lunedì 6 giugno 2011

All'ombra delle fanciulle in fiore

Sono sdraiata sul pavimento, è un bel pomeriggio d'estate in campagna. I miei sono fuori laggiù, da qualche parte, probabilmente nell'orto a dar l'acqua alle zucchine o ai cetrioli o che so io. Comunque sono lontani. Così posso godermi il nuovo disco che ho comprato la mattina al 23, a Padova. Il 23 è un negozio storico in città, vende vinili e musicassette a prezzacci popolari ed è sempre pieno di studenti. Oddio, ha anche tutta la roba appena uscita e io il vinile che sta suonando me lo sono conquistato sgomitando in mezzo ad altri universitari, tutti lì a far mucchio in negozio invece che a scaldare il banco a Geografia o ad Inglese II. A dormire, in mezzo al pulviscolo caldo mentre quello parla e parla.
Sulla copertina c'è un paffuto neonato che nuota in quello che potrebbe essere mare o piscina, e sembra che con le braccine cerchi di abboccare ad un amo. Il tutto reso ancora più surreale dai soldi conficcati nell'amo stesso.
La canzone che sto ascoltando si sente ovunque, ormai, da tempo. Si vede il video continuamente, anche, visto che ho ventun'anni e guardo una marea di video in televisione, mentre mia madre mi chiama dalla cucina perché le dia una mano a tagliare i pomodori, o a svuotare la lavastoviglie o una delle perpetue noiose cose che mi obbliga sempre a fare, senza soluzione di continuità. Cristo santo, come mi piacerebbe avere già quarant'anni e una casa mia, leggere tutto il giorno e tenere i piedi sul tavolino, ascoltare la musica alta e fregarmene di cucinare e uscire e vivere e vedere gente, mi basterebbero solo un paio di occhi e un paio di orecchie.
E invece devo ritagliarmi angolini d'esistenza con un paio di forbici spuntate, far dipendere la mia libertà dal tempo altrui, far dipendere la mia vita dalle vite altrui. Certe volte mi sento proprio furibonda. Come una stella pazza e fusa e decisa a schiantarsi e a distruggere il mondo.
E così finalmente ci sarà un po' di pace e di silenzio.
Però, come si sta bene qui, sdraiati sul parquet. Il legno è fantastico se vuoi ascoltare la musica alta, lo senti vibrare tutto, sembra di avere le chitarre sotto le orecchie. Smells like teen spirit.
Ma che vuol dire. Mah, guarderò sul Collins, sarà un modo di dire americano.
Questo gruppo mi piace davvero, credo di avere trovato la mia dimensione musicale. Ho bisogno di una dimensione musicale, non basta più vestirmi di nero e dire che sono una dark e tingermi i capelli con due tinte diverse e tenerli lunghi davanti e tagliameli dietro a cazzaccio. Quel ragazzo a Teatro I mi ha detto che avevo i capelli come una gatta in amore, e poi mi ha fatto miao, mah. Che gli piacessi? O mi prendeva per il culo, direi che ci sono probabilità più alte. Non li capisco del tutto, i ragazzi. Sono belli, sono appetitosi. Ho paura che siano anche indigesti. Ho ancora i denti da latte, meglio se ci vado cauta.
Com'è bello ascoltare tutto questo armonico rumore, come pestano questi ragazzi. Il cantante si chiama Kurt, ha gli occhi azzurri e teneri e sembra tanto triste. E quando non è triste è accigliato, indifferente, con gli occhiali da sole, con quelle maglie a righe. Si vede che non gliene frega niente di quello che si mette, così si deve fare. Non come tute quelle fighette a lezione che si mettono il tailleurino e il filo di perle, che sono sempre le prime ad arrivare a lezione e a piazzare il registratorino sulla cattedra del professore...e tutte là a miagolare, professore, che interessanti le sue lezioni, e miao miao e slurp slurp. Odiose. Le odio tutte, pensano di essere più sveglie degli altri ma poi vi voglio vedere all'esame, belle, con le vostre vocine mielose e quattro appunti del menga buttati là, scritti su margini di Moda (beh, pure io compro King e Moda, sono belle riviste, o almeno penso, non lo so. Hanno tutte queste foto fiche di gente importante e cazzuta, siamo nei '90, è fondamentale essere cazzuti). Non che la cosa mi tocchi poi così nel profondo. Io sono libera. Io ascolto i Cure, che poi è l'altro gruppo che ho scoperto di recente. Lo so, sono una pirlotta ritardataria, scusate, fin l'altro ieri non sapevo nemmeno di esistere, mi hanno rincoglionito con un miliardo di pezzetti in greco e latino, e Tacito e Cicerone e gente morta da un miliardo di anni che era meglio se si suicidava di noia prima così almeno risparmiava noi. Ci sono stati dei momenti al liceo...orribili. Ho creduto che sarei impazzita, che avrei fatto una vaccata, una roba alla Jacopo Ortis. Io non farei leggere Jacopo Ortis a degli adolescenti, davvero. credetemi, pensiamo al suicidio in media quattordici volte al giorno grazie al frappè ormonale, meglio se ci fate studiare roba allegra. E basta battaglie e morti e greci e persiani e quel fottuto Egospotami (ma che era??).
Dicevo, I Cure. Ma quelli sono un'altra fetta di vita, un'altra landa di Vanessa, quella buia, quella da meriggiare pallido e assorto, quella da Dylan Dog e rasoiate e gente squartata e film dell'orrore.
Meglio il rumore, meglio le vibrazioni sul parquet.
Questo Kurt canta da arrabbiato, oddio, come lo capisco. Come lo sento.
Perché vogliono farmi uguale a tutti, io non sono tutti. Io voglio volare come Icaro, voglio bruciarmi ma voglio la luce, io sono luce, io sono il cielo. Mia madre è la terra il cielo mio padre. Possono insegnarmi tutto quello che pensano valga la pena sapere, ma so già che sono in questa gabbia, carina, pulita, col mio pezzetto di mela, pur sempre ingabbiata. Se esco, entro in un'altra gabbia. Non c'è alternativa. O sei in gabbia o non sei. Sei nel nirvana, ecco, se proprio ci tieni.
Nirvana. Che belle parole ci sono, in sanscrito.
Lei mi chiama.
Vado alla finestra, spalanco i balconi di legno contro il sole ancora forte anche se sta già morendo. Lei mi dice di affettare i cetrioli, mi sorride, mi dice abbassa 'sta specie di musica, me lo dice anche mio padre.
Lui mi chiede quando mi decido ad ascoltare Duke Ellington. Lui sì che fa musica, mica rumore.
Ci sono delle volte che li picchierei.
Tengo duro, dai. Sento che questo 1992 sarà un anno buono, per me.

