lunedì 13 dicembre 2010

Camerini

Come ogni anno, l'ultimo arriva a minuti e una pensa, non ho niente da mettermi.
Visto che anche stavolta il buon proposito di cucire di persona personalmente (catarellanamente) il vestitino sexy per Capodanno è ancora nebuloso e come si dice è "nelle scoasse di Venezia" (modo di dire che indica appunto la marcata assenza di un piano), ho preso la palla al balzo e ho fatto un salto in città, da H&M, alla ricerca di quello straccetto rosso carino che stava da dio addosso alla modella di colore con i riccetti. Hai visto mai che può andare bene anche sulla mia sconfinata mozzarellitudine epidermica.
Quindi sto lì a vagolare tra espositori, appendini, gigantografie di gente fichissima, allegra e senza un pensiero, (ehi, ma è il nostro ritratto, ragazzi, giusto? specie di questi tempi! è così evidente!). Comunque l'essenziale è darci un briciolo di illusione.
Dicevo, ciondolo all'interno del negozio, salto la parte dedicata alle quattordicenni che mettono il corpo dentro un pezzetto di stoffa in cui io non riesco ad infilare manco una gamba, ma non importa. Tutta colpa delle ultime cene, mi dico.
Mi butto sul braccio due tre cosine colorate e vado verso i camerini, un po' nascosti, in genere, per darti la parvenza di essere tranquilla e di aver tempo per scegliere (balle, da H&M di solito c'è sempre la ressa, una signora fuori che sbuffa, l'ignara che pensa di avere tutte le commesse ai suoi piedi e che esclama ad alta voce, ma chi mi porta un altro vestito della mia taglia, adesso, mi scusi? sono in mutandine e reggiseno!, e la commessa serafica, portare le cose alle clienti in camerino non è la politica di H&M, signora, eheh, la faccia che ha fatto la tizia..)
Per questo motivo io mi porto sempre una vagonata di roba, e sto lì a provarmi di tutto, ehi, ragazze, se andavate di fretta potevate venire la mattina sul presto.
I camerini medi non sono posti allegri: hanno spesso ciuffosi bioccoli di polvere (noi li chiamiamo "gatti", sono pelosini e si nascondono sotto il letto), una caterva di capelli per terra da far impazzire Grissom e tutta la squadra di CSI, colori smorti e specchi girevoli che ti mostrano sempre impietosamente il menefreghismo che il tuo corpo ti riserva, specialmente un sedere che deve essere stato scambiato da una strega malvagia mentre dormivi...che fine ha fatto quel bel sederino a cuore che avevi (tu pensi) fino all'altro mese? Il fatto è che se il sedere è stato messo dietro un motivo doveva esserci (saremmo state sempre lì a controllarlo, probabilmente, fosse stato davanti. Steve Martin ha detto una cosa simile su tette e uomini, mi rendo conto. Perdonami Steve, profano indegnamente il tuo sacro sense of humour).
Anche se cerchi di buttare un occhio per controllarlo, la visione è sempre distorta e periferica. Se ti guardi nello specchio guardandolo in uno specchio il sedere sembra della misura giusta, ma non sei mai convinta del tutto. Poi, c'è sempre un uomo pronto a dire, no, guarda, è davvero enorme...sono momenti di dolorosa frustrazione. Quello che ti uccide è l'incertezza, è il non sapere davvero quanto grande sia questo stramaledettissimo sedere. Come un astronomo che non riesce mai a calcolare il volume del suo pianetone preferito, tipo.
Comunque, gli specchi dei camerini sono stretti e deformanti, le luci sono orrende e sembri sempre morta, appena ripescata stile Ofelia. I capelli (i miei, almeno) sono sempre orribili, schiacciati, dal taglio inverecondo, come dopo una notte in aeroporto se ti hanno perso la valigia e ti tocca dormire sui divanetti in similpelle.
Puoi avere addosso anche un vestito da tremila euro e sembri uscita dalla centrifuga. Guardate che bisogna essere bravi per ottenere risultati così. Ma mettete delle belle luci calde, così una non vede i buchetti di cellulite, i mari lunari sul proprio satellite segreto, il peli già un po' troppo lunghetti e bisognosi di ceretta...caspita, siamo esseri umani anche noi donne! Mettete una lampada che butti sul giallo o sul crema, che i lineamenti siano più sfumati...
