giovedì 3 maggio 2012

Zio Woody, che ti è successo?

Fatemi un favore e fateVI un favore: non andate a vedere l'ultimo di Woody Allen.
Davvero, non so cosa gli sia preso, a quell'uomo.
"To Rome with Love" è...tremendo. Non saprei come definirlo altrimenti.
Sembra girato prima che arrivi l'aneurisma. tanto per metterla giù piatta piatta.
Una trama inesistente, i Vanzina, a confronto, sembrano Kieslowski col Decalogo, i dialoghi non ci sono o sembrano scritti sui tovagliolini di carta nelle pause caffè.
Sembra quasi che l'Italia gli abbia fatto qualcosa, a Zio Woody: e sì che quando la Fenice è bruciata, ha fatto il concerto per tirare su un po' di soldini e ricostruirla, qui i suoi film sono sempre stati dei successi, come in Francia.
E lui ci pugnala alle spalle, così. Senza motivo.
Allora, io ho anche pensato, mah, sarà che sono italiana e i tic nostrani raccontati da un americano mi sembrano, come dire, farlocchi, pretestuosi. Magari i francesi si sono irrigiditi uguale con "Midnight in Paris"...però "Scoop" e "Match Point" erano belli (il secondo, un capolavoro leggero). Non c'entrava l'atmosfera, c'erano proprio le storie. Le battute, i personaggi. Insomma, il lavoro di un notevole scrittore, dietro. Come Zio Woody è sempre stato, del resto.
Soltanto che adesso, è chiaro, è stanco. Ci dovrebbe essere essere una pensione per la creatività.
C'è una major phase e poi la luna cala. Bisogna farsene una ragione. Accettarlo.
Non puoi fare un film all'anno e tutti belli. O almeno decenti. Semplicemente è una faticaccia che non tutti possono sobbarcarsi.
Woody, sei troppo vecchio e troppo ricco, ormai. Goditi la Hall of Fame e lascia spazio agli altri. Meglio essere ricordati in vetta che rotolati giù per la montagna.
Poi, per carità, Benigni è anche carino, fa sé stesso, è anche divertente: soltanto che è tutto stiracchiato, i personaggi sbozzati col pongo, Alec Baldwin ricorda "30 Rock" e quindi è una simpatica, cinica megattera, Albanese fa lo Sceicco Bianco ma è tutto...uffff. Faticoso. Arrancante.
Scamarcio ladro pugliese, i genitori dell'avvocatino innamorato dell'americanina figlia di Woody, neorealistici di piombo (che fastidio la scena della madre che minaccia il consuocero col coltello! e non fa nemmeno ridere!).
Temo che Zio Woody abbia fatto il film per compiacere l'idea dell'Italia che hanno gli americani, ovvio. Quindi, luce assassina, istrionismo, bel canto, voliamo tutti nel blu.
Roma non è nemmeno protagonista come era riuscita ad essere Barcellona, anche "Vicky, Cristina, Barcelona" non era male, qualcosa si sentiva. Qua, niente. Come bere dell'acqua calda e sgasata anziché gustarsi la granita al caffè.
Perché?
E la colonna sonora. Un motivetto irritante, defilippesco, da linciare il compositore (?).
Con tutte quelle belle canzoni che abbiamo.
Tutto buttato via.
L'irritazione scivola via e rimane la mestizia, che brutta, brutta cosa fare un film brutto. Perché la gente non ha pietà, e i film non mentono, se sono brutti, sono un mattone sul piede, un dito chiuso nel cassetto.
Con tutto quello che si poteva fare, anche volendo solo parlare d'amore...De Sica, Monicelli, Risi, ohimè, tutto è scomparso.
Si salvano solo: 1) il consuocero che canta l'opera sotto la doccia, e nei teatri ha successo perché gli ricreano l'habitat acquatico (però la tira troppo per le lunghe, le idee quando scarseggiano sono come un frigo vuoto, desolanti); e 2) Ellen Page, dolce piccola junonica dea, ragazzina donna maliarda e puramente alleniana, Annie Hall rediviva, con una smorfia si mangia tutti gli altri. Immensa.
Woody, riparti da lei per il prossimo film, ma prenditi un paio d'anni per metabolizzarlo, i film meritano gestazioni elefantiache.
Ma stavolta parti da una storia sensata, con le fondamenta.
Forse hai visto le rovine di Roma e ti sei troppo ispirato...
Io aspetto, eh.

42 commenti:

spillo ha detto...

Direi che è urgente rifarsi subito con un capolavoro di Miyazaki, per esempio "Il castello nel cielo", che viene riproposto nelle sale proprio in questi giorni (il film è dell'86!!!).

