giovedì 19 agosto 2010

Cose che mi tocca fare di notte (a rischio di sbregare i pantaloni)

L'altra sera abbiamo fatto un po' di parkhour fuori programma.
Per quelli che magari non seguono la marea di cose inutili che giornali o telegiornali eruttano quotidianamente su mode, manie e ossessioni di questi nostri tempi decadenti, il parkhour è l'attività (a dire il vero, non se ne parla più tanto, quindi la dò sulla via dell'estinzione) che vede giovani arrampicarsi, saltare, saltabeccare e camosciolare da un muretto all'altro, da un cancello ad un altro, da una tettoia e via andare ad un'altra, senza toccare mai terra. La cosa esige un fisico asciutto e scattante, tutti i menischi integri e operativi, cartilagini brillanti e non scricchiolose, ovvio. Anche Madonna credo si sia appassionata alla cosa, almeno per un quarto d'ora della sua pur piena zeppa vita.
Riaccompagnando a casa un'amica, ci siamo imbattuti in un cancello di quelli complicati, quelli che si aprono con la chiavetta minuscola che apre una serratura piccolissima allocata in un buco nascosto del muro (in pratica, è più facile trovare il passaggio segreto nel castello scozzese). Per un insperato colpo di, diciamo, fortuna, un'inquilina usciva e noi grazie a lei siamo riusciti a penetrare nella fortezza. In tutta sincerità, credevo di aver capito come si apriva da dentro (schiacciando un bottoncino celato in una colonnina) e quindi l'abbiamo accompagnata al portone e salutata, notte, notte, ci sentiamo domani, ciao ciao.
La classica ciubbola, ci siamo resi conto che la colonnina che ci avrebbe liberato non si vedeva da nessuna parte (stai a vedere che era rientrata nel terreno, come i periscopi dei cattivi nei film di James Bond), il cancello era blindato e maestoso nella sua metallica ottusità e la notte umida e silente gracidava attorno a noi il suo concerto di ranette e cicale. Alle due passate era troppo sperare che qualcuno uscisse per i salubri quattro passi soliti, quindi non restava che saltare la ringhiera (il cancello no, liscio come il monolite kubricchiano, e non offriva appigli). Tra l'altro io avevo su le mie infradito e la borsettina da pensionata, mise perfetta per darsi alle scalate. Per fortuna la ringhiera suddetta era tutta formata da quadratini e non altissima, dopo il classico stonf nell'erba del giardino confinante abbiamo bissato lo sforzo per guadagnare finalmente la fuga sperando che nel frattempo nessuno ci sparasse a sale grosso o qualche cagnetto insonne non decidesse di guadagnarsi la pagnotta con straordinari notturni, addentandoci le parti tenere e cicciose. Io mi son bloccata a metà mettendomi a ridere, se non mi si dava una mano a tirar giù la seconda metà del corpo che stava a cavallo della sommità o si sentiva uno sdrip e poi ricucirmi sarebbe stato da ridere, o stavo ancora lì appesa e mi tiravano giù con la gru. Insomma, non mi sento di dire che il parkhour mi si confà. Nemmeno quello accidentale. E pensare che quando ero piccola adoravo arrampicarmi sugli alberi e tutti i posti alti e complicati in generale mi attiravano (chissà, le ossa più piccole e resistenti, più elasticità? adesso sono di legno, mi sbrego in quattro e giù duri col gesso. E l'umidità non è che stia proprio dalla mia parte...).
Mi viene anche in mente quel che ho letto su Repubblica, qualche giorno fa: moda letale che furoreggia a Ibiza (ma anche altrove), il "balconing" è un'altra di quelle cose di cui non si sentiva francamente la mancanza.
Ci sono stati dei ragazzi (al passato) che hanno tentato il salto dal balcone, da cui il nome del nuovo sport. Dico tentato perché purtroppo, come si potrà facilmente intuire, la legge di gravità non fa sconti a nessuno e se qualcuno si lancia di testa dal secondo piano ha discrete probabilità di metter fine ai suoi giorni in questa valle di lacrime ( o comunque di continuare a vivere ma malamente). A quanto pare nessuno si butta più in piscina dal bordo o per i più sportivi dal trampolino col tuffetto ma preferisce farlo dal balcone della stanza, non necessariamente dopo aver controllato se vi sia la presenza dell'acqua o se la quantità sia bastevole ad assorbire l'impatto del corpo. E' evidente che uno se salta da un muretto all'altro non è che un dilettante.
Ti chiedi cosa spinga un giovane a fare una corbelleria così pericolosa (hanno già risposto: sono pieni di alcol e droghe di sintesi fino agli occhi, la parte del cervello che inizia a lampeggiare gridando pericolo! pericolo!! è stata ampiamente disattivata e il tutto è una placida distesa di fragole infinite), se sia l'insopprimibile desiderio di procacciarsi giovani femmine entrando dal balcone eludendo la sorveglianza esterna, o se sia semplicemente il tasto di autoeliminazione che tutti abbiamo in noi ma che in alcuni ha un difetto di bloccaggio e scatta con un niente...
Con certe notizie che leggo non so proprio cosa pensare, posso solo alzare le braccia e arrendermi alla complessità (o alla sua assenza) dei miei simili.
Mai nessuno che scelga di fare il triplo carpiato tra lenzuolo e copriletto, e ronfare dieci ore di fila.
Tutti con 'sta frenesia di muoversi.