12 commenti:

spillo ha detto...

Valentina, questo brano è talmente bello e toccante che si fa fatica a commentarlo (certo, nel mio caso c'è pure "il carico", perché mi innesca molti ricordi, ma sicuramente il pregio del tuo testo non si riduce a questo). Lo sai che saper parlare di adolescenza e prima giovinezza è un privilegio riservato a pochi?

Magari ci saremo pure incrociati al 23 (anche se andavo più spesso da Gabbia, lì vicino, in via Dante); ho sempre provato un'attrazione profonda, non estetica (mi è sempre piaciuta la semplicità), ma emotiva, "simpatica", di affinità e calore, per queste ragazze che facevano "esperimenti" sui loro giovani corpi, spesso bellissimi. Riconoscevo in loro, con un esito completamente estraneo, diverso dal mio, i miei stessi tormenti... i tormenti di tutti i ragazzi, forse? Beh, non proprio.

Chissà come è nata, da questa ragazza tormentata, la "filosofa" che ci sembra di conoscere... io un'ideuzza ce l'ho, è questione di affinità...

Vanessa Valentine ha detto...

Pensa che bello se ci fossimo davvero incrociati al mitico 23, Spillo!Tutti e due lì a ravanare in mezzo ai tavolini da mercatino (ci sono ancora, solo che adesso sono pieni di cd, e non so per quanto ancora il negozio resisterà, nell'era ituneese...sarebbe la fine di un'epoca...quanti amori sono nati lì dentro, quante rotture, e scene madri!E se andavi da Gabbia avrai incrociato mio padre, i Valentine all'epoca assediavano la sventurata Patavium.:)))))))))
Non so se ci voglia un talento particolare per raccontare la giovinezza...l'altra sera ho visto in tv un vecchio servizio sui Nirvana, fino al tragico epilogo di quel giorno d'aprile del 1994, quando Kurt ha sbattuto dolorosamente e chiassosamente la porta per andarsene, probabilmente stanco di tutto, di droga, di rumore. Il tormento di alcuni, che nascono col bottone dell'autodistruzione troppo grande, crea spesso la felicità di tanti che preferiscono soffrire per procura. Solo che lo so adesso.
Mi ricordo che quella sera, mentre le tv di tutto il mondo mandavano a manetta "coccodrilli" sui Nirvana - era chiaro che con lui era morto tutto - eravamo in paninoteca e io ho pianto piano tutto il tempo, cercando di non farmi vedere troppo dagli altri attorno. Chi era con me si ricorda la mia tristezza per quella vita giovane che si era tolta di mezzo troppo presto. Letto col senno di poi quell'Unplugged fatto ad Mtv sembrava già un commiato.
Ha sempre avuto gli occhi tristi, non sono mai un buon segno, nelle persone.
Il problema della giovinezza è che ti tocca viverla o ti tocca perderla? Adesso posso dire che è stato come passare in mezzo a una risaia fangosa, e adesso va molto meglio. I 40 sono finalmente l'epoca del mio tavolino Ikea sul quale posso schiaffare i piedi e leggere in pace. Non la cambierei per niente al mondo...:)))))))
"Filosofa" lo metti giustamente tra virgolette...e ben vengano le affinità, Spillo, visto che ci rendono contenti e amici...;)))))

Gillipixel ha detto...