E' davvero interessante notare una differenza. Per gli Americani, gli Europei (e gli Italiani in particolare) sono sostanzialmente "folclore". E' terribile, ma si nota anche in produzioni "alte". Considera invece l'Europa per nulla filologica, ma trasfigurata, sognata, metabolizzata da Miyazaki: c'è da commuoversi a vedersi riflessi nello sguardo di questo artista! Chissà, forse c'è maggior rispetto, oppure il fatto di provenire da una cultura altrettanto antica...

Gillipixel ha detto...

Grazie dell'avvertimento, Vale :-) Direi di concedere la prova d'appello al buon Woody, o magari anche più di una...dopo tutti i bei film che ha fatto, gli è concessa pure una ciofeca, di tanto in tanto...certo, magari farebbe bene a rallentare il passo, farne uno ogni 2 anni o 3, per dire...gli americani sono dei gran semplificatori, quando guardano fuori dai loro confini, sembra che impugnino un cannocchiale al contrario...delude però il fatto che anche un'intellettuale come Woody, ci venga a raccontare l'Italia con gli stessi stereotipi che potrebbe sfornare il più bovino degli zappaterra del Wyoming :-)
E poi, con tutti i registi raffinati che abbiamo, ed oggetto di culto anche negli States (Fellini, Rossellini, Antonioni, De Sica, ecc.) avrebbe potuto perlomeno partire da una vaga ispirazione alle loro poetiche, per mettere le basi ad un risultato un po' più qualitativo, meno standardizzato sugli stereotipi...boh...va beh...niente: risparmiato un biglietto del cine, grazie, Vale :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Come hai ragione, Spillo! meno male che il maestro ci ripulisce le retine con le sue storie incantevoli, fiabe tenere ma mai consolatorie come la vita.
Dovrei andare a vedere solo i "catoni animati" in senso allargato...e unici dotati di senso!;))))
Gli americani avranno anche tante qualità, ma sono faciloni da morire e, purtroppo tremendamente insicuri, come tutti gli insicuri, tracotanti...
Mah, sarà la dieta, tutta quella carne...:))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Figurati, Gilli, fa sempre piacere sparagnare qualche soldino, di questi tempi...:)))))
Il punto è che le recensioni le leggo anche (l'ottimo Film TV non ne sbaglia una, nel caso di Woody è stato forse un po' troppo generoso...) quindi in genere sono discretamente preparata quando poso le chiappe sulla poltrona, al cine.
Ma che pena, davvero, che mestizia.
Anche perché l'altra sera ho visto "Misterioso omicidio a Manhattan ed era...beh, uno schioppettio continuo.
Mi ricordo che mi era piaciuto tanto, al tempo.
Eeeeeeh, Gilli caro, che ci vogliamo fare...le sinfonate le prendiamo tutti.
Almeno cerchiamo di salvare gli amici. ;)))))

Vanessa Valentine ha detto...

Sempre per via della "mia" faciloneria...volevo dire "cartoni".:)))))))

Gillipixel ha detto...

Ah, Vale...dimenticavo...non per infierire sul buon Woody :-) ma tra l'altro la trovata del tizio che canta bene solo sotto la doccia e viene mandato sul palco ricreando la "situation doccia", la vidi che ero ancora ragazzino in un episodio dei "Pronipoti" (o qualcosa di simile), il cartoon di Hanna e Barbera, o qualcosa di simile...va beh: stavolta ha fatto 'na bella ciofeca...inoltre, da quanto ho letto, doveva chiamarsi BOP DECAMERON e poi NERO FIDDLED...boh...era già nato nell'indecisione totale :-)

Visir ha detto...

Penso che la creatività abbia regole biologiche, come il sesso, l'amore, l'amicizia e in definitiva le attività principali e più significative della vita.
Accade così che si tocchi il vertice seguendo una sorta di cronologia determinata biologicamente e poi non si possa arrivare oltre.

La stragrande maggioranza dei premi Nobel (per le materie scientifiche) sono assegnati per scoperte fatte da scienziati che hanno di solito meno di trenta anni.
Magari il riconoscimento gi è attribuito venti anni dopo ma il loro volo pindarico e pionieristico è iniziato sulla scorta di un’idea giovanile.
Così la genesi dell'intuizione appare legata al tempo, spesso al vigore degli anni, alla freschezza di una mente giovane e di un occhio limpido non opacizzato dalle polveri del tempo.

Anche i grandi riformatori dell'umanità (?) hanno fatto del loro meglio prima dei trenta anni; Gesù, Maometto, Budda, tanto per citare quelli che hanno dato il via alle religioni più in voga.
Moltissimi condottieri ed artisti hanno dato il meglio durante i primi trenta anni o poco più.

