sabato 24 settembre 2011

Ormai sono un pezzo vintage pure io

Qualche settimana fa in centro a Padova il Comune aveva organizzato una kermesse con un botto di espositori e di gente venuta da fuori, il tutto dedicato al vintage - per quelli che magari erano distratti, menefreghisti o a leggere le calorie sulla scatola dei cereali è questa gran passione per vestiti, accessori e arredi dei buoni vecchi anni andati. La materia è vasta e mi piace molto.
Se girate per i mercatini pulciosetti di Londra o Parigi, (ma anche in Italia trovate molti posti per gli amateurs) sarà stato impossibile non notare le vecchie giacche di pelle da motociclista, tutte sbregottate, i jeans d'epoca, e andarci dentro è proprio una mission impossible anche per quel sederino magretto di Tom Cruise, borsette degli anni '50, '60 e via crescendo. Ma anche calando, se pensate a certi fantasmagorici gioielli degli anni '20 o '30, con strass e pietre dure e forme strambe e fantasiose. Eh, sì, avevano proprio una grande immaginazione sbrigliata a quei tempi.
Quando siamo andati noi era un sabato sera e la sala schioppava di gente: il tutto si teneva al San Gaetano, se non vado dicendo una delle mie solite castronerie dovrebbe essere il vecchio tribunale.
Dopo una piadina eterna nell'attesa e microscopica nell'aspetto (son proprio sfortunata con le piadine, in 'sto periodo...), siamo riusciti ad entrare pur pigiati nella bolgia di ragazzetti e ragazzette molto fashion e trendy, tiratissimi che manco per il red carpet di Hollywood.
Dentro, ti si spalancava un mondo. Però.
Si vedevano i ragazzini, nati nei Novanta, perlopiù, che impazzivano per gli occhialini di celluloide, viola, verdi, ad occhio di gatto. Ed era tutto un provare e un rimettere giù, ed un "come sto?" e l'altro, insomma, gli altri ti facevano più figa, e a me sinceramente faceva un po' senso mettermeli sulle orecchie dopo decadi di uso ed eoni passati in scatoli in soffitta.
Tant'è.
Dopo un po' ci ha raggiunto Armando, del partito dei menefreghisti totali, tipo vintage che d'è sta roba. Lui vestito da spiaggia, bragotte e maglietta da piadina al chiosco. Un mito.
A voler ravanare tra gli appendini c'erano quintalate di vestiti assurdi in terital, di ogni epoca, foggia, fantasia che mai mente umana abbia concepito: io mi sono appoggiata contro un abito da ballo lungo fin per terra, con le maniche a sbuffo, a fiori pallidi, così sintetico che mi si alzavano i peli delle braccia come gatti matti. Però bellissimo.
E magliette di Issey Miyake con prezzi ancora piuttosto imponenti, flosci cappelli di panno anni '70, ponci di lana cari, ma cari....
Resto sempre stupita per i prezzi.
Mia madre ha un poncio giallo Titti, verde acidetto e maròn uguale sulla poltrona in taverna, al momento ci dorme sopra la Gilda...credo che lo difenderà con le unghiette e con i dentini, non le piace quando portiamo via gli straccetti col suo odore sopra. E' una gatta.
Mentre fluttuavo tra la gente e gli appendini, rapita, pensavo a tutte le robe vecchie che ho a casa mia e a casa dei miei.
Tonnellate. Roba ammucchiata in settant'anni di vita dei vecchiotti e in quaranta della sottoscritta. Perché noi siamo gente che non butta via niente, perché non si sa mai e potrebbe financo tornare tutto buono, un giorno. Il pensiero di chi è venuto su con la guerra ed ha avuto i figli quando c'era l'austerity.
Perché il problema doloroso che si trovano a vivere i ventenni di adesso è il cambio epocale, il benedetto switch off in tempi che invece del buttare via avevano fatto la filosofia di vita: sempre avanti con le robe nuove, sotto con le ruspe, la catarsi dell'armadio rinnovato.
Mia madre ha stoffe originali degli anni '60, fantasie introvabili, da viaggio acido a Carnaby Street. Ha borsette dei '70 (che le ho fregato), maglioni che portava quando soggiornavo nel suo pancino (fregati anche quelli), camicie mostruose con i colli a punta (assassina! alcune le ha tagliate in tondo, trasformandole in sciape e borghesissime camicette comuni).
Aveva pure dei sandali con la zeppa da dieci centimetri e in vinile giallo sole, tutti ricamati, però dice che i tarli se li sono mangiati. Mah.
Il tempo è il parassita più ostinato che ci sia.
Lui sta lì ad osservarci a braccia conserte, appoggiato al muro, sempre giovane, pieno di capelli e beffardo.
Noi crediamo di piegarlo ai nostri voleri giocando con i vestiti e le epoche, ballando sulle canzoni dei Beatles e di American Graffiti e lui sta lì comunque, con un mezzo sorrisetto, senza fretta. Tanto, non deve andare da nessuna parte.
Mettersi addosso un vestito vecchio forte è un atto di affermazione, una resa o un gesto di pace verso i nostri vecchi io? Tentando di tornare ad una parte di noi messa in naftalina e magari rivisitata, per vedere se stavolta andrà meglio e saremo più felici.
Oppure lo fai perché il tempo è davvero una delle poche cose che suscita invidia genuina, perché non si compra. Mi capita di trovare persone che mi fanno offerte economiche interessanti per certi gioielli che ho o i maglioni assurdi e via così. Però io non lo vendo, quel poco di tempo imprigionato in un vecchio bracciale di mia madre. Come i giapponesi penso che gli oggetti con l'età acquistino uno spirito, buono o cattivo. Preferisco tenere con me qualcosa che il tempo ha maneggiato, annusandolo, valutandolo.
Fa la stessa cosa con me, anche in questo momento.
In definitiva, è la prova che ha consumato anche me. Beh, ci siamo consumati volentieri, lui ed io, a vicenda. Col tempo viviamo sempre grandi storie d'amore.
E il design...certe volte è inarrivabile, adesso girano solo pallide copie.
Abbiamo così tante incertezze verso il futuro che l'unico approdo sicuro è il sorriso di Audrey Hepburn con addosso la veletta.
Il presente sei tu adesso in questa stanza e non sai che fare.
Meno male che una passeggiata con quel tocco vintage anni '60 di Armando, sotto i portici seri e muti, ha rimesso la prospettiva a posto.
Il presente sembrava di nuovo un confortevole monolocale Ikea.

