giovedì 21 aprile 2011

E anche per quest'anno l'abbiamo sfangata

Avendo teorie a pacchi, nella mia testa, non poteva mancare quella relativa al reality che ci rintrona le ballozze da oltre un decennio, ovvero il Grande Fratello.
E' stato l'apripista per tutte le pseudovaccate a venire, almeno di questo bisogna rendergli il merito (?)
E' mia ferma convinzione, in qualche muffoso e riposto recesso mentale di me medesima, che ogni anno venga messa su tutta la baracca di provini, scene madri, sventure familiari, agnizioni, preti pentiti, figli di camorristi, conti di montecristi, vergini perseguitate, donne perdute e svariati personaggi in cerca d'autore perché la Gialappa's Band realizzi il suo programma presa per i fondelli. Non vedo quale altra potrebbe essere la ragione per sorbirsi tutta una serata di liti sul nulla, opinioni su donne e uomini che avrebbero annoiato financo nel 1922, gente esagitata che si atteggia ad attori off-off-offissimo broadway in una stonfa versione di "Chi ha paura di Virginia Woolf?".
Ti dicono che è un fenomeno di costume, che in quanto specchio della società è irrinunciabile, all'interno del palinsesto. Che piace ai giovani, e tanto basta, l'essenziale è che non girino quando c'è la reclame con la crema contro i brufoli, le scarpe nuove e tutta la solita minestra. (Ah, Montalbano, in replica, è andato piuttosto bene...)
Perfino quando i tre mattacchioni gialappi fanno i salti mortali col montaggio, c'è da buttarsi giù dal terzo piano dalla noia (questa sì negativa...). Fior di inquadrature sull'arredamento, molto bello, in verità, ma non succede un beneamato tubo.
Probabilmente non guardando i letargici ritmi della banda De Filippi io non sono mai stata vaccinata, e le pause televisive più lente di un film d'essai coreano mi stroncano.
Comunque anche per quest'anno l'ordalia è finita, possiamo tutti quanti dedicarci di nuovo alla ricerca dei bruscandoli lungo gli argini, possiamo ciacolare con la vicina sul pianerottolo e spiare il tizio dell'appartamento di fronte mentre cucina. Possiamo tornare alla vita vera.
In sé l'esperimento di chiudere un mucchio di persone in una casa e vedere come reagiscono poteva essere anche etologicamente interessante. L'essere umano in cattività reagisce più o meno come tutti gli altri animali, è un elemento da studiare con profitto. Ci si può accoppiare, sbranare, odiare, insultare, tutto il repertorio.
La cosa che ho sempre trovato odiosa è il fatto che non si possa avere niente da leggere stando seduti su quei benedetti divani che ne vedono di tutti i colori - tra l'altro, sembrano comodi da morire.
Non puoi guardarti un film, non puoi leggere niente e ti mettono su la musica che vogliono loro. Ma che palle. Peggio della galera. E per entrare c'è la fila!
Viene spiegato tutto il repertorio della commedia dell'arte, saccheggiando a man bassa la storia del teatro. Inconsapevolmente, chiaro.
Allora, da anni vediamo entrare una pletora di belle ragazze e bei ragazzi. Tutti hanno lavori creativi come pr di discoteca, modello (i modelli li danno un tot al chilo), smaltatrici di unghie con master all'estero, hair stylist canini, cose così, i bei mestieri di una volta, quelli che mai più senza, per l'amor di Dio. Ogni anno poi li costringono a dei dolorosi quiz a risposta multipla su tribolanti e difficilissime domande tipo i 150 anni dell'Italia, chi era Garibaldi, cos'è successo a Teano, etc etc, così, tanto per vivacizzare la serata. E la sadica gente a casa che magari ne sa quanto loro o li prende per il fondellone o soffre e partecipa.