Mi unisco ai complimenti di Spillo, Vale...hai scritto un brano veramente molto bello...c'è dentro tanto di te, perchè se ne legge la sincerità, come in ogni cosa che scrivi...ma c'è dentro tanto anche di ogni adolescente...

Se ti avessi conosciuta all'epoca, mi saresti piaciuta un sacco :-) ma la mia inveterata e leggendaria imbranataggine con gli esseri umani in genere e con le ragazze in particolare, mi avrebbe impedito di spiaccicare parola :-) per cui mi sarei accontentato di vederti in giro ogni tanto, tornando a casa a macerarmi nei miei crucci adolescenziali, che al mondo ero infelice solo io e nessuno mi capiva :-)

Sono stato un adolescente a lunga cottura, e anche ora certi pezzi di me sono rimasti piuttosto al dente :-) i miei due gruppi della tribolazione interiore di quell'epoca sono stati gli Smiths e i velvet underground, scoperti un po' in ritardo...

I Nirvana li ho scoperti (o meglio, ho iniziato a cogliere la loro poetica) molto dopo pure loro, direi pochi anni fa...ricordo il periodo della morte di kurt, perchè stavo facendo i primi tempi del militare...erano momenti di tristezza molto intensa per me, nonostante poi alla fine tutta l'esperienza del militare si rivelasse molto positiva...la morte di kurt si sommò a quei miei momenti di smarrimento iniziale e mi sembrava che un dolore cosmico fosse calato su ogni cosa, irrimediabilmente...

Poi crescendo, ci si accorge che non si è gli unici ad avere problemi e che tutto fa un po' parte del gioco dell'essere umani :-)

Quando ero sbarbatello o poco più ero convinto di essere un individuo particolare, che soffrivo per tutto il mondo, che avevo avuto un destino crudele perchè nessuno era mai stato più infelice di me...
Poi col tempo ho capito che, per usare con le parole dette da "Bud Spencer-Bambino" a "Terence Hill-Trinità", anche io ero un bastardo qualsiasi :-)

Eravamo nobili e gloriosi, nella nostra disperazione, vero...ma come giustamente dice tu, non si diventa grandi per niente :-)

Anonimo ha detto...

Non saprei da dove cominciare...

Vanessa Valentine ha detto...

Al solito spotty mi divora i commenti...'tacci suoi, verrebbe da dire:(((((((
Gilli, meraviglia meraviglia il tuo descriverti come un adolescente a lunga cottura...:))))))direi che ne è uscito un magnifico uomo, spiritoso, profondo, delicato. Se questi sono i frutti del macerarsi giovanile, ben vengano!:))))))
E' ancora meglio, secondo me, scoprire certi gruppi quando si è più grandi, e non influenzati dalle mode collettive (possono essere letali, solo adesso riesco ad ascoltare i Duran Duran senza borbottare scurrilità a mezza voce):)))))))
Quando senti un certo coinvolgimento emotivo con una canzone vuol dire che sei cotto a puntino per quel sentimento o per quella sensazione e conviene tenersela stretta. I Nirvana erano in effetti bravi, lo sento ancora oggi (le mie orecchie sono migliorate, merito anche dei consigli paterni, Duke Ellington è un faro)...:))))))quindi essere stata una tarda (nel senso di tonta) adolescente non è stato poi così male, in fin dei conti...peccato aver dovuto affrontare tutte quele procelle ormonali che avrebbero fiaccato anche spiriti più temprati...;)

Vanessa Valentine ha detto...

Soglia, so che hai un cassettone pieno di file "nostalgia"...:))))))))
Sguazziamoci!

Gillipixel ha detto...

Vale, stai attenta che spotty, per dirla con tutto l'affetto possibile, è un gran fetentone :-) ma a me ormai non mi frega più, o almeno mi frega più di rado :-) ogni volta che scrivo un commento, soprattutto se un po' lungo, prima di schiacciare il pulsante di pubblicazione, mi faccio una bella selezione e un bel ctrl+C, così se s'ingrippa, ho tutto bell'e pronto in memoria per rifare il commento da zero, in due secondi :-)

Non sai la soddisfazione di piantargli un bel gesto dell'ombrello nei denti, quando tenta di fregarmi...:-) ormai ho tutto l'interno-gomito pieno di lividi :-D

Galatea ha detto...