8 commenti:

Visir ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Visir ha detto...

La scienza ci spiega che a causa del secondo principio della termodinamica l'universo avanza verso il Caos.
E visto come vanno le cose fra le persone e il traffico in città pare anche vero.

Un mio caro amico, che nel fiore degli anni è stato un uomo molto bello e diciamo baciato dalla Fortuna e dalla Natura, ha commentato con me il tempo che passa, proprio ieri giunto com'è alla cosidetta età di mezzo.

Secondo la sua visione le avvisaglie del decadimento entropico sono le seguenti.

INVISIBILITA'.

Per prima cosa diventi invisibile.
Gli occhi degli altri non si pongono più su di te.
Questo funesto evento comincia prima a lambirti con sporadiche occhiate occasionali che divengono via, via più rare, poi si è bellamente ignorarti.
Si giunge così in un pugno d'anni alla perfetta trasparenza.

SORDITA'& MUTISMO.

Poi arriva il silenzio assordante.
Nessuno ti telefona più o cerca di "attaccar bottone" per strada.

Non parlo dei parenti stretti o dei vecchi amici, parlo del nuovo. Nuovi amici, donne o uomini sconosciuti che ti lanciano messaggi di curiosità perchè desti il loro interesse.
Parli e le tue parole hanno per gli interlocutori un sapore di vetusto. Il profumo dell'avanguardia non emana più dal tuo dire.
Infine la novità non bussa più alla tua porta, anzi ti evita.

ANNICHILIMENTO STRUTTURALE

Non sei più invitato alle feste, anche se continuano a celebrarsi, ma tu sei tagliato fuori.
Non solo non sei più il centro del divertimento ma porti anche quel sentore di sfigato che è insopportabile per chiunque voglia divertirsi.
La disgregazione socilae precede e anticipa quella fisica.

Alla luce di questo affresco distopico si può comprendere allora cosa spinse a scrivere il libro di fantascienza "La fuga di Logan".
In questo libro il protagonista fugge da un mondo di piaceri dove la vita è spenta a trenta anni.
Probabilmente il suo autore afferma proprio quello che nega e non si è certi che il fuggiasco abbia fatto alla fine del libro con la sua evasione un buon affare.