Mia nonna sosteneva che: "Il cane vecchio non impara giochi nuovi". Sembra triste, ma la realtà non si cura dei nostri sentimentalismi.

Un altro elemento fondamentale per dire e fare qualche cosa di nuovo mi pare sia la fame; Fame di denaro, di fama, di affermazione.
Un uomo o una donna giunti al vertice della propria arte o della propria attività professionale se non ha uno stimolo materiale perdono di slancio e di vigore. Gli artisti più longevi nella loro produzione sono stati quelli più poveri la cui opera non è stata riconosciuta durante la propria vita. Il successo postumo spesso ne ha prolungato la vita professionale.

Ho già citato tempo fa un libro di fantascienza (La fuga di Logan da cui è stato tratto anche un film mediocre). Nel mondo descritto dal libro la vita delle persone era soppressa a trenta anni. Appare drastico come principio ma in un’ottica diversa non troppo sbagliato.

Credo che la società dovrebbe il più possibile conformarsi alla Natura e quando una persona non ha più nulla da dire di interessante, di nuovo, di utile per se stesso e per gli altri, dovrebbe essere soppresso o incoraggiato al suicidio.
In controtendenza è invece l’accanimento alla vita di molti anziani e della medicina che li sostiene nel prolungare a conti fatti una mera esistenza insignificante e malaticcia fatta di giorni sempre uguali e nessun momento fatto di “verve” con il soffio dell’utilità e della novità.

Rarissimi sono i casi di vecchi con il cervello e con il cuore giovane ai quali si potrebbe lasciare ancora un poco di spazio.

A che pro mi domando per tutta l’altra falange geriatria lasciarla vivere dieci o quindici anni in più per trascorrerli davanti alla televisione a ingurgitare medicinali per la pressione e il diabete?

Perché dunque condannarsi al decadimento quando si è conosciuto l'apoteosi?
Una volta lasciato il meglio alle spalle non varrebbe la pena uscire di scena con un applauso piuttosto che rinunciare alla ribalta per un diluvio di fischi?

Salazar ha detto...

[...] quando una persona non ha più nulla da dire di interessante, di nuovo, di utile per se stesso e per gli altri, dovrebbe essere soppresso o incoraggiato al suicidio.
Completamente d’accordo.
Comincia tu.

ross ha detto...

Noi umani siamo davvero creativi?Io penso di no.A noi umani è data la possibilità di leggere la realtà.Ci sono persone più dotate e altre meno .Confondiamo la scoperta con la creazione.Anche i geni scoprono e traducono in modo che sia palese , ma non creano nulla
Tanto , tanto tempo fa,ai tempi dell'università ,il mio fidanzato laureato in matematica e laureando in fisica mi disse,mostrandomi delle formule di fisica
"guarda la loro bellezza, la loro armonia.Non inventiamo nulla ,non creiamo nulla, tutto è scoperta.A noi non è dato di creare.Il creativo è solo uno che legge la realtà meglio di altri e la traduce in formule, in strumenti ". . Con lui mi sono vista tutti i film di zio Woody che ha smesso di leggere la realtà umana e tradurla in film divertenti.

"

ross ha detto...

Salasar, Gilli,Vale .La vostra opinione

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, "Bop Decameron" poteva anche tenerlo, come titolo...una rilettura moderna del Decamerone non sarebbe stata così tremenda, condita dal jazz!:))))
Stavolta è andato proprio in palla.
Mi cerco i Pronipoti su Internet, non me li ricordo più!;)))))) grazie per la dritta.;)

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, Visir...ma un bicchiere di rosso al bar, a mugugnare insieme ai vecchi stufi di guardare i cantieri, no, eh?:)))))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Ross, oddio, magari è difficile inventare le cose, probabilmente rielaboriamo idee che già ci frullano nel cervellino per averle assimilate da qualche altra parte, o sono sfriccichi da tubo catodico di esistenze precedenti...mah.
Agli umani piace pensare di essere inventivi e inventori, chissà, i primi a scoprire qualcosa.
Godiamoci almeno l'illusione.
Poi, in realtà, inventare e scoprire si assomigliano, pure nel significato.:))))))))

Anonimo ha detto...

Non l'ho ancora visto... Ma ieri - era ieri? - ho letto una dichiarazione di Dario Argento sul film del tipo: mamma mia che brutto.
Mi sa che non mi affannerò troppo se lo perdo.

Visir ha detto...
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Visir ha detto...

