giovedì 26 marzo 2009

Sogni americani (e dormite italiane)

Mi chiedo come faccia la gente che staziona nell'enoteca sotto casa mia, al momento presente, a tirare le due, e siamo a giovedì. E poi i giornali scrivono di questa generazione che dorme poco e male, che addormenta precariamente il cervello davanti all'azzurrato universo di pc e mac, e al mattino si sveglia con tre ore di sonno sul groppone e via a fare danni nel mondo. Quando non passa la serata con una sfilza di bicchieri di vinello, uischetti, ginvodchette e red bull come se piovesse. ma come fanno... e io che sono qui, col plaid drappeggiato sulle ginocchia, il corpo che imperiosamente mi tira verso il letto, la mente con pensieri sempre più nebulosi (e, almeno stasera, giuro che sono sobria come un giudice...). David Sedaris ha una gustosa, personale e illegale ricetta per dormire bene. E non è melatonina.
Sarà la crisi, la grande colpevole dell'inverno del nostro malcontento, sarà il mio carattere che procede a colpi e periodi ( e in questo mi sono fatta orsetta più che mai, esco poco e sto bene nel bozzolotto anonimo della mia vita, le robe eroiche me le riservo per la prossima incarnazione, mi limito a vivere per procura leggendo le vite degli altri), però lo ammetto, sto bene in divano, a gustarmi CSI (Las Vegas,mi raccomando, gli altri sono i discount dei telefilm, invece tutto questo deserto, le luci notturne, la città più violenta d'America...eh, sì, con CSI è proprio amore a prima vista. E i serial sono più puntuali degli uomini, se dicono alle 21, alle 21 ci saranno. Salvo palinsesti balenghi (ma io registro tutto, toh, e sono veloce, toh toh, e non mi fregate, signori pubblicitari).
Ma poi torno al blogghettino, alla creatura di parole e sangue che mi guarda e mi chiede perché non la prendo in braccio più spesso...è solo che in questo momento mi sento come una pietra in mezzo ad un torrente, sotto il sole, in montagna, calda, asciutta, immutabile. Inscalfibile, diciamo. Tutta illuminata. Non male, come sensazione. Ma passerà, passa sempre.
Sabato ci siamo gustati "Gran Torino" con nonno Clint grinzoso come una sequoia. Siamo andati con la Ale e Billo, e direi che il film è piaciuto a tutti.
Walt Kowalski ha fatto una vita alla catena di montaggio della Ford, ha fatto la guerra in Corea ed è stato l'unico del suo plotone a riportare la pellaccia a casa (e una gagliarda medagliotta lo testimonia, ficcata in un baule). Con certe scene mi viene in mente la poesia di E. L. Masters, quello di Spoon River. Un giovane soldato americano racconta (sulla lapide) cosa è stata la guerra, con tutto l'orrore ovvio che ne segue. E alla fine dice più o meno che sulla sua tomba ora c'è una bandiera. E lo ripete un'altra volta, una bandiera! (Io ho l'animo del disertore, poco, ma sicuro).
E insomma Walt rimane vedovo, e inizia a ringhiare. Ai figli con Suv orientale scintillante, ai nipoti da rosolare nell'acido, al pretino che, in tutta franchezza, della vita non capisce una beata mazza. Walt è costretto a vivere gomito a gomito con sé stesso, e sfortunatamente, pensa, con un pasto di "musi gialli" che funestano il suo quartiere, ormai svuotato da wasp, più o meno white e protestant, diciamo, quindi tutta questa bianchitudine dove sarebbe? (Walt è polacco, il suo barbiere italiano,il capo cantiere è irlandese, è l'America, bellezza, ma è pur sempre geneticamente fatta per metà da maniaci religiosi e per l'altra da individui sottilmente sociopatici).
Lui gli orientali li odia proprio, e in loro vede solo il mucchio indistinto da ammazzare a baionettate, come se fosse ancora in guerra.
Solo che la famiglia accanto, di una etnia poco conosciuta, non è male per niente, insomma sono esseri umani carini, con feste, rituali, un po' diversi ma siamo tutti sullo stesso pianeta, che diamine. Walt scopre che il ragazzo introverso e problematico, Thao, e la sua pepata sorella cercano un sostegno, un appiglio, una voce, una spalla. E Walt (che Dio m'aiuti! ho più in comune con questi maledetti musi gialli che con quei depravati dei miei figli!) diventa mentore, difensore, rispolvera il vecchio ferro e punta la pistola come Callaghan, per servire e proteggere, e non fa ridere per niente. Il quartiere è una polveriera, ma il vecchio ringhioso mette un po' d'ordine nel casino generale, insegna un mestiere (carpentiere, e in questo Walt è l'homo faber in un mondo che butta via e sciupa) al giovane che non sa che fare delle sue mani, se tenerle oneste o se usarle per uccidere, come il letale, sbandato cugino che tenta di irretirlo, di "proteggerlo", falsamente. Il vecchio nonno Clint, repubblicano dall'occhio d'acciaio, a fessura, inquadra armi a più non posso, ossessione americana, e forse c'è un piccolo rimpianto perché le armi sono l'unico dialogo in una terra ancora di frontiera, che parla poco e uccide molto.
Solo la conoscenza, l'incontro permettono agli esseri umani di migliorarsi, di vivere in bellezza e pienamente. Il resto è fuffa, è niente.
La "Gran Torino" scintilla sotto il sole, poco guidata, molto amata, alla ricerca di un proprietario come Walt. Il quale sa che quel sangue da troppe sigarette che esce dai suoi polmoni a piacimento non è un buon segno, e che la strada per risolvere i problemi di quella che è diventata la sua nuova, vera famiglia è in salita, da Golgota. Il vecchio nonno Clint diventa pacifista e immagine di Cristo, alla fine? Mi è piaciuto pensarla così, specialmente la domenica mattina, mentre mi crogiolavo sotto le coperte, ripensando al film, inquadratura dopo inquadratura, trovando il tempo per commuovermi un po' con calma, come mi piace fare.
Dopo il cinema una bella birra chiara, fresca e fruttata mi ha ripulito i pensieri, e ciacolando non ci siamo accorti che erano le due, e che i camerieri erano divelti dalla stanchezza. Aprendo una porta abbiamo visto un sacco di biliardi...che paradiso verde e silenzioso. Adesso sappiamo che fare, per un po' di sabati a venire.
O Signur, com'è tardi. Thank God, tomorrow is Friday...