12 commenti:

Salazar ha detto...

Caspita!, ma allora in queste cose sono modernissimo!
Pensa che, dopo questa sessione di cazzegging al computer, ho in programma una sessione di divaning con abbondanti spinn-off di libriing e caffelatting... untill the end of the day!

Visir ha detto...

Da sempre sono convinto che l'uomo(?) faccia di tutto per complicarsi la vita, salvo poi lamentarsene e ancora più spesso, pentirsene.

Scoprirsi atleti è il sogno di quasi tutti; altrimenti perchè lo sport sarebbe così seguito? La realtà è spesso dura, in questi casi: traumatica.

Personalmente, oltre ad una naturale struttura bio-meccanica molto efficiente non ho mai trascurato l'allenamento.
Nonostante questo, complice il tasso alcolico, l'euforia della notte, gli imprevisti che sono sempre in agguato (magari un marito geloso che rientra nella notte) ho qualche cicatrice qua e là e qualche “ossicino” non è più come mamma lo ha fatto, ma non mi posso proprio lamentare per tutte le volte che l’ho scampata.. Nel complesso, quindi, preventivo ancora un po' di chilometri di autonomia prima della rottamazione.

Penso però con orrore ai rischi che corrono ogni estate i bagnanti inesperti, gli scalatori della domenica e gli occasionali sperimentatori di parapendio e sport similari che sfidano la gravità e ancor più la sorte.
Non stupisce la statistica e le notizie di cronaca che stila un bollettino di guerra degli eroici caduti nell'adempimento di cose inutili.

"E' la selezione naturale", sostiene un mio caro amico.
Prima favoriva il più dotato (fisicamente e intellettualmente) ora il più prudente e paraculo.

Curiosamente è anche vero che una vita piatta lascia giusto il tempo di morire tranquilli, ma gli estremismi non sono mai un buon esempio.
Preferisco così, seguire il motto latino: "Si vis pacem para bellum" e mi tengo pronto ad ogni evenienza, ma non rischio inutilmente.

Se voglio provare l'ebbrezza adrenalica del pericolo passo davanti all'Intendenza di Finanza, gioco a nascondini parcheggiando l'automobile fra nugoli di ausiliari della sosta feroci come molossi tibetani. Anche girare in bicicletta nella metropoli è un po' come sbarcare ad Omaha beach durante il D-day.
Se voglio però proprio sfidare la sorte e necessito di un brivido peccaminoso attraverso il corteo annuale del Gay Pride cittadino e metto a rischio la mia inossidabile eterosessualità.