Dolce Salazar, a tuo ammaestramento ti informo che sono ancora nel fiore degli anni, sebbene all’anagrafe risulti poco oltre.
Mi giovo di una certa dissonanza fra il tempo passato e quello rappresentato e talvolta esso sì palesa anche cerebralmente.
Tu invece appari nel tuo dire sicuramente in là negli anni (borbotti sempre) quindi mi sembra cortese cederti il passo nel transitare dalla grande soglia, così come si fa con le persone anziane.

Non aver fretta con me, il tempo di andare arriva sempre presto, per tutti.

Pulcherrima Vivì, non mi interessano le chiacchiere da bar, mi annoiano, anche quelle dei giovanissimi che frequentano questi locali, figurati quelle ispiratee dalla arteriosclerosi stemperata nella demenza senile.

Mi viene in mente la toccante sequenza dell’ultima scelta della vecchia madre nel film "Ombre bianche" che racconta la vita di una piccola famiglia di eschimesi che vive lontano da ogni civilizzazione; La donna, resasi conto della sua inutilità si lascia abbandonare sul pack ghiacciato, mentre gli altri si allontanano senza una parola.
Nella tormenta, dritta e calmissima, aspetta l'arrivo dell'orso polare per sfamarlo con le sue vecchie carni, restituendo in tal modo vita alla vita.
Che dignità! Un sereno sguardo all'orizzonte bianco e infinito, senza ansia né rimpianto.
Un addio silente con un semplice ultimo sguardo coraggioso a questo mondo magnifico.

ross ha detto...

Non sono mai stata superstiziosa, non ho mai dato ascolto alle chiromanti,ma mi è capitata una cosa strana, molto strana.Sentite .
Una mia cara amica calabrese e molto particolare(un tipetto misterioso, come dire sembra ingenua ma poi se ne esce con frasi che mi lasciano basita.Un'intuitiva? ), ha letto ieri sera i commenti di questo post.
Ci siamo sentite telefonicamente.Esordisce dicendo
"Visir è... (una parola in calabrese,una parola quasi senza vocali,ma')"Cosa significa?"chiedo io . Lei risponde "è difficile tradurre questo termine antico, che solo noi calabresi conosciamo.Ci provo.Visir non ha più il soffio vitale , è polvere senza soffio,
pneumo, anima.
"allora è morto!" proseguo io
"si,no, è vivo materialmente, è polvere che si muove, mangia, parla ,lavora forse.Ma dalle sue narici è uscito il soffio.Ecco perchè è cosi "Ridacchio imbarazzata,tanto io non ci credo a queste cose ..Per me è solo un provocatore narcisista.Però la Fe...... ci becca troppo spesso con le persone.Non ci voglio pensare più. Visir non esiste

ross ha detto...

Visir è esistito probabilmente. Salasar, non dire "comincia tu".Ha già cominciato e pure finito .Non avverti che stai brontolando con un cadavere?

Salazar ha detto...

@Ross
In portoghese il termine “ladeira” vuol dire sia “salita” sia “discesa”. Se qualcuno ti dice che proseguendo lungo una certa strada troverai una “ladeira” non hai modo di sapere se dovrai salire o scendere.
A meno che tu non chieda ulteriori informazioni, e allora quel qualcuno ti dirà se lungo quella certa strada troverai una “ladeira para baixo” oppure una “ladeira para cima”. Cioè una “discesa verso il basso” o una “salita verso l’alto”.
Strano, vero?
Chiedere ad un fisico, ad un uomo avvezzo alle scienze esatte, che cosa sia l’immaginazione, la creatività, le visioni fantastiche vuol dire ottenere solo la metà della risposta, solo la metà della traduzione di “ladeira”.
Un fisico è abituato a percorrere la “ladeira” solo in un senso, quello che va dagli indizi alla verità, dalle ipotesi alla scoperta della realtà, l’altro senso di percorrenza, quello che va dalla verità alla fantasia, dall’esistente all’impossibile, solo lo immagina, non lo può vedere con chiarezza perché il suo occhio non è abituato o perché i suoi strumenti percettivi non sono pienamente adatti allo scopo.
Un fisico davanti ad una salita dirà che si tratta di una salita e basta, non che potrebbe trattarsi di una “salita verso il basso” o di una “discesa verso l’alto”, cioè di una “ladeira”, una cosa che puoi percorrere nei due sensi senza la necessità di apporre dei cambiamenti al suo nome.
Due sensi di percorrenza con lo stesso nome che se racchiusi dentro l’immaginazione o dentro all’anima di una persona possono diventare infiniti.

Salazar ha detto...

