giovedì 1 agosto 2013

Illuminante

Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare

Davvero, davvero folgorante.
Con incredibile chiarezza fotografa la realtà scolastica, le paranoie genitoriali, le manie degli studenti per l'aspetto estetico, la scomparsa delle verifiche "buone".
Quando descrive l'interrogazione tipo degli studenti del liceo, non so se mettermi a piangere o a ridere. Faccio entrambe le cose.
Abbiamo permesso che la letteratura sparisse dalla scuola, abbiamo permesso che si propinasse agli studenti un pappone facile, digerito, senza costringerli a spaccarsi la testa su nulla. Poesie?, bof, roba vecchia, stantia, chissenefrega dei poeti, gente morta giovane e spiantata. Gli scrittori idem.
Non fai i compiti? Picci, poverino, non ti preoccupare, ci sono le ripetizioni apposta.
I genitori arrancano, lavorano dalla mattina alla sera, il tempo è poco.
La Mastrocola parla di un risicato 10% che studia per il piacere di studiare (credo sia una media mondiale rimasta invariata nella storia dell'umanità), tutti gli altri si tirano fighi per andare a scuola giusto per fare due fotine col cellulare e metterle su Facebook. La scuola come un concerto, un "io, tutto sommato, c'ero". Ho portato il culo a scuola fin dalle prime luci dell'alba, io il massimo l'ho già fatto.
Le medie sono forse più semplici perché i ragazzini hanno ancora quell'aria un po' spaurita, si attaccano a te perché sei l'unico adulto nel raggio di chilometri che sta a sentire le loro farneticazioni prepuberali per intere mezzore prima di svenire. Impossibile non voler loro bene, sono fatti di cristallo e credono di esser fatti di cemento.
E quindi cosa propone la Mastrocola, visto che la scuola ormai sembra aver esaurito la propulsione pedagogica, il desiderio di istruire, di migliorare, di suggerire come esser più felici nella vita? (eh, sì, forse con la cultura non si mangerà, signori, ma si vive meglio e più a lungo. Statistiche alla mano).
Propone di insegnare a chi ha veramente voglia di imparare. Di costruire scuole in quei paesi sfigatelli e rocciosi e desertici che si vedono nei tigì, quelli con una guerra ogni dieci minuti, e classi di cinquanta bambini perché le maestre ad insegnare rischiano la pelle. Quei paesi pronti ad ammazzare una ragazzina su di un autobus perché, semplicemente, lei non ci sta a restare ignorante come il fango solo perché è nata femmina, la faranno sposare appena la natura avrà messo in moto la baracca ormonale e la faranno diventare una povera serva frustrata, sventrata dalle gravidanze. E basta.
Lì i ragazzini sono consapevoli dell'importanza dell'istruzione, la desiderano, perché non l'hanno mai avuta. Ma già sanno che li aiuterà a vivere meglio, anche perché peggio di come stanno adesso ce ne vuole.
Magari comprenderanno che non esiste nessun dio che chiede loro di morire o, se esiste, certamente non li ha creati per tritarli imbottiti di esplosivo. Questa è un'idea tutta e solo umana. Scusate, tutta e solo maschile.
Costruiamo le scuole lì, dove saranno utili.
Gli studenti italiani che preferiscono leggersi le vaccate sull'Ipad o stare attaccati all'Ipod tutto il giorno sanno già abbastanza, in proporzione. Forse tutta quell'improvvisa libertà, la possibilità di stare su Facebook cinque ore la mattina, in più, all'inizio sembreranno la manna dal cielo.
Forse, dico forse, dopo una settimana ne saranno saturi e lo vedranno per quello che è, una macchina mangiatempo. Quando il vuoto interiore, loro e dei genitori, si farà insostenibile, ecco che forse (forse, mi raccomando) riprenderanno in mano un libro, mah, niente di mostruoso, magari Calvino, Stevenson, Flaubert, un giornale, un fumetto.
Ahah, ma che sto a raccontarmi, è fantascienza.
Un deserto non deve per forza assomigliare a un deserto per esserlo.

2 commenti:

Gillipixel ha detto...

Mi hai incuriosito con questo libro, Vale...conosco un po' Paola Mastrocola per averla vista alcune volte alla tele, mi ha sempre dato un'idea di saggezza e competenza...

Certo, questa sua ipotesi suona soprattutto come una provocazione, sembra proprio uno spunto derivato da anni di delusioni, di fronte alla devastazione culturale in cui siamo piombati negli ultimi decenni...e non che la mia sia una soluzione, ma sono convinto che alla fine l'energia culturale sopravviverà, nonostante tutte le scuole balorde, nonostante tutto il rincretinimento mercificatorio diffuso...sono convinto che nemmeno il più balordo dei ministri dell'istruzione riuscirà mai a spegnere la fiamma della conoscenza, il desiderio di sapere, che fa parte integrante dell'essere uomini...

Per cui, ora siamo in questa fase, ma chissà quando, chissà dove, ci sarà un rinascimento, come è sempre stato nella storia, e nuove primavere del sapere fioriranno nel loro fulgore...

Va beh, ora mi tolgo la canottiera del profeta :-) e ti saluto, Vale...ciao, bèla gioia :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Sei come me, Gilli, malato d'ottimismo...:))))))
hai ragione, l'umanità ti sorprende sempre, tira fuori il coniglio dal cilindro ogni volta, quando meno te l'aspetti...
Alle soglie di questa rivoluzione digitale, chi lo sa, avremo un nuovo Leonardo al computer, chi può dirlo?
Detto tra noi, potrebbe anche essere che tutte le speranze dell'umanità sono riposte in quel 30% che studia sodo...pochi ma buoni...;))))))))))