Sono piaceri sottili, forse piccoli che non hanno la ribalta di queste mode che tu citi, ma che mantengono vispi come un grillo e donano talvolta emozioni forti a poco prezzo.

Sono così giunto alla conclusione che gli sport estremi sono per uomini coraggiosi ma senza fantasia.

Gillipixel ha detto...

Guarda Vale, io sono assolutamente favorevole ad incentivare le occasioni dedicate ad attutire la noia del "gggiovane moderno" famelico di emozioni forti…ci vorrebbe un’agenzia apposita, anzi, uno speciale “Dicastero dello sfogo giovanile”…
Se fossi ministro io, proporrei subito il “chiavinglesing”: alla mattina di buon’ora, si prende una giuliva comitiva di gggiovani annoiati, li si trasporta con simpatica gita ministeriale nella prima fonderia utile, si depositano i gggiovani nell’officina da cui devono transitare gli operai a fine turno di notte (meglio ancora se hanno fatto gli straordinari…)…al passaggio degli operai, ci si curi che siano disponibili e ben a portata di mano gli utensili più leggiadri e svariati: chiavi del 62, giratubi formato famiglia, martelli pneumatici, mazze da 6 chili e così via…
Al passaggio degli operai esausti a fine turno, da parte dei gggiovani dovrà alzarsi un apposito coretto di Alberto Sordiana memoria: “…LAVORATORI?!?!?...Prrrrrrr!!!!!...”.
A quel punto, ciascun operaio potrà optare per l’attrezzo che maggiormente gli aggrada per ribattere alla simpatica argomentazione dei gggiovani :-)
Il progetto è ancora in fase sperimentale, ma secondo i più autorevoli esperti di psicologia delle dinamiche lavorative, l’evasione dalla grigia monotonia giovanile dovrebbe essere assicurata :-)
Per di più, il giovane finalmente depurato dalla noia sarebbe contraddistinto dall'autorevole iscrizione sulla propria fronte: USAG vanadium chrome, vero e proprio grado conquistato sul campo, di cui fare sfoggio con le ragazze :-)

Gillipixel ha detto...

A parte gli scherzi, che cosa ci possiamo fare, Vale…non c’è da stupirsi più di tanto, è la stessa storia da secoli: fra le tante prerogative della giovinezza, che per fortuna sono per la maggior parte positive e degne di nota, alberga anche una dose a quantità variabile di idiozia :-)
A volte viene da dire che c’è solo da sperare che certi individui passino incolumi quel periodo della loro vita…
Nell'essere giovani è insita pure una dose di desiderio di sfida con l'estremo, che sfiora spesso l'autodistruttività...forse il fenomeno in queste moderne forme ci appare particolarmente insensato e futile, ma aveva forse tanto più senso la “corsa del coniglio” di “Gioventù bruciata”?
Non vorrei poi fare della demagogia a basso prezzo, ma non è forse ugualmente scandaloso il fatto che gli strumenti per farsi male, vengano poi offerti a piene mani anche dalla nostra società appecoronata ai piedi del “Dio mercato”, sotto forma di auto e moto supersoniche? Una cosa che non ho mai capito è come mai sia concesso di vendere auto e moto che possono fare i 250, o più, se in nessuna strada d'Italia è concesso andare oltre i 130...non è una subdola forma di trasformare in soldoni quella quella stessa idiozia che per altri versi poi si stigmatizza?
Detto questo, mi scuso per la prolissità e come sempre mi ripeto: leggerti è ogni volta una delizia, Vale :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Salazar, tu sì che sei uno di noi pigri illuminati (l'abbiamo sempre saputo, ma ti daremo la laurea ad honorem comunque, sempre se riusciamo a staccare il didietro dal sofà, ovvio):)))))))
Se il mondo corre, perché mai noi dovremmo rincorrerlo?;)
Caffelatting farebbe impazzire anche Gilli, come parola!:))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, come sempre saggio e forte come uno jedi!
E' indubbio che per certi sport da scavezzacollo bisogna esserci portati, per temperamento, gioventù, incapacità di valutare il pericolo...poi, ti può andare bene per tante volte ma se paghi una volta sola, il conto è salato.
E i mariti gelosi col forcone possono essere letali...;))))))
Pensa che forza un'olimpiade di corsa ad ostacoli in fuga da legittimi consorti inferociti!
E' ben vero, Visir: la fantasia è lo sport più bello, l'adrenalina si può produrre molto facilmente anche senza buttarsi dal terzo piano con le molle ai piedi (in stile Paperinik).:))))

