mercoledì 8 febbraio 2012

Con la Magnifica si prende e si va a vedere la mostra sul Simbolismo (per tacer delle ninfee)


E insomma nell'ultima mattina d'inverno con tempo decente, prima che sul nostro bello Stivale si abbattessero i venti siberiani che hanno procurato e stanno ancora causando sfracelli un po' ovunque, io e la Magnifica abbiamo visitato la ben fatta e benissimo allocata (a Palazzo Zabarella) mostra sul Simbolismo in Italia. Tira e para, andava a finire che ce la perdevamo e così mentre l'aspettavo al parcheggione dei bus accanto alla stazione in uno stato leggermente simile all'assideramento ma non ancora al culmine dello splendore futuro, vagolavo in una di quelle mie plaghe mentali passate, presenti e future, le Terre Vanessiane, fatte pentadimensionalmente e includenti odori e sapori, sensazioni tenere e indifese del passato nelle quali anche le cose un po' sgradevoli di un tempo, tipo il mio orrido lavoro dell'altr'anno, paiono carine e stucchevoli.
Quando l'augusta cugina si è palesata, scendendo dal bus con la faccia leggermente verdina causa scossoni e ballonzolamenti del mezzo, la mattinata ha preso il giusto abbrivio.
Ci siamo fiondate dentro al tram caldino per scongelarci un filino e poi abbiamo preso la via della mostra (non senza prima aver fatto tappa al negozietto delle vaccatine cinesi, comprando mollette di gomma per chiudere i pacchi dei biscotti. I nostri acquisti sì che tengono in piedi l'economia, e son sempre ben ponderati...);)
Non ci pareva vero di stare dentro ad un bel palazzo d'epoca tutto tiepidino.
Le giacche a vento ce le siamo tenute su comunque, in realtà non è che la temperatura in certe sale fosse tropicale, meglio anche così, a dire la verità.
Il Simbolismo, sì, dunque...onestamente, non mi ricordavo più una cippa.
Avevo fatto un esame di Teatro, al secondo anno di università, sciroppandomi tutti i romanzi di D'Annunzio (un po' pesantini ma mi erano anche piaciuti, lui era un balengo di prima categoria, va detto), un saggio piuttosto bello su Klimt e un sacco di altri pittori, con parallelismi wildiani, tanta ciccia sul fuoco. Piuttosto che fare l'esame di latino...capirete.
Come tutti i periodi di mutamento e confusione che seguono un certo andazzo "classico", Decadentismo e Simbolismo mi sono sempre piaciuti perché mettono su carta e su tela le pulsioni umane che preferisco, quelle intorcolate, complesse, sognanti (o incubanti), l'inconscio, l'onirico e tutto ciò che non è chiaro. Mi vengono in mente l'Ellenismo, il Barocco, anche. Quando la gente si scatena e non li si tiene più.
Non amando la chiarezza e la logica, non posso fare diversamente. (O meglio, una parte di me ama la chiarezza e la scienza, ma non è quella che al momento sta scrivendo).
Se tenete conto anche che la Magnifica si è affidata alle mie quattro blateranti nozioni sul Simbolismo, siamo a posto. In realtà io stimo tantissimo le persone che alle mostre si prendono le cuffiette e poi si piazzano davanti al quadro assorbendo con devozione la spiegazione del perché e del percome il suddetto quadro sta lì davanti ai loro occhi. Giustamente, così si dovrebbe fare, alle mostre. Prenderle con serietà e metodo.
Purtroppo io appartengo alla folta schiera degli accidiosi sensualisti i quali si adagiano davanti al quadro e lo odorano, lo penetrano ocularmente, si perdono nei dettagli, nelle falci di luna e nelle ninfee (invero, abbondanti. All'epoca le ninfee andavano via come il pane, nei quadri). Io mi faccio rapire dall'atmosfera. Sempre, totalmente, in ogni porzione di vita che respiro.
Il che, ne converrete, è anche parte del mio esiguo fascino.
Vedere mostre con la Magnifica, poi, e mi par di averlo già detto, è forte. Chiacchieriamo senza sosta di quadri, persone, scrittori, parenti, libri, vestiti, creme dell'Erbolario e di nuovo torniamo al quadro, con una capacità di circonvoluzione logica che sbalordirebbe gli studiosi in ascolto. Sembra, quindi, che noi si dica una marea di fregnacce e in realtà stiamo analizzando l'arte. Davanti all'autoritratto di Von Stuck ( i cui inquietanti occhi scuri paiono seguirti per la stanza) ipotizziamo l'angoscia di tenerlo in salotto, sapendo che ti osserva. Io trovo una forte somiglianza con Jack Black, ma non lo dico. Giuseppe Pellizza da Volpedo mi sbalordisce per arte e bellezza, Wildt è sempre inquietante con le sue sculture aliene, Giovanni Segantini mi commuove con il quadro de Le Due Madri, la stalla spoglia, la donna e la mucca con i rispettivi piccoli, dolce, tenero, intimo.