Bellissimo. Me la ricordo la Vanessa liceale. Era una ragazza fantastica, di quelle che ti risollevavano la giornata per il solo fatto che esisteva ed era tua amica! Quello che non capivo allora era perché fosse amica mia, che invece ero noiosissima e leggevo solo Tucidide, Cicerone e gente morta da millemila anni. Però sono stata fortunata. Pensa che dopo tanti anni mi sopporta ancora... :-*

Vanessa Valentine ha detto...

Grazie per la dritta, Gilli!(e scusa il ritardo nel rispondere al tuo commento...appena riemersa dalla frullata referendaria in seggio, quindi ancora discretamente citrulla...):))))))
farò tesoro del tuo consiglio, così anche il mio interno gomito si illividirà a dovere (spotty è carino ma in effetti a volte fa quel ciubbolo che gli pare).;))))))

Vanessa Valentine ha detto...

Mi scuso anche con te, Galatea dolcissima ed adorata...;))))))ma prendo fiato solo adesso, dopo essere stata barricata nel seggio.
Mi scuso anche per aver denigrato i tipetti che a te sono sempre piaciuti tanto, i ciceroni taciteschi e tucididei che tieni ancora sul comodino, mentre io continuo a tenere i miei adorati americani ed inglesi...:)))))))sei sempre stata e ancora sei la deliziosa e intelligente persona che tutti vorrebbero nelle proprie vite e dovrebbero avere...:))))))))
A proposito, ricordati che appena finisci col divertimento degli esami ti prenoto per un giro di shopping...;))))))))
Ps: scommetto che sei contenta come me, in questo momento, eheheh...:)))))))))))))))))))))))

Gillipixel ha detto...

Figurati, Vale :-) le tue risposte sono sempre così deliziose, che si aspetta volentieri :-) e poi, stavolta hai lottato per la buonissima causa del referendum, per cui sono ancor più contento di aver atteso :-)

Trove, dice spotty; si riferirà al famoso detto "chi cerche trove" :-)

E con questa, vado a letto :-D

Visir ha detto...

Gli anni passano rapidi e dopo un po' pare proprio che comincino anche a correre.

Tuttavia, inaspettatamente, durante i nostri affanni quotidiani ci sorprende un ricordo, un'immagine, oppure una canzone che rievoca sensazioni forti come se fossero reali.
Pare allora di non essersi mai mossi di un solo passo; Non ci si è allontanati da se stessi.

Parlando un po' per tutti mi viene da pensare che forse si abbia solo sognato di viaggiare, ma in definitiva si è rimasti nel letto.

Punteggiando questo scritto con note personali direi che “Il lusso del ricordo” è un piacere agrodolce che mi concedo con parsimonia, un veleno che mi somministro come una medicina.
Un tonico amaro che però mi rinforza. Amaro non per quanto è accaduto, ma perchè non può più accadere diversamente.

Pur avendo trascorso sino a ora una vita cui non ho fatto mancare nulla non mi abbandona mai un senso profondo di "quieta disperazione" che perviene forse da non essere capace di vivere una vita superficiale. Del fatto ineluttabile che ci porta a “morire come cani” come sosteneva Gurdjieff.
Ho purtroppo un'inabilità ad evitare di scorgere la realtà umana per quella che è: una sfavillante miseria destinata all'oblio senza via di scampo. Almeno in questa dimensione materiale.

Certo ci sono quei ciechi per cui brilla sempre il sole, ci sono anche quei sordi per cui suona sempre la musica, ma io non faccio parte di quelle schiatte.

Preferisco così guardare sempre avanti e anche in questo caso non molto avanti.

Che fare del molto tempo speso quando non ci appartiene più?
Curiosamente degli anni trascorsi abbiamo molti ricordi, ma non così tanti come sarebbe ragionevole aspettarsi.

Là correvi bambino, lì invece il primo bacio, un poco più avanti le delusioni e le difficoltà. Poi, gli amici, istantanee avvolte qualche volta da una leggera nebbia come nelle vecchie foto. Le donne amate: un caleidoscopio di volti, corpi e sentimenti.
Certi tramonti e certe albe poi: fatte di un silenzio assordante.

Se confrontassimo obiettivamente il tempo anagraficamente trascorso sino a ora con i ricordi conservati saremmo sconvolti.
Non pare strano quanti pochi grani di sabbia abbiamo saputo trattenere con le nostre mani che hanno invece accarezzato il deserto?


Forse la -fine- è necessaria per comprendere e dare valore all'inizio, ma anche allo svolgimento. Spesso mi viene da pensarlo.

E' come in un puzzle capovolto; Quando si metterà l'ultimo tassello e si girerà il quadro si capirà finalmente cosa è rappresentato....Sperando che non sia arte astratta. :)