Se fate in modo che noi si pensi di essere un minimo più belline i vestiti sembreranno cascare meglio, e li compreremo più volentieri! (Per esempio, l'atmosfera da Harrods è leggermente più sontuosa, tanto per dire).
Provo un po' di cose, molte sono anni Settanta, fine fine, e mi faranno pigliare una polmonite, altre mi fanno sembrare un pappagallo sul trespolo, altre sono troppo lanose e sembro pronta per il capodanno in baita con grappa e grolla, e poi via tutti con le ciaspole. Mmmmm.
Tengo per ultimo il capetto rosso che mi ha subito preso il cuore, so già che sarà lui il mio compagno di bagordi. Tra l'altro, costa come un libro tascabile, spero solo che nessuno mi avvicini una sigaretta o diventerò uno dei Fantastici 4 (il tessuto sembra leggermente ignifilo).
Ho preso la 36 (in teoria, nei loro balenghi conteggi svedesi equivarrebbe alla 44), il tessuto è strizzoso e ci dovrei andare dentro. Per andar maggiormente sul sicuro ho preso anche una 38, l'unica. Le altre misure, secondo me, sono per creature aliene.
Dunque.
Sto lì in calze e canottiera in compagnia dei bioccoli che sembrano farsi via via più numerosi e vispi (ma non passate mai il Folletto, qua dentro?) e infilo cautamente la testa dall'alto. A seguire, un braccetto e subito dopo l'altro, visto che di solito sono abbastanza contigui. E trànchete. Resto lì con le braccia incrociate a v davanti alla faccia, il respiro mozzato visto che il diaframma ha una posizione innaturale e temo permanente, incastrata, incapace di tirare giù il vestito sul resto della baracca. Ah, ah, che risate.
Il panico monta nel giro di pochi secondi quando mi rendo conto che da sola non riesco a uscire dall'abito. Che mi toccherà scaturire dal camerino come un pupazzetto a molla e chiedere aiuto, girando per il negozio esposta al ludibrio generale, una pazza spettinata con le braccia intrapolate, con le calze di lana e il sederone matronale. Che umiliazione.
Tiro un po' la stoffa ma sento già un orrido sdriiiip, meglio se lascio perdere.
Già vedo i pompieri con la fiamma ossidrica e uno di loro, umano e gentile, che mi accarezza i capelli e mi dice, non ti preoccupare, sotto le feste ci succede di continuo.
Se non avessi i dotti lacrimali compressi dagli avambracci potrei piangere.
E lì su due piedi decido che non posso permetterlo, che a costo di lussarmi una spalla come Mel Gibson in "Arma Letale" quando esce dalla camicia di forza da solo per poi rimettere l'articolazione a posto incocciando nella porta io devo cavarmi d'impiccio e togliermi di dosso questo dannatissimo vestito tg. 36 (ma perché non sono partita con la 38, perché?), costi quel che costi.
Primo, svuoto tutta l'aria dai polmoni.
Secondo, cerco di ricordare quella mossa yoga che riusciva solo al grado avanzato e negli altri casi rendeva storpi (quando andava bene).
Terzo, prego.
Svuuup!
Mi ritrovo ansante, incredula, col vestito su di un braccio solo.
Mi guardo nello specchio, una naufraga. Pallida, gli occhi fondi di chi ha guardato in faccia l'abisso.
Mi sento come se un animaletto piccolo ma con dentini piuttosto aguzzi mi avesse morso tra spalla e collo.
Molto cautamente, mi provo la 38. Vado dentro, non alla grandissima, ma diciamo che se sto un mezzodì e una sera a stecchetto è fattibile. Basta che ci dia un taglio con i dolci e i salumi, diciamo. Probabilmente è solo il fegato un po' ingrossato...
Naturalmente quando me lo provo a casa con gli stivali e le calze carucce, con tutte le sue sinuose pieghette che drappeggiano le mie forme c'è qualcuno che commenta, ma ti fa un sedere enorme!
Era meglio se mi compravo un altro tascabile.