Mi tornano a galla, nella mente, ricordi messi in naftalina, l'erotismo un po' troppo fidanzato della morte, le donne perdute e discutibili, Cleopatra, Salomè, Giuditta (vista quest'estate a Ca' Pesaro, con quei suoi occhi bistrati e smorti, così moderna da far invecchiare un mucchio di pittori venuti dopo, e quei motivi, quei colori, così perdutamente perfetti. Ai Simbolisti piaceva dipingere le cose strane, pure noi, figli di una società dell'eccesso che si nutre, male, di cose strane che non capisce e non assimila, restiamo colpiti dalle loro sognanti prospettive di ninfee stregate, protagoniste assolute, fiore d'aria e d'acqua, apparentemente non legato a nulla, niveo e sognatore.
Alberto Martini e la sua grafica moderna, nevrotica, disturbante. Riconosco fonti di ispirazione di un sacco di fumettisti.
Una bella sorpresa, come mostra, perché tanti nomi non li conoscevo. Come Lojacono e Ambrogio Alciati. Quest'ultimo ha dipinto un'Annunciazione che ha lasciato me e la Magnifica a bocca aperta. Avete presente quella sensazione, quando lasciate a malincuore una sala e continuate a girarvi per imprimere nella retina un'ultima volta la vista del quadro che vi è piaciuto così tanto, no? Come quando venite lasciati da qualcuno e vi voltate ancora e ancora una volta, perché l'ultima scena, la più dolorosa, è anche la più amorosa? Ecco, così.
Ha dipinto un quadro immenso, tipo tre metri per tre, con due figure nel mezzo. Una fanciulla pallida con dei fiori in mano seduta su di un muretto o sull'erba, il collo allungato, estatico e un angelo immenso che si china su di lei, seducente, androgino, sensualissimo. Di solito le annunciazioni mostrano l'angelo che si para davanti ad una ritrosa e sorpresa Vergine, ma un angelo che cala alle spalle...capirete, è una prospettiva sexy e nuova. Tenete presente che è il tipico quadro che mostra più dettagli se vi allontanate, da vicino non si vede molto. Beh, che vi devo dire, mi ha risucchiato, mi ha stordito, allarmato, sedotto, ha mosso un miliardo di sensazioni e tutte insieme, tutte fascinose e complicate e sensuali. Tutte da far fare aaaah a bocca aperta, appunto. Sensuale e terrifico, insieme. Il buio che amoreggia con la luce.
Quando alla fine di una mostra ondeggi un po' e torni sui tuoi passi per rivederti qualche quadro, la mostra ha fatto centro, ti ha colpito, ha messo in moto quella piccola parte che voleva mettere in moto.
E poi, naturalmente, abbiamo fatto l'imitazione di Daverio.
Visto che si era fatta una cert'ora e l'appetito smorcava che era un piacere, siamo andate al Brek per un piatto di gnocchi ai funghi e gorgonzola (boni e onesti come gli gnocchi hanno da essere). Rapida digestione e poi giro esplorativo da H&M (nada) e poi da Zara (nada de nada), capito che i vestiti è meglio lasciarli perdere, di questi tempi, ancora righe (uffa) e pois (ma dai!) insomma la solita sbobba che gli stilisti pigri ammaniscono per la primavera, che bols.
Ma mettete i tulipani, le strelitzie, che ne so! Gli stilisti col chihuahua in braccio siete voi, mica io.
Meglio andare alla Feltrinelli.
Qua, tragedia.
Va premesso che io e la Magnifica per Natale ci siamo fatte per regalo due libri, lei i racconti gialli di Natale della Sellerio e io l'ultimo di Bennett, ovviamente perché poi ce li scambiamo. Lei nel pacchettino mi aveva messo anche un ciondolino a forma di gattino nero, sniff, che bello, mi ha subito fatto pensare alla Guinny e adoro portarlo sempre, Magnifica, tu sì che mi metti sul leggio e poi vai avanti con le pagine...;)
La cosa comunque non ci impediva di comprarci qualcos'altro, tipo per le letture post natalizie. E mentre passavamo al solito da un piano all'altro ciacolando senza fine e chiedevamo al commesso solerte maaaa...ce l'avete l'ultimo di Bill Bryson? e lui, no, l'abbiamo ordinato e io, maaaa, ce l'avete "Hotel Du Lac" di Anita Brookner? e lui, no, ordinato e io, a questo punto sospettosissima come un gatto, ma quando arrivano? e lui ha detto, a dire il vero non si sa perché con lo sciopero degli autotrasportatori ci vuole un po' di tempo. Avete presente la scena di Homer che urla, accasciandosi, tipo perché deve vivere in un mondo senza ciambelle? Ecco, così. Posso stare a brodo di dado e pane ma non ditemi che i libri non arrivano più, non fatemi piangere. Sono solo una bambina di quarantun'anni.
E poi abbiamo ripigliato il tram e lei mi ha visto zompare sulla diligenza per Poultryville e in un putiferio di polvere e zolfo ero sparita.
E poi naturalmente, a casa, ci siamo telefonate e siamo state mezz'ora a ciacolare della mostra.
Dobbiamo andare a comprare un po' di smalti nuovi, anche.
Chiaro.