Vanessa Valentine ha detto...

Ahahahahahahahah, Gilli!!!!:))))))))))))))
Un gruppone di operai imbufaliti che carica (ottimamente motivati) dei gggggiovani annoiati è un'immagine scolpita nel mio cervellino, e di una soave grazia, direi! Il mio papà dice anche che una sessione di zappa e vanga non stonerebbe, specie sotto il sole della ubertosa pianura padana e con contorno di tafani rabbiosi e assetati di sangue tiepido!
Noi siamo maturi e posati (quasi) e quindi penso che si possa capire poco della testacaldaggine della gioventù...per carità, le nostre vaccatone giovanili le abbiamo fatte tutti (e recenti anche, in alcuni personali casi), però rischiare l'osso del collo...anche se una bella fanciulla in appetitoso atteggiamento sul balcone può indurre il testosterone a spiccare balzi in stile Fratel Coniglietto, poco da fare.
Per evitare di vincere il Darwin Award per la morte più scema è sempre consigliabile un pelino di sale in zucca..ma che glielo diciamo a fare?
Gilli, piuttosto leggere i tuoi post e commenti è sempre un piacere, ormai sono io che mi improlisso a morte!;)))))

Gillipixel ha detto...

@->Vale e Salazar: Caffelatting è notevole :-) e anche libriing mi piace un sacco...ma cosa ne direste di introdurre anche il chiantiing, ossia la pigra degustazione di lunghi gotti di rubeo chianti, nel mentre che si esegue l'attività prediletta da noi amanti di lentezza, ossia il far'na'beatafaving? :-)

Grazie Vale, sono contento che leggi le mie cose, è un privilegio per me...

Gillipixel ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, "farnabeatafaving" potrebbe diventare, con noi, una specialità da Olimpiadi! proponiamola, orsù, accompagnandola alla degustazione di chianting, pinotting, ramandoling, schioppeting e chi più ne ha più ne metting...a costo di andare in giro piegati in due come banane marce...ma ne sarà comunque valsa la pena!;)
spotty dice "suphesto", un sulfureo nuovo personaggio?

Visir ha detto...

Questi anglismi, spagnolismi, francesismi mi lasciano sempre un po’ così. Talvolta li adopero anche io ma me ne pento già, mentre li uso.
Sembra magari di padroneggiare una lingua solo perchè infiorettiamo il nostro eloquio con frasi d'oltre confine e così facendo perdiamo il buon gusto delle cose fatte in casa. Fatte in casa nostra.

La nostra lingua italiana è meravigliosa; difficile certo, grammaticalmente impervia, ma semanticamente formidabile.
Perchè allora cercare una svizzera (hamburger) fuori casa quando si ha una bella bistecca in frigo?

Con l'illusione di acquisire a buon mercato mi pare a volte che certamente perdiamo a caro prezzo

Vanessa Valentine ha detto...

La chiami anche tu svizzera!La Mama la fa sempre col sughetto al vino e a volte ci sbatte sopra un uovo fritto, più una sottiletta. Io la chiamo la Svizzerotta Superpiù.
:)))))))))