1
Occhei Ross, volevo scrivere per te questa piccola dissertazione d’arte già da prima, ma poi per pigrizia (questo è il blog adatto alla pigrizia, no?) e per il non molto tempo libero non l’ho fatto. Mi sono limitato a delle considerazioni generali.
Però mi sentivo in colpa, come se mi fossi comportato male, come quando a lezione sento di non dare il massimo e il mio stomaco reclama, e allora mi comporto bene e scrivo.

Voglio mostrarti il percorso inverso della “ladeira”, quello che va dalla realtà alla fantasia, dall’esistente all’impossibile, nelle sue tappe logiche usando poche riproduzioni delle opere di quel genio dell’impossibile che era Piet Mondrian. Non sto a perdere tempo con date, considerazioni storiche o riferimenti a correnti artistiche o altre astrusità da storico dell’arte, scrivo solo dell’essenza, che poi è l’importante.

Prendiamo un albero, questo albero.
Bello vero? Ha i rami, ha le foglie, è tutto perfettamente riconoscibile. Forse c’è un po’ troppo rosso qua e là ma, come diceva mia zia Mafalda, è un albero che sembra proprio un albero. Arte vera, didascalica, sosteneva Mafalda.
Ma entriamo dentro di lui, dentro all’albero, qual è la sua vera essenza, qual è il suo vero percorso di fronte al cielo, la sua forma primieva, semplice, quello che lui veramente sente di sé stesso? Lui li sente i suoi colori? Noi li sentiamo i nostri colori quando abbiamo gli occhi chiusi? Credo di no.
Così, tanto per sbilanciarci un pochetto, tanto per fare un esempio, potrebbe forse essere , questo quello che lui sente di se stesso senza guardarsi?, solo le sue forme elementari, niente colori, solo presenza, solo dire a sé stesso qui esisto e qui non esisto, solo bianco e nero. Si o no.
Potrebbe vero?, ci sta vero?, abbiamo stilizzato un po’, ma l’albero sembra ancora un albero, è riconoscibile da tutti, anche da mia zia Mafalda.
Però un albero è solo un albero, parliamo di lui come se lui fosse noi, capace delle nostre follie e delle nostre assennatezze, siamo sicuri che quello che facciamo è veritiero?, che una forma di vita così semplice, così rustica, abbia una percezione tanto dettagliata del suo essere? Forse lui è un tipo un pochetto campagnolo e sente sé stesso con più semplicità. Con più rudezza.
Potrebbe essere che lui percepisca sé stesso così?

Salazar ha detto...

02
Forse lui no, forse percepirsi così stilizzato va oltre la sua percezione, la sua possibilità di sintesi, e qui cadiamo di nuovo nel tranello lui/noi.
A questo punto siamo ancora sicuri che l’albero sia lui e non noi stessi dentro all’albero?
No, non ne siamo sicuri, ma che importanza ha?
Ormai tanto abbiamo fatto assieme, tanto ci siamo cambiati e deformati che siamo una sola identità, siamo noi/albero, ed ogni livello di stilizzazione non va di certo oltre alla nostra possibilità, noi/albero non siamo esseri semplici – anzi, siamo dei pazzi furiosi fin troppo complicati – noi/albero sì lo possiamo stilizzare l’albero, lo possiamo strizzare, semplificare, deformare, ridurre ed un pensiero dentro di noi, una immagine/pensiero che potrebbe essere un intreccio di linee simile ad un albero oppure un albero che potrebbe essere un coacervo di linee non ben identificato. Una cosa addirittura così.
A questo punto cosa è successo, che abbiamo combinato, ce lo abbiamo ancora un albero dentro a noi/albero oppure è rimasto solo un noi/noi con una forma particolare? Il nostro albero/intreccio/riconoscibile primitivo è rimasto ancora un po’ “albero” dentro ai nostri pensieri o ormai è solo “intreccio” e ha superato la sua essenza, la sua forma vera? E ancora, se lui da albero è diventato noi/albero, può ancora avere una forma vera?
Per rispondere alla domanda basta andare avanti, proseguire con la stessa logica e nello stesso percorso di stilizzazione che abbiamo usato per arrivare fino a qui, cioè spiattellare davanti a quell’entità pazza furiosa e senza limiti di decenza che sembra essere questa cosa noi/albero. Che ne dite di questo per esempio?
No, noi/albero non possiede più una forma vera è la risposta. Noi/albero si è finalmente liberato da ogni verità e da ogni impedimento formale, si è liberato dalla preoccupazione di essere sé stesso, ora è felice e libero di volare o di non volare affatto, di poter cambiare o di poter rimanere uguale a quello che non è o non può essere, è diventato un sé stesso che non ha più bisogno di una forma definita e certa per esistere. Eppure esiste.
Emancipati finalmente da tutto e da tutti possiamo proseguire nella naturale e logica e lucida trasformazione di noi/albero e andare avanti a rappresentare i più profondi livelli della sua essenza, dell’essenza che noi vogliamo sia la sua: ormai lo possiamo fare perché noi/albero è nostro e libero nello stesso tempo.
Questa potrebbe essere un’idea. Un altro passo.
Ma, essendo quasi giunti alla fine della trasformazione, perché non diamo un’occhiata a quello che eravamo, a quello che era l’albero prima di diventare noi/albero, quando piaceva così tanto alla zia Mafalda?
I colori per esempio. Possiamo rimetterci i colori?
Certo che li possiamo rimettere i colori, a noi/albero ormai possiamo fare tutto, noi siamo noi/albero e non abbiamo limiti, se non di rispettare la rappresentazione della profonda e basica essenza, che poi è ed era il nostro effettivo scopo.
Quindi colori primari e l’essenza delle linee, la vera base: eccola qui.