2 commenti:

Gillipixel ha detto...

Bellissime le gite culturali con la Manifica, Vale :-) si leggono come dei racconti deliziosi e golosi, invitanti come un cabaret di cannoncini e bignè (dopo aver sbocconcellato ovviamente la parte salata, a suon di pane e salame e Chianti secco come una mannaia :-)

Sono abbastanza d'accordo riguardo allo "spontaneismo" nella fruizione estetica...meno carichi di pregiudizi preformati si va, meglio si apprezza, penso...però è anche molto bello sfrucugliare nel parallelo libresco di ogni autore o corrente artistica...diciamo che il meglio è fare ogni volta "ad casum" :-) seguendo ciò che l'istinto ci suggerisce :-) più che formarsi un'opinione, credo sia importante formarsi una propria "educazione al sentire", una familiarità con il linguaggio estetico...ma su questo, a te a quella simpaticona della Magnifica, non c'è niente da insegnare :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Buoni i cannoncini e i bignè, Gilli...che voglia di un vassoione di pastine! A dire la verità, di pasticcini e affini io ho sempre voglia...devo avere un problema di gestione degli zuccheri...:))))))))
Le mostre viste con la Magnifica sono poprio così, qualcosa di ghiotto, scoprire sempre cose nuove e belle e dividerle con qualcuno che ha i tuoi stessi gusti. E' un privilegio raro, vado d'accordo con molte persone, ma alcune sono davvero speciali.;)
Buona anche la parte salata...:))))
il Chianti!
Comunque hai ragione, un minimo di arte bisogna studiarlo sennò poi lì davanti al quadro è tutto uguale...diciamo che al liceo così, su due piedi, l'avevo trovata noiosa, proprio perché l'approccio era troppo analitico...poi sono andata d'istinto e l'apprendimento è migliorato...mescolare le due cose è la via migliore.
Infatti stiamo pianificando di andare a vedere il Divisionismo.
Di quadri non ne abbiamo mai abbastanza.;))))))