Inutile dire che denotano spesso una preparazione da secondo giorno in prima elementare. Anzi. Probabilmente noi col nostro sussidiario non ancora epurato da recenti avvenimenti della storia italiana avremmo fatto un figurone. Ma comunque sorvoliamo. Posso capire che un master sul french non ti lasci troppo tempo da dedicare alla storia o alla geografia, me ne rendo conto.
La Gialappa fa quello che tutti noi ci aspettiamo che faccia, li irride senza pietà. Quasi ti si spezza il cuore. Anche l'essere umano più buono crolla di fronte al coglionamento intensivo di un gruppone di persone inermi e isolate. E' la natura umana.
L'atmosfera, lo sapete, è da gita al liceo, anarchia e sesso selvaggio, più vaccate in libertà.
Anestetizzati dopo un po' dalla funesta presenza di una telecamera fissa, i Nostri sbroccano senza ritegno. In astinenza da sigarette o altro, iniziano a litigare come nell'ora d'aria del carcerato, fanno streaking e illustrano le pudenda senza pudore, tutto questo esponendosi al ludibrio del popolino che guarda, disapprova ma spia di sottecchi.
Mi ricordo un tizio che abitava vicino alla mia vecchia casa, si era fatto l'abbonamento per vederselo tutto il giorno e tutta la notte nella speranza di sbirciare una tetta.
Ma vai sul computer, amico, fai prima e meglio.
Quest'anno hanno fatto partecipare così tanta gente che abbiamo perso il conto: un po' come quando sei in albergo per un po' di tempo, vedi facce che vanno e vengono e infine non te ne frega di nessuno perché sono magmaticamente indistinti. C'è la zoccoletta bionda, oppure la virtuosa morettina, il bravo ragazzo, il mattoide straniero che fa ridere tutti...tanto poi vince di solito il più amorfo, quello che ha fatto meno l'imbecille, o è stato mollato dalla morosa in diretta, e il popolo partecipa e piange. La madre telefona in diretta e giù lacrimoni.
Santo Dio.
Essere criticoni di sinistra è un mestiere, e anche dei più facili, lo ammetto.
Altra teoria balenga che il mio cervello partorisce è che ci sia una specifica scuola d'arte che sforna partecipanti del grande fratello. Per essere così insulsi ci vuole una ferrea preparazione, non si può mica andare allo sbaraglio. Anni di accademia con le ossa fatte su Beckett e Ionesco per arrivare ai sublimi vertici dell'assenza espressiva da teatro giapponese. Mica facile.
Realtà cattiva: è l'ufficio di collocamento delle scopate politicamente politiche. Ops. L'ho detto.
O li mettono dentro dopo averci fatto un giro, come dal concessionario, o vanno a prenderseli dopo averli visti in mutande in trasmissione. Una specie di Postal Market in movimento.
In ogni caso le facce non te le ricordi mai.
I Gieffini (urgh!) servono a far andare avanti le discoteche (Guglielmo del GF5, Cirillo del GF9), ma come fanno a capirci qualcosa? ci vuole una mente diabolica, un impiegato dell'anagrafe, o del catasto), a riempire di ciacole i pomeriggi di una che stira ed ha il cervello troppo preso dalla piega del colletto per distrarsi con roba impegnativa, oppure ti interessa la baruffa rionale su larga scala, siamo una nazione di pescivendoli, in fondo.
E le facce non te le ricordi come non ti ricordi i cognomi dei tuoi compagni delle medie, la memoria non perde tempo con ciò che non le serve. Se ha tempo da investire, preferisce che ci sia un po' di talento in ballo. A mostrare una chiappa che va in palestra, a spintonarsi e a dire vaccate siamo capaci un po' tutti, chi meglio chi peggio. Allora su certe serate nostre col gomitino alzato dovrebbero farci uno sceneggiato che va su Sky, dico io. Minimo.
Bisogna accettare la realtà, lo faranno per altri dieci anni e in fin dei conti chi se ne frega.
I confini altrui incredibilmente, meravigliosamente, delimitano i nostri.
Grazie a Dio.

