. Ih, ih.
In treno mi raccontava di tanta gente che ho perso di vista ma che vorrei rivedere - vuoi vedere come il tempo ha preso a cazzotti anche loro, sai che novità - e anche di una sua collega che lo ha invitato fuori a cena, e lui ad un certo punto è stato costretto a dire "stai puntando sul cavallo sbagliato, tesoro". Povera, so come ci si sente. Le donne si innamorano spesso, tremendamente e fatalmente dei gay, consumate da un fuoco che non può scaldarle... Pietro, in ogni caso, è sempre stato come una sorella, per me.;)
Ci siamo scambiati i numeri, con la promessa di non perderci di nuovo, con l'idea di una pizza, di una cena, di qualcosa...viviamo nella stessa città, sarebbe un delitto. Vedere come i nostri cervelli quarantenni si comportano adesso, visto che finalmente siamo più gentili, accorti e maturi di una volta - eh, sì, eravamo egoisti e cinichetti e folli, come la giovinezza ci permetteva di essere.
O forse non ci incontreremo mai, ognuno a rincorrere i suoi guai...
Naa, abbiamo i cellulari.

7 commenti:

Salazar ha detto...

Avevi i capelli di tre contimetri, i jeans super ultra ristretti e il chiodo.
Ma guarda! ... e dicevi anche le parolacce?

Visir ha detto...

La vita sembra correre, ma noi spesso non ci muoviamo di un passo.
Confusi da paesaggi diversi, distratti da volti che si sovrappongono tra loro come maschere Kabuki durante lo spettacolo, siamo straniti da questo moto apparente dell’Esistenza.
Come treni attigui in una stazione, chi parte e chi resta? Non si è mai sicuri della risposta.
Poi, capita che le circostanze ci sorprendano; Ci giriamo un attimo indietro ed è passata a volte una vita intera.
Come è stata spesa? Una domanda tanto imbarazzante cui evitiamo sovente di rispondere con sincerità.

Un giorno stavo andando in aeroporto con il taxi e ho incontrato un mio amico che non vedevo da anni proprio in un altro taxi che procedeva a rilento come il mio nel traffico.
Viviamo nella stessa città ma ugualmente lontani come la terra degli unicorni.
Lui andava ad Orio al Serio, io a Malpensa.
Direzioni opposte che avevano deciso di incrociarsi nella stessa strada, ma su sensi di marcia inversi.
Un saluto, una stretta di mano fugace tra i finestrini abbassati e via...

E' forse malinconico pensare che in fondo la vita è la stessa cosa.
Chiusi nel taxi del nostro corpo, sfioriamo gli altri senza mai toccarli veramente, ci saziamo con la curiosità che non diventa però mai adulta attraverso la reale conoscenza.
Cerchiamo così di dissetarci con acqua salata.
Manca il tempo, si dice come giustificazione, ma mentiamo a noi stessi.

Come diceva monsieur Ibrahim nel libro “I fiori del Corano”: La felicità é nella lentezza.
Allo stesso modo direi della vita, delle persone, dei momenti, colti dalla nostra anima finalmente attenta; colti come fiori, ma cui non se ne recide il gambo.

Gillipixel ha detto...

"...In realtà non siamo obiettivi, e pure noi qualcosa abbiamo fatto (poco, di sicuro, però meglio di niente). Diciamo che abbiamo investito molto nel relax..."

Per questa frase, Vale, sei eletta honoris causa donna dell'anno 2010 :-) bellissimo!!!

Io cerco di evitare i bilanci esistenziali, di solito...quando mi ci soffermo e mi rendo conto dell'inconcludenza del tempo mio passato, c'è poco da stare allegri...
Ma poi devo dire che come bilancio "spirituale", non mi sento così messo malaccio...e alla fine credo che sia la cosa più importante: trovare una strada per la propria anima, cercare di allargarla sul mondo, di nutrirla di bellezza e di conoscenza...sempre con mezzi pigri e non attivisticamente modificati :-) ovvio...

Blogspot mi dice hysul, che mi pare sia la placida isola dei pigri, una repubblica fondata sul sacrosanto diritto di stare a letto con un libro sulla panza :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Salazar, ne dicevo un mucchio ed una sporta. Ero una ragazza davvero disdicevole, l'incubo peggiore per tutta la brava gente timorata di Dio...
Signur, che periodo.:))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, come le scrivi tu queste cose, nessuno.
Oh, com'è vero che la felicità sta nella lentezza, nell'assaporare i dettagli e le cose piccole che il mucchione selvaggio della società vorrebbe farci perdere, omologandoci al fast and furious imperante.
Ma a noi piace andar piano, guardare dal finestrino, annusare il profumo dell'aria...che importa l'arrivo? quel che conta è la bellezza del viaggio, che sia lento e soave come i glicini.

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, accetto l'alta onorificenza (soprattutto perché arriva da un sopraffino intenditor della nobile arte del dolce far niente...:))) )
Penso anch'io che la ricchezza spirituale e intellettuale sia infinitamente più preziosa di quella materiale (forse le due cose potrebbero integrarsi, una non esclude l'altra, anzi, il ricco sensibile è una mano santa. Purtroppo la materia tende sempre a "sporcare" lo spirito, a trascinarlo nelle pastoie del possesso, e allora si è fritti.)Mio padre mi ha sempre detto che in casa nostra ci sarebbero sempre stati i soldi per i libri, anche a costo di mangiare meno, però lui ai libri non ha mai rinunciato. Io ho sempre fatto lo stesso. Però poi mi vizio e non mi faccio mancare nemmeno i dvd, i cd, itunes...taglio su altre cose, ecco (investo meno in unghie e capelli, tanto per dirne una, non li considero così necessari quanto una bella lettura in santa pace...mah, sarò una donna anomala:))) ).
Hysul diventerà la nostra terra, lo sento. Stare stesi a letto col libro sulla panza sarà il primo articolo promulgato dalla nostra costituzione: "Hysul è una repubblica libera di persone libere fondata sulla lettura, sulla pigrizia e sul diritto di passare le giornate con un libro sulla panza, stesi a letto..."
Bello, eh?;)))))

Gillipixel ha detto...

"...Mio padre mi ha sempre detto che in casa nostra ci sarebbero sempre stati i soldi per i libri, anche a costo di mangiare meno, però lui ai libri non ha mai rinunciato..."

Sono cose che a leggerle commuovono e riempiono il cuore, Vale...grazie...ora capisco da dove derivano la tua nobiltà d'animo e la tua grazia esistenziale :-)

E adesso via, tutti su Hysul a pigreggiare di santa ragione!!! :-)