Per gli scettici: l’ultima immagine rappresentava un vero albero, ma proprio un vero vero vero albero, cioè la sua essenza primieva vista da noi/albero.
Checche ne dica mia zia Mafalda, quando la incontrate.

Visir ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Visir ha detto...

Vaticinante Ross,
non ho idea se sono "un'ombra che cammina" come direbbe Tex Willer, certo è che, nel caso, sarei in buona compagnia visto il numero di zombie che transitano su questo pianeta.

Secondo il buddismo tibetano tutti, in ogni momento, stiamo morendo, quindi filosoficamente la maga calabra cita l'ovvio.

In ogni caso non sono superstizioso, però non crederci porta male, quindi a costo di apparire volgare mi "tocco" per scaramanzia.

Ho cercato di leggere la storia dell'albero, ma onestamente mi sono scoglionato subito.
Su questo argomento la penso come il mio cane che, quando lo portavo ai giardini pubblici mi diceva: "Se non trovo subito un albero rischio di farmela addosso".
Nella sua elementare saggezza canina egli mi ha insegnato che, al di là di ogni speculazione, il senso delle cose è nella loro funzione.

Bau :)

Visir ha detto...

Sempre il mio cane (Nagarjuna) a miglior chiarimento della relazione fra apparenza, sostanza e funzione dell'albero atto alla minzione, mi disse: "Gli esseri si relazionano l’uno con l’altro non a causa delle loro eterogenee forme, ma perché la loro interazione li rende suscettibili di una trasformazione continua".

Eh si! Era un cagnetto molto vispo.

ross ha detto...

Ehhhh!L'albero ,ognuno lo vede,lo descrive come sa.
Simpatico visir, che bella l'immagine poetica di te che come il tuo cane scodinzolando scoglionato cerchi un albero per pisciare.Forse una riminiscenza della tua vita precedente.
Se penso che ,al Buddha,
nel mese di maggio ,in una notte di luna piena,seduto sotto un albero si spalancò l'illuminazione, raggiunse il nirvana e si liberò per sempre del ciclo delle rinascite.
Caro visir ,ne hai veramente tante di pisciat...obs, pardon cicli di morte e rinascita da fare.

ross ha detto...

Salasar,Salasar@:mi hai emozionata con la tua ladeira.E poi la dissertazione artistica sull'albero.Mi hai lusingata.Ho una paura folle di commentarla, ho paura di dire banalità .Ti ringrazio tantissimo. sono un tipo diretto, lo sai.
In questo caso ho bisogno di rileggere e dormirci su..Una mente fantasiosa e virtuosa( che genera alti pensieri)come la tua....merita ,davvero
Ha!dimenticavo:(e qui viene fuori la mia natura )nei cicli di morte e vita buddhista, dopo il cane si rinasce maiale ,porco ,plurale porci
Salasar ,basta perle ai porci !

Salazar ha detto...

Non sempre bisogna commentare Ross, a volta basta assorbire.
Per me sarebbe ottimale che da ora in poi tu guardassi “l’albero” (o qualunque altra cosa trasformata nell’aspetto dall’arte di piccoli uomini) con l’occhio un po’ guardingo, perplesso, dubbioso, indagatore. Con dubbi tipo: lui è l’albero e io sono io, oppure io sono lui e lui è me. Uhmm!, non sarà mica che qui siamo in quattro?

Ho scoperto che l’ultimo link è tagliato. Aggiungo un nuovo link della figura mancante ed anche uno stage intermedio (darà più particolari alla continuità della trasformazione) che nell’altro intervento non c’era.
Intermedio: qui.
Finale: qui.
E la crisalide diventò farfalle, o viceversa.