9 commenti:

Gillipixel ha detto...

Vale, hai sviscerato un sacco di questioni interessanti riguardo questo fenomeno dei reality...dici bene, volenti o nolenti non li possiamo ingnorare...io cerco di evitarli, ma poi ci sono tutte le altre sedi dove ne parlano di rimbalzo, e qualche accenno va a finire che te lo pappi sempre...

Personalmente posso avere due atteggiamenti verso i reality...il primo è una reazione istintiva: se seguo quella, mi immagino fare irruzione nella casa del grande fratello, armato di mitragliatore caricato a pallettoni di sterco di mulo, e fare fuoco (o meglio: fare mer... :-) a volontà su quell'ammasso di decerebrati :-)

L'altro approccio è più riflessivo: se questa società è arrivata al punto di esprimere un fenomeno del genere, è giusto indagarne i motivi, ci dev'essere qualche cosa di fortemente stonato...di base la magagna principe credo sia questa: il fare soldi a tutti i costi, sfruttando anche gli istinti più privati della gente...il fare soldi passa davanti ad ogni altro valore...è questa la faccenda più preoccupante alla fine...

Va beh, niente :-) mi zitto se no poi sembro il vecchio saggio rimbambito della montagna :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Il mitragliatore armato a pallettoni pupùmuleschi è un'invenzione visiva spettacolare, Gilli! Una sorta di paintball estremo da inscenare durante la puntata...ocio che l'idea gli autori te la rubano!
Il problema con i reality è che mettono davvero in scena l'emblematico "uovo o gallina"? Esistono perché la società è o vorrebbe essere formata da tanta gente che pensa fondamentalmente al proprio bell'aspetto e prende in giro quelli che sembrano meno carini o un po' più strambi e quindi non allineati?oppure ci sono balenghi modelli individuali che assurgono a punti di riferimento in una società che tenta disperatamente di essere originale restando sempre drammaticamente la stessa sciatta cosa?
Magari fingono di essere semplici e ignorantoni, magari sono persone brillanti e piacevoli, costrette ad essere monofacciali...
possiamo pure fare i vecchietti brontoloni e rimba della montagna anche noi, Gilli, allora. Ne abbiamo tutto il diritto...;)))))

Visir ha detto...

Se la televisione è lo specchio della società mi viene da chiedermi come mai non la si mette in bagno?

Questi "personaggi televisivi" che a mio modesto parere sono solo l'esoscheletro del nulla ben rappresentano l'umanità nel suo attuale.
Paiono egoisti, stupidi, avidi, sessualmente capricciosi. Sembrano diversi da noi e dalle persone di tutti i giorni ma solo perché, è ancora la mia opinione, sono sotto i riflettori.

Se volessimo essere accondiscendenti con noi stessi dovremmo dire che anche noi “in nuce” abbiamo tutte le loro debolezze e meschinità, ma se volessimo essere veramente onesti dovremmo ammettere che invece non siamo immuni da questi virus della mente e dell’anima ma anzi siamo già contaminati.
Se siamo dunque contagiati come possiamo definirci sani solo perché la malattia non è conclamata o presentiamo sintomi minori?

L'ho sempre sostenuto e con il conforto di prove inoppugnabili (mi si perdoni l’enfasi oratoria): l'uomo è un impasto di briciole tenute insieme dall'orgoglio. Nulla di più.

Centinaia di migliaia di anni di cosiddetta evoluzione non ci hanno cambiato per nulla nella sostanza, questa è almeno la mia idea.
Apparentemente addomesticati siamo potenziali predatori nell’attesa di una buona occasione.
La morale? L'etica? La religione?
Sedativi sociali inoculati per tenere tranquilla la moltitudine. Sono solo vestiti da cambiare con le stagioni e la moda. Non sono la nostra pelle. Pochi hanno toccato questa epidermide cioè vi è riuscito solo chi prima ha saputo denudarsi.

L'uomo scevro dal condizionamento è un criminale per sua natura intrinseca (Ohibò! Finalmente una bella notizia). Anche se, una volta libero dalla morale (ammesso che sia possibile) non avrebbe senso parlare di criminalità, casomai di opportunità.
Divenire o no questo predatore è solo una questione di circostanze e fatti accidentali.
Chi non comprende almeno questa onesta visione di se è ormai inguaribilmente destinato all’illusione.
Tuttavia va tenuto presente che ci si può liberare di una cosa nel momento che la si possiede, ma veramente. Ecco perché c’è, almeno in linea di principio, una via percorribile di libertà.

Personalmente sostengo che l'errore di tutti i sistemi politici e religiosi è nel fondarsi su un presupposto errato e cioè che l'uomo è per suo natura buono ed intelligente.
Difatti il fallimento di queste teorie nella pratica è palese pur essendo perfette ed encomiabili negli intendimenti.
A me pare che la bontà non è mai un punto di partenza ma un punto di arrivo per l'essere umano. L'intelligenza se non diviene saggezza porta inevitabilmente alla sofferenza.

Il percorso educativo, dal latino “educere” cioè tirare fuori, dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere intrapreso da ogni persona come una ricerca personale di sperimentazione sui dati oggettivi relativi alla propria natura.
Dovrebbe quindi far uscire ciò che c’è in se per poi, eventualmente, discernere cosa contenere. Invece si fa il contrario cercando di infilare dentro la zucca un sacco di minchiate alla rinfusa con i risultati che risplendono sotto i nostri occhi meravigliati in ogni momento.

Visir ha detto...

Quella della vera educazione di se stessi è una strada dove è facile perdersi perchè non esistono mappe né sentieri.
Ogni essere umano è un progetto unico e non ci sono percorsi di gruppo verso la realtà. Anche se è indispensabile il confronto con gli altri in ogni momento.
E' un paradosso che a molti sfugge.

Possiamo conquistare la nostra unicità solo grazie alla conoscenza della nostra diversità.
Possiamo evadere verso gli altri solo partendo dalla esplorazione della nostra prigione di solitudine(fisica e mentale).
Possiamo camminare verso la luce solo abbracciando la tenebra (in senso mistico di apertura all’ignoto).

