lunedì 23 febbraio 2009

Cioccolatini

Dopo aver cercato di andare in overdose tutto il pomeriggio con una quantità monster di Mon cherì, direi che ho brillantemente raggiunto il mio obiettivo. E adesso sono in piena fase schizoide da eccessiva assunzione di cioccolato. Sul genere, rotolo mi agito e vibro. Dovrebbero scrivere sulle confezioni che andarci giù duri col cioccolato può causare ripercussioni al fisico, che diamine. Ho il cervello che viaggia su strade neuronali nuove di pacca, connessioni rapidissime, visioni mistiche. Manca solo lo sciamano qua vicino, e siamo a posto. Comunque mi calmo un pochetto, facciamo così, e vi racconto "Inkheart", il film che abbiamo visto sabato sera (bellissimo weekend, sul divano c'è ancora l'improntona del mio sedere, tanto era profonda).
Allora, diciamo subito che il film è bello fino ad un certo punto, però ha un indubbio fascino. Non è piaciuto a tutti, anzi non piacere non rende, c'è qualcuno che me l'ha giurata, per averlo portato a vedere cotanto film. Epperò.
Helen Mirren, la zia libresca, dice una frase, ad un certo punto: "I libri amano chiunque li apra". Punto. Ve lo dico col cuore in mano, mi ha commosso. Perché è profondamente vero. E lo sapete anche voi.
Brendan Fraser è un "lingua di fata", una persona con il dono speciale di rendere vivo e "liberare" quello che sta dentro la bidimensione, solo leggendo. C'è un libro,"Inkheart" appunto, scritto da un tizio ligure, che in realtà è un attore inglese che mi piace tantissimo, e il nome non me lo ricordo, ma ha fatto una marea di roba. Comunque, tanto tempo prima il lingua di fata ha combinato un casotto, leggendo sto "Cuore d'Inchiostro" ha fatto uscire i cattivi, mentre raccontava alla sua bambina, e nel casino generale che ne è scaturito si è perso la moglie, risucchiata nel libro. Fossi in voi, è il momento buono per iniziare a sospendere l'incredulità.
Così, per anni gira il mondo braccato dai cattivi, che nel libro non vogliono tornare, e distruggono tutte le copie, mentre lui cerca di recuperare la consorte. Happy ending garantito.
L'impostazione è un po' tetrina e cupetta stile Signore degli Anelli, e i produttori sono gli stessi, mi pare, però il tutto è meno sontuoso, più trattoria alla buona, insomma. Però il risultato non mi è dispiaciuto del tutto, sarà perché i personaggi sono lettori, gli effetti speciali sono funzionali alla storia ma non soverchiano, e Brendan Fraser è bello forte (più bello ancora però Paul Bettany, quello che faceva il fratone albino e cilicioso che si frustava mezzo nudo in "Il Codice da Vinci"...gnam. Qui è un mangiafuoco.)
Che begli occhi chiari che ha...
Comunque, dicevo, il film ama i libri e il piacere di raccontare/raccontarsi le storie,tutte, e la narrazione crea e distrugge, tramuta e manipola, sposta e determina.
E conferma il mio pensiero, che i libri non mentono mai, a differenza di tanta gente. Belli o brutti, sono quello che sono, e non imbrogliano.
Sono ancora su di giri.
Sono contenta che Sean Penn abbia vinto l'Oscar, per quello che può valere. "Milk" è davvero un bel film, recuperatelo.
Stasera credo che la trapunta morbidona mi accoglierà tardi tardi...domani mi vedrò con la Magnifica in centro, per lo shopaholic cuginesco di rito. Gulp. Ci scappano tre ore di sonno, forse.
Can't wait.
Stay tuned.

2 commenti:

Visir ha detto...

I film spesso ci regalano momenti di evasione.
I migliori, ci mostrano le nostre prigioni.

A me è piaciuto Benjamin Buttom con un "truccatissimo" Brad Pitt, invecchiato e poi ringiovanito ad arte.
I concetti espressi in questa pellicola mi sono cari.
Il tempo (nella sua relatività), la morte (nella sua ineluttabilità), l'amore nella sua bellezza e delicatezza propria delle cose preziose.
Che altro aggiungere se non augurarsi di finire come il protagonista che con occhi di bambino vede finalmente la sua lunga vita.

Vanessa Valentine ha detto...

Avevamo una mezza idea di vederlo domenica, ma due ore e quaranta mi sembravano uno scoglio insormontabile. Senza la moka di caffè forte.
Ritenteremo.