15 commenti:

Arianna ha detto...

ahahaha, mitica Vale! Io credo proprio che opterò per il tascabile invece....

Salazar ha detto...

Pochi commenti qui, uno solo.
Che poi non so se per una sola unità si può dire pochi; mi sento un po’ come quel tale che lodando il suo orologio diceva: “questo è un oggetto unico, ce ne sono pochi in giro”.
A parte l’ortografia, vengo a dare il mio contributo e a raddoppiare la statistica, anche se il problema del vestito per capodanno mi trova totalmente alieno: come sempre metterò una maglietta sufficientemente sbrisa, le braghe corte e le mie scarpe preferite, quelle con i pipocchi sotto alla suola e i buchi sul davanti all’altezza del penultimo dito. Buchi che, frutto di abrasioni continuate, erano strappati e irregolari, ma che io con sapiente uso delle forbici ho fatti diventare rotondi rotondi.
Così elegantemente vestito me ne andrò in spiaggia a bere birra, a mangiare i gamberoni cotti sulle braci e a guardare i fuochi d’artificio.

Vanessa Valentine ha detto...

Arianna cara, mi toccherà tirare fuori il vestito viola di maglina di due anni fa! fallito anche il tentativo di oggi di infilarmi un vestito di H&M...ma non è che li fanno più stretti apposta perché sono delle carogne?
alternativa: jeans e una bella camicia, e ciao!
e ci sta pure il tascabile, alla faccia degli svedesi!
Faremo sfracelli, alla festa di Capodanno, se ci presentiamo vestite solo con un tascabile (se ci fanno entrare, ma non lo so).:)))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Ma tu Salazar ci vuoi vedere lì furibondi ad invidiarti, dì la verità...;))))
Lo dice come se fosse niente, il Capodanno sulla spiaggia a bere birra e a guardare i fuochi, e noi qua con -9, se va bene.
Ma lo sai che ci tocca ingozzarci di salsiccia e soppressa per sopravvivere al gelo?:)))))))))
Esattamente cos'è un pipocchio? (parola meravigliosa, dobbiamo avvisare Gillipixel, la adorerà anche lui :) )
Io le scarpe invece le buco sul ditone/col ditone, non ci posso fare niente, e le porto lo stesso.
Buco anche gli stivali, pensa.
Sono proprio una bestia.
:))))))

spillo ha detto...

Pochi commenti, ma racconto bello e molto spassoso. In realtà certe volte si legge e si pensa semplicemente: bello, ma non ho niente da aggiungere.
Una cosa però la dico. Tu pensi che gli oggetti abbiano una loro vita, a me sembrano simpatici e vivi proprio i "bioccoli di polvere", i gatti o gatte, che si accovacciano negli angoli delle camere. Ho anche chiesto ai miei conoscenti stranieri come si chiamano nella loro lingua: 'moutons' in francese, 'bunnies' in inglese, e ora mi sfugge... devo chiedere. Avere gatti, pecore e conigli in casa mi dà allegria... :)

Visir ha detto...
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Visir ha detto...

Sembra proprio vero che la nostra vita ordinaria assomiglia spesso a un Luna Park.
Però qualche volta ci tocca passare per il tunnel del terrore.

La cronaca ci informa che innocenti occupazioni nascondo "in nuce" delle insidie mortali inimmaginabili.
Ricordo che un famoso attore degli anni 70' (di cui non mi sovviene però il nome) era aduso a girare scene pericolosissime nei suoi film senza farsi sostituire dai soliti stunt-man.
Una volta sopravvisse perfino alla caduta accidentale dell'elicottero che pilotava.
Morì un giorno fulminato, cambiando la lampadina della abat jour nella sua camera d'albergo.
La vita ha spesso una sceneggiatura bizzarra.

Tralasciando l'elettricità con i suoi pericoli connessi, ricordo i rischi connessi ad eventi banali come i soffocamenti dovuti a ossicini di pollo et similari ingeriti durante il pasto, oppure le scivolate mortali nella vasche da bagno rese viscide dal sapone; Per non parlare delle infezioni di Tetano causate da innocenti ferite inflitte da, anche e solo, una puntina da disegno.
Le intolleranze alimentari, i farmaci, i pigmenti e le suocere poi? Fanno stragi peggio dei terroristi e colpiscono inaspettati come sicari nella notte.