L’approccio alla conoscenza è sempre indiretto, per sottrazione, di sponda.
Non è possibile guardare direttamente il sole della realtà: ne saremmo accecati. Procediamo quindi tutti come nello sviluppo di un negativo fotografico, un’istantanea unica ed irripetibile dello stesso ologramma cosmico.
E’ così: la mancanza genera la sostanza. Ecco la ragione e la necessità della sofferenza in questo mondo materiale, il necessario attrito che è determinato fra una costruzione interiore (soggettiva) ed un’esteriore (oggettiva) fino al superamento di questa dualità, sino alla limatura delle asperità che impediscono il perfetto inserimento di questi due ingranaggi, facendo funzionare così senza intoppi il meccanismo dell’esistenza. Quello che alcuni religiosi definiscono “essere strumento di Dio” e in altri modi di vedere “essere in armonia con il Tao”. Gli esempi possono essere molteplici.

Solo quando l’umanità realizzerà su scala planetaria questi presupposti potrà avere una speranza di emancipazione globale. Viceversa avremo, come è accaduto da sempre solo sporadiche fioriture personali, peraltro rarissime.

Queste mie semplici considerazioni sono assolutamente inutili, ne sono ben conscio, perché l’esperienza è intrasmissibile, ma proprio per questo bisogna parlarne.

Nel caso lo ribadisco con uno slogan (siamo in campagna elettorale): potremo essere tutti uguali...solo, quando saremo tutti, veramente, diversi.

Vanessa Valentine ha detto...

Avevo scritto un bel commento ai tuoi, Visir, e spotty se l'è pappato come un babà, facendolo sparire tra le spire del web...che nervoso...e non è la prima volta che mi capita!:(((((

Vanessa Valentine ha detto...

Così provo a memoria a ributtare giù qualcosa...
Tu metti un bel po' di carne al fuoco con i tuoi poderosi commenti, amico Visir, come neanche alla sagra della luganega...:))))
In realtà noi potremmo starcene qui dalla mattina alla sera a ciacolare sul mezzo televisivo e la vita non saprebbe che farsene di noi, e continuerebbe tutto ad essere uguale, come sempre...
Il triste fatto, della presunta "realtà" dei reality è che è impossibile quagliare la vita vera imbrigliando i comportamenti umani...diventa subito finzione, e il tutto va a farsi benedire. Se uno volesse la realtà perché non farsi quattro passi al mercato? Con le persone che litigano perché i pomodori sono sfatti e cari, perché gli hai paccato la bici a uno e un altro ti tocca il culo...più realtà di così!:)))))
L'unica verità è che la televisione prende anche la persona più incantevolmente naif e la trasforma in un pupazzetto fasullo, perché quello è l'unico linguaggio che conosce - televisione "diffusa", capiamoci...quelle elitarie non le caga nessuno, più di tanto, ed è il loro bello. La tv ti prende e ti cola in uno stampo, che ti piaccia o no. O così o ne stai fuori.
Massì, mettiamola in bagno, hai visto mai che ne traiamo giovamento...da Amici, di sicuro...
Ah, c'è Michael Palin su Rai5! Guardatelo!

Visir ha detto...

Indelebile resta nella mia mente un proverbio arabo: "Spazza davanti alla tua porta e il mondo sarà pulito".

Questo, giusto per esprimere un'altra mia opionione, è l'approccio più sano alla follia di questa esistenza.
Non è vero quindi che parlarne non ha senso.
La realtà si modifica secondo il nostro punto di vista.
Osservatore e oggetto osservato non sono scissi nella realtà.

Più ampio è il nostro orizzonte maggiore è la nostra capacità di capire dove siamo e dove stiamo andando.
Per il "perchè" mi spiace, ma non sono qualificato a dare una risposta significativa.
Eventualmente puoi provare a citofonare al parroco di zona e chiedergli delucidazioni.

Personalmente quando sono in dubbio ritorno all'origine di tutto, cioè al respiro.
Questo però è un altro discorso che esula dalla nostra conversazione salottiera.

Quando invece voglio immergermi nella realtà amo sfrecciare con la mia supermoto (nera come la notte) per le strade. Se qualche automobilista azzarda qualche manovra pericolosa gli indico il cielo sollevando il mio dito medio e volendo così significare che, in questo immenso dedalo di vite....Tutto è uno.

Ciao Luganega. :)

Vanessa Valentine ha detto...

Ahahah :)))))) luganega è fantastico!!!!;)
Vai, amico Visir, sfreccia per il mondo con la tua supermoto nera!!!!

Visir ha detto...

Ma ricorda che Dio a volte è un'Autovelox!
:D