Possiamo raccontarcela finché vogliamo, ma quando il treno è passato quello che resta è una marcia, più o meno lunga, a piedi.

Personalmente non accetto per maschio orgoglio questo quadro fiammingo a tinte fosche.
Qualche battaglia può riservare ancora un po' di gloria, ma se devo essere onesto sino alla curdeltà dopo i 38 anni...
Abbiamo solo un brillante futuro alle spalle.

Anonimo ha detto...

"Il presente sei tu adesso in questa stanza e non sai che fare": ohi, mi hai messo una webcam in casa e non me ne sono accorto?! Bel post vale, non tutto ha un valore di scambio, ed è vero, gli oggetti col tempo si caricano di valore simbolico, già se sono tuoi, figurati poi se ti sono stati regalati o lasciati da qualcuno a cui tieni. Dovevo venirci a quella fiera del vintage ma alla fine non se n'è fatto niente, meno male quasi, sarei finito anch'io fra i pezzi esposti.

Vanessa Valentine ha detto...

Dai, Visir, ammettilo: all'età che hai ti piaci molto più di quanto non facevi quand'eri più giovane.
Le persone interessanti invecchiano bene e gustosamente come il vino.
Bisogna godersela, la vecchiaia.
E' il bello del vintage!:)))))
E chi vuole essere il centro del divertimento?? che barba.

Vanessa Valentine ha detto...

Soglia, ti sarebbe piaciuto lo spettacolo offerto dagli umani, di più...e poi potevi sempre ballare come ho fatto io con i Jefferson Airplane...:)))))))
e in effetti sì, ti ho piazzato la webcam in casa, quindi ocio.;)))))))
Il passato è così saporito.

Visir ha detto...

Già da un po' non mi concedo il lusso del giudizio in particolare su me stesso.
Gli anni passano e sciolgono i nodi che non ho saputo districare, come per magia.

Sono una malattia della mente i rimpianti e i pentimenti.
Le scelte operate sono sempre le migliori(in quel momento)anche ae a posteriori paiono stupide.

Ecco che il mondo, il nostro mondo, è perfetto propio per quello.
Non c'è nulla da aggiungere o da sottrarre.

Posso solo dire che oggi è un giorno magnifico, l'aria è tersa e fresca e sorrido fra le nuvolette di fumo di una sigaretta , mentre mi godo un buon caffè al tavolo di un bar.

Il futuro? Se mai esiste quando arriverà si chiamerà presente.

Gillipixel ha detto...

Vale, io credo che sui ricordi ci si possa adagiare, a patto che diventino un carburante utile per far procedere la nostra macchinina sgangherata del presente :-) se diventano invece un motivo di paralisi, non va mica tanto bene...non lo dico rivolgendomi a te, ovviamente, perchè so che sono cose che sai benissimo :-) era solo per fare una considerazione...

Per il resto, io per primo tendo spesso a rifugiarmi nel ricordo e forse allora quella cosa la dicevo in primo luogo a me stesso :-)

Messe fra i ricordi poi, anche le cose meno piacevoli che ci sono successe acquistano una patina di sopportabilità che non avevano negli istanti stessi in cui capitavano...forse anche per questo il passato è una sirena così ammagliante: mitologizza tutto...

A volte mi rendo conto di apprezzare certe cose delle quali non mi è mai fregato granchè, solo per il fatto che appartengono in qualche modo ad un qualche capitolo della mia vita addietro...come ad esempio le moto o certi modelli di auto...

Ne concludo che il vero malato di passato da guarire, sono io :-)

Glumm dice spotty: dev'essere uno sciroppo che attenua le fitte di passatismo :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, il passato rincuora ed è tutto quello che ha da offrire.
Se uno o una sono minimamente ben bilanciati amano anche il presente e il futuro...se sei ottimista il futuro, se sei pigro il presente...:))))
Amare le vecchie auto o le vecchie moto, poi...sfondi un portone.
Quelle americane, enormi, quanto meravigliose sono? Un amico sta viaggiando per l'America, al momento, quando torna ci dà le foto prese in giro, nei diners, per strada...sembra di essere nei '50.
Eh, beh, io sono davvero una passatista...almeno per lo stile.
Il presente, poi, è sempre un treno veloce, senti solo l'aria intorno a te.
Dopo, ci pensi con calma e dici, però, mica male quella sensazione di velocità...:)))))