Tralascio volutamente i pericoli connessi al traffico automobilistico e ad ogni genere di mezzo di trasporto, troppo facile ricordare che muoiono al mondo più persone nei week end per incidenti stradali che soldati nelle guerre.

In questo panorama bellico vissuto in tempi di pace (?) la tua vicenda è perfettamente in linea con la statistica.

Sei scampata a questo agguato vile, grazie probabilmente, ad un guizzo di vitalità non del tutto sopito dalle fatiche di una digestione pesante.
Magari in virtù di un moto di istintiva regressione animale che ti ha permesso di trovare la forza di sopravvivere alla stretta mortale di un vestito trasformatosi improvvisamente in un ostile Boa Costriptor.
Immune come eri stata sino ad allora, alla polvere dei camerini ti pensavi al sicuro dalla Silicosi, ma il destino (beffardo, cinico e baro) già ti aspettava lungo la strada che avevi scelto per evitarlo, apprestando una trappola da Viet Cong con l’esca della vanità di una taglia in meno.

Che dire? Gliela hai fatta, certo ne sono contento, ma tutti sappiamo che l'appuntamento è solo rimandato.
Ci aspettano magari un’oliva di traverso durante una cena sontuosa, una coltellata in un vicolo per mano di un giovane delinquente, oppure una malattia su un letto d'ospedale con il corpo trapassato dai cateteri come una bambola voodoo.
Magari l'estenuante degenerazione degli organi in una casa di riposo in compagnia solo della demenza senile.
Alla fine sempre a quel traguardo bisogno giungere.
Preghiamo un Dio silente che non risponde alle nostre richieste querule (per quanti soldi mettiamo nella cassetta delle elemosine) di rimandare il più possibile ciò che in cuor nostro sappiamo di essere sempre stati destinati dal momento che abbiamo iniziato a vivere.

Ok, ok, togliete pure le mani dai gioielli, l'ultimo capoverso potevo risparmiarlo, però volevo solo addolcire questo festoso, meraviglioso e fantasmagorico Natale con il mio modesto (ma non mesto) contributo quaresimale.

Quindi, sostengo che se non possiamo avere di più dovremmo sempre gioire del fatto che rischiamo in ogni momento di avere di meno.

Ecco, non è molto però, è vero.
Auguri a tutti. :))

Salazar ha detto...

I pipocchi sono i piruli, i birongoli! Ma com’è che parlate voi in Italia?
Le scarpe citate sono un paio di antichissime Tod’s, di quei mocassini con i cilindretti di plastica appiccicati alla suola: i pipocchi, appunto.
Che poi il signor Tod’s mica li ha inventati lui i pipocchi, credo siano apparsi per la prima volta sulle scarpe da fatica della Gebirgsartillerie tedesca durante la seconda guerra mondiale: i famosi pipokken, birongolen, pirulen (no, non sono un esperto di scarpe, sono un espoerto di guerra)...

PS: per solidarietà con il tuo -9 di temperatura ambiente, a capodanno non berrò birra, ma caipirinha ghiacciatissima, che forse a -9 non ci arriverà, ma la soddisfazione è quasi la stessa.

Gillipixel ha detto...

Cara, Vale, ho letto come sempre il tuo scritto appena lo hai pubblicato, apprezzandolo e divertendomi un sacco...ma una botta di pigrizia iniziale mi ha indotto a procrastinare il mio commentar :-)
Ed eccomi con un po' di ritardo, pur senza dire nulla di eclatante, a dare un semplice segno della mia fedele presenza fra i lettori di "Accidia e deboscio" :-)

Le tue buffe avventure camerinesche, mi hanno ricordato un episodio di campagnola ilarità, accaduto anni or sono ad una signora delle mie parti...lei è sempre stata una persona buona, ma per l'appunto poco avvezza alle dinamiche cittadine...sta di fatto che una volta si recò in un grande magazzino in città per provare un vestito...invitata ad accomodarsi in camerino per la prova, una volta scostata la tenda, si ritrasse immantinente dal cubicolo come una molla, proclamando con somma costernazione: "...Mi scusi!!!..."