4 commenti:

Gillipixel ha detto...

queste descrizioni di film sono talmente belle che poi uno pensa: ma cosa ci vado a fare al cinema? Il film non potrà mai essere più bello di come è stato raccontato qui :-) e nemmeno il dopo-film...i gestori delle sale e quelli di pub, bar e affini potrebbero persino aversene a male :-)

Visir ha detto...

Concordo: una descrizione precisa e originale.
Resto perplesso, ma è solo la mia opinione, sul tenore sonnolento che fa da prologo. Forse è voluto, forse no, ma devo candidamente ammettere che mi lascia un pochino così...
Convinto come sono che "per riposarsi bene bisogna stancarsi bene". Non voglio giudicare le abitudini altrui, però mi piace dire la mia con schiettezza, spero di non risultare "saputone".
Secondo me il corpo è come la pila del cellulare che bisogna scaricarla completamente per evitare "l'effetto memoria".
La pigrizia come abitudine mi infastidisce, probabilmente non sono obiettivo, ma a me pare giusto il vecchio detto di Giovenale: "Se ami un piacere conceditelo raro".
Quindi è bello chiudere il mondo fuori della porta e sprofondare sotto il piumone, ma che non diventi un bisogno né peggio un vizio. Siamo noi che dobbiamo nutrirci del sonno non viceversa.
Per dormire c'è tempo, quando saremo morti, non si chiama forse riposo eterno?
Fino ad allora, personalmente, spremo ogni secondo come se fosse l'ultimo. Ora vado a nanna, naturalmente. :)

Vanessa Valentine ha detto...

Beh, Gillipixel, grazie e arrossisco!!!
Ma il film merita davvero e raccontare cose belle mi piace sempre tanto, ed è pure facile! :))))

Vanessa Valentine ha detto...

Visir, temo che la mia accidia mi condannerà ai fanghi danteschi, ma mi rassegno. Un'eternità di dannazione è stata guadagnata faticosamente con miriadi di ore di ronfate, e ne vado fiera.
Giudica pure in libertà, qui si può dire tutto, anche gli insulti, purché forbiti ed eleganti.(Non sto naturalmente parlando dei presenti, al contrario gentlemen perfetti, ovvio!)
Purtroppo il riposo eterno tenderà ad anestetizzare le mie sensazioni pigre e sonnolente, e quindi il grosso del piacere se ne andrà giù nello scarico, ohimè. Ma fintantoché siamo vivi, poltriamo. I pigri erediteranno la terra se resteranno fermi dove sono.;)