Visir ha detto...

Visto che i posti a sedere di "quelli che hanno ragione" sono già stati occupati da voi due mi accomoderò dalla parte di "quelli che hanno torto".
Però, una cosa vorrei aggiungerla per chiarire le mie parole che sfiorano talvolta il paradosso.
Che la vita è strana, spesso iniqua e sicuramente assurda mi pare che ce ne siamo accorti un po' tutti.
Un esempio fra mille che potrei citare sono le regole dell'attrazione fra gli umani.
Chi ti piace generalmente non si cura di te e se lo fa spesso ti dispensa sofferenze e problemi; chi invece non ti interessa, spesso ti corre dietro, si prodiga in gentilezze e favori per cercare di cogliere un barlume di attenzione che onestamente non suscita. Mi pare una condizione paradossale delle "regole della vita" della cosiddetta umanità, chi le ha scritte secondo me doveva avere un po’ troppo humour nero.
Qualcuno potrà obbiettare che a lui non succede, ma è un’ eccezione che semmai conferma la regola. Non si può far conto sulla fortuna per capire la vita.

Questo pazzo mondo dunque è talmente saturo di assurdità che andrebbe rifatto completamente e di questo ne parlerò con Dio appena lo incontro se mai esiste.
Pare incredibile ma se le cose procedessero al contrario sarebbe già un miglioramento.

Come me la pensa il buon Woody che mi toglie le parole di bocca con un articolo che scrisse molti anni fa in un momento di felice creatività.

Per quelli che hanno avuto la pazienza nella lettura e sono arrivati sin qui è possibile leggerlo qui di seguito.
Non mi sembra che ci sia altro da aggiungere.

“Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo”.

ross ha detto...

Salasar@Il percorso inverso della ladeira non lo capisco , non lo intellego. lo intuisco. Da ieri comincerò(come vedi non coniugo bene nemmeno il verbo, la ladeira mi ha già contagiata)a guardare le opere dei piccoli umani in maniera diversa.E anche quella degli umani piccoli, i bambini . Sono sempre circondata da loro. Piccoli umani, umani piccoli.Forse non c'è nemmeno tanta differenza.

ross ha detto...

Visir@Entra anche tu nel processo inverso della ladeira!Qui nessuno ha torto, nessuno ha ragione, ognuno ha il suo posto ,vero Salasar?
Bello il pezzo di zio Woody, da quale film è tratto? . Me lo ricordavo in parte. Ho tutte le videocassette.Dimmelo ,ci conto.
Ti mando un immeritato bacio . E chi l'ha detto che i baci sono meritati?Li dai e basta.A gratis

Gillipixel ha detto...

Sospeso fra il serio ed il faceto, fra l’irreale ed il giocoso, un aneddoto riguardante l’anziano Alessandro Manzoni narra che un giorno il grande scrittore, ormai già parecchio in là con gli anni e non più così lucido come ai tempi del suo miglior vigore narrativo, venisse convocato per dirimere un contenzioso fra due persone. Si stabilì che Manzoni dovesse ascoltare separatamente prima l’uno e poi l’altro dei contendenti, sempre alla presenza del nipote che avrebbe fatto da supervisore.

Arriva il primo dei due individui, viene fatto accomodare in salotto, dove sostiene la sua tesi e le sue ragioni davanti al poeta. Manzoni ascolta paziente, lascia parlare fino in fondo senza interferire e alla fine proclama: «…ma tè sét che tè ghé razòn?...» («…ma lo sai che hai ragione?...»…mi scuso per la mia ignoranza vernacolare milanese…).

E’ poi il turno dell’altro questionante, stessa procedura, stesso tempo a lui dedicato ed inesorabile sentenza conclusiva: «…ma tè sét che tè ghé razòn?...».

Una volta congedato anche il secondo contendente, il nipote non può fare a meno di intervenire: «…Ma nonno: avete dato ragione a tutti e due!...». Al che il buon nonno Lisandèr, ancor più ieratico rispose: «…ma tè sét che tè ghé razòn anche tì?...» («…ma lo sai che hai ragione anche tu?...» :-)

Visir ha detto...

Carina la storia del “sciur” Manzoni.
Io invece ne conosco un'altra che dimostra che anche in età avanzata il nostro Alessandro non aveva perso il cipiglio e l'acume.

Forse non sapete che il grande scrittore non era proprio un estimatore dell'acqua e del sapone, così un giorno passando in cucina vicino alla moglie questa gli si rivolse un po' scocciata e gli disse: "Marito, voi odorate!"
E lui senza scomporsi troppo gli rispose: "No, moglie, voi odorate...io puzzo!"