Ci vollero poi alcuni minuti perchè realizzasse che il camerino non era occupato da un'altra cliente, ma si era semplicemente vista riflessa di sfuggita nello specchio interno :-)

Allora, buon natale, cara Vale :-) tante cose belle a te, alla Mama, alla Magnifica, al Glorioso (...senon ricordo male) e a tutti quelli che ti vogliono bene :-)
Cioè anche a tutti noi tuoi lettori :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Giusto, Spillo! ogni lingua ha un suo modo delizioso per definire quei batuffolotti che ti si formano in casa, sempre, e dotati di vita autonoma...per quanto la pubblicità ti dica che te ne puoi liberare con una "swifferata", seeee, ciao. Le solite balle della pubblicità...:)))))
Tanto vale tenerseli.
Grazie al solito per la tua gentilezza!;)

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, non essere grinchoso anche sotto le feste!(soprattutto sotto le feste...;))) )
Non prendo mai vestiti con una taglia in meno, sono una donna realista. Se entro nella 44, porto la 44!
Il fatto è che spesso "loro" barano e ti sgnaccano le taglie piccole, e allora sì che sono boa o anaconde...
comunque ho tagliato la testa al toro, mi metto le braghette corte col maglioncino, così sto comoda e carina e coccolosa.
Tu però ci devi promettere che farai il bravo, il buono e pure il bello, e che sarai gentile con tutti e non ti metterai a dire cose che faran toccare i gioielli a tutti...;))))
Felice Natale!
(anche se in ritardo, pardonnemuà)

Vanessa Valentine ha detto...

Salazar, la tua caipirinha a -9 celsius ci mancherà tanto tanto. Noi prenderemo, sono sicura, brodetto bollente.
Sigh.
Ma questo non ci impedirà di essere spiritualmente vicini a te, là sulla spiaggia, e brinderemo ad un nuovo, fantasmagorico anno, tutti insieme!:)))))
Grazie per le spassose delucidazioni sui pipocchi!
Passato un buon Natale?

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie, Gilli, ricambiamo tutti di cuore i tuoi splendidi auguri! Spero che il Natale sia andato bene (come puoi notare, pure io sono ritardosa, la mia parte...):))))))))
Vai tranquillo, quando entri qua nel blog rilassati, calcia via le scarpe, stravaccati in divano e leggi, commenta (se vuoi, o sennò pisola, è ok uguale;))) ) o guarda dalla finestra...così si vive un blog, e così si vive in generale, no?:)))))))
Grande la tua compaesana, mi ricorda certe mie performance, giuro...eheh...:))))))

Visir ha detto...

Grazie degli auguri che ricambio con puberale entusiasmo.

In effetti, in questo periodo soffro di anedonia, determinata forse da alcuni eventi infausti e da un lutto che mi ha toccato da vicino.

Ho preferito così passare il capodanno all'estero, ma al mio ritorno sono stato nuovamente fagocitato dalla routine dei soliti incalzanti impegni.
Il denaro, il lavoro, la cosiddetta vita sociale mi spingono a “pinneggiare” in questo divenire come uno squalo costretto a muoversi per non soffocare, però vivere, almeno per me, è un'altra cosa.

Il distacco che provo ormai per quasi ogni evento mi fa dubitare di saper godere pienamente del tempo concessomi.
La mia mente brillante, il mio spirito indomito, la naturale modestia connaturata alla nobile anima che abita la mia gradevole forma biologica mi sostengono, ma non mi sollevano da questo marasma indistinto; Vivo sotto un sole adombrato da nere nubi indistinte.

Nemmeno la compagnia di una giovine pulzella che ha colorato di rosa la mia fuga immobile verso altri orizzonti ha potuto lenire questo silenzio assordante che fa eco nel mio spirito.

Lo so, non sono stato divertente...e penso a me, parafrasando Battisti forse ho già la soluzione, devo solo trovarla.

Invidio un poco la tua spensieratezza. Probabilmente vicino alla tua casa passa il fiume Lete al quale ti abbeveri. Penso sia così: escluso l'impossibile per quanto improbabile quello che resta è certo la verità. :)

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, sono molto addolorata per il tuo lutto. Penso che, come al solito, chi non ne è stato toccato non sa e non può dire niente di utile, saggio o lenitivo.
Ti abbraccio, questo solo posso fare.
Per esperienza, la spensieratezza non può molto in questi casi, anzi, tende ad irritare e basta.
Io e tutti gli altri amici che passano da qui ti siamo vicini.