Come si sa, la sintassi è sempre spietata, ma ha una sua fragranza.

Gillipixel ha detto...

Devo dirti, Visir, che della storiella manzoniana da me citata, non sono mai riuscito a cogliere fino in fondo il senso preciso :-) da una parte, sembra soltanto un fatterello buffo, che mette affettuosamente in rilievo il simpatico rintronamento dello scrittore in età avanzata...d'altra parte però, forse nasconde una sfumatura più sottile, un qualcosa di Zen, di raggiunta superiorità rispetto ai fatti della vita...d'altra parte, non sarebbe l'unico esempio di grande artista che con la vecchiaia, vira verso oriente :-)

In quella che riporti tu invece, era ancora decisamente occidentale :-)

Gillipixel ha detto...

Vale, non favelli più? :-) Dato che sto leggendo l'Odissea in questi giorni e ho in mente un po' le atmosfere dei primi capitoli, a venire qui a dire cose senza la tua risposta, mi sento un po' come uno dei Proci (sottolineo tre linee la "P" :-) che in casa di Ulisse facevano baldoria in sua assenza :-)

Spero di rileggere presto tue cose...

Ciao, bèla gioia :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Gilli, eccomi, in tempo telepaticamente reale...:)))))
scusate tutti, ma mi è venuta una botta di fiacchessa (con le esse) da paura...e il tempo per fare tutto è sempre poco.
Commenterò tutto a breve, promesso, leggevo ma il tempo, ohimè, latitava, primula rossa d'un Crono...
Ah, Ulisse, il mio uomo ideale, bello, sveglio e poi sparito per vent'anni...:)))))))))))
Bela gioia d'un Gilli, ariecchime!;))))))

Visir ha detto...

Caro GP,
La tua interpretazione che additi senza troppa sicumera è esatta anche per me.
Se mi permetti una citazione direi che lo stupido da sempre la colpa agli altri, la persona intelligente incolpa se stesso, ma solo il saggio sa che, in definitiva, la colpa non è di nessuno.

Inoltre considera che quando una persona profonda parla il suo dire ha sempre per la maggioranza una nota di follia.

Gillipixel ha detto...

Visir, a proposito di profondità e follia, ti segnalo, se non lo conosci già, un libricino di Giorgio Colli, "La nascita della filosofia" (è un adelphi piccolo e giallo...)...si narra di come la filosofia ritrovi le sue radici appunto in una sorta di primordiale follia mitica, a metà strada tra il vaticinio farneticante dell'oracolo e l'esibizione dell'artista preso nel raptus creativo...ovviamente, sul libro è detto tutto molto meglio e con una complessità che non saprei nemmeno sfiorare :-) ma il mio sunto traballante aveva solo pretesa di segnalazione :-)

Visir ha detto...

Grazie GP, ma non so leggere sto giusto imparando a scrivere.

Se mai il destino beffardo mi farà incontrare questo bigino di sapienza proverò a leggerlo e, nel caso, eleverò una prece in tuo onore.
Tanto ti dovrà bastare. :)))

Gillipixel ha detto...

Mi basta, mi basta, Visir :-) d'altra parte, sono convinto che l'incontro coi libri avvenga sempre nei modi più fortuiti, però in momenti significativi...a volte sembra proprio, leggendo un libro, che doveva capitare proprio in quel momento...e uno dei piaceri più belli è andate in libreria e lasciarsi ispirare nella scelta da una serie di motivazioni soltanto intuite, ma non precisamente spiegabili razionalmente...

:-)

Visir ha detto...

Caro GP,
Tu sollevi un velo su aspetti nodali dell'esistenza.

La sincronicità che eleva la nostra soggettività ad ago della bilancia delle circostanze, ed inoltre il criterio della scelta.

Le dicisioni più importanti nella vita sono prese con la parte limbica del cervello, il cosiddetto cervello rettile, il meno evoluto se si vuol dare per forza un giudizio di merito.

In generale non solo i libri più significativi si "incontrano" ma anche le persone che più hanno peso nella nostra vita.
E' una costante che se mai ce ne fosse bisogno spiega come non siamo i reali detentori della nostra vita.
Un pensiero in contro-tendenza con la presunzione di molti di essere invece "il padrone del proprio destino" essi dimenticano però, che niente come questa affermazione diverte il Fato. :)

Haemo Royd ha detto...

Per me Visir ha sempre ragione..a prescindere :-)

Visir ha detto...

Lei Haemo mi fa sempre sorridere di me stesso. Grazie